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Economia

Slitta ok concorrenza, rispunta scudo sui reati fiscali

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Prima il caso della liberalizzazione delle vendite promozionali, che compaiono nelle bozze ma che il ministero si affretta a smentire. Poi il via libera, atteso, che invece non arriva. Il Consiglio dei ministri che stanzia 5 miliardi per rinnovare – di molto ridotti – gli sconti taglia-bollette e mettere una toppa al buco da 2,2 miliardi del payback che pesa sulle aziende del biomedicale non approva il disegno di legge sulla Concorrenza mentre dà il via libera a uno scudo per i reati fiscali. Il nuovo ddl sulla concorrenza andava avviato già nel 2022 e rappresenta uno degli obiettivi del Pnrr per quest’anno. Ci sarebbero problemi di copertura, in questo caso, in particolare per il capitolo energia. Ma ci sarà anche da superare l’esame di Bruxelles per la revisione delle regole per le concessioni degli ambulanti.

Il Cdm, che inizia molto in ritardo e dura quasi due ore, approva se non altro il nuovo codice degli appalti, un altro target del Pnrr, oggetto della successiva cabina di regia presieduta da Raffaele Fitto. E nel decreto bollette, che diventa di fatto un omnibus, infila un pacchetto sanità e anche una sostanziale riscrittura del calendario delle sanatorie fiscali. Ma rispunta anche lo stop ad alcuni reati fiscali – su cui era montato uno scontro violento con le opposizioni durante la manovra – quando “le relative violazioni sono correttamente definite e le somme dovute sono versate integralmente dal contribuente secondo le modalità previste”. Si introducono, come spiega il comunicato finale del Cdm, alcune “cause speciali di non punibilità” per gli omessi versamenti di Iva e ritenute e per l’indebita compensazione. Solo appunto se il dovuto è stato versato. Il provvedimento più celebrato dall’esecutivo, però, è lo stop ai cibi sintetici, cui viene dedicata per intero la conferenza stampa post Cdm e che Giorgia Meloni scende a festeggiare insieme alla Coldiretti al flash mob andato in scena per tutto il pomeriggio accanto a Palazzo Chigi. La premier si fa attendere a lungo dai ministri e anche Antonio Tajani è impegnato, prima del Cdm, sul dossier migranti – al centro dell’agenda dell’esecutivo – in particolare per cercare di sbloccare i finanziamenti alla Tunisia.

La riunione peraltro è preceduta da qualche intoppo: il ministero del Made in Italy deve correre a smentire che con il nuovo ddl concorrenza si intenda rivisitare il calendario dei saldi, una norma che i tecnici – sulla base delle indicazioni dell’Antitrust – avrebbero inserito nelle prime bozze senza avere ricevuto il placet politico e che aveva fatto scattare l’allarme soprattutto tra i piccoli commercianti. Arrivano poi i dubbi sulle coperture e l’esame non va oltre la fase iniziale. Serviranno approfondimenti dicono dall’esecutivo. Mentre nel nuovo Codice appalti – una “rivoluzione” secondo Matteo Salvini – l’esecutivo si sarebbe “scordato” i consorzi artigiani, come denuncia la Cna, impedendo così di fatto agli artigiani l’accesso alle gare. Ma il vicepremier non è in conferenza stampa a spiegare le novità, perché, fa sapere il Mit, resta a Palazzo Chigi impegnato nella cabina di regia sul Pnrr. Il codice porta l’impronta del nuovo governo, come evidenzia una nota del ministero illustrando una norma definita “prima l’Italia”, che premia chi utilizza materiali italiani. Europei tuttalpiù. Nemmeno la premier va in conferenza stampa – in serata dovrebbe tenersi l’ennesima riunione sulle nomine. Ma sui social rimarca che la “priorità” per il governo resta quella di “sostenere concretamente cittadini e imprese”, come fa con i 5 miliardi bollette e sanità. Ai cronisti si presenta Francesco Lollobrigida, accompagnato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, per rivendicare lo stop ai cibi sintetici, anche per sventare il rischio “di ingiustizia sociale, in una società in cui i ricchi mangiano bene ed i poveri no”.

Entusiasti per lo scampato pericolo gli agricoltori che a sorpresa ricevono in serata la visita della premier. Il disegno di legge vieta la produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici, un cavallo di battaglia di Fdi, citato spesso anche dalla premier in occasione della partecipazione agli eventi degli agricoltori. Il principio base è quello di “precauzione” dice Schillaci, che non fa direttamente menzione invece del pacchetto sanità (approvato però in Cdm) che prevede più fondi per gli straordinari dei medici in Pronto soccorso, limiti ai camici bianchi a gettone e l’introduzione di una nuova aggravante per chi aggredisce medici e infermieri, per arginare i fenomeni di violenza in corsia. Anche il nuovo reato ha avuto bisogno di qualche limatura tecnica, con gli uffici della Giustizia mobilitati.

