Finalmente hanno revocato ( rectius sospeso) la circolare del DAP del 21 marzo. Un provvedimento del 6 giugno a firma congiunta del capo e del vicecapo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Ancora una volta di sabato. Deve portare male questo giorno. Proprio mentre il Tribunale di Sorveglianza di Sassari stava valutando se rimettere in carcere Pasquale Zagaria, poi lasciato ai suoi comodi arresti domiciliari.
Si pone fine alla pagina più brutta della storia della gestione carceraria di questo Paese. Anzi no. Per ora si sospende. C’è ancora qualcosa che non va. La famigerata circolare si sarebbe dovuta revocare subito, cancellare, distruggere, e cercare di sbiadirne rapidamente anche il ricordo, non fosse altro per rispetto di tutte le vittime dei mafiosi e degli assassini che ha contribuito a far scarcerare. Invece si sospende. Perché? Quando sospendi un provvedimento è perché si pensa di poterlo poi far rivivere.
Speriamo proprio di no!
E allora perché sospendere se non per continuare a difendere l’indifendibile. Peraltro nei giorni in cui emerge drammaticamente che anche altri dirigenti del DAP ne avevano segnalato la scontata pericolosità.
Anche quando il suo autore, il dottor Giulio Romano, audito dalla Commissione parlamentare Antimafia sta ammettendo tutti gli errori del suo ufficio nella scarcerazione di Zagaria. Badate bene non solo un errore di invio di una mail, come sembra trapelare, ma un errore di gestione su tutta la linea. Un errore tanto pesante da far indignare tutti i cittadini e di cui vergognarsi.
Pasquale Zagaria. Per candida ammissione del Direttore Trattamento del Dap dimissionario, Giulio Romano, la scarcerazione di questo mafioso viene definito un errore
Ed invece l’atteggiamento del dottor Romano (nominato il 20 febbraio del 2020 Direttore Generale dei Detenuti e del Trattamento e dimessosi di recente, ndr) tutto sembra tranne che di prostrazione. Sta raccontando i fatti (meglio le nefandezze) della sua gestione come se il fatto non fosse il suo. Come quasi volesse minimizzarne gli effetti: e che sarà mai se si è consentito a qualche centinaio di mafiosi di tornare beatamente nelle proprie terre? A comandare, a continuare ad intimidire, a mostrare a tutti che le mafie sono ancora potentissime e continuano fin troppo facilmente a stravincere la quotidiana battaglia contro lo Stato. A dimostrare ancor più tragicamente che quei magistrati (pochi ed isolati) che combattono tutti i giorni sul campo in prima linea questa battaglia sono sempre più soli.
Francesco Basentini. La sua gestione fallimentare e le sue dimissioni hanno provocato un terremoto al Dap
E che sarà mai un piccolo innocente errore?
Si parla tanto e spesso fuori luogo di responsabilità dei magistrati.
Ma chi pagherà per questi errori? Troppo facile dimettersi e tornare al suo comodo posto garantito di origine. Ammesso che anche per lui non si riapra qualche porta girevole del Ministero.
Forse un giorno qualcuno ci spiegherà che cosa è successo in questi mesi drammatici non solo per l’emergenza epidemiologica. Le mafie hanno già ripreso ad ammazzare. Ieri è stato trucidato il fratello di un collaboratore di giustizia nel napoletano. Si è già aperta una nuova stagione criminale, vanificando gran parte del lavoro e del sacrificio di tanti altri magistrati perbene.
Qualcuno ne dovrà rispondere e non solo con delle fin troppo facili e scontate dimissioni. Bisogna tornare ad affermare il principio di responsabilità per i propri errori.
Capo e vice capo del Dap. Sopra Bernardo Petralia e a destra Roberto Tartaglia, i due magistrati che oggi “governano” le carceri italiane
Roberto Tartaglia. Magistrato e vice capo del Dap
E così mentre i nuovi vertici del DAP “sospendono” soltanto un provvedimento criminogeno, c’è chi sta valutando di promuovere un’azione popolare di responsabilità perché chi ha sbagliato risarcisca veramente -almeno in parte – i danni provocati. E questa sarebbe un’altra mazzata tremenda alla credibilità di una istituzione che è centrale nella lotta alla mafia. La verità è che nei posti di responsabilità non si possono mettere incompetenti e pavidi. Il Paese, mai come in questo momento, ha bisogno di persone competenti e coraggiose.
Da 20 anni a questa parte si respira un’aria più pulita in Europa, ma nonostante ciò la maggior parte della popolazione vive in zone in cui le polveri sottili (PM2.5 e PM10) e il biossido di azoto (NO2) superano ancora i livelli di guardia indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: il Nord Italia, in particolare, è tra le regioni con le concentrazioni più alte. Lo dimostra uno studio pubblicato su Nature Communications dall’Istituto di Barcellona per la salute globale (ISGlobal) e dal Centro nazionale di supercalcolo di Barcellona (Bsc-Cns). I ricercatori hanno sviluppato dei modelli di apprendimento automatico per stimare le concentrazioni giornaliere dei principali inquinanti atmosferici tra il 2003 e il 2019 in oltre 1.400 regioni di 35 Paesi europei, abitate complessivamente da 543 milioni di persone. Per lo studio sono stati raccolti dati satellitari, dati atmosferici e climatici e le informazioni riguardanti l’utilizzo del suolo, per ottenere una fotografia più definita rispetto a quella offerta dalle sole stazioni di monitoraggio. I risultati rivelano che in 20 anni i livelli di inquinanti sono calati in gran parte d’Europa, soprattutto per quanto riguarda il PM10 (con un calo annuale del 2,72%), seguito da NO2 (-2,45%) e dal PM2.5 (-1,72%).
Le riduzioni più importanti di PM2.5 e PM10 sono state osservate nell’Europa centrale, mentre per NO2 sono state riscontrate nelle aree prevalentemente urbane dell’Europa occidentale. Nel periodo di studio, il PM2.5 e il PM10 sono risultati più alti nel Nord Italia e nell’Europa orientale. Livelli elevati di NO2 sono stati osservati nel Nord Italia e in alcune aree dell’Europa occidentale, come nel sud del Regno Unito, in Belgio e nei Paesi Bassi. L’ozono è aumentato annualmente dello 0,58% nell’Europa meridionale, mentre è diminuito o ha avuto un andamento non significativo nel resto del continente. Il complessivo miglioramento della qualità dell’aria non ha però risolto i problemi dei cittadini, che continuano a vivere per la maggior parte in zone dove si superano i limiti indicati dall’Oms per quanto riguarda il PM2.5 (98%), il PM10 (80%) e il biossido di azoto (86%). Questi risultati sono in linea con le stime dell’Agenzia europea dell’ambiente per 27 Paesi dell’Ue, basate sui dati provenienti dalle stazioni urbane. Inoltre, nessun Paese ha rispettato il limite annuale di ozono durante la stagione di picco tra il 2003 e il 2019.
Lo studio ha infine esaminato il numero di giorni in cui i limiti per due o più inquinanti sono stati superati simultaneamente. E’ così emerso che nonostante i miglioramenti complessivi, l’86% della popolazione europea ha sperimentato almeno un giorno all’anno con sforamenti per due o più inquinanti: le accoppiate più frequenti sono PM2.5 con biossido di azoto e PM2.5 con ozono. Secondo il primo autore dello studio, Zhao-Yue Chen, “sono necessari sforzi mirati per affrontare i livelli di PM2.5 e ozono e i giorni di inquinamento associati, soprattutto alla luce delle crescenti minacce derivanti dai cambiamenti climatici in Europa”.
Il mese di febbraio 2024 è stato il piu’ caldo mai registrato al mondo, parte di una serie di nove record mensili consecutivi, con temperature ben al di sopra della norma in Europa. Lo ha annunciato Copernicus. La temperatura degli oceani, insolita da quasi un anno, contribuisce in gran parte a questa straordinaria serie. Secondo il bollettino mensile dell’Osservatorio europeo si e’ raggiunto un nuovo record assoluto, sommando tutti i mesi, con 21,06 C registrati a febbraio sulla superficie dei mari (escluse le zone vicine ai poli).
Dal Centro Nazionale Meteomont arrivano i consigli per evitare di trovarsi coinvolti in valanghe in montagna: le recenti nevicate, scrivono i carabinieri, localmente ancora in corso ed associate a vento forte, determinano attualmente e per i prossimi giorni un ulteriore aumento del pericolo valanghe su tutti i settori alpini. Fortemente sconsigliate le uscite escursionistiche ed alpinistiche al di fuori delle piste battute e segnalate. Attendere qualche giorno dopo le perturbazioni affinchè il manto nevoso si stabilizzi. Pericolo moderato ma in diminuzione alle alte quote dei settori liguri, emiliani ed abruzzesi. Seguire attentamente l’evoluzione dei prossimi giorni anche attraverso l’app METEOMONT CARABINIERI. In dettaglio:
– ALPI. Le diffuse ed abbondanti nevicate delle ultime 24 ore, localmente ancora in corso, associate con quelle dei giorni precedenti e con un forte vento, hanno determinato un ulteriore aumento del pericolo valanghe su tutti i settori alpini, con gradi diversificati a seconda delle cumulate registrate al suolo, delle quote e della posizione geografica. Dalle Alpi Marittime a quelle Lepontine, dalle Retiche alle Giulie, in generale, il grado di pericolo sale a FORTE 4 alle alte quote al di sopra dei 1700/1900 mslm, per problemi connessi principalmente alla NEVE FRESCA, localmente anche ai LASTRONI DA VENTO, mentre al di sotto di tali quote sale a MARCATO 3, per problemi connessi alla NEVE BAGNATA.
In generale, le uscite escursionistiche al di fuori delle piste battute e segnalate, sono sconsigliate alle alte quote delle Alpi. Attendere qualche giorno che il manto nevoso si stabilizzi. Fortemente limitate le attività a quote inferiori. Previste localmente in alta quota ulteriori nevicate nel corso della settimana. Seguire con attenzione l’evoluzione giornaliera e settimanale delle condizioni di stabilità del manto nevoso.
In alta quota il problema è legato alle nevicate in atto o più recenti, il cui sovraccarico progressivo prodotto sul manto nevoso preesistente è il fattore cruciale. Possibili valanghe di medie e, in taluni casi, di grandi dimensioni, a lastroni e a debole coesione asciutte, spontanee e provocate con debole sovraccarico, a tutte le esposizioni, per presenza di strati deboli nel manto nevoso e mancanza di coesione tra le particelle di precipitazione recenti. Pericolo presente durante le nevicate residuali ancora in corso e fino ad alcuni giorni dopo le nevicate. In caso di ulteriori nevicate pericolo stazionario. Avvertenze: fare attenzione ai cambiamenti minimali delle condizioni meteorologiche (es: il cambiamento dell’umidità e della temperatura dell’aria) che influenzano le condizioni della neve fresca. In alcuni casi il pericolo di caduta è più importante del pericolo di seppellimento. Attenzione ai pendii ripidi !
A quote inferiori il problema è legato all’indebolimento del manto nevoso per la presenza di acqua che si infiltra per fusione o per pioggia. Possibili valanghe di medie e, in taluni casi, anche di grandi dimensioni, a lastroni ed a debole coesione di neve bagnata, principalmente spontanee, a tutte le esposizioni (al di sotto dello zero termico o della quota limite della nevicata). Durata del pericolo da ore ad alcuni giorni, possibile una rapida perdita della stabilità. Avvertenze: l’inizio della pioggia, la formazione di pallottole e chiocciole di neve e piccole valanghe a lastroni bagnati o valanghe di neve bagnata a debole coesione sono precursori di un ciclo di valanghe spontanee a lastroni di neve bagnata. Un elevato sprofondamento dello scarpone è un altro segnale di progressivo inumidimento del manto nevoso. Valutare ed evitare le abituali zone di scorrimento ed accumulo delle valanghe di neve bagnata.
– APPENNINO, pericolo valanghe di grado MODERATO 2 alle alte quote dei settori LIGURI,EMILIANO ed ABRUZZESE, per NEVE BAGNATA, ma in progressiva e rapida diminuzione. Da seguire con attenzione l’evoluzione sui settori liguri (Alpi ed Appennino) nel corso della settimana.
Per le necessarie ed indispensabili informazioni locali, di dettaglio e di approfondimento, da seguire con attenzione nel corso della settimana, nonché per interpretare con correttezza i termini, le simbologie, i problemi e le situazioni tipo sopra riportate ed indicate nei bollettini valanghe nel rispetto degli standard europei EAWS, si consiglia di consultare il sito e l’app METEOMONT CARABINIERI.