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Tecnologia

Silvia Zorzetti, la scienziata di Secondigliano finanziata dagli Usa per fare ricerche sulla Super-Rete

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Silvia Zorzetti, una brillante mente di 37 anni originaria di Secondigliano, Napoli, sta facendo onore all’Italia nel mondo della ricerca scientifica. Con una laurea magistrale e un dottorato di ricerca conseguiti a Pisa, Silvia ha dimostrato che il talento italiano può spiccare anche all’estero. Ma c’è di più: il suo progetto è così rivoluzionario da attirare l’attenzione del governo degli Stati Uniti, che ha investito 2,5 milioni di dollari per sostenere la sua visione.

Il progetto di Silvia è audace: collegare in rete i computer quantistici e creare una Quantum-Internet. Finora, nessuno è riuscito a realizzare questa sfida, ma le probabilità che questa brillante ricercatrice “made in Italy” ci riesca sono straordinariamente alte. Attualmente, Silvia lavora al FermiLab di Chicago, dove è a capo di un team di una decina di ricercatori specializzati in interfacce quantistiche.

La Quantum-Internet di Silvia rappresenterebbe una vera e propria rivoluzione. Questa rete prometterebbe un enorme aumento della potenza di calcolo e della sicurezza dei dati, aprendo la strada a scoperte fondamentali nella fisica moderna, come la rilevazione della materia oscura. Tuttavia, il suo impatto non si limiterebbe solo al mondo scientifico; influenzerebbe anche settori critici come la sicurezza e la comunicazione quantistica.

Ma come riesce Silvia a gestire una carriera scientifica così ambiziosa e allo stesso tempo essere una madre di due gemelli, Thomas ed Elisa? La sua risposta è illuminante: “Sono orgogliosa di essere italiana e napoletana, ma allo stesso tempo mi sento, assieme a mio marito e ai miei figli, cittadina del mondo.” Silvia riconosce il valore della sua formazione in Italia, ma ha sempre visto il lavoro all’estero come un percorso naturale per perseguire la sua passione per la ricerca scientifica.

Il suo lavoro è impegnativo, ma con l’aiuto del marito, anch’esso ingegnere al FermiLab, riesce a bilanciare le sfide della scienza con le gioie della vita familiare. Inoltre, Silvia riesce a trovare il tempo per alcuni hobby, tra cui la corsa, l’ascolto di musica italiana e la lettura di autori come Carlo Rovelli e Alessandro Baricco.

Quando le viene chiesto se considera un possibile ritorno in Italia, Silvia risponde con una visione aperta e cosmopolita: “Amiamo molto la nazione dove siamo nati e i nostri figli parlano anche l’italiano. Però non ci siamo mai posti il problema di un possibile ritorno. In questo mondo globalizzato ci sentiamo cittadini sempre più collegati gli uni con gli altri.”

Silvia Zorzetti è un esempio straordinario di come la passione, il talento e la determinazione possano portare il successo a livello internazionale. La sua ricerca potrebbe cambiare il mondo, dimostrando ancora una volta che l’Italia ha contributi significativi da offrire alla comunità scientifica globale.

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Politecnico Milano nella top 50 migliori atenei in Ue

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La nuova classifica Qs sulle migliori università europee, la prima del genere, vede l’Italia presente con un solo ateneo, il Politecnico di Milano, tra i primi 50, e complessivamente 4 atenei tra i primi 100: oltre al Politecnico, che ha ottenuto il 47mo posto, ci sono la Sapienza di Roma, l’Università di Bologna e l’Università di Padova. In cima assoluta alla classifica si trova l’Università di Oxford, seguita dal Politecnico di Zurigo e dall’Università di Cambridge. Il Regno Unito domina, con 107 Università classificate, mentre la Turchia e la Germania seguono con 73 e 53 rispettivamente. L’Italia si posiziona al quarto posto in Europa per numero di università (51), seguita immediatamente dalla Francia (50).

Per il resto, gli atenei italiani si rivelano forti nella ricerca e nella sostenibilità ma deboli per le prospettive occupazionali e nel rapporto docente-studente, con un punteggio, per quest’ultimo indicatore, di 17.9, ben al di sotto della media europea di 42.7, che fa riflettere sulle aule affollate e sulle minori opportunità per un’interazione personalizzata tra studenti e docenti. In sostenibilità, infatti, il nostro Paese ha un punteggio di 47.2, molto al di sopra della media europea di 32, che evidenzia l’impegno e l’attenzione delle università italiane verso pratiche sostenibili e responsabili. Male, al contrario, le prospettive occupazionali: un punteggio di 20.8, in contrasto con la media europea di 41.4, suggerisce la necessità di riflettere su come migliorare l’inserimento lavorativo dei laureati italiani.

Jessica Turner, amministratore delegato di QS, ha commentato: “Le università italiane si dimostrano solide e competitive in molti ambiti, ma esistono specifiche aree che potrebbero beneficiare di interventi mirati per garantire un’eccellenza complessiva e una maggiore armonizzazione con il contesto europeo”. La classifica valuta le università in base alla reputazione internazionale, alla quantità e impatto della ricerca prodotta, alle risorse dedicate all’insegnamento, all’internazionalizzazione e ai risultati occupazionali (metodologia) ed elenca 688 istituzioni in 42 membri del Consiglio d’Europa, tra cui 106 università mai classificate in precedenza da Qs. Il Politecnico di Milano si conferma dunque il migliore ateneo italiano anche in questa nuova classifica europea ottenendo il 47mo posto, dopo aver migliorato il proprio risultato nel recente Qs World University Rankings.

Per produttività scientifica, 25 atenei italiani entrano nella top 100, superando Francia e Germania. Ca’ Foscari si piazza quarta per scambi internazionali; La Sapienza di Roma è particolarmente apprezzata nella comunità accademica internazionale: oltre ad avere una vasta rete di ricerca globale, ha ottime prospettive occupazionali per i suoi laureati; Padova eccelle nell’ambito della sostenibilità. Infine, l’Italia brilla per reputazione accademica ed eccelle nel promuovere la mobilità degli studenti all’estero.

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In Evidenza

Musk: presto X potrebbe essere a pagamento

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In una conversazione con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Elon Musk ha affermato che presto la piattaforma X, ex Twitter, di cui è proprietario da circa un anno, potrebbe diventare a pagamento. Questo, a detta dell’imprenditore, sarebbe l’unico modo per evitare i bot, ovvero meccanismi automatici che simulano il comportamento umano sui social network. Questo secondo quanto riportato dalla Bcc, che ha contattato la società di Musk per ulteriori dettagli, ma non ha ancora ricevuto risposta.

“Ci stiamo muovendo verso un piccolo pagamento mensile per l’utilizzo del sistema”, queste le parole del capo di Tesla e SpaceX. Non è chiaro se si tratti solo di un commento improvvisato o di un piano concreto che deve ancora essere ufficialmente annunciato. Da quando ha preso il controllo di Twitter, Musk ha cercato di incentivare gli utenti a pagare per un servizio migliorato, che ora si chiama X Premium, a 8 dollari al mese. Ciò è stato fatto offrendo agli abbonati paganti più funzionalità, come post più lunghi e maggiore visibilità sulla piattaforma. Tuttavia, attualmente è ancora possibile utilizzare il social gratuitamente. Il rischio è che mettendo X a pagamento si possa perdere una grossa fetta di utenti. Ciò, a sua volta, potrebbe ridurre le entrate pubblicitarie, che attualmente rappresentano la stragrande maggioranza dei proventi dell’azienda.

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Salute

Tumori, cure su misura grazie al gemello digitale

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Un sistema di diagnosi avanzata che utilizza dati del paziente provenienti da più fonti e, grazie a tecnologie di Intelligenza Artificiale, Machine Learning e Digital Twin (Identità Digitali Sanitarie), è in grado di supportare il medico nel percorso terapeutico dei pazienti con cancro: dall’individuazione di una terapia personalizzata, alla predizione di possibili complicanze, fino alla strategia di follow up. Sono queste le caratteristiche di ‘OncologIA’, un progetto sviluppato da Almaviva Digitaltec e Almawave, in collaborazione con la Regione Puglia, che ha co-finanziato il progetto
attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.

“OncologIA sperimenta un gemello digitale della persona, consentendo a medici e caregiver di disporre costantemente di un quadro clinico completo e integrato sullo stato di salute dell’assistito, per favorire l’individuazione di terapie sempre più personalizzate e potenzialmente più efficaci”, spiega Antonio Amati, direttore generale IT di Almaviva, presidente di Almaviva Digitaltec e vicepresidente di Almawave.

“Attraverso l’acquisizione di dati da fonti eterogenee – quali cartelle cliniche, fascicolo sanitario elettronico e specifici sensori e device – OncologIA sarà in grado di offrire ai medici una vista integrata della singola persona in cura, per l’intero ciclo di vita del suo percorso terapeutico”, aggiunge Valeria Sandei, AD di Almawave. “I professionisti del settore sanitario potranno così affiancare a competenze, esperienza, intuito ed empatia, le enormi potenzialità rappresentate da un sistema predittivo dell’AI in ambito prognostico, attraverso la disponibilità dei Big Data e dell’apprendimento automatico, continuando a svolgere il loro fondamentale ruolo di guida, supervisione e monitoraggio”, conclude Sandei.

 

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