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Saragat, il padre della socialdemocrazia raccontato da sua figlia: «La sua ultima parola fu: “Mamma”»

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«Dove i rapporti sono umani la democrazia esiste, dove sono inumani, essa non è che la maschera di una nuova tirannide». È una delle tante lezioni lasciate da Giuseppe Saragat (foto Imagoeconomica in evidenza), uno dei padri fondatori della Repubblica italiana, uomo di cultura, statista, antifascista, presidente della Costituente e primo socialista al Quirinale. A ricordarlo oggi, in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, è la figlia Ernestina, che alla soglia dei 97 anni ricostruisce con lucidità e affetto la figura del padre e i momenti cruciali della storia d’Italia vissuti al suo fianco.

L’UOMO E IL PADRE

«Era un padre affettuoso e severo, ma lasciava a me grande libertà», racconta Ernestina, nata a Vienna durante l’esilio. Una vita fatta di fughe e clandestinità, accanto alla madre Giuseppina Bollani, «forte e discreta», e a fianco di compagni di lotta come Pietro Nenni e i fratelli Rosselli. Quando questi ultimi vennero assassinati dai fascisti nel 1937, Saragat ne fu devastato.

L’ANTIFASCISMO E IL CARCERE

Fu arrestato nel 1943 a Bardonecchia, liberato solo grazie all’intervento di Bruno Buozzi, il quale verrà poi ucciso dai nazisti. Dopo un passaggio nella famigerata via Tasso fu trasferito a Regina Coeli, nel braccio della morte. La fuga rocambolesca organizzata da Vassalli e Giannini salvò lui e Sandro Pertini. «Non volevano lasciare indietro gli altri detenuti, stavano per compromettere tutto».

LA SCISSIONE E LA SOCIALDEMOCRAZIA

Nel 1947 Saragat lasciò la presidenza della Costituente dopo la scissione di Palazzo Barberini. Nacque allora la via italiana alla socialdemocrazia. Le critiche furono dure, ma lui non rinunciò mai al dialogo, neanche con chi lo aveva attaccato. Anticomunista convinto, fu tra i primi a condannare con fermezza l’invasione dell’Ungheria e le derive totalitarie sovietiche.

SETTE ANNI AL QUIRINALE

Diventò Presidente della Repubblica nel 1964, dopo una lunga maratona elettorale. Da Capo dello Stato visitò Auschwitz, accolse Shimon Peres, fu ricevuto dalla regina Elisabetta, da Kennedy, Nixon e Johnson, a cui parlò dei bombardamenti in Vietnam. «Era amico di Israele, ma contrario a ogni sopruso», ricorda la figlia.

MORO E LE BRIGATE ROSSE

Durante il sequestro Moro, Saragat sostenne la necessità di trattare con le Brigate Rosse. «Era convinto che lasciare Moro nelle mani dei suoi carcerieri fosse un errore gravissimo». A confermare il loro legame una lettera ritrovata nel covo delle Br, in cui Aldo Moro lo ringraziava per le sue parole di solidarietà.

L’UOMO PRIVATO

Era colto, ironico, severo. «Diceva che solo lui e non Togliatti avevano letto tutto il Capitale», racconta Ernestina. Dopo la morte della moglie, fu devastato. «La sua ultima parola fu: “Mamma”, riferita a lei». E fu Pertini a salutarlo per l’ultima volta, poggiando una rosa rossa sul suo letto.

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Volata scudetto, Conte: Napoli il lavoro va finito

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“La squadra sa benissimo che ora il lavoro va finito. Sentiamo la responsabilità di regalare a Napoli e al tifoso napoletano qualcosa di bello e di storico”. E’ netto Antonio Conte, a una sola vittoria di distanza dal quarto scudetto. Quella di domani al Maradona contro il Cagliari è una partita facile sulla carta, contro una squadra già salva e fuori dalla lotta per l’Europa: eppure Conte chiede agli azzurri massima concentrazione fino all’ultimo minuto, tenuto conto che i sardi non hanno nulla da perdere e possono giocare liberi da pesi e pensieri.

Tutto questo l’allenatore del Napoli lo sa bene, avendo un’enorme esperienza: “In una vigilia come questa – spiega – si prova tanta voglia di scendere in campo e di giocare la partita. Veniamo da un anno stressante e questa potrebbe essere l’ultima partita della stagione per me vissuta in una nuova piazza, in un ambiente nuovo. In campo quello che conta è il lavoro. Anche domani sera bisognerà lavorare bene sia in fase offensiva che difensiva. Dobbiamo continuare a lavorare tutti insieme pensando che proprio il lavoro ci ha portati a essere oggi qui a parlare di un qualcosa di speciale. Questo lavoro che abbiamo iniziato bisogna cercare di finirlo”. Gli infortuni pesano con le assenze di Buongiorno e Lobotka, due dei pezzi fondamentali della stagione azzurra, ma Conte responsabilizza e vuole il massimo da Olivera e Gilmour, in ore in cui pensa soprattutto all’attacco, dove dovrebbe partire titolare Raspadori al fianco di Lukaku, con Neres in panchina pronto ad entrare a dare fantasia con il suo dribbling.

