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S’infiamma il Kenya, assaltato il parlamento

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Parlamento e ufficio del governatore di Nairobi assaltati e dati alle fiamme, almeno dieci morti, scene da guerriglia urbana e spari della polizia anche sui volontari della Croce Rossa che assistevano i dimostranti feriti. E’ la cronaca di quella che doveva essere una giornata di proteste pacifiche dei giovani della cosiddetta generazione Z contro la legge finanziaria nella capitale e nelle principali città del Kenya, ma che si sono trasformate in un inferno quando gruppi di dimostranti che avanzavano verso il centro hanno avuto la notizia che il parlamento aveva approvato la controversa legge che, una volta firmata dal presidente William Ruto, introdurrà nuove dolorose tasse per la popolazione. Il passaparola ha inasprito lo scontro contro le forze di polizia che hanno lanciato lacrimogeni e sparato proiettili – inizialmente solo di gomma – sulla folla. Tra i manifestanti colpiti dai gas, anche la sorella dell’ex presidente americano Barack Obama, l’attivista e giornalista Rita Auma.

“Mi hanno lanciato un lacrimogeno, non vedo più niente. Non posso proseguire l’intervista”, ha detto la sorellastra dell’ex inquilino della Casa Bianca alle telecamere della Cnn. Poco dopo, decine di dimostranti sono riusciti a fare breccia nei cordoni di sicurezza allestiti dagli agenti di polizia e si sono introdotti nell’edificio del parlamento, costringendo alla fuga i politici. Alcuni esponenti dell’opposizione si sono invece uniti alla protesta, all’esterno del parlamento al quale nel frattempo veniva appiccato il fuoco. La polizia ha risposto all’incursione con i proiettili, uccidendo almeno 10 persone, secondo quanto ha riportato l’emittente Ntv. Secondo un gruppo di ong, tra cui Amnesty International, i morti sarebbero invece 5 e 31 i feriti.

Una ventina tra attivisti e influencer che hanno aderito alle proteste sono inoltre scomparsi. Secondo Iringu Houghton, direttore di Amnesty Kenya, sarebbero stati rapiti da agenti o collaboratori della polizia. A fine giornata le autorità hanno deciso di dispiegare l’esercito per far fronte alle proteste. Anche la Croce Rossa del Kenya ha denunciato le azioni violente delle forze dell’ordine nei confronti del suo personale e dei volontari. In un comunicato ripreso dal sito Kenyans, i responsabili hanno raccontato di aver allestito tende di fortuna fuori dalla basilica della Sacra Famiglia per assistere i manifestanti feriti, ma la polizia avrebbe raggiunto alcuni di loro, sparando lacrimogeni e proiettili e ferendoli. La principale compagnia di telefonia mobile ed internet, Safaricom, ha annunciato il malfunzionamento di internet a causa di non precisati danni ai cavi. Di conseguenza, parte delle altre notizie ed informazioni che circolavano sui social network, in particolare X e TikTok, molto utilizzati dalla generazione Z che da una settimana si identifica sotto hashtag come #occupyparliament e #totalshutdown, si sono interrotte. Stati Uniti e diversi Paesi europei guardano con “forte preoccupazione” agli avvenimenti di Nairobi, con la Casa Bianca che ha condannato le violenze e lanciato un appello “alla calma”.

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Attacco ucraino con missili Atacms su aeroporto militare a Taganrog: danni e risposta russa

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Le tensioni tra Russia e Ucraina si intensificano con un nuovo attacco sferrato dalle forze ucraine. Il ministero della Difesa russo ha annunciato che sei missili americani Atacms sono stati lanciati contro un aeroporto militare nella città di Taganrog, situata nella regione di Rostov. Secondo le dichiarazioni ufficiali, due missili sono stati intercettati dai sistemi di difesa aerea Pantsir, mentre altri quattro sono stati deviati grazie alle tecnologie di difesa elettronica.

L’attacco non avrebbe distrutto le infrastrutture principali dell’aeroporto, ma ha causato lievi danni. “Due edifici sul territorio dell’aerodromo e tre veicoli militari, insieme ad alcuni veicoli civili parcheggiati nelle vicinanze, hanno subito danni leggeri”, ha riferito il ministero. Tuttavia, vi sono stati feriti tra il personale a causa dei frammenti dei missili intercettati.

La risposta russa: “Misure appropriate”

In seguito all’attacco, il ministero della Difesa russo ha promesso una reazione. “Questo attacco con armi occidentali a lungo raggio non rimarrà senza risposta, saranno prese misure appropriate”, ha dichiarato il dicastero, senza fornire ulteriori dettagli. L’attacco è stato definito un’azione con armamenti forniti dall’Occidente, sottolineando la crescente influenza internazionale nel conflitto.

Un attacco simbolico o strategico?

L’utilizzo di missili Atacms, forniti dagli Stati Uniti, rappresenta un ulteriore passo nell’intensificazione delle operazioni ucraine, evidenziando il ruolo cruciale delle forniture militari occidentali. L’aeroporto militare di Taganrog, situato in una zona strategica vicino al confine con l’Ucraina, è un obiettivo significativo che segna un’escalation nelle operazioni di lungo raggio.

Un conflitto sempre più acceso

L’attacco ucraino e le conseguenti dichiarazioni del ministero della Difesa russo sottolineano come il conflitto tra i due Paesi continui a evolversi in un contesto sempre più teso e imprevedibile. Le implicazioni di queste azioni, sia sul fronte militare che diplomatico, potrebbero avere ripercussioni a lungo termine non solo sulla regione, ma anche sugli equilibri geopolitici globali.

