Collegati con noi

Spettacoli

Sanremo debutta con Mattarella, Benigni e la libertà

Pubblicato

del

La presenza storica in platea del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’emozione di Gianni Morandi sulle note dell’inno di Mameli, la lettera d’amore di Roberto Benigni alla Costituzione, alla libertà e alla pace. Sanremo 2023 non poteva avere partenza più ecumenica: “E’ un privilegio dire benvenuti alla 73/a edizione del festival”, dice raggiante Amadeus, consapevole di aver messo in piedi una serata che resterà negli annali.

A blindare il festival, spazzando via in qualche modo le polemiche delle ultime settimane sulla controversa vicenda dell’intervento del presidente ucraino Zelensky nella serata finale, è l’arrivo di Mattarella, primo capo dello Stato all’Ariston, accolto con la figlia Laura dalla standing ovation del pubblico. Una sorpresa assoluta, tenuta segreta fino all’ultimo dopo giorni di contatti con il Quirinale, e annunciata solo a poche ore dal via, da Amadeus in conferenza stampa. “Siamo molto felici per la presenza del presidente”, gongola l’ad Rai Carlo Fuortes, seduto in prima fila accanto alla presidente Marinella Soldi che avrebbe avuto conferma solo in mattinata dell’arrivo del capo dello Stato.

L’occasione sono i 75 anni della Costituzione, e Morandi invita tutti a intonare con lui l’inno nazionale. Poi la parola passa a Roberto Benigni. Scherza il premio Oscar, rivolto a Mattarella: “Presidente, Amadeus è al quarto mandato, bisogna fermarlo, è un colpo di stato, si è montato la testa, vuole pieni poteri, sta organizzando la marcia su Sanremo”. Mattarella ride, applaude, si porta la mano sul cuore quando l’attore e regista rende omaggio, tra i padri costituenti, al padre Bernardo Mattarella.

Poi cambia registro e celebra la Costituzione, “un’opera d’arte che canta la libertà e la dignità dell’uomo”, l’articolo 11 “bello come una poesia, l’Italia ripudia la guerra: se lo avessero adottato anche gli altri, non esisterebbe più la guerra sulla faccia della terra, nessuno Stato potrebbe invadere un altro Stato”. E l’articolo 21, “il pilastro di tutte le libertà “. Ma a Sanremo è anche la serata di Chiara Ferragni, attesa al debutto in diretta tv, fuori della comfort zone di Instagram. Entra in scena con un abito manifesto, a corolla, nero, ispirato alla tradizione Dior, e completato dalla stola con il claim ‘Pensati libera’, da un’opera di Claire Fontaine.

Un invito all’empowerment femminile che l’imprenditrice digitale poi esplicita nel naked dress color oro (“non sono nuda, è un disegno, il corpo di noi donne non deve mai generare odio o vergogna”) e soprattutto nel monologo, una lettera a Chiara bambina, un invito a tutte le donne a sconfiggere le insicurezze, a non sentirsi sbagliate, a non giudicarsi mamme imperfette se lavorano, a celebrare i propri successi: “Non sminuirti mai di fronte a nessuno”, dice emozionata Chiara. “Se nascondi il tuo corpo sei una suora, se lo mostri sei una troia, è sessismo normalizzato: tu sfidali e non aver mai paura delle conseguenze di quello che sei. Essere donna non è un limite: lottate insieme ogni giorno per cambiare le cose. Io ci sto provando anche in questo momento.

Ti vorrei abbracciare piccola Chiara, alla fine andrà tutto bene, sono fiera di te”. Sul palco tocca ai primi 14 Big, Anna Oxa, gIANMARIA, Mr. Rain, Marco Mengoni, Ariete, Ultimo, Coma_Cose, Elodie, Leo Gassmann, Cugini di Campagna, Gianluca Grignani, Olly, Colla Zio, Mara Sattei. Tra i momenti più emozionanti della serata, l’esibizione dei Pooh, tornati insieme per il festival sei anni dopo l’addio del 2016 e dopo la scomparsa di Stefano D’Orazio: medley con Riccardo Fogli e Ariston in delirio, orchestrali compresi. Tutti commossi quando compare anche D’Orazio, su un sipario trasparente nelle immagini di repertorio della vittoria del 1990 proprio al festival con Uomini soli. D

opo l’esibizione da ‘Brividi’ con Mahmmod, con cui l’anno scorso trionfarono al festival, Blanco è protagonista di un fuori programma: non sente l’audio in cuffia mentre canta il nuovo singolo L’isola delle rose, distrugge gli arredi floreali sul palco e il pubblico fischia. Amadeus prova a prendere il controllo della situazione, ma ammette: “Era dai tempi di Bugo e Morgan che non accadeva nulla del genere”. Mentre il pragmatico spazza, sullo schermo ecco apparire Fiorello: “Ama che stai facendo? Sbagli tutti i nomi – prende in giro il conduttore che ha confuso gIANMARIA con Sangiovanni e poi Blanco con Salmo -. Salmo si è buttato col il microfono, sono 2500 euro. E poi a Mattarella il festival non è piaciuto, dopo un quarto d’ora se n’è andato”.

Advertisement

Spettacoli

Roger Waters sold-out a Milano, il ‘primo tour d’addio’

Pubblicato

del

“Se sei una di quelle persone che ama i Pink Floyd ma che non apprezza le politiche di Roger puoi andare a quel paese al bar già da adesso”. Mai banale, Roger Waters – cantautore, bassista e co-fondatore dei Pink Floyd – ha aperto con questo messaggio proiettato sui maxischermi il suo attesissimo concerto milanese, il primo di quattro date, tutte sold-out, al Forum di Assago. Parole riferite alle sue posizioni sulla guerra in Ucraina che hanno attirato qualche critica, ma non solo: quello di Waters, oltre che un grande spettacolo musicale e scenografico (‘This is not a drill’ , il nome del suo primo “tour d’addio”, come lui stesso lo ha definito), è stato anche un concerto controverso, pieno di messaggi e riferimenti politici. Come quando sugli enormi schermi che formano un muro a croce sul palco si leggono alcune parole tipo ‘propaganda, fake news’ o accuse contro i “potenti” del mondo, contro le discriminazioni agli afroamericani, con annesso riferimento a George Floyd, o contro le violenze sulle donne in Iran e a difesa della Palestina, dello Yemen e dei diritti civili delle minoranze.

I ‘messaggi’ più duri, però, sono riservati a vari presidenti degli Stati Uniti come Ronald Reagan, Barack Obama, Donald Trump e Joe Biden, tutti tacciati di essere “criminali di guerra”. “Sono molto felice di essere qui”, ha scandito Waters in italiano mentre alcune didascalie raccontavano la sua vita, soprattutto musicale, dal suo primo matrimonio all’amicizia con Syd Barret, leader dei Pink Floyd dal 1965 al 1968. Imponente la scenografia e le luci. Durante ‘Sheep’ una pecora gigante gonfiabile vola telecomandata per il Forum sopra gli spettatori, mentre dopo la pausa Waters ritorna sul palco imbracciando un mitra finto e sparando verso il pubblico, ‘scortato’ da due poliziotti tutti vestiti di nero. La morte, la guerra e la distruzione sono temi ricorrenti per tutta la serata, così come la critica alle politiche militari, in particolare quelle degli Stati Uniti. E c’è spazio anche per dedicare una canzone all’attivista Julian Assange, co-fondatore di WikiLeaks. Waters riproduce alcuni dei brani più famosi dei Pink Floyd degli album ‘The Wall’ e ‘The dark side of the moon’ che compie quest’anno 50 anni, infiammando il Forum con rock fiammeggiante e psichedelico. La serata milanese finisce con uno shot di Mezcal con i componenti della band. E con il toccante omaggio al fratello maggiore scomparso lo scorso anno.

Continua a leggere

Spettacoli

Toni Servillo: il tempo che passa e la ridicola vanità

Pubblicato

del

Tempo che passa, vanità e con alle spalle un capolavoro ‘feroce’ come quello di Schnitzler. Si presenta così al Bif&st a Bari IL RITORNO DI CASANOVA di Gabriele Salvatores che utilizza lo stesso titolo del libro dell’autore viennese a cui il film è ispirato e che qualcuno ha già paragonato a un nuovo OTTO E MEZZO. Da una parte troviamo un affermato regista italiano (Toni Servillo) che non accetta lo scorrere del tempo e decide così di raccontare l’ultima avventura di un Casanova, ormai anziano (Fabrizio Bentivoglio), ma che non rinuncia alla sua ultima avventura galante. Durante le riprese pero il regista, che abita un’inquietante casa domotica, si accorgerà di essere molto simile al personaggio che mette in scena.

“Il mio personaggio – spiega Servillo – è sempre alla ricerca di un riconoscimento ed è proprio questo aspetto che, secondo me, lo rende ridicolo. Salvatores lo tratta senza nessuna indulgenza e questo lo fa diventare anche simpatico. Lui, proprio come Casanova, ha bisogno di sentirsi sempre in un clima di seduzione, sono i capricci che gli vengono da una vita continuamente sostenuta da un enorme sentimento di vanità”. E ancora Servillo: “C’è una frase molto bella che dice che la vita è qualcosa che ci accade mentre ci occupiamo di altro. Il mio personaggio è ossessivamente concentrato sulla sua carriera, ma la vita corre a volte più veloce del cinema e gli fa marameo”.

Dietro questo film in sala dal 30 marzo con 01, sottolinea Servillo: “C’è soprattutto Arthur Schnitzler e la sua avventura intellettuale, a cui ha attinto anche lo stesso Freud. È un libro veramente feroce e crudele il suo. Penso ad esempio a quella situazione in cui Casanova, dopo aver giaciuto con l’inganno con Marcolina la giovane ragazza bendata (Bianca Banconi) al mattino si accorge di essere visto da lei nudo in tutta la sua vecchiaia”.

In realtà, spiega Salvatores, “Casanova è destinato a fallire nel tentativo di ripetersi continuamente mentre invece il regista, anche lui un seduttore, viene sorpreso dalla vita e per lui si apre una piccola porta sul futuro grazie a un’inaspettata donna”. E ancora il regista Oscar per MEDITERRANEO confessa: “Il fatto è che la nostra generazione ha dentro un ragazzino che non vuole invecchiare e che fa dispetti per non diventare vecchio”.

“Anche a me – aggiunge Bentivoglio – è capitato di non aver previsto l’invecchiamento e mi sono sorpreso quando me ne sono reso conto”. Il film – prodotto da Indiana Production con Rai Cinema, Ba.Be Productions ed Edi Effetti Digitali Italiani e con il contributo della Regione Veneto e della Veneto Film Commission e scritto da Umberto Contarello, Sara Mosetti e lo stesso Salvatores – ha nel cast anche: Sara Serraiocco, Natalino Balasso e Alessandro Besentini e la partecipazione di Antonio Catania. Frase cult del film quella che dice Casanova quando incontra per la prima volta la bella Marcolina: “I suoi occhi non avevano neanche un po’ di quella luce che mi aveva accolto in altri tempi”.

Continua a leggere

In Evidenza

Cinema in lutto, è morto a 77 anni l’attore e regista Ivano Marescotti

Pubblicato

del

E’ morto, a Ravenna, l’attore e regista Ivano Marescotti. Aveva 77 anni. Era da qualche giorno ricoverato all’ospedale civile di Ravenna a causa del peggioramento delle sue condizioni fisiche legate a una grave malattia. Lascia la moglie Erika, che aveva sposato un anno fa, e la figlia Iliade nata nel suo matrimonio precedente.

Tra le sue interpretazioni indimenticabili il dottor Randazzo in “Johnny Stecchino” di Benigni. Ha lavorato fra gli altri con Leo de Berardinis, Mario Martone, Carlo Cecchi, Giampiero Solari, Giorgio Albertazzi, Marco Martinelli. L’esordio al cinema è datato 1989, con una piccola parte nel film “La cintura”. Nello stesso anno l’incontro con Silvio Soldini e la partecipazione al film “L’aria serena dell’ovest”.

La carriera al cinema

 Ha interpretato oltre cinquanta film, lavorando con registi quali Anthony Minghella, Ridley Scott e Roberto Benigni (“Johnny Stecchino” e “Il mostro”), Marco Risi, Pupi Avati, Marco Tullio Giordana, Maurizio Nichetti, Carlo Mazzacurati e con Gennaro Nunziante nei film di Checco Zalone. “Criminali si diventa”, regia di Luca Trovellesi Cesana e Alessandro Tarabelli è il suo ultimo film. Ha avuto 6 candidature al Nastro d’argento, che vince nel 2004 per l’interpretazione nel cortometraggio Assicurazione sulla vita di Tommaso Cariboni e Augusto Modigliani.

Le fiction in tv

 Tante le fiction, a partire da “La Neve nel bicchiere” di Florestano Vancini (1984) fino a “Ma’kari”, regia di Michele Soavi (2021), passando per “Don Matteo” e “Che Dio ci aiuti” e tanti altri titoli.

In teatro

Profondamente legato alla sua Romagna, lui che era nato a Bagnocavallo, Marescotti a partire dagli anni ’90 ha iniziato un approfondito lavoro di recupero del romagnolo, tornando in teatro con i testi di Raffaello Baldini, per poi rileggere e riscrivere alla sua maniera Dante (Dante, un pata’ca ispirato alla Divina Commedia) e Ariosto (Bagnacava’l, una contaminazione tra il basso romagnolo e l’Orlando Furioso).

 

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto