Gioco di squadra e ampio spazio alla creativita’. Sono questi i due binari su cui si stanno muovendo questi “speciali” esami di terza media del 2020. Quest’anno, infatti, l’emergenza coronavirus ha avuto un forte impatto anche sulla prova conclusiva del primo ciclo scolastico. Pure gli studenti piu’ piccoli hanno dovuto affrontare un esame inedito: niente scritti ne’ orale “classico”, a loro e’ rimasta in piedi solo la tesina e un colloquio online incentrato sulla stessa. Modalita’ che, inevitabilmente, ha spiazzato in tanti. Per fortuna che, sulla strada, hanno trovato nei loro insegnanti dei veri alleati. A sostenerlo i 3500 ‘licenziandi’ intervistati da Skuola.net. Quelli che gia’ hanno discusso la tesina sono parecchi, quasi 4 su 10, a testimoniare come le scuole si siano prontamente organizzate. Sia loro sia quelli che si sottoporranno al giudizio del Consiglio di classe nelle prossime settimane (ne manca all’appello circa il 60%) in larga parte raccontano di come i professori siano stati il vero valore aggiunto della loro preparazione. Partendo dall’assegnazione dell’argomento: la stragrande maggioranza – piu’ di 6 su 10 – ha potuto sviluppare il suo tema preferito e un altro terzo lo ha concordato assieme ai docenti. Alla fine, appena il 10% ha dovuto lasciar decidere l’insegnante (ma qualcuno lo potrebbe aver fatto volutamente, per assenza di idee). Argomenti che, inoltre, si prestano a tantissime letture differenti: solo la meta’ ha preso spunto dalle materie tradizionali, gli altri hanno affrontato temi generali e interdisciplinari (come il sogno, la vita, il tempo, la donna, la natura, ecc.).
Anche sul formato di presentazione, gli studenti in uscita dalle scuole medie hanno spesso avuto ‘carta bianca’: 1 su 4 non ha avuto indicazioni specifiche e ha potuto (o potra’) scegliere la modalita’ preferita. L’approccio innovativo ha avuto la meglio: a piu’ del 40% e’ stato infatti chiesto di fare una presentazione in powerpoint o un progetto multimediale, piu’ pratici da mostrare online. Piu’ indietro la classica tesina scritta: e’ stata assegnata a circa 1 ragazzo su 5. Cosi’ come solo 1 su 10 si e’ dovuto cimentare con altri due formati tipici delle tesine: la mappa concettuale e il percorso multidisciplinare. Ma la collaborazione offerta dai professori non si e’ limitata al momento dell’ideazione dell’elaborato. Si e’ dipanata (e lo sta facendo ancora) per tutte le fasi della preparazione: piu’ di 8 su 10 raccontano di aver trovato insegnanti disponibili, la maggior parte di loro pronta a rispondere ai loro dubbi o a dare suggerimenti in qualsiasi momento (gli altri hanno fissato degli appuntamenti online durante i quali correggere la tesina). Se queste erano le premesse, ovvio che il clima disteso si replicasse poi nel momento della discussione vera e propria: tra quelli che hanno gia’ fatto l’orale, praticamente il 90% dice di essere stato aiutato dai prof (se non da tutti almeno dalla maggior parte). Forse pure per questo il 78%, a conti fatti, si e’ trovato a proprio agio con la modalita’ online. E secondo il 38% e’ andata addirittura meglio di come sarebbe andata se avesse dovuto affrontare l’esame in presenza. Un colloquio che, per venire ulteriormente incontro i ragazzi, e’ durato relativamente poco: per il 62% si e’ concluso in massimo mezz’ora. Peccato per i problemi tecnici che, purtroppo, non sono mancati: il 38% riporta di qualche disguido risolto in fretta ma 1 su 5 ha addirittura dovuto interrompere e riprendere l’orale per via dei salti di connessione. Una ‘festa’ rovinata anche dai furbacchioni: la meta’ dei ‘licenziandi’ durante la relazione ha approfittato della distanza per prendere una scorciatoia (appunti, ricerche su internet, suggerimenti di parenti). E un altro 35%, nonostante il maggior tempo a disposizione, si sta organizzando per farlo quando tocchera’ a lui.
In Italia nel 2023 la percentuale di consumo illecito di tabacchi si attesta all’1,8%, in calo dell’0,5 rispetto all’anno precedente con una perdita erariale di circa 219 milioni di euro. Sono alcuni dei dati al centro di un incontro a Roma sul commercio illecito nel settore dei tabacchi promosso nell’ambito del Tavolo M.a.c.i.s.t.e. (Monitoraggio Agromafie Contrasto Illecito Settori Tabacchi ed E-cig) dalla Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema alimentare, in collaborazione con Philip Morris Italia. L’evento ‘Un brutto vizio: il commercio illecito nel settore dei tabacchi’ si è tenuto presso la sede nazionale di Coldiretti, a Palazzo Rospigliosi e ha rappresentato un’occasione per gli esperti nazionali del settore di analizzare e discutere le ultime evidenze relative al fenomeno, insieme alle misure di contrasto adottate dagli attori coinvolti.
