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Spettacoli

Sanremo 2025, le pagelle della finale: trionfi, sorprese e qualche delusione

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Il Festival di Sanremo 2025 si chiude con il suo carico di emozioni, colpi di scena e inevitabili giudizi. Ecco le pagelle della serata finale, tra conduttori, ospiti e artisti in gara.

Carlo Conti – Voto 8.5

Ritorno all’Ariston da padrone di casa impeccabile. Conti ha puntato sulla sobrietà e sull’efficacia, dimostrando che “less is more”. Il suo festival ha funzionato senza eccessi e senza maratone notturne, mantenendo ritmo e leggerezza. Otto anni dopo, il conduttore toscano torna con un format solido, a dimostrazione che l’esperienza conta.

Alessandro Cattelan – Voto 7.5

Forse una prova generale per il futuro? Lui nega, ma il suo stile brillante e il ritmo veloce lo rendono un candidato naturale per un prossimo Sanremo da protagonista. Ironico e sciolto, con lui la serata finirebbe prima.

Alessia Marcuzzi – Voto 6-

Un po’ spaesata, un po’ eccessiva. Troppo Festivalbar, poca Ariston. Se la cavicchia, ma le improvvisazioni forzate e l’eccesso di entusiasmo non convincono.

Edoardo Bove – Voto 10

Un racconto di coraggio e speranza. Dopo Bianca Balti, il giocatore della Fiorentina racconta il suo confronto con la malattia in modo schietto e positivo. Il pubblico apprezza, lui regala uno dei momenti più emozionanti del festival.

Antonello Venditti – Voto 7.5

Premio alla carriera meritatissimo, nonostante Sanremo non sia mai stato il suo terreno naturale. Trasforma l’Ariston in un gigantesco karaoke, celebrando la sua musica senza nostalgia. E con un pizzico di scaramanzia: “la mia carriera va avanti”.

Olly – Voto 9

Era tra i favoriti e ha confermato le aspettative. La febbre sanremese è schizzata a 40 per lui, che a 23 anni si porta a casa un festival pesante anche in ottica futura. Ora tocca a lui dimostrare che può restare sulla cresta dell’onda.

Lucio Corsi – Voto 8.5

L’outsider che nessuno aveva visto arrivare. Secondo posto che vale una vittoria e un successo che si porta dietro un Premio della Critica e un personaggio ormai iconico. Poetico, alieno, diverso da tutti gli altri: e questa è stata la sua forza.

Brunori Sas – Voto 8

Dolce, raffinato, emozionante. Sanremo lo porta sul podio e se lo merita tutto. Il pubblico lo ama, la critica lo premia con il Bardotti per il miglior testo. Canzoni che accarezzano l’anima.

Fedez – Voto 8-

Ha portato una canzone forte, ma il vero motore del suo festival è stato il chiacchiericcio attorno alla sua vita privata. Il pubblico ha premiato il mix, catapultandolo nella cinquina finale. Marketing o no, ha vinto comunque la sua scommessa.

Simone Cristicchi – Voto 8-

Nonostante il Premio Bigazzi e il Premio Sala Stampa Lucio Dalla, il quinto posto lascia l’amaro in bocca. Il suo brano ha fatto emozionare, ma forse una vecchia polemica sui social lo ha penalizzato.

Giorgia – Voto 9

Forse la più grande ingiustizia del festival. Esclusa dalla top five, eppure la sua classe è di un altro livello. Lei lo sa, il pubblico anche. Un’altra categoria, per fortuna.

Sanremo si chiude tra certezze e nuove promesse. La musica ha parlato, il pubblico ha decretato i suoi vincitori, e ora non resta che aspettare i frutti di questa edizione.

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Spettacoli

Serena Rossi: la scossa di terremoto è stata terribile, ma Napoli non molla mai

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“Quando ho sentito la scossa a Napoli, mi sono svegliata di colpo: una violenta botta ha fatto tremare tutto. Ci siamo abbracciate, ero a casa da mia sorella, cercando di rassicurarci dicendo: ‘Non passa, non passa… quando finirà?'”: ospite di Francesca Fialdini a Da noi… a ruota libera, Serena Rossi (foto Imagoeconomica in evidenza) descrive così la sensazione di impotenza di fronte al terremoto che sta scuotendo l’area flegrea. “Ma la mia città non molla mai”, sottolinea l’attrice.

