Carlo Bonomi attacca a testa bassa “chi flirta con i no-vax”. Il Presidente degli industriali italiani non fa nomi, ma tutti leggono questo passaggio della sua relazione all’assemblea di Confindustria come un accusa, seppure implicita, al leader della Lega, Matteo Salvini. Che infatti replica subito dopo, a muso duro, negando di essere un “negazionista”, ma al contempo rivendicando il suo diritto a difendere la liberta’ di scelta, sempre, anche quando si tratta di vaccinarsi o meno. In platea, tra i tanti leader politici, si nota anche Giancarlo Giorgetti che gia’ 24 ore prima aveva fatto sapere che non avrebbe parlato. Bonomi ci va giu’ duro anche su uno dei dogmi della Lega salviniana, quota 100: “e’ stata un furto ai danni dei soggetti fragili del nostro welfare squilibrato, e puo’ e deve davvero bastare cosi'”, aggiunge secco il leader di Confindustria. “Non divido il mondo in bianchi e neri, milanisti e interisti, no vax e si vax. Io – ribadisce poi Salvini da una tappa del suo tour elettorale in Calabria – sono per la liberta’, free vax. Ognuno della sua salute e’ libero di occuparsi come vuole. Io ho fatto una scelta libera e consapevole e mi sono vaccinato, pero’ adesso smettiamola con le tifoserie. Stiamo parlando di salute”. Piu’ tardi, il segretario leghista torna sulla questione, strizzando l’occhio anche ai dubbi che stanno emergendo nel mondo del lavoro: “Io non flirto con i no vax, ma mi rifiuto di pensare che senza green pass possano essere licenziati o lasciati a casa senza stipendio migliaia di lavoratori in ogni settore”. Ci pensa poi il segretario del Pd a cercare di allargare la crepa con il mondo delle imprese sottolineando che “non esiste il concetto di free vax, perche’ free vax vuol dire no vax. L’ambiguita’ che la Lega sta interpretando credo sia veramente qualcosa di molto negativo per il Paese”. Le scintille con Confindustria certamente pesano per un partito che ha il suo cuore nel nord ricco e industriale e soprattutto arrivano al termine di una settimana molto complicata per il leader leghista, impegnato a ridimensionare i rumors di spaccature interne, ma anche attaccato dagli alleati, in particolare da Forza Italia, per le sue mosse in Lombardia. Ma come altre volte, Salvini se e’ messo alle strette, rilancia. Dopo le tantissime assenze dei suoi al momento del voto a Montecitorio e al Senato, si dice “orgoglioso” della condotta dei suoi parlamentari. “La Lega – osserva – e’ un movimento libero. Ora chi fa una domanda, viene indicato come un no-vax, un untore. I parlamentari della Lega, a differenza di altri che stanno zitti, sono liberi, la Lega non e’ una caserma”. Quindi punta i piedi contro chi mette in dubbio la sua leadership dicendosi disponibile a tenere un Congresso: “Mi metto in discussione tutti i giorni, se c’e’ qualcuno migliore di me sono solo contento che mi godo i miei figli”. Ma il suo programma e’ un altro, cioe’, “far uscire il Paese dalla pandemia, arrivare alle elezioni, vincere, e governare a lungo”, per poi “riposarsi”. Screzi con Giorgetti liquidati come “menate giornalistiche”. “Il leader sono io, piaccia o meno”, conclude. E in effetti, anche l’ala leghista piu’ lontana dalle posizioni del segretario sa bene che non esiste alcuna alternativa credibile a lui. E non sara’ certo l’eventuale flessione alle amministrative a mettere in discussione la sua leadership. Una Lega che torni a guardare solo alle regioni a nord del Po tornerebbe a percentuali a una cifra. Opinione comune, dentro la Lega, ma anche all’interno di tutto il centrodestra, e’ che la madre di tutte le battaglie sara’ quella per l’elezione del Presidente della Repubblica. Una partita complessa, imprevedibile come sempre, dal cui esito, quello si’, dipendera’ il futuro politico di Matteo Salvini. Solo allora si vedra’ se oltre ad essere il leader del suo partito sapra’ essere capace di gestire al meglio la trattativa con le altre forze in campo in modo di portare a casa la nomina di una personalita’ se non di centrodestra, almeno non ostile. Insomma, una sorta di esame di maturita’. Sino a quel momento, da ora ai primi febbraio, la coalizione dovra’ rimanere compatta, malgrado ci saranno inevitabilmente continui stop and go, tra rivalita’ e sgambetti. Non e’ un caso che a dieci giorni dal voto ancora non e’ chiaro se i tre leader organizzeranno un evento comune. I pontieri sono al lavoro per tenere almeno una conferenza stampa: circola l’ipotesi di tenerla giovedi’ o venerdi’ a Milano. Ma al momento nessuna conferma.