Collegati con noi

Cronache

“Sette raid armati in pizzeria in 5 anni e ieri potevano ucciderci, sindaco de Magistris ci aiuti per favore” la denuncia choc di un pizzaiolo della zona occidentale di Napoli

Pubblicato

del

“Non ho paura. Ho rabbia in corpo. E sono deluso dalle istituzioni”. Marco Pellone, pizzaiolo, 34 anni,  ha una pizzeria in via Mario Gigante, alla Loggetta, quartiere di Soccavo. Porta il nome della famiglia. Pizzerie Pellone. Pizza buona. Gente buona. Una famiglia che lavora da sempre e da da sempre del bene nel quartiere. Una pizzeria che spesso è frequentata anche da calciatori, anche non più in attività. Qui mangiano la pizza i fratelli Cannavaro quando sono a Napoli. Da Pellone ci andava Bagni, Giordano. E ci va tanta gente comune. Per fortuna. Siamo  nella zona occidentale di Napoli. Non esattamente un’oasi di serenità oramai. Ma c’è gente onesta che vuole e deve lavorare per campare onestamente. Marco Pellone ci racconta di una rapina subita in pizzeria. Dice: ma non capita solo a lui. Sì, è vero. Ma capita spesso a lui. Capita spessissimo alla sua pizzeria di subire assalti. Capita che è quasi sempre lo stesso rapinatore. E capita che i metodi siano di una violenza inaudita. In un mese due rapine. In cinque anni sette raid in pizzeria.  Forse non siamo di fronte ad un caso strano ma a qualcosa di mirato, unico. L’altra sera si è sfiorata la tragedia. Chi è entrato pistola in pugno è stato affrontato a mani nude dal papà di Marco Pellone. Più che coraggio è disperazione, non poterne proprio più di fronte a chi ogni tanto ti usa come un bancomat. Viene, fa razzie e se ne va.

Quando in pizzeria c’è stata la colluttazione ed è uscito anche Marco Pellone dalla cucina, il delinquente ha puntato la pistola e con voce ferma ha detto che avrebbe ucciso se non fosse uscito con l’incasso. Ha preso l’incasso e se n’è andato.  “Ho avuto il sangue freddo di ragionare, per fortuna. Ho pensato alla vita di mio padre, a quella dei clienti, alla vita di mia moglie, ai miei figli. Gli ho consegnato i 500 euro in cassa e se n’è andato. Fuori c’era uno scooter ad aspettarlo. Ho denunciato anche questa rapina” dice Marco Pellone, con amarezza. “Sa che cosa mi fa stare male? Ho riconosciuto la stessa voce della rapina precedente. Il cappuccio mi impedisce di riconoscerlo, ma la voce è quella, è inconfondibile”. L’ho descritto a polizia e ai carabinieri. “È un uomo, avrà 30/35 anni, è alto circa 1,75/1,80, napoletano. Ho riconosciuto la voce, l’accento. Saprei riconoscerla tra mille voci”. Che cosa chiede questo ragazzo di 34 anni, napoletano, pizzaiolo, che vuole vivere onestamente e dare una vita dignitosa alla sua famiglia in questa città? “Io non ho mai chiesto nulla a Napoli. Ho sempre dato qualcosa a Napoli. È la mia città e voglio restare qua. Vorrei che la Loggetta fosse un quartiere normale, come lo era anni fa. Oggi è in uno stato di degrado, abbandono, non c’è sicurezza. Manca la presenza fissa delle forze dell’ordine” spiega Marco Pellone. Gli abbiamo chiesto: vuole fare un appello alle istituzioni? Risposta: “io ho rispetto per le istituzioni, le istituzioni ne abbiamo per noi”. “Ecco, mi appello al sindaco de Magistris. Venga in pizzeria, a mangiare una pizza da noi. Venga nel quartiere. Ascolti la voce dei suoi concittadini. Qui c’è molta sofferenza. C’è troppa insicurezza, troppo degrado. Lei può fare anche poco, ma quel poco che potrà e vorrà fare per noi della Loggetta è tanto” dice Marco Pellone.

Advertisement

Cronache

Il divorzio Totti-Blasi, affido condiviso per i Rolex

Pubblicato

del

Adesso è definitivo: nel divorzio tra Francesco Totti e Ilary Blasi i quattro Rolex della discordia saranno in ‘affido condiviso’. Cioè i preziosi orologi rimarranno nella custodia della conduttrice, ma anche l’ormai ex marito potrà utilizzarli. Insomma: i due dovranno mettersi d’accordo. A deciderlo è stato il Tribunale Civile di Roma, che ha confermato quanto era già stato deciso in via interlocutoria nel 2023, mettendo fine, almeno per ora, a uno degli aspetti della separazione della coppia vip che più aveva fatto discutere gli appassionati di gossip.

Si parla di quattro Rolex Daytona, del valore di circa 80mila euro. Dei veri gioielli, dunque, che inizialmente erano rimasti a Blasi dopo la fine della relazione con l’ex capitano della Roma. Totti, da parte sua, ne aveva chiesto la restituzione. Una vicenda che aveva tenuto banco sulla stampa specializzata, due anni fa, e che era stata alimentata anche dalle provocazioni reciproche dei due ex coniugi. Blasi aveva persino postato un video sui social in cui prendeva in giro l’ex e in cui si immortalava davanti al negozio della Rolex nel centro storico della Capitale. Per quella provocazione si vide recapitare anche una multa per la sosta vietata della sua Smart dalla polizia locale di Roma: 42 euro.

Poca cosa, in realtà, per la popolarissima showgirl, rispetto al valore dei lussuosi orologi. Salomonica quindi la decisione del giudice: i Rolex della discordia devono rimanere nella disposizione di entrambi gli ex coniugi, ed entrambi potranno usarli, ha deciso il magistrato dopo la lettura dei documenti messi a disposizione dalla coppia. Ora le parti dovranno trovare un accordo per l’utilizzo condiviso degli orologi. Con la chiusura di questa fase, resta aperta la possibilità per entrambe le parti di impugnare il provvedimento

La decisione del Tribunale di Roma però riguarda la causa ‘possessoria’, e non già dunque la proprietà ma la disponibilità degli orologi. E anzi la proprietà degli orologi potrebbe scrivere un altro capitolo della saga Totti-Blasi, destinata ancora a guadagnarsi le prime pagine dei rotocalchi: lo scorso maggio la conduttrice era stata fotografata dal settimanale ‘Chi’ sul lago di Como con l’imprenditore tedesco Bastian Muller, col quale ha una relazione. Muller, a quanto pare, avrebbe chiesto a Blasi di sposarla. Ma prima di poterlo fare, Ilary dovrà concludere le pratiche di divorzio con l’ex Pupone.

Continua a leggere

Cronache

Strage del Ponte Morandi di Genova, il pm: schede su controlli copiate e incollate

Pubblicato

del

Copia e incolla e per giunta fatti male: erano fatte così, secondo l’accusa, le Rimt, ovvero le prove riflettometriche, i cui report servivano poi a programmare la eventuale manutenzione. E’ quanto sostenuto, in sintesi, dal pm Marco Airoldi, che con il collega Walter Cotugno, sta portando avanti la requisitoria nel processo a carico di 57 imputati per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). Per dimostrarlo l’accusa ha citato la relazione del 2011 sui controllo della pila 9, quella crollata, lato mare. Quella relazione “riporta esiti di precedenti Rimt: inizia con ‘7.1 considerazioni pila 9 lato monte’ e mette questo sul lato mare.

Nella seconda riga riscrivono lato monte. Stessa cosa per la pila 10. Ma non hanno sbagliato a scrivere monte e parlano di valle, hanno proprio preso un pezzo della relazione lato monte e l’hanno incollata. Qualcuno se ne accorge e nella relazione successiva, nel 2013, sostituiscono le parole ma lasciando gli errori nelle righe dopo”. All’udienza di oggi, il pubblico ministero Airoldi ha anche parlato del calo delle spese per le manutenzioni. Come per esempio nel 2012 o nel 2016: nelle rispettive note alle relazioni di bilancio si parla di decremento delle prestazioni edili e professionali oltre che per la manutenzione sulla rete autostradale. Il motivo di tali risparmi era dovuto, per l’accusa, al fatto che non c’era più l’aumento indiscriminato dei pedaggi. E così, per sopperire, da un lato avevano più entrate dall’aumento del traffico e dall’altro perché ritardavano i lavori spalmando i costi.

Continua a leggere

Cronache

Il questore di Parma sull’aggressione ai tifosi del Napoli: “Risposta puntuale e decisa dello Stato”

Di Domenico ringrazia la Digos e respinge le critiche sulla gestione dell’ordine pubblico

Pubblicato

del

Volevo ringraziare la Digos per l’attività investigativa, ma anche gli operatori delle volanti e i vigili urbani che sono subito intervenuti sul posto”. Con queste parole il questore di Parma Maurizio Di Domenico ha commentato le indagini sull’aggressione avvenuta ai danni di un gruppo di tifosi del Napoli da parte di ultras parmigiani. Un episodio che ha suscitato clamore e critiche, soprattutto in relazione alla gestione della sicurezza durante i festeggiamenti per lo scudetto del club partenopeo.

L’agguato definito “sgradevole”

Il questore ha definito l’episodio uno “sgradevole agguato”, respingendo indirettamente le accuse di mala gestione dell’ordine pubblico e sottolineando la prontezza della risposta istituzionale. “La risposta della Procura è stata puntuale, decisa e soprattutto in tempi molto brevi”, ha dichiarato, richiamandosi alle parole del procuratore capo di Parma Alfonso D’Avino.

Difesa dei principi democratici

Di Domenico ha inoltre ribadito l’importanza del rispetto delle regole democratiche: “Siamo uno Stato democratico, principi fondamentali sono manifestare il pensiero e la libertà di unirsi pacificamente, senza armi soprattutto”. Un richiamo netto alla legalità e alla necessità che ogni manifestazione, anche sportiva, si svolga senza violenza e nel rispetto delle libertà costituzionali.

(Immagine realizzara con sistemi di Ia)

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto