Meccanismi di indennizzo automatico alle attivita’ costrette a fermarsi per arginare la circolazione del Covid. E, se possibile subito o al massimo in manovra, anche aiuti per le famiglie che si ritroveranno di nuovo i figli a casa da scuola anche alle medie. Il governo cerca di chiudere entro venerdi’, il decreto Ristori bis per mantenere l’impegno di dare subito nuovi sostegni alle partite Iva, in parallelo con le nuove restrizioni. Il lavoro pero’ e’ complesso e fino all’ultimo sara’ limato il sistema per erogare il contributo a fondo perduto a tutte le categorie interessate entro poco piu’ di un mese. I primi bonifici, di chi gia’ aveva fatto domanda e avuto ristoro in estate, dovrebbero arrivare entro meta’ novembre, mentre per chi non l’aveva chiesto o non poteva (le imprese oltre i 5 milioni di fatturato) ci sara’ da attendere qualche settimana in piu’, Per far partire la macchina l’Agenzia delle Entrate aspetta che sia varato anche il secondo decreto di aiuti nel giro di una settimana: le percentuali di ristoro, infatti, potrebbero aumentare per alcune attivita’ che gia’ hanno accesso ma si ritrovano nelle zone rosse (come i bar di Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle D’Aosta che potrebbero passare dal 150% al 200% di indennizzo). La ristorazione, insieme al turismo, e’ la filiera che ha sofferto di piu’: bar e ristoranti chiuderanno l’anno complessivamente con perdite per “26 miliardi, il 27% dell’intero comparto” secondo i calcoli della Fipe, mentre alberghi e strutture ricettive hanno visto calare il fatturato oltre l’88%. Tutto il turismo, che sfila insieme ai rappresentanti delle varie categorie in commissione al Senato, lamenta perdite da capogiro e chiede, con Federturismo, di aumentare i massimali dei ristori da 150mila a 300mila euro. Le parti sociali chiedono ristori “per filiere” e ampliando il periodo di riferimento (ora aprile 2020 su aprile 2019), tutte correzioni che si potranno studiare per l’acceso al fondo anti-Covid della manovra. Ora l’imperativo e’ fare presto e ogni modifica dei parametri rallenterebbe l’erogazione delle risorse. La lista degli Ateco dovrebbe comunque allungarsi comprendendo quantomeno musei, rosticcerie e pizzerie al taglio e i bus turistici, al momento esclusi a differenza di taxi ed Ncc per i quali nel frattempo il Mit ha anche sbloccato i 35 milioni per i ‘buoni viaggio’ previsti dai vecchi decreti anti-Covid. L’ampliamento degli Ateco lascera’ comunque tanti scontenti, dagli ambulanti delle fiere (su cui si sta ragionando) alla filiera delle cerimonie fino ai gestori di zoo e bioparchi con gli animali (che rientrano tra i giardini zoologici e i parchi naturali e non nel codice Ateco dei parchi divertimento e tematici) . Ci sono poi i sindacati che chiedono indennita’ per altre categorie, dai cococo ai lavoratori domestici a chi lavora per artigiani e commercianti. Anche le associazioni di categoria, peraltro, lamentano l’esclusione dal fondo perduto. La Cna, chiede poi di valutare “la sospensione delle imposte”, un tema posto anche dalle Regioni e caro alle opposizioni. I margini per altri interventi sulle tasse, pero’, al momento non ce ne sarebbero, anche per evitare un tracollo delle entrate che a settembre hanno gia’ segnato un rosso di 21,3 miliardi tra misure Covid e calo del Pil. Proprio le risorse (sul piatto ci sono 1,5-2 miliardi) sono uno dei nodi per gli aiuti alle famiglie: per chi si ritrovera’ i figli con la didattica a distanza gia’ il decreto Ristori 1 ha stanziato 43 milioni per i congedi al 50%, ma il governo, come ha spiegato il viceministro Laura Castelli, punta a “rifinanziare” la misura insieme al bonus Covid per gli asili nido o la babysitter, per il quale andrebbe anche riaperta la procedura per le domande. L’intento e’ quello di garantire il prima possibile questi interventi, se non si riuscira’ subito, viene spiegato, si tentera’ in fase di conversione del provvedimento, o, la limite, con la manovra.