Collegati con noi

Cronache

Scontro tra tir e auto, due ragazzi morti nel Barese

Pubblicato

del

“Quel viaggio di mille risate rimarrà sempre nella mia vita. Riposa in pace Fra”, scrive Nicola accompagnando la frase a una foto di quel cugino, con la felpa rossa e gli occhiali da sole, morto nella notte. “Fra” è Francesco Minervini, aveva 21 anni. Giovanni Fiore ne avrebbe compiuti 26 tra qualche mese. Erano insieme la scorsa notte sull’Alfa che si è schiantata contro un tir mentre viaggiava sulla statale 93, mettendo fine alle loro vite. L’impatto tremendo è avvenuto a ridosso del casello autostradale di Canosa di Puglia, nel nord Barese, paese che piange i due ragazzi.

“La nostra comunità è stata sconvolta da una tragedia che ha lasciato un vuoto impossibile da colmare”, le parole del sindaco di Canosa, Vito Malcangio affidate ai social e bardate dal fiocco nero del lutto. Francesco e Giovanni spesso erano insieme. E sono insieme, abbracciati e sorridenti nei post che si riconcorrono sui social pubblicati da amici e parenti.

La Procura di Trani, che ha aperto una inchiesta per omicidio stradale, coordina le indagini degli agenti della polizia stradale. Sono stati loro, assieme al personale del 118 a intervenire su quel tratto di strada buio e reso ancora più pericoloso dal maltempo. È servito chiamare i vigili del fuoco per tirare fuori da quello che rimaneva dell’auto, i corpi dei due ragazzi. Lo schianto contro il camion è stato talmente forte da aver spezzato in due la macchina: la parte anteriore ammaccata e sbilenca da un lato, la posteriore irriconoscibile e finita contro il guardrail da un altro. La dinamica dell’incidente è da chiarire: forse una invasione di corsia, un sorpasso azzardato con l’auto che finisce dritta sul camion.

Al vaglio degli inquirenti ci sono le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza del casello autostradale e la testimonianza del camionista. L’autorità giudiziaria deciderà domani e in base agli atti, se disporre o meno l’autopsia: i corpi delle vittime restano a disposizione dell’autorità giudiziaria che non ha ancora firmato il nullaosta per riconsegnarli ai familiari. “Francesco è responsabile e soprattutto molto generoso. Nell’ultimo campo estivo, si è preso cura di un ragazzo con disabilità aiutandolo in tutte le attività. Sono, siamo tutti senza parole. Lo ricordiamo pieno di vita, sempre col sorriso sulle labbra. È una perdita incredibile”, dice don Michele Pace della parrocchia dedicata a Gesù liberatore di Canosa, di cui Francesco e la sua famiglia fanno parte. Per domani alle 19 è stato organizzato un momento di preghiera “per essere vicini ai genitori e alla sorella di Francesco che attraverso un dolore immane”, conclude il parroco.

Advertisement
Continua a leggere

Cronache

Cedu, ‘Italia riformi le visite ispettive fiscali in azienda’

Pubblicato

del

L’Italia deve riformare la legislazione e la prassi che regolano le ispezioni e verifiche fiscali nelle sedi di aziende e luoghi usati per attività professionali, perché attualmente le autorità dispongono di un potere discrezionale illimitato per quanto riguarda la portata e le condizioni di queste misure. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia per aver violato i diritti di 13 aziende, situate a Foggia o nei comuni vicini, con le ispezioni condotte dalla Guardia di Finanza o l’Agenzia delle Entrate nei loro locali che hanno implicato l’esame, la riproduzione e il sequestro di numerosi documenti.

Continua a leggere

Cronache

La fabbrica dei dossier a Torino: il caso che scuote la magistratura

Pubblicato

del

Una vera e propria fabbrica dei dossier per colpire magistrati e investigatori della Procura di Torino è finita sotto la lente d’ingrandimento della magistratura milanese. Un’inchiesta delicata, avviata nel gennaio 2023, che ha portato alla luce un tentativo sistematico di screditare pubblici ufficiali attraverso esposti anonimi, calunnie e fughe di notizie coperte da segreto d’ufficio.

L’inizio delle indagini: la lettera di Anna Maria Loreto

Tutto parte da una comunicazione ufficiale dell’allora Procuratrice di Torino, Anna Maria Loreto, ai colleghi di Milano. Nella missiva, classificata come “trasmissione atti per competenza”, vengono segnalati otto dossier anonimicontenenti accuse contro magistrati e investigatori impegnati in delicate indagini su sanità, appalti pubblici, politica e amministrazione locale.

A finire nel mirino del cosiddetto “corvo” che si aggira sulla Procura di Torino è il magistrato Gianfranco Colace, insieme al colonnello dei carabinieri Luigi Isacchini, entrambi impegnati in inchieste di forte impatto.

A partire da questa segnalazione, la sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza di Milano ha avviato un’indagine approfondita, che ha portato all’identificazione di un primo sospettato: Giovanni Carella, investigatore torinese di 35 anni.

Le accuse a Carella: il codice IMEI lo incastra

Le indagini hanno rivelato che Carella avrebbe trasmesso alcuni dossier falsi a un ampio numero di destinatari istituzionali: procuratori, ministeri, alti ufficiali dei carabinieri, della Guardia di Finanza e della DIA. Tuttavia, gli investigatori hanno accertato che non avrebbe agito da solo.

A incastrarlo sarebbe stato il codice IMEI del suo telefono, che ha permesso di collegare l’invio di una delle email anonime alla cella telefonica corrispondente alla sua residenza. Una prova schiacciante che ha portato ieri alla richiesta di rinvio a giudizio per calunnia.

Le false accuse ai magistrati: un attacco mirato

I dossier anonimi attribuivano al pm Colace una serie di presunti illeciti, tutti smentiti dagli accertamenti della magistratura milanese. Tra le accuse più gravi:

  • Favori illeciti ai propri parenti attraverso consulenze pilotate
  • Manipolazione delle indagini per avvantaggiare amici e imprenditori locali
  • Acquisto e ristrutturazione della casa con finanziamenti irregolari
  • Uso gratuito di Sky-Box all’Allianz Stadium
  • Copertura di un maresciallo coinvolto in un misterioso furto di hard disk

Le indagini hanno dimostrato che tutte queste accuse erano infondate e frutto di un’operazione mirata a screditare Colace e gli investigatori che collaboravano con lui.

Dossier con informazioni segrete: chi ha fatto filtrare i documenti?

Un elemento particolarmente inquietante emerso dall’inchiesta riguarda il contenuto degli esposti anonimi, che oltre alle accuse false contenevano informazioni riservate, accessibili solo a pochi funzionari interni al palazzo di giustizia.

Tra i documenti sottratti illegalmente figurano:

  • Fascicoli segreti su un’indagine ormai archiviata riguardante un ex comandante del NAS di Torino
  • Bozze di annotazioni interne alla polizia giudiziaria

Questo aspetto lascia supporre l’esistenza di una rete di complici all’interno delle istituzioni, che avrebbero fornito a Carella materiali coperti da segreto d’ufficio.

Un clima di tensione: magistrati e carabinieri sotto attacco

L’intera vicenda ha creato un clima pesante all’interno della Procura di Torino. In un episodio emblematico, un anonimo avviso fu recapitato alla giudice per le indagini preliminari Lucia Minutella, che doveva occuparsi dell’udienza preliminare di un’inchiesta su Bigliettopoli. Il messaggio conteneva una chiara insinuazione:

“Attenzione, Colace è un problema”

Un episodio che dimostra come l’intera macchina del fango fosse ben orchestrata e volta a influenzare le dinamiche interne della magistratura torinese.

Chi ha aiutato Carella? La pista degli “incaricati di pubblico servizio”

Sebbene le indagini abbiano già portato alla richiesta di rinvio a giudizio per Carella, gli inquirenti sono ancora al lavoro per identificare tutti coloro che hanno partecipato alla diffusione di informazioni riservate.

Nel fascicolo di Milano si legge chiaramente che a fornire supporto al sistema dei dossier anonimi sarebbero stati “incaricati di pubblico servizio”, figure interne alle istituzioni che potrebbero aver giocato un ruolo chiave nella diffusione delle calunnie.