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Siria, decine di esecuzioni sommarie di fedeli di Assad

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E’ l’ora della resa dei conti in Siria. Il regime di Assad si è dissolto ma la guerra civile continua più violenta che mai, con la furia che si è scatenata contro gli aguzzini del deposto rais. Li sono andati a prendere nelle loro case, tirati giù dai nascondigli improvvisati. Trascinati in strada, a Latakia, porto nord-occidentale siriano per decenni descritto come la roccaforte dei clan alawiti associati al potere degli Assad. Membri di quelle che fino a pochi giorni fa erano le temibili mukhabarat, i servizi di controllo e repressione governativi, sono stati giustiziati con colpi di pistola alla tempia o raffiche di mitra su tutto il corpo.

Sorte analoga ma più cruenta è toccata ad altri esponenti degli apparati di sicurezza del regime: uccisi e i loro cadaveri trascinati a lungo per le strade di Idlib, roccaforte dei jihadisti ora al governo a Damasco, mentre la folla inferocita li prendeva a calci. Sono state decine le esecuzioni sommarie condotte oggi in varie regioni della Siria, in particolare nelle zone di Idlib, Latakia, Hama, Homs e Damasco. Una violenza che viene da lontano e che sta riemergendo con tutti i suoi veleni in queste frenetiche ore di vendetta, seguite all’euforia della “liberazione” delle ultime 48 ore.

Almeno 40 cadaveri accatastati con evidenti segni di tortura e con fresche tracce di sangue sono stati rinvenuti a Damasco nell’ospedale militare di Harasta. “Ho aperto la porta dell’obitorio con le mie mani ed è stato uno spettacolo orribile: una quarantina di corpi erano ammucchiati, con segni di terribili torture”, ha raccontato uno dei primi miliziani di Hayat Tahrir ash Sham giunto nel tristemente noto ospedale-mattatoio di Harasta. E’ anche il giorno in cui continuano a riemergere testimonianze scioccanti delle sevizie compiute per decenni dagli aguzzini del regime nei confronti dei detenuti politici nella prigione di Saydnaya.

Nel carcere-inferno è stata trovata una delle sale di tortura: una serie di corde da impiccagione rosse di sangue rappreso, una pressa meccanica per “schiacciare i corpi” senza vita, che venivano poi spostati nella “sala dell’acido e del sale”, dove “venivano sciolti”. Sull’onda di una rabbia antica e incistata nelle pieghe di una società violentata da troppo tempo, il leader dei miliziani jihadisti Ahmad Sharaa (Jolani) in mattinata aveva annunciato l’intenzione di pubblicare una lista dei “nomi degli ufficiali più anziani coinvolti nella tortura del popolo siriano”.

“Offriremo ricompense a chiunque fornisca informazioni su alti ufficiali dell’esercito e della sicurezza coinvolti in crimini di guerra”, si leggeva nell’annuncio di Sharaa. Mentre il premier incaricato, Muhammad Bashir, ha promesso che il suo nuovo governo “scioglierà i servizi di sicurezza” del dissolto regime. Ma se gli ufficiali più anziani delle mukhabarat sono quelli che hanno maggiori risorse per fuggire all’estero o per nascondersi meglio, la furia si è abbattuta sui quadri medio bassi del sistema di repressione. “Lui è complice dei massacratori di Tadamon”, afferma un miliziano in uno dei video  indicando un presunto militare governativo, fermato dagli insorti. Il quartiere damasceno di Tadamon aveva visto nell’aprile 2013 l’uccisione di 41 civili da parte di soldati di Assad.

Come era emerso allora da una serie di video, confermati dagli inquirenti internazionali, le vittime erano state invitate a correre verso una fossa e in corsa venivano falcidiate da raffiche di mitra, cadendo morti nella fossa. In un altro filmato, girato nella località di Rabia, a ovest di Hama, due uomini, accusati di aver commesso crimini “contro i siriani”, sono circondati da uomini armati e in divisa. Urlano addosso ai due l’accusa di essere “maiali alawiti”. Seguono gli spari. Altre raffiche di fucili automatiche sono esplosi insistenti contro un camion aperto sul retro con a bordo miliziani filo-curdi catturati sul fronte orientale di Dayr az Zor.

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Corea Sud, arrestati capi della polizia nazionale e di Seul

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Il capo della polizia nazionale della Corea del Sud e quello di Seul sono arrestati per il loro ruolo nell’applicazione del decreto di breve durata sulla legge marziale del presidente Yoon Suk-yeol del 3 dicembre, dichiarata in serata e ritirata sei ore dopo per la bocciatura decisa dal Parlamento. E’ quanto riportano i media locali, ricordando che lo sviluppo è maturato a sole poche ore dalla presentazione della nuova mozione di impeachment contro Yoon da parte delle opposizioni guidate dal partito Democratico che dovrebbe essere votata sabato dall’Assemblea nazionale. In precedenza, l’ex ministro della Difesa e strettissimo collaboratore di Yoon, Kim Yong Hyun, è stato arrestato formalmente dopo che un tribunale di Seul ha approvato la misura cautelare nei suoi confronti per le accuse sul ruolo chiave ricoperto nell’imposizione della legge marziale e per abuso di potere. Kim è la prima figura di alto livello arrestata nella vicenda.

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