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Spettacoli

Scorsese: ultima intervista del Papa per il cinema

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Papa Francesco ha dato a Martin Scorsese la sua “ultima intervista approfondita davanti a una telecamera”: le conversazioni dell’82enne regista di Silenzio, un film sui gesuiti in Giappone, con il primo papa gesuita della storia sono state filmate in Vaticano lo scorso dicembre e incluse nel documentario Aldeas – A New Story, il racconto di Scholas Occurrentes, una organizzazione no-profit fondata dallo stesso pontefice nel 2013, anno dell’elezione, per promuovere la “cultura dell’incontro” tra i giovani attraverso il cinema. Il film mostrerà giovani in Indonesia, Gambia e Italia che partecipano al programma e realizzano corti. E’ “radicato nella convinzione del papa sulla natura sacra della creativita’”, si legge in un comunicato diffuso dalla produzione.

Brani di colloqui tra Francesco e Scorsese saranno inseriti nella narrazione del film che non ha ancora una data di distribuzione. “Era importante per Francesco che gente di tutto il mondo scambiasse idee con rispetto pur preservando la loro identita’ culturale, e il cinema e’ il mezzo migliore a questo scopo”, ha detto Scorsese. Prima di morire il Papa aveva definito Aldeas “un progetto poetico perche’ va alle radici di cosa e’ la vita umana”. Scorsese, che e’ cattolico e molto vicino alla chiesa di Papa Francesco, e’ stato tra i primi a esprimere cordoglio lo scorso 21 aprile per la morte del pontefice. “E’ stata una perdita immensa per il mondo. Sono stato fortunato di conoscerlo e mi mancherà il suo calore e il suo affetto”, ha detto il regista, secondo cui il Papa si è lasciato alle spalle “una luce inestinguibile”.

Autore di molti film a tema cattolico tra cui L’Ultima Tentazione di Cristo che, all’uscita nel 1998, provoco’ le proteste di gruppi religiosi, Scorsese aveva incontrato Francesco varie volte nel corso del mandato pontificale: la prima nel 2016, per discutere del suo film Silenzio sui “cristiani nascosti” del Giappone del diciassettesimo secolo, e poi nel 2023 quando il regista annuncio’ di aver aderito all’appello del Papa agli artisti iniziando a lavorare a un nuovo film su Gesù, la cui sceneggiatura e’ finita ma ancora nel cassetto. L’anno scorso il regista aveva partecipato all’udienza generale del mercoledì nell’Aula Paolo VI e aveva avuto un incontro personale con il Pontefice nello studio adiacente. In questa occasione, aveva donato al Papa un libro fotografico dedicato al suo film Killers of the Flower Moon.

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Cinema

Superman domina il box office: 220 milioni al debutto mondiale

Il nuovo film Superman con David Corenswet debutta con 220 milioni di dollari al box office globale, terzo miglior esordio dell’anno. Seguono Jurassic World Rebirth e F1 con Brad Pitt.

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Esordio da supereroe per Superman, il nuovo capitolo cinematografico sull’Uomo d’Acciaio interpretato da David Corenswet, che ha incassato circa 220 milioni di dollari nel suo primo weekend di programmazione mondiale. Di questi, 122 milioni provengono da Stati Uniti e Canada, confermando l’ottimo appeal del personaggio anche nella sua nuova versione.

Terzo miglior debutto dell’anno

Il film diretto da James Gunn si piazza al terzo posto tra i migliori debutti globali del 2025, subito dopo A Minecraft Movie e il live action Lilo & Stitch. La nuova incarnazione dell’eroe kryptoniano è stata accolta con entusiasmo da pubblico e critica, segno che il rilancio dell’universo DC può puntare in alto.

Gli altri film in classifica

Al secondo posto del box office nordamericano c’è Jurassic World Rebirth, che continua a macinare incassi dopo il boom del weekend precedente. Con la presenza di Scarlett Johansson, il film ha già raggiunto 529 milioni di dollari a livello globale, dando nuova linfa alla longeva saga dei dinosauri.

Terza posizione per F1, il film che vede Brad Pitt nei panni di un ex pilota di Formula 1 alle prese con una nuova sfida su pista. Un prodotto pensato per appassionati e amanti del cinema d’azione.

Successi animati per i più piccoli

Completano la top five due pellicole dedicate alle famiglie: il reboot di Dragon Trainer, che riporta sul grande schermo le avventure del giovane vichingo e del drago Sdentato, e Elio, il nuovo film targato Disney Pixar, che continua a confermare la forza dell’animazione americana nel conquistare il cuore di grandi e piccoli.


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Cinema

Carlo Verdone, 45 anni dopo Un sacco bello: «Leo, il bullo e quel calcio di Leone»

Carlo Verdone racconta al Corriere della Sera il suo debutto con Un sacco bello, il legame con Sergio Leone e i personaggi che hanno segnato il suo cinema.

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sas   aCarlo Verdone non aveva ancora trent’anni quando nel 1980 debuttava al cinema con Un sacco bello. Era convinto che la sua carriera sarebbe durata cinque, sei anni al massimo. Invece ne sono passati 45, e il film è diventato un classico, restaurato dalla Cineteca di Bologna e proiettato in piazza Maggiore davanti a migliaia di spettatori.

L’emozione del restauro e l’Italia che non c’è più

«Questo restauro è un regalo enorme», racconta Verdone. «È un film semplice, ma pieno di anima, di verità e anche di solitudine. Rappresenta un’Italia che non esiste più». Oggi, dice, non ci sarebbe spazio per quel candore ingenuo di Leo o per la mitomania inoffensiva del bullo: «Oggi avrebbe tatuaggi e non andrebbe in Polonia, anche perché la Polonia forse è messa meglio di noi».

L’inizio con Sergio Leone e la sfida della regia

Il grande produttore Sergio Leone fu determinante. «Mi fece affiancare da due grandi sceneggiatori, Benvenuti e De Bernardi, e mi disse: “Lo devi girare tu”». Leone gli impose tre mesi di convivenza: «Cinque ore al giorno a casa sua, voleva insegnarmi il cinema».

Tra le sue lezioni? «I dubbi si devono avere prima di girare, non sul set. E guai a mostrare incertezze alla troupe». Una volta gli diede anche un vero calcio: «Avevo il portafoglio in tasca, si fece male lui».

Il giorno prima delle riprese e la passeggiata notturna

La notte prima di iniziare, Leone suonò al citofono: «Sapeva che non riuscivo a dormire, mi portò a passeggiare da ponte Sisto a ponte Garibaldi. Mi raccontava storie di usurai, ladri, omicidi… Mi distrasse così». Anche la mattina dopo, c’era ancora lui.

Un set senza permessi, energia pura e personaggi nuovi

Verdone non aveva roulotte, si cambiava dietro i cespugli. «Eravamo senza permessi, bloccavamo i bus, ma avevo un’energia incredibile». Il film costò solo 300 milioni di lire, ma fu un successo.

La critica lo accolse bene, e Verdone fu percepito come un autore che portava qualcosa di nuovo. «Venivamo da commedie in cui la donna era solo oggetto di desiderio. Nei miei personaggi, invece, era lei ad avere energia».

L’eredità dei personaggi e la società che cambia

A Leo, dice, vuole un affetto particolare: «Il suo candore mi commuove, anche se a fare il bullo mi divertivo di più». E oggi? «Mi fermo a parlare col benzinaio del Bangladesh o la signora della tintoria algerina. Anche loro mi citano le battute dei miei film».

Marisol e un’amicizia che continua

Anche con Veronica Miriel, la “Marisol” di Un sacco bello, i contatti sono rimasti: «Vive a Marbella, ha vissuto tra Perù e le Ande, dipinge. È una bella signora solare e positiva. Ci scriviamo spesso».

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Musica

Max Pezzali a Imola per rincorrere la nostalgia

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Il carburante delle musica di Max Pezzali (foto Imagoeconomica) è senza dubbio la nostalgia. Quella di un’epoca – gli anni ’90 – che tanti hanno amato con i suoi colori, lo stile nel vestirsi, o banalmente perché erano giovani. Grazie a questo magico combustibile stanotte all’autodromo di Imola si è svolta una gara inedita. I suoi concorrenti sono stati i protagonisti delle canzoni di Pezzali, presentati sugli schermi sopra il palco come in un episodio delle “Wacky Races” di Hanna-Barbera, nel corso del concerto-evento che ha raccolto 85mila fan del cantante. Il vincitore del Grand Prix? “Volta”, personaggio di “Con un deca”.

“Per me che ho la passione per i motori e la musica questo è un posto mitico”, racconta l’artista dietro le quinte, in uno spazio allestito in tema motorsport. Addosso ha una camicia gialla e blu che richiama il mondo del racing con su scritto “Max Forever Grand Prix”, il nome dell’evento. La indossa ancora quando, preceduto da un video in cui arriva all’autodromo in Harley-Davidson, sale sul palco e canta “Con un deca”. “Abbiamo deciso di creare un live nuovo, inedito rispetto a quanto fatto finora”, aggiunge, e che si collega perfettamente con il luogo in cui si svolge. Oltre alla gara, diversi i richiami al mondo della velocità: dalla telecronaca del concerto, affidata alla voce di Guido Meda, a un omaggio ai piloti che hanno fatto la storia nel corso de “Gli anni”, con Pezzali che si è esibito in qualche verso di “Ayrton” di Lucio Dalla, dedicata a Senna, morto in un incidente proprio a Imola nel ’94.

“Quando se n’è andato per me è stato uno spartiacque”, spiega. In scaletta, oltre ai grandi successi, compare pure “Cumuli”, “che avrò fatto solo nel tour nelle discoteche dal ’93 – ride – il tema allora era molto forte”, ma rimetterla oggi è “un modo per far pace con canzoni che non hai considerato per un po’”. Sul filo della nostalgia, non manca chi chiede a Pezzali un commento sulla reunion degli Oasis. “Era inevitabile”, risponde e scherza: “magari fossi Noel Gallagher e potessi svegliarmi la mattina e dire ‘Ho scritto Wonderwall'”.

Quanto a un possibile ritorno di Mauro Repetto al suo fianco, anch’essa una possibile suggestione per gli amanti dell’epoca, dice che “è bello quando le cose le fai una tantum, perché una festa comandata non è più una festa”. Alla fine, però, Max Pezzali e la sua carica di energia (“mi diverto a vedere la gente che si diverte”, sostiene) trovano uno spazio pure nella contemporaneità. Anzitutto proponendo in scaletta il pezzo con i Pinguini Tattici Nucleari, “Bottiglie vuote”, che ha cantato sul palco con Riccardo Zanotti.

“Lui per me è sia un collega che un amico con cui scambiarmi meme e stupidaggini da nerd come noi”, rivela. Poi, con un tour negli stadi il prossimo anno per cui sono già stati acquistati 240mila biglietti. Su eventuali nuovi progetti, dice che di brani “uno ne scrive sempre” ma “non si può decidere semplicemente di farne uscire, pena l’irrilevanza assoluta, detta brutalmente. Il mondo da cui vengo aveva regole d’ingaggio diverse”.

Qualcosa, però, bolle in pentola: un testo è già “convincente”, e poi chiaramente ci sono i live da organizzare. Considerando che si troverà nelle venue del calcio, non esclude di fare qualcosa di tematico pure in quel caso: “al Maradona, a Napoli, le suggestioni sono tante”, dice. Sul suo ritorno in voga, ricorda che i soldout sono arrivati prima della serie “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”, che però ha dato un “boost ulteriore”. All’idea di essere “per sempre”, come per il titolo “Max Forever”, Pezzali sorprende dicendo di avere “un po’ un problema con l’eternità”, ma che lo emoziona “l’idea che il mio repertorio possa durare oltre me”.

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