“Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi” recita un celebre passaggio del Piccolo Principe. Ad un certo punto del suo percorso artistico e di vita, Gianni Mattera “Adelante”, pittore ischitano di trentanove anni, ha superato le sue paure e ha incominciato a vedere col cuore, mettendo a fuoco le sue emozioni. Così ha superato la sua fase astratta per approdare ad un’arte figurativa, in un percorso artistico che va di pari passo con la sua crescita spirituale.
Le opere del pittore ischitano saranno esposte dal 22 al 24 maggio presso la galleria d’arte “Salotto Dadaista” di Gino De Vita, nella splendida cornice di via Giovanni da Procida ad Ischia Ponte.
“Sinergie di rinascita” è il nome della mostra in cui Adelante racconterà se stesso proponendo quadri rappresentativi di tutte le fasi che ha attraversato: dall’espressionismo astratto allo squeege fino al figurativo. “Dipingo perché mi fa stare bene, per scaricare le tensioni e per provare a lasciare un segno in questo bel viaggio che è la vita”.
Come nasce l’idea di questa mostra?
Nasce tutto da un’intuizione del gallerista e scultore Gino De Vita, che ha questa bella galleria ad Ischia Ponte, in via Giovanni da Procida. È un vicolo meraviglioso pieno di colori dove si può gustare il pane buonissimo della panetteria Boccia. Ha avuto l’idea di una mostra che unisse le sue sculture e la mia pittura. La mostra si chiama “sinergie di rinascita”: durante il lockdown ho rivissuto tutto il mio percorso artistico; in galleria porto quindi tutte le fasi di questi anni di pittura, passando da una tecnica all’altra, fino al momento in cui ho avuto una sorta di risveglio e sono approdato ad una pittura figurativa. È come se fino ad un certo punto avessi avuto gli occhiali appannati che mi impedivano di vedere bene, ora che ho superato le mie paure riesco a vedere col cuore e ho avuto il coraggio di incominciare a dipingere delle forme: ho messo a fuoco le mie emozioni.
Quali sono state dunque le fasi del suo percorso artistico?
Sono partito dall’action painting, dalla scuola di New York che ha avuto in Pollock il suo massimo esponente. Poi sono passato ad altre tecniche, come lo squeege di Gerard Richter, fino ad arrivare al figurativo. Un percorso artistico che è andato di pari passo con quello spirituale. In particolare un libro di Eckhart Tolle, “Il potere di adesso”, mi ha cambiato la vita. Un libro meraviglioso che spiega il potere della consapevolezza. Nelle mie opere astratte cerco di rappresentare la forza dell’anima che si sprigiona una volta che superati paure e pensieri negativi. Siamo qualcosa di molto più grande della nostra mente, siamo anime immortali.
Come ha iniziato a fare il pittore?
Ho iniziato grazie a mio padre, lui era un ingegnere aeronautico molto creativo. Nel suo studio ho sempre respirato tanta arte: dalla sua musica col contrabbasso, al jazz di cui era appassionato, ai tanti cataloghi e dipinti d’autore. Poi io sono mancino e ho sempre avuto dentro una certa creatività. Così ho iniziato a dipingere. Sono arrivato a fare mostre molto importanti: al Royal Opera Arcade Gallery a Londra, al Louvre a Parigi, a Cannes, in Austria. Ho partecipato alla Biennale di Venezia al Padiglione Armeno e a tutte le principali fiere di settore grazie al mio gallerista di San Benedetto del Tronto, che sta credendo molto in me spingendomi insieme ad altri artisti molto quotati. Gli piace questo parallelismo fra la pittura e il mio processo di crescita spirituale.
Che ruolo gioca l’isola d’Ischia nel suo processo creativo?
Il rapporto con l’isola per me è fondamentale. Sento moltissimo l’energia vulcanica dell’isola. La frase che più mi contraddistingue è “di mare in mare, fino a decider di restare”. Ho girato tutto il mondo ma poi ho deciso di rimanere ad Ischia perché il complesso di cose che trovo qui non l’ho trovato da nessuna parte. E poi è la mia terra del cuore, dove ho i miei affetti e dove sono nati i miei progetti e le mie passioni.
La pandemia ha minato o accresciuto la sua creatività?
Ho attraversato una fase di crisi profonda; proprio durante il primo lockdown, a maggio 2020, mi sono allontanato dalla mia compagna. Dopo anni di convivenza sono tornato a vivere da solo. Ho vissuto momenti di seria difficoltà che sono riuscito a superare grazie all’arte. E ad alcune belle letture, in particolare un libro mi ha aiutato tantissimo: “L’arte sopravviverà alle sue rovine” di Anselm Kiefer. L’ultimo anno è stato caratterizzato da grande creatività e ho attraversato diverse fasi di pittura.
Da che cosa trae ispirazione per i suoi quadri?
Ho iniziato a fare una sorta di training autogeno, un processo di disciplina e intento inflessibile. A prima mattina incomincio con una corsa che mi consente di scaricare le tensioni. Poi, sotto la doccia, faccio un conto alla rovescia di trenta secondi, visualizzando i colori dell’arcobaleno che si intervallano. Immagino una sorta di sfera, come un mondo, che pian piano diventa sempre più piccolo fino a dissolversi. Dopo il countdown, riesco ad avere trenta secondi di vuoto assoluto, in cui la mente riesce a silenziarsi. Durante questa fase di meditazione, mi viene spesso un’immagine che poi rappresento al 70-80%, perché c’è nel dipingere sempre una dose di casualità. Questo processo lo faccio almeno un paio di volte a settimana e mi aiuta ad avere delle visioni di quadri originali.
Perché si fa chiamare Adelante? Da che cosa nasce questo nome d’arte?
Adelante era il soprannome di mio padre. Deriva dalla celebre frase dei Promessi Sposi “adelante Pedro, con giudizio”. Mio padre si chiamava Pietro e poiché era una persona molto creativa, sempre avanti rispetto ai tempi, quasi un pioniere, gli amici iniziarono a chiamarlo Pedro Adelante. Io ho ereditato un po’ della sua genialità. Con la pittura ho iniziato in eta più matura rispetto ad altri, e questo mi ha forse permesso di prenderla molto seriamente. Con l’astrattismo ho avuto un grosso riscontro internazionale e ho iniziato a vendere quadri in tutto il mondo. Ero un manager di alberghi ma ora mi dedico alla pittura perché mi fa stare bene e dà un senso di appagamento che non trovavo nella società consumistica, tutta improntata alla ricerca del denaro. Avevo un vuoto e ora l’ho colmato. Dipingo per me, per scaricare le tensioni e poi per provare a lasciare un mio segno in questo bel viaggio che è la vita.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è giunto in mattinata a Napoli e, dopo aver deposto una corona al monumento degli scugnizzi, ha raggiunto la basilica di San Giovanni Maggiore dove ha presenziato ai lavori di un convegno sulle Quattro giornate di Napoli, promosso dal Comune a ottanta anni dalla rivolta popolare contro il nazifascismo.
A piazza della Repubblica il Presidente della Repubblica ha incontrato Francesco Amoretti, figlio di Antonio Amoretti, ultimo partigiano di Napoli, scomparso all’età di 95 anni nel dicembre 2022: “Ho detto al Presidente Mattarella che mio padre quotidianamente ha lavorato soprattutto presso le scuole e con gli studenti a difesa della Costituzione. Chi meglio del Presidente può capire il senso e il significato di quell’impegno”.
La prossima asta di novembre di Christie’s dedicata all’arte di fine Ottocento offrirà al miglior offerente non uno, ma tre dipinti di Paul Cézanne che da 90 anni non erano apparsi sul mercato. Le tre opere vengono dal museo Langmatt di Baden, in Svizzera, e verranno presentate una dopo l’altra il 9 novembre in uno sforzo del museo di raccogliere 45 milioni di dollari per assicurarsi un futuro.
Star tra i tre quadri è Fruits et Pot de Gingembre, all’asta con una stima tra 35 e 55 milioni di dollari. Realizzato tra 1890 e 1893, fa parte di un periodo d’oro in cui Cézanne creò le sue opere più elaborate, tra cui i Giocatori di Carte, dipinto nello stesso studio che il pittore teneva della casa dei genitori, ma anche il panoramico La Montagne Sainte-Victoire della collezione del co-fondatore di Microsoft Paul Allen venduto l’anno scorso, sempre da Christie’s, per 138 milioni di dollari. Il secondo quadro, Quatre Pommes et un Couteau, ha al centro la mela, uno dei soggetti quotidiani preferiti di Cezanne: la stima è tra sette e dieci milioni di dollari, mentre per La Mer à l’Estaque del 1878-1879 – l’unico dipinto del gruppo che non è una natura morta ma una veduta sul Mediterraneo e un pittoresco villaggio di pescatori – le previsioni sono tra i 3 e i 5 milioni.
“Le vendite di opere di musei sono una questione delicata. Siamo colpiti dall’attenzione e dalla cura con cui il Langmatt ha scelto cosa mettere in vendita”, ha detto Dirk Boll, vicepresidente di Christie’s per l’arte moderna e contemporanea. Il formato dell’asta è inconsueto: Christie’s, su istruzioni del museo, venderà i tre quadri in sequenza finché non verrà raggiunto o superato il target dei 45 milioni richiesti. a quel punto, se resterà qualcosa di invenduto, sarà restituito al Langmatt. Cézanne non fu mai veramente apprezzato in vita, ma già al tempo della morte era considerato un precursore dell’arte moderna e negli anni a seguire la maggior parte dei suoi capolavori finirono in mano private, tra cui i tre ora in vendita, acquistati nel 1933 dal collezionista anglo-svizzero Sidney Brown e dalla moglie Jenny. Il museo Langmatt ha sede nella villa di famiglia dei Brown, lasciata in eredità assieme alla vasta collezione alla città di Baden dal figlio della coppia, John Alfred Brown, nel 1987. Da allora il Langmatt è entrato in crisi finanziaria in parte a causa degli altissimi costi di manutenzione dell’edificio disegnato dall’architetto svizzero Karl Moser nel 1900: nel 2017 era stata lanciata cosi una campagna raccogli fondi per assicurare la futura operatività del museo.
Melania Mazzucco è la vincitrice del premio Matilde Serao: la scrittrice lo riceverà il prossimo 5 ottobre in una cerimonia che si svolgerà nel Palazzo Reale di Napoli, nell’ambito del Campania libri festival. Un premio organizzato da Il Mattino dedicato alla sua cofondatrice. E al Mattino Melania Mazzucco, scrittrice amatissima, vincitrice di numerosi premio, spiega che quello che più l’ha colpita “è la capacità di stare nel proprio tempo”, e questo, spiega, è evidente fin dal 1886.
Il bacio della Medusa (Rizzoli 1996) a Vita (Einaudi, premio Strega 2003) a La lunga attesa dell’angelo (Einaudi 2008) , L’architettrice (Einaudi 2019): sono i grandi successi di Melania Mazzucco, libri che hanno richiesto anche un gran studio, un lavoro che si avverte pagina dopo pagina. Vita, per esempio: una storia di immigrazione dove la scrittrice ha avuto come punto di partenza i racconti di famiglia ma man mano che andava avanti nelle ricerche per scrivere il suo romanzo ha scoperto che verità e raconto non sempre coincidevano così quello è diventato, come ha detto al Mattino, “il mio libro più libero”