Domani, 7 gennaio, e’ la giornata del rientro a scuola per 5 milioni di studenti dopo la pausa natalizia: torneranno in classe i bambini delle materne, delle elementari e i ragazzi delle medie di quasi tutta l’Italia, compresi gli studenti delle seconde e terze medie che in alcuni territori non hanno frequentato per diverse settimane prima di Natale perche’ in zone rosse o in Regioni i cui presidenti (come in Piemonte) avevano emanato ordinanze restrittive rispetto alla normativa nazionale. Domani sarebbero dovuti tornare a scuola anche i due milioni e mezzo di studenti delle scuole superiori che da settimane studiano a casa con la didattica a distanza. Tuttavia la data del loro rientro e’ slittata a lunedi’ 11 gennaio in 9 Regioni – nel fine settimana si aspettano i monitoraggi rispetto agli indici regionali di contagio – mentre nelle restanti il ritorno – al 50% – e’ spostato o al 18 gennaio (come in Piemonte e in Molise, dove il governatore Toma ha disposto la sospensione in presenza per gli studenti di tutti) o al 25 gennaio (come in Campania, dove anche i bambini dei primi due anni delle elementari inizieranno ad andare a scuola lunedi’ 11), o addirittura al 1 febbraio come in Veneto, Friuli Venezia Giulia, nelle Marche, in Calabria e probabilmente (e’ attesa l’ordinanza) anche in Sardegna. E mentre dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, arriva la proposta di vaccinare, dalla prossima settimana, solo gli insegnanti e fare tamponi agli studenti, in modo che si possano riaprire le scuole, in quanto basterebbero i vaccini di una settimana per tutto il corpo insegnante, anche nelle Regioni in cui tutto e’ pronto per il rientro a scuola dei ragazzi piu’ grandi da lunedi’ non mancano le incertezze, soprattutto in vista delle misure che dovranno essere inserite nel prossimo Dpcm che regola le attivita’ dal 16 gennaio. Non a caso, solo per fare un esempio, il direttore dell’ Ufficio scolastico Regionale del Lazio, Rocco Pinneri, nel rivolgersi ai presidi con una circolare, oggi evidenzia che “da lunedi’ 11 gennaio sino a sabato 16 gennaio, l’attivita’ proseguira’ garantendo almeno il 50% del tempo-scuola in presenza” per i ragazzi delle scuole superiori. Ma dal 18 gennaio “l’attivita’ proseguira’ secondo le indicazioni che saranno date con ulteriori provvedimenti legislativi o governativi, presumibilmente sempre in presenza per una percentuale del tempo-scuola in crescita sino al 75%”. Il malumore dei ragazzi e’ evidente: domani mattina sono previsti presidi e iniziative in tutta Italia organizzati dai Comitati e dagli studenti che da settimane chiedono il rientro a scuola e non ci stanno a nuovi rinvii. Solo nella capitale sono previste due manifestazioni: una alle ore 10 davanti a Montecitorio, organizzata dal Coordinamento dei Presidenti dei Consigli di Istituto del Lazio e a cui aderiscono i maggiori sindacati regionali della scuola, l’altra dalle 9 davanti al ministero dell’Istruzione voluta dal Comitato Priorita’ alla scuola che partecipera’ a flash mob in 19 citta’. “Le scuole vanno riaperte, siamo tutti d’accordo. Vanno riaperte in sicurezza anche evitando di vanificare i sacrifici fatti. Serve gradualita’, penso che andra’ sempre un po’ alternata la dad, per poi via via tornare alla normalita’”, dice il vicesegretario del Pd Andrea Orlando. La pensa diversamente il Movimento delle Sardine: “spostare l’apertura dal 7 all’11 gennaio, con ulteriori varianti regionali, e’ un pessimo segnale, un braccio di ferro che sa di presa in giro”. L’Associazione Nazionale Quadri delle Amministrazioni Pubbliche, che raccoglie i Direttori SGA e degli Assistenti amministrativi che lavorano nelle scuole, assicura che gli istituti sono pronti ad accogliere il 100% dei ragazzi. “Che il 2021 sia un anno di ripartenza, lavoro, scuola”, dice il leader della Lega, Matteo Salvini, annunciando di essere pronto a tornare in piazza. E per il 70% dei docenti che hanno partecipato ad una indagine Inapp, su un campione di 800 docenti, e’ meglio non tornare in classe e proseguire con la didattica a distanza fino al termine della pandemia.