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Sfregio a Mariupol, demolito il teatro della strage

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Mariupol delenda est: i bulldozer di Mosca sono entrati in azione nel teatro d’arte drammatica della città, dove lo scorso 16 marzo è andata in scena la strage più orrenda dall’inizio del conflitto. In quel palcoscenico dell’orrore le bombe russe fecero strage tra i civili rifugiati nell’edificio. Almeno 300 i morti accertati, 600 secondo le successive ricostruzioni e analisi.

A Mariupol ora i russi ricostruiscono, cancellano il passato: d’altronde per loro è la città simbolo dove si era ipotizzata addirittura la parata della vittoria per il 9 maggio, in presenza dello zar del Cremlino Vladimir Putin, idea poi accantonata visto l’andamento del conflitto. Un video pubblicato da Petro Andryushchenko, consigliere del sindaco di Mariupol anch’egli in esilio dopo l’occupazione russa, mostra che i lavori di demolizione del teatro sono in fase molto avanzata, le pareti laterali e posteriori sostanzialmente sono già state completamente abbattute. In questi mesi, le attività degli operai sono state celate anche agli occhi dei satelliti grazie a impalcature e teli che hanno impedito il monitoraggio della struttura. L’unico elemento architettonico che dovrebbe rimanere in piedi è la facciata. L’abbattimento del teatro “è il tentativo di nascondere per sempre le prove della più grande uccisione simultanea di civili ucraini della guerra”, ha denunciato Andryushchenko.

“Non nascondono neppure le proprie intenzioni, c’è rabbia, solo rabbia”, ha incalzato. Il teatro sorge in una piazza nel cuore di Mariupol da più di 60 anni. Nei giorni successivi all’invasione russa le autorità locali lo avevano adibito a rifugio antiaereo, per le dimensioni, le mura robuste e l’ampio seminterrato. Il primo giorno si erano presentate 600 persone, nei giorni successivi molte altre. Una settimana prima del bombardamento lo scenografo del teatro aveva usato della vernice bianca per scrivere ‘BAMBINI’ in cirillico sul marciapiede esterno, nella speranza di scongiurare un attacco dal cielo.

Inutilmente: il 16 marzo sono arrivate le bombe. Secondo i sopravvissuti, all’interno del teatro al momento dell’attacco aereo erano stipati circa in mille. Chi era vicino all’uscita principale o ad un ingresso laterale è riuscito a fuggire, gli altri sono rimasti seppelliti dalle macerie. “Per la seconda volta in 100 anni i russi costruiscono il teatro sulle ossa dei morti – ha denunciato ancora Andryushchenko -. Nei tempi sovietici venne edificato sopra i resti dei soldati tedeschi, ora su quelli della gente di Mariupol”.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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