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Esteri

Sorrisi e privacy, la rentree di Harry e Meghan a Londra

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Prima rentree pubblica congiunta per Harry e Meghan, nel Regno Unito, dopo il clamoroso annuncio delle settimane scorse sulla scelta di rinunciare al ruolo di membri senior della famiglia reale britannica in favore di una vita piu’ libera e finanziariamente indipendente e di trasferirsi almeno pro tempore in Canada. Il duca e la duchessa di Sussex – destinati a mantenere il titolo anche dopo il passo indietro, che diverra’ formale dal primo aprile, salvo rinunciare all’uso dell’appellativo di Sua Altezza Reale, pur conservandone entrambi il diritto – sono arrivati come ospiti d’onore alla cerimonia per l’assegnazione degli Endeavour Fund Award, alla Mansion House di Londra. Apparsi sorridenti e molto uniti, lui vestito di blu, lei di celeste, si sono protetti dalla pioggia con un ombrello retto da Harry, passando fra una selva di fotografi, operatori e reporter. Il secondogenito di Carlo e Diana, patrono dell’iniziativa benefica, ha quindi tenuto all’interno un breve quanto applaudito indirizzo di saluto. In precedenza, in giornata, la coppia – che ha lasciato il figlioletto Archie in Canada, affidato alle cure della nonna materna – erano stati visti nel ristorante dell’hotel Goring per un pranzo privato tete-a-tete, ma anche a Buckigham Palace. La corte non ha confermato ne’ smentito se vi sia stato un incontro faccia a faccia con la quasi 94enne regina Elisabetta, nonna di Harry, con la quale il confronto di questi mesi sulla decisione di allontanarsi dagli impegni di casa Windsor non e’ parso privo di fibrillazioni, nodi da sciogliere e incomprensioni. Rientrati di recente nel Regno dal Canada, a pochi giorni l’uno dall’altro, Harry e Meghan non hanno in programma di fermarsi a lungo. L’ex attrice afroamericana partecipera’ fra l’altro a un evento pubblico a Londra per la Giornata della Donna domenica 8 marzo. Mentre entrambi saranno col resto dei reali lunedi’ 9 alla tradizionale commemorazione solenne del Commonwealth Day, su espressa richiesta di Elisabetta II, in quello che viene indicato come il loro ultimo appuntamento ufficiale prima dello ‘strappo’ formale di fine marzo.

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Esteri

L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Esteri

Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Esteri

Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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