Al centro del dibattito, riporta una nota di Coldiretti – gli ultimi dati del Rapporto KPMG sul consumo illecito di sigarette in Europa, commissionato da Philip Morris Product SA, che hanno evidenziato come in un quadro europeo di sostanziale peggioramento del fenomeno illecito, con 35,2 miliardi di sigarette illecite consumate (8,3% del consumo totale) e 11,6 miliardi di euro di mancante entrate fiscali, l’Italia si confermi anche nel 2023 una best practice nel contrasto al fenomeno. La percentuale di consumo illecito è infatti ulteriormente diminuita, arrivando all’1,8% del totale (-0,5% vs 2022), per quanto la perdita stimata di entrate fiscali ammonti alla cifra considerevole di circa 219 milioni di euro. “Impressionante” il confronto con alcuni Paesi come la Francia – dove il consumo illecito di sigarette nel 2023 si è attestato alla percentuale record del 33% – caratterizzati da approcci regolatori e fiscali particolarmente restrittivi.
E’ in corso a Castel Volturno (Caserta) lo sgombero, per il momento senza problemi di ordine pubblico, di Parco Saraceno, complesso abusivo edificato negli anni 70 dalla famiglia di costruttori Coppola e dove vivono attualmente una quindicina di famiglie, quasi tutte occupanti senza titolo, con qualcuno che però è proprietario dell’appartamento.
Lo sgombero è stato ordinato dal sindaco Pasquale Marrandino dopo il sopralluogo effettuato nei giorni scorsi da Vigili del Fuoco e Carabinieri su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere, che ha confermato le pessime condizioni igienico-sanitarie e strutturali del complesso, dove da anni non si fa manutenzione, e che dunque rappresenta un pericolo per l’incolumità di coloro che vi abitano. Alle operazioni di sgombero, coordinate dalla Questura di Caserta, partecipano oltre alla Polizia di Stato, anche Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Polizia locale di Castel Volturno.
Parco Saraceno, trenta palazzine di tre piani che ospitò inizialmente per circa quindici anni le famiglie di militari americani che lavoravano alla base Nato di Agnano, per poi diventare dimora di famiglie senza casa e di migranti, ha rappresentato negli anni l’emblema della mancata riqualificazione di Castel Volturno, prevista da un contratto di programma del 2003 che avrebbe dovuto cambiare il volto del comune del litorale domitio, facendolo diventare la “Rimini del Sud”. Nella zona di Parco Saraceno in particolare doveva essere realizzato, sulla base di un project financing presentato dalla famiglia Coppola, un porto turistico, ma le opere non sono mai partite; ma ora, con lo sgombero definitivo del complesso – negli anni ce ne sono stati diversi, l’ultimo nel 2018 – l’iter per l’avvio dei lavori del porto potrebbe sbloccarsi e la riqualificazione annunciata diventare realtà.
In quattro rischiano di finire sotto processo per la morte del giornalista Andrea Purgatori avvenuta a Roma nel luglio del 2023. Si tratta dei medici che lo ebbero in cura: il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, entrambi appartenenti alla sua equipe, e il cardiologo Guido Laudani. La Procura della Capitale ha chiuso l’indagine a loro carico, sono tutti accusati di omicidio colposo, e contesta “imperizia, negligenza e imprudenza” nelle cure del giornalista morto a causa di una endocardite infettiva. In particolare i magistrati di piazzale Clodio affermano che neuroradiologi non refertarono correttamente l’esame di risonanza magnetica dell’8 maggio 2023.
Un documento “redatto con grave imperizia, negligenza e imprudenza – si legge nell’atto di conclusioni delle indagini – posto che diagnosticava senza margini di dubbio una metastasizzazione cerebrale, in realtà mai verificatasi, e ometteva qualunque riferimento alla possibilità che le anomalie descritte fossero riferibili a lesioni di natura ischemica”. Gualdi, inoltre, “anche nella successiva interlocuzione con il paziente e i suoi familiari, nonché con gli altri sanitari coinvolti, rappresentava con forza, sulla base dell’errata diagnosi – proseguono i pm -, la necessità di avviare Purgatori a immediate cure radioterapiche per affrontare la grave e prioritaria emergenza metastatica cerebrale”.
Tutto ciò “non solo causando la sottoposizione del paziente a inutile e debilitante terapia, ma soprattutto determinando un serio sviamento nell’approccio diagnostico e terapeutico degli altri sanitari, anche per il mancato rilevamento di lesioni ischemiche la cui causa sarebbe stato necessario indagare senza ritardo”. L’atto di conclusioni delle indagini arriva a circa due mesi dalla perizia medico-legale disposta dal gip. I periti, senza mezzi termini, parlano di “una catastrofica sequela di errori ed omissioni”. Nel documento si afferma che “un corretto trattamento diagnostico-terapeutico avrebbe consentito al paziente Purgatori un periodo di sopravvivenza superiore a quanto ebbe a verificarsi.
La letteratura scientifica considera il tasso di sopravvivenza a un anno in misura dell’80% qualora l’endocardite venga tempestivamente adeguatamente trattata”. Nella perizia si aggiunge che l’endocardite “avrebbe potuto essere individuata più tempestivamente, per lo meno all’inizio del ricovero dal 10 al 23 giugno del 2023, od ancora prima, nella seconda età di maggio 2023 qualora i neuroradiologi avessero correttamente valutato l’esito degli accertamenti svolti l’8 maggio”.