«Gli embrioni abbandonati sono vita, non possiamo permettere che vadano perduti o usati per la sperimentazione. Sarebbe un omicidio». È un passaggio forte e diretto quello che Papa Francesco ha confidato a Sergio Alfieri, primario di chirurgia oncologica addominale del Gemelli e suo medico personale, in un colloquio a gennaio. Alfieri lo rivela in un’intervista al Corriere della Sera, parlando per la prima volta di un desiderio del Pontefice che ora si impegna a realizzare: promuovere l’adozione degli embrioni crioconservati.
L’ultima visita e la morte serena
«Sabato prima di Pasqua l’ho visto per l’ultima volta. Stava bene, mi disse che aveva ripreso a lavorare con piacere», racconta Alfieri. Il giorno dopo, domenica di Pasqua, Francesco ha benedetto i fedeli con l’Urbi et Orbi. Poi, improvvisamente, il malore nella notte tra domenica e lunedì.
«Mi ha chiamato il suo assistente sanitario, Massimiliano Strappetti, alle 5.30: “Il Santo Padre sta male”. Quando sono arrivato a Santa Marta era già in coma. Non rispondeva a nessuno stimolo, nemmeno doloroso. Ho capito che non c’era più nulla da fare. Era spirato poco dopo».
Il segreto dell’intervento e la benedizione alle mani
Il legame tra Alfieri e Francesco si è cementato nel 2021, quando il Papa lo scelse per una delicata operazione all’addome. Tutto fu organizzato nel massimo riserbo. «Mi disse: “Arriverò domenica dopo l’Angelus. Se si saprà qualcosa, non mi opero”. E così è stato».
Un episodio toccante: «Pochi minuti prima dell’intervento, mi chiamò nella sua stanza e mi benedisse le mani. Un momento che ha segnato la mia vita. Era come se volesse dirmi: “Adesso il tuo lavoro deve avere un cuore dentro. Da oggi hai una responsabilità in più”».
Gli ultimi desideri: l’adozione degli embrioni e il salvataggio del Fatebenefratelli
Uno degli ultimi progetti condivisi con Francesco riguarda la questione degli embrioni abbandonati: «Con il Ministero della Salute si stava valutando una procedura per consentire l’adozione. Il Papa era determinato. Ora toccherà a me provare a portare avanti questo suo desiderio».
Non è stata l’unica battaglia: Alfieri rivela che Papa Francesco ha salvato il Fatebenefratelli all’Isola Tiberina da una vendita che lo avrebbe trasformato in una struttura non cattolica. «C’erano 200 milioni di debiti. Con due telefonate, una al cardinale Zuppi e una al cavalier Del Vecchio, trovò i fondi. Disse: “È la provvidenza”. Quando li feci incontrare, fu commovente: due anziani che si capivano subito».
Un Papa determinato fino all’ultimo
Francesco ha voluto salutare tutti i medici che lo avevano curato. «Mi disse: “Li incontro mercoledì”. Non volle aspettare. È come se sapesse che doveva fare tutto ciò che era importante prima della fine».
Anche durante il secondo intervento, tenuto segreto, tornò al Gemelli per testimoniare l’importanza della sanità pubblica e cattolica.
«Ha vissuto e si è speso fino all’ultimo istante», conclude Alfieri. «Mi sento un uomo fortunato. Quella mattina gli ho dato una carezza. È stato il mio ultimo saluto».