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Cronache

Sea Watch tenta il blitz per ormeggiare a Lampedusa e far sbarcare i migranti, bloccata dai finanzieri: parlamentari a bordo

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Dopo 24 ore di blocco, intorno alle 15 la Sea Watch 3 punta verso il porto di Lampedusa decisa ad entrare. Ma viene bloccata a poche centinaia di metri da terra. Le Fiamme Gialle salgono a bordo chiedendo alla comandante Carola Rackete, di pazientare perchè “la situazione si sta sbloccando”. Sulla nave anche una delegazione di parlamentari che promettono di non scendere finché i 42 migranti non verranno fatti arrivare sull’isola. Nessuna apertura dall’Olanda, mentre la Commissione europea chiede agli Stati membri solidarietà: ma una soluzione con un’eventuale redistribuzione, avverte il commissario Dimitris Avramopoulos, “ci sarà solo con lo sbarco”. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini tiene tuttavia la paletta alzata: “non si sbarca”. Ed i Carabinieri sono schierati sul molo. I legali della ong tentano anche la carta dell’esposto alla procura di Agrigento, che per ora tace. Giornata convulsa quindi sulla Sea Watch 3. “A bordo c’e’ disperazione” tra i naufraghi da due settimane in mare.

“Qualcuno ha minacciato di buttarsi in acqua. Abbiamo aspettato una notte, non possiamo aspettare ancora”, fanno sapere dalla ong. Intorno alle 14, dunque, passate 24 ore dall’arrivo in acque italiane, la ‘Capitana’ accende i motori e si dirige verso il porto, comunicandolo alle autorità. Dal porto fanno sapere che non c’e’ posto. “Bene, vorrà dire che metteremo i migranti sui nostri gommoni e li porteremo a terra”, questo il piano di Rackete. Ma una motovedetta si avvicina alla Sea Watch 3 ed un gruppo di finanzieri sale a bordo invitando a spegnere il motore: “i nostri superiori ci hanno detto che dovete pazientare perchè probabilmente si sta sbloccando la situazione”, le parole rivolte alla comandante. Nel frattempo sulla nave sono saliti anche alcuni parlamentari decisi a portare solidarieta’: Graziano Delrio, Matteo Orfini e Davide Faraone del Pd, Riccardo Magi (+Europa) e Nicola Fratoianni (Sinistra italiana). Ed un gruppo di giornalisti. Mentre questi ultimi vengono poi riportati a terra, i parlamentari restano a bordo.

“Non scendiamo finche’ non scendono anche i migranti”. Ed il braccio di ferro continua, mentre il titolare del Viminale irride i 5 parlamentari: “prendano il sole, si godano la vacanza, chi se ne frega”. Le aperture dall’Europa non arrivano. Anzi, l’Olanda – Stato di bandiera della Sea Watch – chiude la porta in faccia all’Italia. “Condividiamo le preoccupazioni riguardo alle azioni della nave – fa sapere la ministra olandese alle migrazioni Ankie Broekers-Knol – ma non significa che prenderemo anche i migranti”. “Con il governo olandese non finisce qui”, replica infuriato Salvini. Mentre Conte ha in programma un incontro con il collega olandese Rutte: “lo invitero’ a valutare il comportamento di una nave che batte bandiera di quel Paese”. Ed il premier ha nel mirino anche Carola Rackete, il cui comportamento, osserva, “e’ di una gravita’ inaudita. A questo punto la responsabilita’ non e’ piu’ della politica ma della magistratura italiana”. Proprio ai magistrati della procura agrigentina si sono rivolti i legali di Sea Watch con un esposto affinche’ si valutino “eventuali condotte di rilevanza penale” da parte delle “autorita’ marittime e portuali preposte alla gestione delle attivita’ di soccorso” e per chiedere che venga valutata “l’adozione di tutte le misure necessarie” per consentire lo sbarco dei migranti “e porre fine alla situazione di gravissimo disagio” cui sono sottoposti. Ma, mentre il caso Sea Watch e’ un vero affare di Stato e le forze dell’ordine sono schierate per impedire la discesa a terra dei migranti soccorsi, a Lampedusa continuano ad arrivare indisturbati i barchini dei cosiddetti ‘sbarchi fantasma’: in una settimana oltre 150 persone sono giunte sull’isola nonostante la politica dei porti chiusi.

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Il divorzio Totti-Blasi, affido condiviso per i Rolex

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Adesso è definitivo: nel divorzio tra Francesco Totti e Ilary Blasi i quattro Rolex della discordia saranno in ‘affido condiviso’. Cioè i preziosi orologi rimarranno nella custodia della conduttrice, ma anche l’ormai ex marito potrà utilizzarli. Insomma: i due dovranno mettersi d’accordo. A deciderlo è stato il Tribunale Civile di Roma, che ha confermato quanto era già stato deciso in via interlocutoria nel 2023, mettendo fine, almeno per ora, a uno degli aspetti della separazione della coppia vip che più aveva fatto discutere gli appassionati di gossip.

Si parla di quattro Rolex Daytona, del valore di circa 80mila euro. Dei veri gioielli, dunque, che inizialmente erano rimasti a Blasi dopo la fine della relazione con l’ex capitano della Roma. Totti, da parte sua, ne aveva chiesto la restituzione. Una vicenda che aveva tenuto banco sulla stampa specializzata, due anni fa, e che era stata alimentata anche dalle provocazioni reciproche dei due ex coniugi. Blasi aveva persino postato un video sui social in cui prendeva in giro l’ex e in cui si immortalava davanti al negozio della Rolex nel centro storico della Capitale. Per quella provocazione si vide recapitare anche una multa per la sosta vietata della sua Smart dalla polizia locale di Roma: 42 euro.

Poca cosa, in realtà, per la popolarissima showgirl, rispetto al valore dei lussuosi orologi. Salomonica quindi la decisione del giudice: i Rolex della discordia devono rimanere nella disposizione di entrambi gli ex coniugi, ed entrambi potranno usarli, ha deciso il magistrato dopo la lettura dei documenti messi a disposizione dalla coppia. Ora le parti dovranno trovare un accordo per l’utilizzo condiviso degli orologi. Con la chiusura di questa fase, resta aperta la possibilità per entrambe le parti di impugnare il provvedimento

La decisione del Tribunale di Roma però riguarda la causa ‘possessoria’, e non già dunque la proprietà ma la disponibilità degli orologi. E anzi la proprietà degli orologi potrebbe scrivere un altro capitolo della saga Totti-Blasi, destinata ancora a guadagnarsi le prime pagine dei rotocalchi: lo scorso maggio la conduttrice era stata fotografata dal settimanale ‘Chi’ sul lago di Como con l’imprenditore tedesco Bastian Muller, col quale ha una relazione. Muller, a quanto pare, avrebbe chiesto a Blasi di sposarla. Ma prima di poterlo fare, Ilary dovrà concludere le pratiche di divorzio con l’ex Pupone.

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Strage del Ponte Morandi di Genova, il pm: schede su controlli copiate e incollate

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Copia e incolla e per giunta fatti male: erano fatte così, secondo l’accusa, le Rimt, ovvero le prove riflettometriche, i cui report servivano poi a programmare la eventuale manutenzione. E’ quanto sostenuto, in sintesi, dal pm Marco Airoldi, che con il collega Walter Cotugno, sta portando avanti la requisitoria nel processo a carico di 57 imputati per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). Per dimostrarlo l’accusa ha citato la relazione del 2011 sui controllo della pila 9, quella crollata, lato mare. Quella relazione “riporta esiti di precedenti Rimt: inizia con ‘7.1 considerazioni pila 9 lato monte’ e mette questo sul lato mare.

Nella seconda riga riscrivono lato monte. Stessa cosa per la pila 10. Ma non hanno sbagliato a scrivere monte e parlano di valle, hanno proprio preso un pezzo della relazione lato monte e l’hanno incollata. Qualcuno se ne accorge e nella relazione successiva, nel 2013, sostituiscono le parole ma lasciando gli errori nelle righe dopo”. All’udienza di oggi, il pubblico ministero Airoldi ha anche parlato del calo delle spese per le manutenzioni. Come per esempio nel 2012 o nel 2016: nelle rispettive note alle relazioni di bilancio si parla di decremento delle prestazioni edili e professionali oltre che per la manutenzione sulla rete autostradale. Il motivo di tali risparmi era dovuto, per l’accusa, al fatto che non c’era più l’aumento indiscriminato dei pedaggi. E così, per sopperire, da un lato avevano più entrate dall’aumento del traffico e dall’altro perché ritardavano i lavori spalmando i costi.

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Il questore di Parma sull’aggressione ai tifosi del Napoli: “Risposta puntuale e decisa dello Stato”

Di Domenico ringrazia la Digos e respinge le critiche sulla gestione dell’ordine pubblico

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Volevo ringraziare la Digos per l’attività investigativa, ma anche gli operatori delle volanti e i vigili urbani che sono subito intervenuti sul posto”. Con queste parole il questore di Parma Maurizio Di Domenico ha commentato le indagini sull’aggressione avvenuta ai danni di un gruppo di tifosi del Napoli da parte di ultras parmigiani. Un episodio che ha suscitato clamore e critiche, soprattutto in relazione alla gestione della sicurezza durante i festeggiamenti per lo scudetto del club partenopeo.

L’agguato definito “sgradevole”

Il questore ha definito l’episodio uno “sgradevole agguato”, respingendo indirettamente le accuse di mala gestione dell’ordine pubblico e sottolineando la prontezza della risposta istituzionale. “La risposta della Procura è stata puntuale, decisa e soprattutto in tempi molto brevi”, ha dichiarato, richiamandosi alle parole del procuratore capo di Parma Alfonso D’Avino.

Difesa dei principi democratici

Di Domenico ha inoltre ribadito l’importanza del rispetto delle regole democratiche: “Siamo uno Stato democratico, principi fondamentali sono manifestare il pensiero e la libertà di unirsi pacificamente, senza armi soprattutto”. Un richiamo netto alla legalità e alla necessità che ogni manifestazione, anche sportiva, si svolga senza violenza e nel rispetto delle libertà costituzionali.

(Immagine realizzara con sistemi di Ia)

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