L’intervista si apre con la testimonianza di solidarietà di Fialdini: “Prima di parlare del tuo spettacolo Serenata a Napoli, che debutterà tra poco, vorrei mandare un forte abbraccio a tutti gli abitanti dell’area flegrea che stanno affrontando un momento molto delicato”. Per Serena Rossi, “Napoli è molto più di una città: è un patrimonio culturale e musicale che scorre nelle vene. Napoli ha una storia immensa, è parte del nostro Dna. In famiglia, la musica ci unisce tutti”. E si commuove nel vedere le testimonianze di giovanissime attrici della scuola artisti di Scampia, che la trovano un simbolo di riscatto: “È una gioia immensa… mi ha lasciata senza parole. Sono lacrime che mi appartengono”.

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Spettacoli

Addio Dandy Bestia, cofondatore degli Skiantos

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A cinque anni ha i primi contatti con la musica grazie a uno zio suonatore di fisarmonica, passa l’infanzia ascoltando le orchestre che si esibiscono nella balera sotto casa, ma la svolta avviene a 13 anni, nel ’65, quando scappa da casa per recarsi al concerto dei Beatles a Milano. Nel ’69 fonda il gruppo The Keys, poi al Dams conosce Roberto ‘Freak’ Antoni, scomparso nel 2014 a 59 anni, con il quale nel ’77 a Bologna – la città più fertile nella prima ondata del punk italiano – fonda gli Skiantos, capostipiti del rock demenziale. Chitarrista e anima del gruppo, Dandy Bestia, al secolo Fabio Testoni, è morto la scorsa notte, aveva 72 anni ed era malato. Nel suo curriculum anche collaborazioni con Lucio Dalla, Francesco Guccini, Orietta Berti, Mirko Casadei, Vasco Rossi, da sempre estimatore dichiarato degli Skiantos, e un album da solista, ‘Giano’, del 2016. Dandy era uscito dal gruppo nel ’79, complici anche eccessi personali, per poi rientrarvi nell’84: aveva suonato nella band fino a poco tempo fa. “Un gruppo importante, a cui in tanti siamo stati affezionati.

Lo ricorderemo”, dice il sindaco Matteo Lepore. Anche Rifondazione Comunista piange l’uomo “dallo spirito rivoluzionario, vera anima del motto La fantasia al potere!”. Il progetto Skiantos prese concretezza con ‘Inascoltable’ e le registrazioni furono pubblicate su musicassetta da Oderso Rubini: “Dandy Bestia – ricorda il produttore su Fb – è stato un pezzo importante della storia in musica di Bologna, magari più trasversale e meno ufficiale, più provocatoria e ironica, ma decisamente significativa. I suoi riff, le sue composizioni (tra le tante ‘Sono un ribelle, mamma’), i suoi assoli ci mancheranno”. “Freak – raccontò Dandy al periodico RollingStone – mi disse che scriveva poesie demenziali e me ne diede due-tre da musicare. Si trovò bene e alla fine è stato un incontro perfetto: io non sapevo scrivere, lui non sapeva suonare, abbiamo unito qualità e mancanze”.

I concerti, soprattutto agli inizi, furono caratterizzati da performance provocatorie con riferimenti all’avanguardia futurista e dadaista, compreso il lancio di ortaggi sul pubblico da parte dei musicisti. Nell’aprile 1979 al Bologna Rock gli Skiantos portarono sul palco del palasport una cucina, un tavolo, un televisore e un frigo, misero a bollire gli spaghetti e li mangiarono, senza suonare nulla, tra le proteste del pubblico: “la nostra provocazione aveva toccato, a seconda dei punti di vista, il fondo e l’apice nello stesso momento”. ‘Mi Piaccion Le Sbarbine’ fu il disco di maggior successo, ‘Karabigniere blues’ il primo singolo, ‘Eptadone’ – mandato in onda anche da Iggy Pop alla Bbc – fra i pezzi più ripresi. Oggi, tra i commenti sui social, Elio e le Storie Tese ricordano Fabio e gli Skiantos “nostri amici e fonte d’ispirazione”.

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Musica

Piero Pelù: “Parsifal distrutto dall’alluvione, ma non molliamo”

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Un’ondata di fango ha travolto Parsifal, lo storico studio di registrazione di Sesto Fiorentino, cuore pulsante della musica toscana degli ultimi 35 anni. Piero Pelù (Foto Imagoeconomica in evidenza), icona del rock italiano e fondatore dei Litfiba, racconta al Corriere della Sera i drammatici momenti vissuti durante l’esondazione del torrente Rimaggio, che ha colpito con violenza la struttura, portando devastazione e ingenti danni.

“Carlino mi ha chiamato in preda al panico: ‘Piero, corri!’. Il portone dello studio, centinaia di chili di ferro, è stato strappato via dalla furia dell’acqua. È stato uno tsunami. Siamo ancora qui a ringraziare che nessuno sia rimasto ferito o peggio”, racconta il rocker.

IL RIMAGGIO TRASFORMA SESTO IN UN FIUME DI FANGO

Arrivato sul posto, Pelù si è trovato di fronte a uno scenario apocalittico:

“Il Rimaggio ha rotto l’argine ed è piombato su Parsifal con una forza incredibile. Piazza del Comune e via Tonietta erano sommerse”.

La sala di registrazione è completamente distrutta, e con essa decenni di storia della musica: “Qui dentro ci sono tutti i miei materiali, strumenti rari, un pezzo di me. È diventata una comunità per tanti artisti”.

IL RIFUGIO DEI MUSICISTI FIORENTINI

Negli anni Parsifal è diventato un punto di riferimento per la musica italiana. Dopo aver lasciato la mitica cantina di via de’ Bardi, i Litfiba e altri musicisti si trasferirono a Sesto Fiorentino, trovando una nuova casa.

“Firenze cacciava gli artisti, le sale prova chiudevano per le proteste dei vicini. Così qui vennero anche i Diaframma, la Bandabardò, i Dirotta su Cuba, Marco Masini, Irene Grandi, Teresa De Sio, i Marlene Kuntz, spiega Pelù.

UN CROWDFUNDING PER RIPARTIRE

Per ripristinare lo studio servono almeno 50.000 euro. Pelù ha quindi deciso di lanciare una raccolta fondi, sperando nella solidarietà del pubblico e del mondo della musica.

“Il piano superiore si è salvato, ma il resto è distrutto: scenografie, macchinari, strumenti. La Bandabardò ha perso tutto, e doveva partire in tour tra una settimana. Anche io dovrei partire, ma ora non so più quando o come”.

PIERO PELU’ E GHIGO RENZULLI (Foto Imagoeconomica)

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LA PAURA

L’alluvione ha colto tutti di sorpresa.

“Dicevano che il Rimaggio non ha mai dato problemi. Ma il cambiamento climatico ha trasformato anche questo fiume in un pericolo. Il deflusso dell’acqua è stato bloccato dai ponti bassi e dagli intoppi intorno alla piazza. Risalendo il corso ho avuto paura”.

Poco dopo il disastro, Pelù ha lanciato un appello sui social, invitando i cittadini a non uscire di casa.

“La Protezione civile mi ha chiesto di fare un video per avvisare la gente: i tombini stavano saltando, erano trappole micidiali”.

SOLIDARIETÀ DA TUTTO IL MONDO DELLA MUSICA

Nonostante il disastro, l’energia e la solidarietà non mancano.

“Da stamani siamo pieni di ragazzi e amici che si sono dati appuntamento per istinto. Ora sono in 40 con le pale in mano a ripulire. È stato il giorno più duro, ma oggi ci sentiamo circondati dall’affetto. Mi hanno chiamato i Negramaro, Manuel Agnelli e tanti altri. Parole che danno energia, non ti fanno sentire abbandonato”.

Ora l’obiettivo è ripartire, ricostruire Parsifal e restituire alla musica il suo storico rifugio.

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