Conclusioni: un tentativo di destabilizzazione della giustizia

L’inchiesta milanese sta facendo luce su un sistema di attacchi orchestrati contro magistrati e investigatori impegnati in inchieste sensibili.

Se confermato, il tentativo di delegittimare la Procura di Torino con un sistema di calunnie e fughe di notizie riservaterappresenterebbe un grave attacco all’indipendenza della magistratura e alle istituzioni giudiziarie italiane.

Il rinvio a giudizio di Carella è solo il primo passo: l’inchiesta continua per individuare tutti i responsabili di questa oscura operazione. Per tutti gli indagati vale il principio costituzionale della innocenza di qualunque indagato fino al terzo grado di giudizio.

 

Continua a leggere

Cronache

Michele Criscitiello, tra polemiche e squalifiche: il precedente del dicembre 2024

Pubblicato

del

La recente vicenda del licenziamento in diretta televisiva di Manuel Parlato, avvenuto senza preavviso durante una trasmissione su Sportitalia, ha acceso un nuovo faro sul comportamento spesso sopra le righe di Michele Criscitiello (foto Imagoeconomica), giornalista, editore televisivo e presidente della Folgore Caratese. Tuttavia, questa non è la prima volta che il personaggio finisce al centro di polemiche per atteggiamenti discutibili.

Uno dei precedenti più eclatanti risale al dicembre 2024, quando la Procura della Lega Nazionale Dilettanti lo ha duramente sanzionato per il caos scoppiato durante una partita tra la sua squadra, la Folgore Caratese, e il Club Milano.

Squalifica e accuse gravi: insulti razzisti e rissa in campo

Le accuse mosse dalla Lega Nazionale Dilettanti nei confronti di Criscitiello sono state pesantissime. Secondo il verdetto:

  • Multa di migliaia di euro per la società
  • Due giornate a porte chiuse per la squadra
  • Squalifica di un anno e mezzo per Criscitiello

Ma cosa sarebbe accaduto quel giorno sul campo?

Secondo la ricostruzione della Procura sportiva, il presidente della Folgore Caratese avrebbe insultato l’arbitro Wael Abu Ruqa, della sezione di Roma 2, con espressioni offensive e discriminatorie a sfondo razziale. Inoltre, avrebbe seguito l’arbitro fino allo spogliatoio cercando di farlo cadere e colpendo la porta con tre pugni in segno intimidatorio.

E non è tutto: al termine della partita, Criscitiello avrebbe sputato su alcuni calciatori avversari mentre lasciavano il terreno di gioco, scatenando una rissa tra i tesserati delle due squadre.

La replica di Criscitiello: “Accuse inventate, è un colpo basso”

Di fronte alla squalifica, Criscitiello ha immediatamente respinto ogni addebito, sostenendo che le accuse sarebbero state montate ad arte per danneggiarlo.

“Sono falsità, tutte documentate, è un colpo basso di Gravina nei miei confronti”, ha scritto sui social, riferendosi al presidente della FIGC, Gabriele Gravina, con cui ha spesso avuto attriti.

Secondo Criscitiello, la squalifica sarebbe stata un’azione ritorsiva per le sue critiche nei confronti della gestione federale, portate avanti sia attraverso Sportitalia che sui social media.

“La battaglia mediatica nei confronti di Gravina e della FIGC si è spostata dalla TV al campo di calcio. La Federazione per la prima volta squalifica un non tesserato (io) con accuse infondate. Inammissibile”, ha scritto su X (ex Twitter).

Un personaggio divisivo tra giornalismo e gestione sportiva

Questo episodio, così come il licenziamento di Manuel Parlato in diretta, conferma come Criscitiello sia un personaggio controverso, capace di attirare l’attenzione per il suo atteggiamento provocatorio e spesso aggressivo.

La sua doppia veste di giornalista sportivo ed editore da un lato, e di presidente di una squadra di calcio dilettantistica dall’altro, lo pone spesso in conflitti di interesse e situazioni scomode.

Quello che emerge, però, è un modus operandi che si ripete: dalle accuse di razzismo e violenza sui campi dilettantistici, alla gestione autoritaria della sua emittente, fino alla decisione di licenziare un giornalista in diretta senza preavviso.

La domanda che sorge spontanea è: dove finisce la provocazione e dove inizia il problema? 

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto