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Segnali di guerra in Medio Oriente, dopo le minacce dell’Iran a Trump la portaerei Nimitz rimane in zona

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Il Pentagono ha ordinato alla portaerei Nimitz di rimanere nel Medio Oriente a causa delle minacce dell’Iran contro il presidente Donald Trump e funzionari dell’amministrazione Usa: la decisione giunge solo tre giorni dopo l’ordine di far rientrare la nave in patria come segnale per allentare le crescenti tensioni con Teheran. Lo ha reso noto ieri sera il vice ministro della Difesa, Christopher C. Miller, secondo quanto riporta il New York Times. Le agenzie di intelligence americane ritengono da mesi, commenta il giornale, che l’Iran voglia colpire funzionari Usa per vendicare l’uccisione a Baghdad del generale iraniano Qassem Suleimani da parte degli Stati Uniti un anno fa.

Qassem Soleimani. Il capo dei Pasdaran iraniani ucciso dagli americani sul suolo dell’Iraq nel corso di un attacco

L’Iran dal canto suo conferma che risponderà all’uccisione un anno fa da parte degli Stati Uniti del generale iraniano Qasem Soleimani nel momento che riterrà più opportuno. E Teheran non ha chiesto nulla agli Hezbollah libanesi. Lo ha detto nelle ultime ore il segretario generale dello stesso movimento armato libanese vicino alla Repubblica islamica. In un discorso trasmesso in diretta tv, Nasrallah ha celebrato il primo anniversario dell’uccisione, in un raid aereo americano a Baghdad, del generale Soleimani, per anni a capo della Brigata Qods dei Pasdaran iraniani, e del leader sciita iracheno Abu Mahdi al Muhandis, esponente di spicco del fronte filo-iraniano in Iraq. “Per tutto questo anno e persino in questi ultimi giorni una profonda inquietudine ha segnato il Medio Oriente. Gli israeliani hanno annunciato di aver innalzato il livello di allerta in occasione delle celebrazioni di questo primo anniversario”, ha detto Nasrallah che parlava da una localita’ non meglio precisata. Mente cresce la tensione  l’Iran ha avviato l’arricchimento dell’uranio al 20% nell’impianto nucleare di Fordo, nei pressi della città santa sciita di Qom, 200 km a sud-ovest di Teheran. La decisione, anticipata nei giorni scorsi, comporta un significativo superamento dei limiti previsti dall’accordo sul nucleare del 2015 (Jcpoa).  L’ordine di avviare le operazioni di ulteriore arricchimento e’ giunto dal presidente Hassan Rohani, secondo quanto riferito alla tv di stato dal portavoce del governo iraniano Ali Rabiei. La decisione e’ conseguenza di una legge approvata dal Parlamento di Teheran, controllato dai fondamentalisti avversari dell’attuale esecutivo, che impegna le autorita’ a una serie di misure di rafforzamento dell’attivita’ nucleare.

La scorsa settimana, l’Iran aveva informato l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) dell’imminenza della sua iniziativa nella struttura sotterranea. Attualmente, l’arricchimento registrato dell’uranio iraniano e’ al 4,5%, gia’ sopra il limite del 3,67% fissato dal Jcpoa. La Repubblica islamica aveva iniziato nel 2019 a ridurre i suoi impegni nell’ambito dell’intesa nucleare, in risposta al ritiro unilaterale degli Stati Uniti e alla mancata soddisfazione delle richieste di compensazione delle sanzioni americane ai partner europei. Prima dell’accordo del 2015, il progetto di arricchimento dell’uranio al 20% a Fordo era stato accompagnato da minacce israeliane di raid contro l’impianto. Il nuovo strappo giunge mentre restano forti le tensioni con gli Stati Uniti, nel timore di un’escalation negli ultimi giorni dell’amministrazione di Donald Trump, mentre il presidente eletto Joe Biden si e’ detto disponibile a riprendere il dialogo con Teheran e a un possibile ritorno di Washington all’accordo sul nucleare. Davanti a questa iniziativa Israele fa sapere che non permetterà all’Iran di “produrre armi atomiche”  ha ribadito il premier Benyamin Netanyahu .

Netanyahu ha poi denunciato che il regime degli ayatollah “continua a violare i propri impegni, a sviluppare anche sottoterra la capacita’ industriale di arricchire l’uranio”. “Tutto questo porta alla conclusione – ha sottolineato – che l’Iran cerca di sviluppare un progetto nucleare a fini militari”.

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Musk rifiuta di eliminare da X video dell’attacco a Sidney

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Elon Musk ha reagito all’ordine di un tribunale australiano di eliminare da X i video dell’attacco nella chiesa di Sidney dopo che il commissario per la eSafety dell’Australia ha chiesto un’ingiunzione. Il miliardario patron di Tesla ha risposto con un post sulla sua piattaforma accusando il premier Anthony Albanese di “censura”. “La nostra preoccupazione è che se qualsiasi Paese è autorizzato a censurare i contenuti di tutti i paesi, allora cosa impedirà a qualsiasi paese di controllare Internet?”

Musk ha detto che X farà appello contro l’ingiunzione australiana. “Abbiamo già censurato il contenuto in questione per l’Australia, in attesa di ricorso legale, ed è archiviato solo su server negli Stati Uniti”, ha aggiunto. Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha affermato che Musk è cieco di fronte all’angoscia causata dai video. “Faremo ciò che è necessario per affrontare questo miliardario arrogante che pensa di essere al di sopra della legge, ma anche al di sopra della comune decenza”, ha detto Albanese all’emittente pubblica Abc. “L’idea che qualcuno vada in tribunale per il diritto di pubblicare contenuti violenti su una piattaforma mostra quanto il signor Musk sia fuori dal mondo”, ha aggiunto.

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L’ambientalista indigeno Victorio Dariquebe assassinato nell’Amazzonia peruviana

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Un ambientalista indigeno, Victorio Dariquebe, è stato assassinato in una comunità amazzonica del Perù sudorientale dove lavorava come guardia forestale: lo riferiscono le autorità locali. L’uomo, dell’etnia Harakbut-Wachiperi, è stato aggredito nei pressi della riserva naturale di Amarakaeri, nella provincia di Manú.

“Riaffermiamo il nostro impegno affinché questo crimine non rimanga impunito e i responsabili siano individuati e ricevano tutto il peso della legge”, ha affermato il governo peruviano in una dichiarazione firmata da diversi ministeri. L’ambientalista “ha fatto un ottimo lavoro nella conservazione della riserva di Amarakaeri”, ha sottolineato l’Associazione interetnica della giungla peruviana (Aidesep) in un comunicato sui social, secondo cui Dariquebe “aveva ricevuto minacce”.

I popoli originari del Perù combattono l’estrazione illegale e si oppongono a una recente legge approvata dal Congresso che, a loro avviso, incoraggia la deforestazione. Secondo l’ong Global Witness, dal 2012 nel Paese sono stati uccisi almeno 54 difensori delle terre e dell’ambiente, di cui più della metà appartenevano a popolazioni indigene.

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Ucraina, Copenaghen: daremo a Kiev tutti gli F-16 concordati

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La Danimarca invierà all’Ucraina tutti gli aerei da caccia F-16 concordati in precedenza dai leader dei due paesi, ha detto l’ambasciatore danese Ole Egberg Mikkelsen. Parlando con l’emittente ucraina Liga, Mikkelsen ha detto che i jet saranno sicuramente consegnati a Kiev e che si tratta dell’intera flotta di F-16 della Danimarca, che ora è in fase di dismissione. Mikkelsen non ha tuttavia specificato il numero esatto di caccia che saranno inviati all’Ucraina. L’ambasciatore ha spiegato che la Danimarca sta dismettendo la sua flotta perché Copenaghen riceverà presto una nuova generazione di aerei, gli F-35.

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