È Pasqua oggi, e invio il mio augurio a tutti i lettori di juorno.it. Il Sepolcro è scoperchiato a Gerusalemme. Cristo è risorto. E’ tornato dal Padre. Ci ha lasciati, dicono i testi e le liturgie, ma non ci ha abbandonati.
Come non pensare, oggi, anche ai Sepolcri foscoliani, che tutti noi abbiamo incontrato sui banchi di scuola? Rivisitiamo la vicenda: è istruttivo, in questa Pasqua di pandemia.
L’editto napoleonico di Saint Cloud arriva in Italia nel 1806, due anni dopo la sua emanazione, come “Decreto portante il Regolamento di polizia medica”. Dice che i defunti devono essere sepolti non più nelle chiese, sinagoghe, ospedali o in edifici chiusi, bensì fuori dalla cinta di borghi e città. E’ un provvedimento di sanità pubblica, dunque, punto d’arrivo di politiche intese ad arginare in qualche modo le febbri, pestilenze, morbi, insomma le epidemie che durante tutto il Settecento hanno afflitto e continuano nel nuovo secolo ad affliggere l’Europa con focolai di morbilità più o meno estesi. Contro di essi la scienza medica è largamente impotente e la cognizione anti-epidemica continua ad essere, fin dal tempo della peste nera (1346 e seguenti), una cultura di igiene collettiva, di sanità pubblica, che si confonde dunque, né più né meno, con una “misura di polizia”.
Esattamente come oggi: la sanità pubblica, con il suo apparato di divieti, proibizioni, rigidità, confinamenti, permessi selettivi, zone colorate, coprifuoco, controlli, prevale sulla cura medica, del tutto insufficiente contro il Covid 19.
Come dite? Il vaccino? Certo, oggi abbiamo il vaccino, che ha tuttavia una natura ibrida. Da un lato, si tratta di un farmaco, certamente, e quindi di una risorsa medica fondamentale per lottare contro le morbilità attraverso l’attivazione e il sostegno immunitario. Dall’altro, si tratta di un dispositivo di sanità pubblica in quanto ha a che fare con l’arresto o il rallentamento del contagio nonché l’attenuazione dell’aggressività delle patologie innescate dal virus. Di più, per avere realmente successo il vaccino deve essere somministrato in modo non solo medicalmente corretto, ma altresì rapido, e secondo una metodologia efficiente, ossia chiara nelle procedure, verificabile nei risultati e adattativa, conformemente alle indicazioni di un ben determinato Piano Vaccinale. Cioè, ancora una volta, una misura ibrida, avente carattere clinico e, allo stesso tempo, di salute pubblica.
Ma torniamo al carme “Dei Sepolcri” di Ugo Foscolo che come sappiamo ha molto a che fare con l’editto di Saint Cloud e, inevitabilmente, con “l’esprit des lois”, ossia con il contenuto ideologico delle norme giuridiche. L’editto, infatti, accanto ad obiettivi di salute pubblica pone anche un obiettivo di uguaglianza sociale da realizzarsi attraverso l’uniformizzazione delle sepolture, la quale rende pertanto tutti i cittadini pari di fronte alla morte. Salvo, naturalmente, casi speciali, di cui si occupano speciali commissioni. Le famose deroghe, insomma, che vanificano la massima secondo cui: “la legge è uguale per tutti”.
Detto fatto: epidemie, incipiente igienismo urbano, incubi delle pestilenze incombenti, dolore, morte, tutto questo passa in secondo piano rispetto al contenuto ideologico dell’editto di Saint Cloud, e ai suoi risvolti politici. Lo stesso Foscolo, si capisce, non avrebbe scritto il magnifico poema che ha scritto su un piatto decreto di polizia medica. Tendenzialmente favorevole all’ideologia illuminista del “tutti uguali di fronte alla morte”, il poeta cambia opinione –pare in seguito a una discussione con Ippolito Pindemonte nel salotto letterario di Isabella Teotochi Albrizzi, a Venezia- e scrive quel componimento appassionato e ammonitore, “finché il sole, risplenderà su le sciagure umane”.
La lunga storia delle epidemie presenta motivi ricorrenti: sofferenze, decessi, invocazioni, fideismi, complottismi, crisi economiche, sconvolgimenti dei rapporti sociali. E conflitti: scientifici, culturali, etici. La logica cede di fronte alla retorica. I nuclei forti delle decisioni pubbliche passano in secondo piano di fronte alle passioni politiche.I numeri? Contano, si capisce: ma perdono le loro pretese assolutistiche, diventano grandezze valutative, se così si può dire, e tutti sono autorizzati a dire la loro, quando si tratta di opinioni….
Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.
La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.
Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.
La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.
Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.
Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.
“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.
Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.
La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.
L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.
Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.
L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).
Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.
“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.