Cambiamento climatico e nuove malattie minacciano i raccolti di frutta e verdura con pesanti ricadute sulle aziende del comparto ortofrutticolo, che oltre a subire l’aumento dei costi di produzione, risentono della concorrenza estera e del calo del potere d’acquisto delle famiglie italiane. La siccità severa al Sud e nelle Isole, le piogge abbondanti e prolungate al Nord delle ultime settimane non depongono bene per la produzione italiana di ortofrutta, che vale oltre 16 miliardi di euro e rappresenta il 25% del totale della produzione agricola nazionale. In più, oltre a innestare un proliferare di fitopatie, il clima sta influendo anche su calibro, quantità e conservabilità del prodotto.
A scattare la foto in versa il comparto ortofrutticolo italiano è Confagricoltura, che traccia anche la mappa delle criticità sul territorio: in Piemonte si sono registrati forti attacchi del virus sharka su pesche e nettarine; in Emilia-Romagna si segnala la monilia, malattia fungina che aggredisce le drupacee come mandorlo, ciliegio, pesco e albicocco, perché la forte umidità registrata negli areali frutticoli, in particolare nel Ravennate, ha causato problemi di scarsa conservabilità del prodotto; mentre in Veneto la campagna delle ciliegie è stata compromessa dal cracking (una fisiopatia che genera la rottura dell’epidermide dei frutti a causa delle alte temperature o piogge molto intense) che ha colpito l’80% del prodotto precoce.
Al sud, invece, imperversa la piaga della siccità: in Sicilia, regione di primo piano per la produzione di frutta, le imprese agricole sono alle prese con la peggiore crisi idrica di sempre, con interi frutteti ormai abbandonati e la situazione, sottolinea Confagricoltura, è grave anche in Sardegna e in Puglia. Preoccupa inoltre la flessione rilevante dei consumi di frutta estiva rispetto al passato. “Oltre al clima freddo al Nord, che ha condizionato le scelte e ritardato molto gli acquisti di frutta estiva, la causa – spiega il presidente della Federazione nazionale Frutticoltura di Confagricoltura, Michele Ponso – – è da ricercarsi nel potere di acquisto delle famiglie che sì è eroso in modo esponenziale”. C’è infine una concorrenza straniera che incide pesantemente: prodotti esteri venduti sui banchi della GDO a prezzi molto bassi. “Prezzi che, alle nostre imprese – conclude il presidente della FNP Frutticoltura – non consentirebbero neppure di coprire i costi di produzione”. Gli effetti del cambiamento climatico hanno influito anche sulla vendemmia, quest’anno “mai così precoce”, secondo Coldiretti.
E’ scattata il 25 luglio in Sicilia, in anticipo di 10-15 giorni per effetto del caldo e della mancanza di pioggia, fattori che hanno accelerato la maturazione delle uve soprattutto al Sud. La penisola si presenta infatti divisa in due. Al Meridione, rileva Coldiretti, le viti sembrano aver resistito più delle altre colture alla siccità dove il caldo ha bloccato sul nascere il rischio peronospora, mentre al Nord le incognite sono invece legate al maltempo, con nubifragi e grandinate che si sono abbattuti sui vigneti. In Franciacorta, dove la vendemmia è iniziata ufficialmente oggi, si è avuto, fa sapere il Consorzio Franciacorta, il trimestre aprile-giugno più piovoso dal 1997 al 2024. E i viticoltori della Franciacorta hanno dovuto proteggere le viti da malattie fungine, in particolare dalla peronospora, che prospera con pioggia frequente e temperature miti.
Difficile quest’anno anche la campagna del pomodoro, pilastro della dieta Mediterranea e comparto chiave dell’agroalimentare con un fatturato nel 2023 di 5 miliardi di euro. Partita a inizio agosto nel foggiano, sottolinea Coldiretti, si è rivelata una delle campagne più difficili di sempre, tra la siccità e il caldo record al Sud che stanno condizionando lo sviluppo delle piante e delle bacche, con il rischio scottature, e gli effetti del maltempo al Nord, tra grandine e alluvioni.