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Economia

Debito pubblico, boom dei “Bot People”: famiglie italiane tornano a investire mentre il credito rallenta

Crescono i “Bot People” e gli acquisti di Btp da parte delle famiglie, segnale di fiducia nel debito italiano. Rallenta invece il credito a famiglie e imprese: prestiti fermi a +1,5% a ottobre.

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Raddoppiano i “Bot People”, le famiglie italiane che tornano a investire con decisione nei titoli di Stato. Un fenomeno che segna un’importante manifestazione di fiducia nella solidità del debito pubblico nazionale, rafforzata dalle recenti promozioni dei rating e dai rendimenti ancora competitivi.

Secondo i dati aggiornati, famiglie e imprese detengono oggi 442,4 miliardi di euro di debito pubblico, pari al 14,4% del totale, il doppio rispetto al minimo storico del 2021. Un cambio di rotta significativo.

Credito a rilento: prestiti in crescita, ma più deboli

Sul fronte del credito, i segnali sono invece contrastanti.
L’Abi nel suo rapporto mensile certifica che:

  • la crescita complessiva dei prestiti a ottobre si ferma a +1,5%,

  • in rallentamento rispetto al +1,7% di settembre,

  • nonostante il decimo mese consecutivo di crescita per le famiglie e il quarto per le imprese.

L’ostacolo principale resta la domanda debole, soprattutto da parte delle imprese reduci da due anni difficili per la produzione industriale e frenate dall’incertezza internazionale, dai dazi e da una crescita economica che nel secondo trimestre è stata negativa e nel terzo è rimasta ferma.

Effetto Bce: tassi giù ma domanda ancora tiepida

Il taglio dei tassi avviato dalla Bce nell’estate del 2024 ha ridotto il costo del denaro:

  • i tassi bancari sono scesi al 3,95% dal picco del 4,71% del 2023.

Non basta però a riportare la crescita del credito ai livelli pre-crisi energetica, quando i prestiti aumentavano tra il 2% e il 3% annuo.
La domanda resta “complessivamente debole”, rileva la stessa Bce.

Per capire la direzione dei prossimi mesi — spiega l’Abi — serviranno i dati di novembre e fine anno.

Btp sempre più attrattivi: famiglie, banche ed esteri comprano

Mentre il credito rallenta, la domanda di Btp continua a correre.
Complici:

  • stabilità politica,

  • rendimenti elevati,

  • politiche di bilancio prudenti,

  • strumenti su misura per i piccoli risparmiatori (Btp Italia, Btp Valore, Btp Più).

Il portafoglio delle banche italiane mantiene una quota stabile di circa 620 miliardi di euro in titoli di Stato.

In parallelo cresce anche la presenza degli investitori esteri, arrivati al 33,8% del totale, contro il 26,8% del 2022. Una dinamica che aiuta a compensare il calo delle detenzioni della Bce e di Bankitalia, scese da 721 a 592 miliardi.

Fiducia crescente e ruolo centrale delle banche

Per Lando Sileoni, segretario generale Fabi:

“Le famiglie non mettono i loro risparmi nei Btp se non percepiscono stabilità e una prospettiva credibile”.

E sottolinea il ruolo del settore bancario come pilastro della stabilità finanziaria italiana, grazie a una presenza strutturale nel debito pubblico.

Mentre la crescita economica resta incerta, è proprio la risposta dei risparmiatori — i nuovi “Bot People” — a mostrare il volto più stabile e fiducioso dell’Italia.

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Economia

Scioperi nei trasporti, i sindacati contro l’emendamento FdI: “Misura pericolosa e incostituzionale”

Filt Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti contestano l’emendamento FdI che impone preavviso scritto di 7 giorni per aderire a uno sciopero: “Snatura un diritto costituzionale”.

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Filt Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti contestano con fermezza l’emendamento alla Manovra proposto da Fratelli d’Italia che introdurrebbe l’obbligo per i lavoratori dei trasporti di dichiarare per iscritto, con sette giorni di anticipo e in modo irrevocabile, la propria adesione a uno sciopero.

“Limita un diritto costituzionale”

Secondo le tre sigle, la misura “snatura il diritto stesso di sciopero garantito dalla Costituzione”, aprendo la strada alla creazione di liste di scioperanti e a possibili pressioni o discriminazioni nei confronti dei lavoratori.

I sindacati ricordano che la normativa vigente, dalla legge 146/90 alle regole di settore, garantisce già pienamente i servizi minimi e il diritto alla mobilità dei cittadini. Per questo definiscono il nuovo obbligo “inutile e pericoloso”.

Pronti alla mobilitazione

Filt Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti chiedono il ritiro immediato dell’emendamento e annunciano che, se necessario, verranno messe in campo tutte le iniziative a tutela dei lavoratori dei trasporti e del loro diritto di sciopero.

Le vere criticità del settore

Le sigle individuano altrove le cause del disagio nel trasporto pubblico: infrastrutture insufficienti, carenza di personale, mancato rispetto dei contratti collettivi, ritardi nei pagamenti e inefficienze aziendali considerate “croniche”.

A tutto questo si aggiunge l’escalation di aggressioni a operatori e utenti, spesso alla base della proclamazione di scioperi.

“La strada non è comprimere i diritti”

Per i sindacati, comprimere ulteriormente un diritto costituzionale già fortemente limitato non migliorerà la mobilità italiana. Servono investimenti, organizzazione e un confronto reale sulle condizioni di lavoro, non una stretta sulle libertà fondamentali dei lavoratori.

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Economia

Bankitalia aggiorna la lista delle banche sistemiche italiane: fuori Mediobanca, dentro Intesa, Unicredit, Banco Bpm, Iccrea e Bnl

Bankitalia aggiorna la lista delle banche sistemiche per il 2026: Intesa, Unicredit, Banco Bpm, Iccrea e Bnl. Mediobanca esclusa dopo l’operazione con Mps. La Bce spinge per fusioni paneuropee.

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Bankitalia ha aggiornato la lista delle banche sistemiche italiane per il 2026, individuando cinque gruppi con un peso strategico per la stabilità finanziaria del Paese: Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Iccrea e Banca Nazionale del Lavoro (Bnl).
L’elenco si basa sui dati al 31 dicembre 2024 e fotografa la rilevanza sistemica a livello nazionale, con quattro istituti che superano la soglia di 300 punti base fissata dalle linee guida dell’Eba.

Sorprende invece l’assenza di Mediobanca, effetto diretto delle recenti operazioni di aggregazione con Monte dei Paschi di Siena, che potrebbe presto entrare nella lista, insieme a Bper, impegnata nel processo di fusione con la Popolare di Sondrio.


Cuscinetti di capitale e requisiti di vigilanza

Essere classificata come banca sistemica (O-Sii) comporta l’obbligo di detenere cuscinetti di capitale aggiuntivi, espressi in percentuale delle esposizioni ponderate per il rischio.
Per il 2026, Intesa Sanpaolo manterrà un buffer dell’1,25%, mentre per Unicredit è previsto un lieve calo dal 1,5% all’1,25%.
Restano invariati i coefficienti per Banco Bpm (0,5%), Iccrea (0,25%) e Bnl (0,25%).

La banca centrale ha spiegato che, pur avendo Bnl registrato un punteggio inferiore alla soglia per l’identificazione automatica, si è deciso di mantenerla nella lista grazie al “supervisory judgement”: la riduzione sarebbe temporanea e legata a due componenti più volatili, complessità e interconnessione.


Le prospettive di consolidamento e la spinta della Bce

Sul fronte europeo, la Bce rilancia la necessità di un mercato bancario più integrato e competitivo, spingendo per la nascita di gruppi paneuropei di maggiori dimensioni in grado di affrontare le sfide della transizione digitale e della concorrenza americana.

Non ostruiremo mai gli sforzi di consolidamento transnazionale”, ha dichiarato Frank Elderson, vicepresidente del Consiglio di Vigilanza Bce, parlando da Francoforte.
Negli ultimi anni, tuttavia, le grandi fusioni nell’eurozona sono rimaste rare: in Germania, due governi successivi hanno bloccato l’acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit, mentre in Italia il governo ha invocato il golden powersull’operazione tra Unicredit e Banco Bpm, tuttora pendente davanti al Consiglio di Stato.


Semplificazione per le banche minori e nuove regole

Parallelamente, la Bce apre a una semplificazione del quadro regolatorio per gli istituti di minori dimensioni, che già oggi devono fornire solo il 30% dei dati richiesti alle grandi banche.
L’obiettivo è rafforzare la proporzionalità delle norme, garantendo minori oneri burocratici senza ridurre i presidi di sicurezza del comparto.

Una task force della Bce sta lavorando a un rapporto di revisione del sistema di vigilanza, atteso entro la fine dell’anno, che sarà poi sottoposto al Consiglio dei governatori e alla Commissione europea.

In attesa dei prossimi stress test e degli esiti Srep, la fotografia del settore bancario europeo appare solida: patrimoni adeguati, redditività in crescita e margini di capitale sopra la media, elementi che dovrebbero confermare anche per il 2026 un quadro di stabilità per il sistema creditizio italiano.

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