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Spettacoli

Shaila, la Velina più longeva di Striscia la Notizia: i sacrifici a Secondigliano e il successo a Milano

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Shaila Gatta, 25 anni, nata a Secondigliano, è la velina più longeva di Striscia la Notizia. Al momento ha all’attivo 927 puntate. È già avanti di una puntata  rispetto a Mikaela Neaze Silva. È lei, Shaila, a 25 anni, la veterana  del Tg satirico di Canale 5 dal 2017. Per Shaila una soddisfazione enorme ma non un punto di arrivo. Lei sa che cosa sono i sacrifici, viene da un posto, Secondigliano, dove il sacrificio è la regola. Il padre di Shaila si chiama Cosimo ed è un autista dell’Asl.

Shaila Gatta. La Velina di striscia assieme al papà Cosimo e mamma Luisa

La mamma, Luisa, ha fatto per anni la sarta in casa. A casa di Cosimo e Luisa i soldi erano pochi, ma hanno fatto ogni sacrificio per assecondare le passioni della loro bambina. Shaila voleva studiare danza e i genitori hanno trovato i soldi per iscriverla alla Scuola Harmony di Napoli, una delle migliori in assoluto. Shaila da piccola non amava glu abiti firmati. Quel che occorreva per fare danza, persino i tutù, glieli cuciva mamma. “Con l’uncinetto mamma mi faceva deliziose cuffiette da mettere sopra lo chignon. I sacrifici dovevamo farli tutti” spiega Shaila in una intervista al Corriere dell Sera. È sempre lei, Shaila, che racconta come partendo da Secondigliano è poi arrivare a Milano, sul tavolo del tg satirico di Antonio Ricci e da oggi è la più longeva delle veline.
“Mi sono trasferita a Roma a 16 anni. Mi ero diplomata in anticipo in danza classica e restando a Napoli non avrei potuto fare molto di più. Così, contro la volontà di mio padre, che non capiva come la mia passione potesse trasformarsi in mestiere, mi cercai una stanza a Roma. Per molto tempo io e lui non ci siamo rivolti la parola, anzi, ero io quella arrabbiata con lui. Oggi capisco che la sua era solo paura, e forse anche frustrazione per non potermi dare quanto avrebbe voluto” ha detto Shaila al Corriere. La sua prima casa era nel Quartiere Re di Roma. Viveva in una stanza della padrona di casa. Costava 225 euro al mese la stanza, ed era vuota, spoglia, manco un mobile, nemmeno il letto. “Dormivo su un materasso gonfiabile, tenevo la valigia aperta per gli abiti. I miei mi davano 400-500 euro al mese. Per le lezioni di danza potevo spenderne un’ottantina: mangiavo pasta e fagioli o pasta e pomodorini per settimane” dice. “Mi presentavo ai provini anche se ero minorenne, ed è stato un bene».
Perché? “Intanto perché respiravo il clima di quell’ambiente. Una volta andai a un’audizione per un programma su Canale 5 di Enrico Brignano, gli piacqui, ma l’età era un problema e non se ne fece nulla. Stessa sorte con Luciano Cannito, che mi suggerì di provare con Amici , dove conobbi Luciano Peparini: ma ero minorenne, niente da fare. L’anno dopo, invece, superai il provino. Dell’opportunità sarò sempre grata a Maria De Filippi”.
Da qui e grazie anche a Maria De Filippi, talent scout di una marea di artisti, Shaila ha poi fatto tanti altri lavori. Prima il Capodanno con Carlo Conti, poi Tu sì que vales , poi a Sanremo per ballare. Poi il divertimento col ballo a Ciao Darwin. Ed è qui che la coreografa di Striscia notò Shaila. Nel corso di un provino a Roma per un generico programma Mediaset fu valutata dalla stessa coreografa e tre mesi fu convocata a Milano. Si trovò sul tavola la proposta di lavoro per Striscia . “Scusate, in che senso?”, chiese Shaila. Antonio Ricci risponse “stai calma, rilassati e divertiti”.
Ora Shaila studia da conduttrice di un programma. E’ il suo nuovo sogno. E ci riuscirà. Perchè lei è caparbia. È capace di sacrifici enormi. E viene da Secondigliano. Per lei è un plus, una marcia in più.

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Luca Tommassini, l’operazione a cuore aperto per salvargli la vita e il ‘grazie’ a Fiorello

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Luca Tommassini, coreografo e ballerino di fama mondiale, definisce il 2025 come il suo “anno del cuore nuovo”, una metafora che racchiude non solo la sua recente operazione alla valvola mitrale, ma anche un percorso di rinascita personale e professionale. Dopo giornate difficili, segnate anche da eventi traumatici come un furto nella sua abitazione e l’incendio della sua vecchia casa a Malibu, Tommassini riparte più determinato che mai.

