“Se qualcuno ha avuto dei dubbi sulla volontà del M5S e del Governo Conte di contrastare con la massima determinazione possibile le #mafie, bene ieri sera è stato aiutato a capire da che parte sia il M5S. Il CdM, infatti, ha approvato un Decreto legge che, senza ledere l’autonomia, sacra, della magistratura, irrobustisce i criteri che sovrintendono alle scarcerazioni per differimento pena causa pandemia da coronavirus, prevedibilmente facendo terminare questa fase eccezionale in cui si e’ registrato un fenomeno abnorme e non voluto”. Questo è quanto scrive in un post su Facebook il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra. Con il Dl “si fronteggia l’emergenza #scarcerazioni prodotta dalla pandemia #coronavirus e dal concorso di altri fattori (fra cui alcuni ritardi nella precedente gestione del Dap) e si da una risposta forte ed efficace a mafie e scettici dell’azione antimafiosa del Governo e del Ministro di Giustizia”, aggiunge Morra.
“La musica e’ cambiata” , sostiene ancora il presidente dell’Antimafia, segnalando che “dal 2 maggio, giorno in cui il nuovo vicecapo del Dap Roberto Tartaglia ha emanato una nuova circolare ai direttori degli istituti di pena fondata su principi di efficienza e tempestivita’ nell’informare il Dap stesso delle istanze di scarcerazione prodotte dai reclusi, si e’ a ieri registrata una sola, dico una, scarcerazione, per motivi sanitari, e di un detenuto ritenuto di non particolare spessore criminale”.
La vicenda delle scarcerazioni dei boss mafiosi rappresenta “una falla nell’antimafia. Un lusso che lo Stato non si puo’ assolutamente permettere. In ogni caso, un segnale di arretramento e debolezza che la mafia potrebbe cogliere per avviare nuove, ‘baldanzose’ strategie criminali”, perche’ “le mafie vivono anche di segnali, e il rientro di tanti criminali nelle loro sedi di provenienza viene ‘venduto’ come un fatto che consente all’organizzazione di rialzare la testa”. Cosi’, in un’intervista alla Stampa, l’ex procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli, secondo cui “il nuovo decreto risponde a un’idea apprezzabile, ma la realizzazione non sara’ facile. Ci sono complessi e delicati problemi di rispetto dell’autonomia della magistratura”. “Sono d’accordo con chi le definisce scarcerazioni di massa. Non solo per il numero (quasi 400), ma anche per un certa interpretazione burocratica che e’ avvenuta: pare non sia stata sempre presa in considerazione la pericolosita’ del detenuto con particolare riferimento all’ambiente d’origine cui viene restituito”, dichiara Caselli. “Quando si tratta di mafiosi, le implicazioni sulla sicurezza pubblica sono purtroppo di assoluta evidenza. Il loro rientro sul territorio comporta il concreto pericolo che molti possano approfittarne per rientrare in un modo o nell’altro – rafforzandolo – nel giro delle attivita’ criminali tipiche della mafia”. Se e’ vero che hanno deciso i giudici, “un ruolo importante sembra aver avuto anche la circolare Dap del 21 marzo che richiedeva a tutte le Carceri un elenco dei detenuti sofferenti di certe patologie. Per difetti di comunicazione sulle sue precise finalita’ – spiega Caselli – e’ stata interpretata come predisposizione di una specie di lista d’attesa di scarcerandi. Di qui una corsa alle domande e alle scarcerazioni che sono diventate una slavina”.
Matteo Salvini, invece, dice che “occorre cancellare la circolare del Dap che diceva che si poteva fare domanda per uscire. Due righe di decreto secondo cui se sei uscito, rientri”. E poi ripete che “su Bonafede deciderà il Parlamento. Io sto investendo il mio tempo su questioni economiche, affitti, mutui, scuola”. Cosi’ il leader della Lega, Matteo Salvini a “Mezz’ora in piu'” su Rai 3. “La sinistra – aggiunge – puo’ essere che difendera’ il ministro, ma io credo che per rispetto delle vittime di mafia sarebbe meglio avere indicazioni chiare”.