E mentre a Castel Volturno si decidono mosse e strategie, a pochi chilometri c’è una Napoli che vive la vigilia in silenzio e col fiato sospeso, scaramantica fino alla fine: migliaia di bambini hanno avuto le trombette ma non le suonano, tutti i partenopei hanno una maglietta azzurra ma non l’indossano, nessuno dei pochi striscioni esposti ha già il numero 4. Il clima è completamente diverso da due anni fa, quando il titolo arrivò con largo anticipo in un campionato dominato: stavolta si gioca tutto all’ultima giornata, con un punto di vantaggio sull’Inter. In campo ci vorrà la mentalità che Conte ha cercato di inculcare nella squadra.

“Le partite – ricorda – le abbiamo sempre aggredite, dall’inizio, è il mio credo. A volte ci riusciamo meglio, altre volte è più difficile, dipende anche dall’avversario, domani c’è il Cagliari che è una buona squadra. Se li rispettiamo avremo più chances di vincerla, ho ricordato al gruppo anche le mie esperienze calcistiche. Io posso essere uno specialista in vittorie, ma anche in sconfitte. Ho anche perso tante finali, tre di Champions, una di coppa del mondo, una di Europei, una di Coppa Uefa. Io do tutto alla squadra, poi se il nostro meglio ci porta a vincere allora è una grande soddisfazione, ma non voglio che si dimentichi che in carriera ci sono vittorie e sconfitte”.

Domani Conte sarà in panchina, squalificato: “Avrò due cuori – dice – uno in panchina e uno in tribuna. Dopo un campionato del genere vorrei essere in campo con i ragazzi, per guidare la squadra. Ma ho fiducia nello staff, nel gruppo e nei tifosi”. Tifosi che sono pronti a soffrire per l’ultimo match, ma che hanno una voglia matta di invadere le strade di Napoli per una notte di festa.

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Sanità privata in sciopero: in piazza in 20 città italiane per il rinnovo del contratto nazionale

I sindacati: «Basta scuse, servono regole chiare e salari dignitosi per 200mila operatori sanitari e socio-sanitari».

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Una mobilitazione nazionale, con cortei, presidi e bandiere in oltre 20 città da Palermo a Milano, da Napoli a Torino, passando per Genova, Trento, Cagliari e Bari. A scendere in piazza sono stati decine di migliaia di lavoratori della sanità privata, in occasione dello sciopero di 24 ore indetto da Cgil, Cisl e Uil, per chiedere con forza il rinnovo immediato del contratto nazionale di lavoro e l’introduzione di regole vincolanti per l’accreditamento delle strutture sanitarie private.

Contratti bloccati da anni: “Situazione inaccettabile”

I lavoratori coinvolti sono circa 200mila: operatori sanitari e socio-sanitari impiegati in ospedali privati accreditati e residenze per anziani, che da anni attendono il rinnovo del contratto. Il contratto della sanità privata è fermo da sei anni, mentre quello delle RSA è bloccato da tredici.

«Non è più accettabile che l’apertura dei tavoli venga rinviata da Aiop e Aris con il pretesto della mancata copertura da parte di Governo e Regioni», denunciano i segretari nazionali Barbara Francavilla (Fp Cgil), Roberto Chierchia (Cisl Fp) e Ciro Chietti (Uil Fpl), presenti al corteo di Roma.

Un settore in espansione ma con salari al palo

Secondo i dati del Rapporto Oasi 2024 del Cergas Bocconi, il 32% dei posti letto del SSN è gestito da strutture private accreditate, con picchi del 53% nel Lazio e del 44% in Lombardia. Ancora più ampia la presenza nel settore anziani: l’85% delle residenze sanitarie assistenziali è privata.

«Non si può fare margine e utile scaricando il rischio d’impresa sui fondi pubblici», accusa Francavilla, sottolineando come il costo della vita sia diventato insostenibile per operatori che guadagnano ancora cifre basse nonostante il peso del lavoro quotidiano.

Le richieste dei sindacati

Oltre al rinnovo contrattuale, le sigle chiedono regole chiare:

  • Accreditamento regionale vincolato all’applicazione di contratti collettivi firmati da sindacati rappresentativi

  • Uniformità contrattuale tra pubblico e privato

  • Tempistiche regolari di rinnovo dei contratti

«Chi si accredita nel sistema sanitario pubblico deve rispettare regole stringenti», ribadisce Chierchia.

Prossime azioni: più controlli, più pressione

Alla fine della giornata di sciopero, Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato nuove iniziative:

«Continueremo a promuovere azioni di pressione, coinvolgendo gli Ispettorati territoriali per verificare il rispetto dei contratti e dei carichi di lavoro nelle aziende».

Una vertenza aperta che promette nuove mobilitazioni, con l’obiettivo di garantire diritti, tutele e dignità a chi ogni giorno opera in una fetta sempre più rilevante del sistema sanitario nazionale.

(Immagine in evidenza realizzata con sistemi di intelligenza artificiale)

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Roland Garros: Sinner si scalda, Berrettini rinuncia

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Ancora poche ore di riposo ma i riflettori del tennis mondiale sono già accesi sul Roland Garros. Mentre Jannik Sinner si prepara per arrivare in forma, nel giorno dei sorteggi la sorpresa, negativa per i tifosi italiani, è il forfait di Matteo Berrettini: il 29enne romano non parteciperà a causa degli ormai consueti problemi fisici che lo affliggono da tempo. Gli azzurri saranno quindi nove in totale, guidati ovviamente da Jannik Sinner.

Il campione di Sesto Pusteria debutterà da numero 1 al mondo. Nella parte alta del tabellone con lui ci saranno Novak Djokovic e Alexander Zverev, possibili avversari in semifinale. Nel primo turno Sinner affronterà il francese Arthur Rinderknech mentre al secondo potrebbe esserci un altro transalpino, Richard Gasquet che disputerà il suo ultimo torneo. Alejandro Davidovich Fokina potrebbe essere la prima testa di serie nel percorso verso la finale, che prevede un possibile ottavo contro Arthur Fils o Andrey Rublev, e un eventuale quarto contro Jack Draper.

Intanto dopo la secca smentita di Carlos Moya indicato come probabile nuovo coach di Sinner nel 2026, arriva una mezza conferma che qualcosa si stia muovendo in questa direzione da parte di un altro spagnolo, Alex Corretja: “Ne sento parlare da settimane, credo che onestamente alla fine succederà”. Quanto al tabellone di Parigi, Lorenzo Musetti, testa di serie numero 8, debutterà con un giocatore delle qualificazioni. In caso di vittoria affronterà il vincente tra Valentin Royer o Roberto Carballes Baena.

In un possibile terzo turno potrebbe trovare Brandon Nakashima mentre agli ottavi potrebbe esserci Holger Rune. Matteo Arnaldi (n.29) sfiderà il canadese Felix Auger-Aliassime; in caso di vittoria, possibile un derby con Flavio Cobolli. Sorteggio non fortunato per Lorenzo Sonego con lo statunitense Ben Shelton, testa di serie n.19. Mattia Bellucci dovrà cercare l’impresa contro l’inglese Draper, testa di serie n.5. Luciano Darderi se la vedrà con Sebastian Korda; Luca Nardi con l’ungherese Fabian Marozsan. Francesco Passaro trova l’olandese Jesper De Jong. Nella parte bassa ci sarà ovviamente Carlos Alcaraz: il numero 2 al mondo è già in clima Slam e ha testato il centrale dell’impianto parigino. Lo spagnolo ha fatto qualche scambio con Draper, amico e spesso partner in allenamento di Jannik Sinner oltre che vincitore ad Indian Wells e finalista a Madrid. Ai quarti potrebbe scontrarsi con Musetti.

Il murciano è tornato a calcare la terra del centrale dalla finale olimpica persa lo scorso anno contro Djokovic. Tra le donne Jasmine Paolini finisce nella parte alta del tabellone, quella con Iga Swiatek, Aryna Sabalenka. Parte bassa invece per Coco Gauff. L’italiana, numero 4 del mondo, potrebbe incontrare ai quarti la polacca Swiatek, attuale numero 5 che lo scorso anno la sconfisse in finale qui a Parigi. Intanto incassa i complimenti di Andy Roddick, ex numero 1 del mondo, che nel suo podcast esalta le qualità della tennista azzurra, vincitrice agli Internazionali d’Italia: “Non fa mai la scelta sbagliata. La palla può anche finire fuori di un centimetro, ma gioca sempre il colpo giusto – spiega – Non sorprende che sia numero 4 del mondo, ha fatto un lavoro straordinario. E’ una grande giocatrice, molto divertente da guardare. Sembra una vincente. Chi avrebbe scommesso un anno fa che sarebbe arrivata al Roland Garros da quarta nel ranking davanti a Iga Swiatek”.

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