Il cuore e l’intervento salvavita

«Lavoro senza sosta da quando ho 11 anni», racconta Tommassini. Negli ultimi due anni, tra il tour mondiale con Laura Pausini e la trasmissione mattutina con Fiorello, il suo corpo ha lanciato segnali d’allarme. «Fiorello mi guardò e disse: “È il cuore”», ricorda. E aveva ragione. Grazie all’intervento del dottor Piergiorgio Bruno del Policlinico Gemelli, Luca ha affrontato un’operazione a Natale. «Quando mi hanno stubato, il dolore era insopportabile», confessa. Ma la determinazione a evitare farmaci come il Fentanyl, che considera un nemico letale, lo ha aiutato a superare le difficoltà.

Un passato tra successi e ombre

La sua carriera lo ha portato a collaborare con leggende come Madonna, Michael Jackson, e Whitney Houston. Ma dietro le luci del palcoscenico si nascondevano ombre: «Fino ai 21 anni ero un atleta sanissimo. Poi, lavorare con Whitney fu un inferno. Cocaina, crack, crystal meth: più della metà di quelle persone non c’è più, compresa lei».

Grazie a Heather Parisi e a uno spettacolo in Italia, Tommassini ha trovato la forza di cambiare rotta. «Tornare da mia madre mi ha fatto chiudere con tutto», afferma. Un legame profondo con Parisi, che è andato oltre il lavoro, ma che non lo ha mai definito con etichette: «Ho amato uomini e donne. La mia lotta per essere libero è iniziata da bambino, con una madre disposta a tutto per proteggermi».

Una famiglia speciale e ricordi indelebili

La sua famiglia, per molti anni, è stata anche Madonna: «Ero il suo ballerino di fiducia. Mi propose di avere un figlio insieme, ma io sognavo una famiglia mia». Alla fine, fu Carlos Leon, personal trainer della pop star, a diventare il padre di Lola.

Luca non ha mai smesso di guardare a Michael Jackson come a una guida: «Era il mio faro. Grazie a Madonna ho potuto ballare anche con lui. Ogni volta che un bambino lo ascolta e sorride, è la prova che Michael è eterno».

Il futuro, tra rinascita e nuovi sogni

Oggi, Tommassini guarda al futuro con ottimismo e una rinnovata voglia di creare. Nonostante le difficoltà, si definisce fortunato: «La mia vita è stata un sogno, con alti e bassi. Il 2025 è l’anno del cuore nuovo, e sono pronto per ogni sfida».

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Cinema

Addio David Lynch, icona del cinema onirico e visionario

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Addio a David Lynch. L’acclamato regista di Velluto Blu, Mulholland Drive e della serie tv Twin Peaks, è morto a 78 anni. Fumatore incallito, Lynch aveva annunciato lo scorsa estate di avere l’enfisema e che non avrebbe più potuto lasciare casa per dirigere nuovi film. “C’è un grande vuoto nel mondo ora che non è più con noi. Ma come avrebbe detto: ‘Punta gli occhi sul donut e non sul buco in mezzo'”, ha annunciato la famiglia su Facebook alludendo al dolce fritto, tipico della tradizione americana, simile ai bomboloni. Regista, sceneggiatore, produttore, musicista e artista visivo, Lynch era nato a Missoula, nel Montana. Sposato quattro volte, negli anni ’80 aveva avuto con Isabella Rossellini una relazione sentimentale con risvolti professionali: lei aveva recitato in uno dei film più celebri di David, il thriller psicologico Velluto Blu del 1986.

Tre volte candidato agli Oscar (più un Oscar alla carriera nel 2019), Lynch era famoso per il suo particolare stile cinematografico che fondeva surrealismo, noir e simbolismo onirico: era considerato tra i più influenti maestri del cinema contemporaneo ed era spesso paragonato a Luis Bunuel. Aveva cominciato come pittore e creatore di shot animati e live action, per poi farsi notare nel 1977 con Eraserhead, un’opera dall’umorismo nero diventata preso di casa nel circuito dei film di mezzanotte. Con The Elephant Man del 1980 (la storia della vita tragica di Joseph Merrick) era stato candidato per la prima volta agli Oscar, mentre Mulholland Drive del 2001, una lettera d’amore avvelenata a Hollywood che intreccia mistero e surrealismo, aveva vinto il premio per la miglior regia a Cannes. Negli anni Novanta era tornato alla ribalta per Twin Peaks, la serie rivoluzionaria che ha ridefinito il genere televisivo con narrazioni enigmatiche e atmosfere inquietanti.

Lynch aveva poi girato nel 2006 Inland Empire con Laura Dern, una delle sue attrici preferite. Più di recente aveva lavorato a Twin Peaks: The Return, un reboot in 18 puntate della serie originale, in onda nel 2017 su Showtime con al centro Kyle MacLachlan, un altro dei suoi attori cult. Lo scorso agosto Lynch, che da decenni praticava la meditazione trascendentale, aveva annunciato la malattia al giornale britannico Sight and Sound. L’enfisema lo aveva confinato a casa, incapace di muovere solo pochi passi prima di perdere il respiro. Tre anni fa il regista aveva detto addio alle sigarette: “Il fumo è qualcosa che ho amato moltissimo, ma alla fine ha avuto la meglio. Era parte della mia vita artistica: l’odore del tabacco, accendere una sigaretta, poi tornare a guardare cosa avevi fatto, o a riflettere su varie cose.

Niente al mondo è così bello, ma nel frattempo mi stava uccidendo”. Tornando poi a parlare con i fan su X dopo che le sue frasi erano state riprese da varie pubblicazioni, Lynch aveva precisato che, “enfisema a parte”, era “in ottima forma” e che non aveva “assolutamente intenzione di andare in pensione”. Restano intanto nel cassetto almeno due progetti: la sceneggiatura del film Antelope Don’t Run No More, apparentemente completata nel 2010, e la serie in 13 puntate su Netflix Wisteria/Unrecorded Night che nel 2020 sembrava nelle fasi iniziali di sviluppo.

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Spettacoli

Da Bianca Balti a Malgioglio, il Sanremo corale di Conti

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La sorpresa è Bianca Balti, la top model famosa in tutto il mondo che ha deciso di condividere con i fan, via social, la sua esperienza con la malattia. Confermate invece le indiscrezioni su Geppi Cucciari, Katia Follesa, Mahmood, Alessia Marcuzzi, all’Ariston arrivano anche Cristiano Malgioglio, Nino Frassica, Elettra Lamborghini e Miriam Leone. “È un bel cast all’insegna di un festival che va fatto insieme”, dice Carlo Conti al Tg1 svelando i nomi dei co-conduttori di Sanremo 2025, al via martedì 11 febbraio.

“La prima serata, molto istituzionale, dedicata ai trenta Big in gara, condurrò da solo… a meno che non riesca a convincere due amici storici”, è la postilla aggiunta con un sorriso da Conti, che finora aveva escluso la presenza sul palco di Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni. La seconda serata, mercoledì, “sarà piena di energia, voglia di vivere, con una donna straordinaria, una guerriera, la nostra meravigliosa Bianca Balti”, annuncia. Con lei sul palco, “per una serata piena di sana follia”, anche Malgioglio, con le sue stravaganze, direttamente dal bancone della giuria di Tale e quale show, e Frassica, che al festival è già stato nel 2016, proprio con Conti, ed è poi tornato nel 2018 con Claudio Baglioni e nel 2022 con Amadeus, come uno dei volti di punta della fiction Rai.

Giovedì ecco Miriam Leone, “l’eleganza”, la definisce Conti, l’ex Miss Italia tra le attrici più amate dal pubblico, attesa su Rai1 nei panni di Miss Fallaci, la fiction dedicata agli esordi della grande giornalista; Elettra Lamborghini, “la voce, l’energia musicale”, già in gara nel 2020 con Musica (e il resto scompare); e Katia Follesa, “la freschezza e la comicità”, che finora hanno accompagnato la sua carriera, da Zelig a Lol, da Comedy Match al teatro. Venerdì la serata dedicata alle cover “sarà molto glamour e chic, ma anche piena di ironia”, anticipa il direttore artistico, che ha voluto accanto a sé Mahmood e Geppi Cucciari. Il cantante, incoronato re dei singoli 2024 con Tuta Gold, il brano con cui è stato in gara all’Ariston l’anno scorso, torna con i galloni da conduttore sul palco dove ha vinto nel 2019 con Soldi e nel 2022 con Brividi in coppia con Blanco.

È un ritorno anche per Cucciari, reduce dal successo di Splendida cornice su Rai3, sarta nel cast all star al femminile di Diamanti di Ferzan Ozpetek, che veleggia verso i 13 milioni di euro al box office: anche lei al festival è già stata nel 2012, tra battute su Sanremo e l’appello per la cooperatrice Rossella Urru (rapita in Algeria e poi liberata qualche mese dopo) e nel 2017, quando scosse il festival schierandosi con l’allora sindaca di Roma Virginia Raggi contro il titolo sessista di Libero (“Je suis patata bollente”) e invocando la verità sul caso Regeni. Atmosfera più istituzionale, assicura Conti, per la finale di sabato 15 febbraio, con Alessandro Cattelan, già annunciato, e Alessia Marcuzzi che – come aveva rivelato qualche giorno fa al Corriere della Sera – si sentiva “pronta” per condurre Sanremo, finalmente “al calduccio” dell’Ariston dopo due edizioni al freddo con Fiorello.

“E poi magari ci sarà un’altra sorpresa”, promette in chiusura di collegamento con il Tg1 Conti, che delle reazioni dei suoi compagni di avventura dice: “C’è energia. Sono molto contenti. Bianca è negli Stati Uniti ed è felice – credo che ci sia la mamma che sta seguendo il tg – come anche Elettra, Katia, Geppi, Mahmood e gli altri”. Quanto a Malgioglio, “la prima cosa che mi ha detto è stata: devo pensare a come vestirmi”, scherza il direttore artistico.

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