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Musica

Sanremo 2019, partenza boom con Super Bocelli e figlio nell’edizione della raccolta record di pubblicità

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L’emozione per Andrea Bocelli, 25 anni dopo quel ‘Mare calmo della sera’ che lo lanciò verso il successo mondiale, sul palco dell’Ariston con il figlio Matteo. Lo show di Virginia Raffaele e Pierfrancesco Favino sul medley dei musical dell’anno. Il monologo di Claudio Bisio su Baglioni ‘il sovversivo’ che nel ’74 cantava ‘passerotto non andare via’ ma alludeva ai migranti: e cosi’ gli spunti polemici – che dovevano restar fuori dal festival ‘non politico’ nell’epoca del governo gialloverde – rifanno capolino sotto mentite spoglie.

Con un serata monstre da maratoneti della tv – e qualche problema di audio, sul palco e a casa, e la protesta rimbalza subito su Twitter – parte il Baglioni bis.

“Voglio andar via”, canta il dittatore artistico presentandosi sul trampolino con i ‘copiloti’ Virginia Raffaele e Claudio Bisio (un’allusione a Sanremo e al suo futuro?). Poi spiega la filosofia del suo secondo festival, ispirato all’armonia, che “non é una condizione di partenza, ma di arrivo, a volte difficile, é un traguardo, un percorso che consiste nel collegare elementi e significati diversi lontani, opposti, come nel simbolo yin e yang che richiama il numero 69”.

La prima standing ovation della serata é per Bocelli, che al piano ripropone “Il mare calmo della sera” in duetto con Baglioni. Poi  passa al figlio Matteo il chiodo in pelle nera simile a quello di 25 anni fa: “Non e’ un passaggio di testimone, ma un augurio”. L’Ariston e’ tutto per lui, l’ovazione social e’ per Matteo.

Tutti in piedi anche per l’omaggio a Fabrizio Frizzi, che oggi avrebbe compiuto 61 anni.

La liturgia del festival sembra ingessare un po’ il talento di Raffaele – elegantissima in nero lungo con spacco bianco, poi in total black e spacco profondo – e Bisio. Ma poi l’attrice si scioglie nel monologo su Baglioni, “da sempre un sobillatore, un anarchico, un rivoluzionario!”. “Nel 1974 cantava ‘passerotto non andare via’, ma era una posizione chiarissima, era un’esortazione agli immigrati: restate qui. E quello che e’ piu’ grave e’ che lo ha scritto trent’anni prima che arrivassero, li ha sobillati”. Baglioni, continua Bisio, “e’ ossessionato dai migranti: ha scritto ‘migravamo come due gabbiani’ e ‘100 ponti da passare’ e ‘sirene di navi che urlavano al vento’, ‘se avessi un’auto da caricarne 100 mi piacerebbe un giorno portarli al mare’. Allora te le sei cercate!”. Poi l’appello ai giornalisti ‘seri’, “smettiamola!”, e al “mondo Rai”: “Quest’uomo ha un grande cuore, una grande testa oltre che una grande voce, se vi fidate di lui, di noi, lavoreremo benissimo”. Virginia balla e canta nei panni di Mary Poppins, sfidando Pierfrancesco Favino travestito dal Freddie Mercury di Bohemian Rhapsody (“ma co’ ‘sto giubbotto giallo mi sembri Gabbani”, lo apostrofa lei) sulle note dei musical dell’anno. Consueta esibizione da fuoriclasse per Giorgia, in un medley dei suoi successi che celebra la sua grande voce e culmina nel duetto con Baglioni in “Come saprei”. Fra le prime papere, qualche ‘incidente’ (“La mia costumista ha lavorato coi Casamonica”, scherza Bisio citando i social che ironizzano sui ricami lurex, e Virginia si lascia scappare un ‘salutiamo i Casamonica’ accorgendosi subito dopo della gaffe e chiedendo scusa) e gag (come il trio dei conduttori in versione famiglia Addams o Nella vecchia fattoria versione vegana) sul palco sfilano i 24 big.

Meritano una menzione il lungo applauso per Il Volo (“prendetevelo tutto”, dice Bisio), la grinta di Loredana Berté che in quanto a voce e minigonna resta se stessa, l’esibizione di grande impatto di Daniele Silvestri con Rancore, l’eleganza di Paola Turci, la maturitá di Arisa, la forza garbata di Simone Cristicchi.

Sanremo debutta dopo aver messo in cassa il record assoluto della raccolta pubblicitaria, 31,1 milioni di euro. Poche ore é si saprà se ha vinto una sfida altrettanto ardua, quella dell’Auditel.

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Musica

Radiohead, ritorno da brividi a Bologna: due ore di magia e 25 brani per il pubblico dell’Unipol Arena

Dopo otto anni di attesa i Radiohead tornano in Italia con un concerto epico all’Unipol Arena di Bologna: due ore di musica, 25 brani e un pubblico in delirio per Thom Yorke e compagni.

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L’attesa è finita. Dopo otto anni di silenzio dai palchi italiani, i Radiohead sono tornati con un concerto memorabile all’Unipol Arena di Bologna, il primo dei quattro appuntamenti italiani del tour 2025.
Appena le luci si abbassano e risuonano le prime note di “Planet Telex”, l’atmosfera si accende: il boato dei 15.000 fanrompe la tensione accumulata in anni di assenza.

Tom Yorke, Jonny Greenwood e gli altri membri della band di Oxford si muovono su un palco circolare, al centro del parterre, circondato da dodici schermi verticali che alternano colori, immagini e riflessi sonori.


Un viaggio tra potenza e malinconia

L’apertura con “Planet Telex” segna subito il tono del concerto, seguita da “2+2=5” e “Sit Down, Stand Up”, in un crescendo di energia che fa letteralmente vibrare l’arena.
Yorke, in stato di grazia, alterna momenti di pura intensità a gesti di connessione con il pubblico.

Dopo i brani più potenti arriva “Bloom”, seguita da una versione emozionante di “Lucky”, accolta da un coro collettivo. Da lì in poi è un susseguirsi di capolavori: “The Gloaming”, “There There”, “Ful Stop”, “Videotape”, “Arpeggi”, “Everything in Its Right Place”.

Il suono è perfetto, l’atmosfera elettrica. La voce di Yorke fluttua leggera sulle chitarre di Greenwood e i synth di Ed O’Brien, mentre Chris Vatalaro, nuovo alla batteria al posto di Clive Deamer, tiene il ritmo con precisione chirurgica.


Il momento più intenso: “No Surprises” e “Karma Police”

A metà concerto, le prime note di “No Surprises” scatenano un’emozione collettiva. Tutta l’arena canta, Yorke sorride e ringrazia con un semplice ma sentito “grazie”.
Da “In Rainbows” arrivano “Videotape” e “Arpeggi”, mentre “15 Step” e “The National Anthem” riportano il ritmo incalzante.

La prima parte del live si chiude con un trittico perfetto: “Subterranean Homesick Alien”, “Bodysnatchers” e “Idioteque”, 90 minuti di musica senza tregua.

Poi i bis: “Fake Plastic Trees”, “Let Down” e una versione epica di “Paranoid Android”, accolta da un boato. L’acustica “You and Whose Army” e la rarissima “Wolf at the Door” portano il concerto verso il finale.

Con “Just” i Radiohead chiudono il cerchio, ma il gran finale è affidato a “Karma Police”, fusa in un unico, lunghissimo coro dei fan che accompagna la band fino all’ultimo istante.


Due ore di musica, emozioni e perfezione

Due ore abbondanti, 25 brani, pochi discorsi ma tanta musica. I Radiohead tornano a dimostrare di essere l’ultima grande band capace di unire arte, tecnica e sentimento.
Domani si replica, sempre all’Unipol Arena: altri 15.000 fortunati vivranno un nuovo viaggio sonoro con Thom Yorke e i suoi, che hanno riportato Bologna — e l’Italia — al centro della scena mondiale del rock alternativo.

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All’asta cimeli dei Rolling Stones: la chitarra di Brian Jones vale fino a 400mila dollari

All’asta 185 cimeli dei Rolling Stones, tra cui la chitarra di Brian Jones. La vendita, in programma il 4 dicembre a Dallas, potrebbe superare 1,3 milioni di dollari.

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Poster, abiti di scena, biglietti e strumenti musicali: circa 185 cimeli dei Rolling Stones andranno all’asta il prossimo 4 dicembre a Dallas, in una vendita che promette di diventare un evento per i fan del rock.

La casa d’aste Heritage Auctions ha intitolato l’iniziativa “Satisfaction: i tesori dei Rolling Stones dalla collezione Ali Zayeri”, dal nome del collezionista che per anni ha custodito i rari oggetti legati alla band britannica.


Una chitarra leggendaria in cima all’asta

A guidare la vendita sarà la chitarra elettrica Harmony Stratotone appartenuta a Brian Jones, il defunto cofondatore del gruppo, stimata tra 200.000 e 400.000 dollari.
Jones, scomparso nel 1969, fu tra i fondatori del sound originale dei Rolling Stones, e la sua chitarra rappresenta oggi uno dei simboli più iconici della storia del rock.


Tesori di una carriera irripetibile

Oltre alla chitarra, l’asta includerà poster originali dei tour, abiti di scena e biglietti d’epoca, con una stima complessiva di oltre 1,3 milioni di dollari.
Un’occasione unica per collezionisti e appassionati di musica di mettere le mani su pezzi che raccontano sessant’anni di leggenda dei Rolling Stones, tra palco, moda e rivoluzione culturale.

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Salt-N-Pepa infiammano la Rock & Roll Hall of Fame, tra tributi e grandi assenti

Alla cerimonia della Rock & Roll Hall of Fame di Los Angeles, Salt-N-Pepa conquistano il pubblico con “Push It”. Tributi a Sly Stone e Warren Zevon, ma niente reunion per Outkast e White Stripes.

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Alla Rock & Roll Hall of Fame di Los Angeles, le Salt-N-Pepa hanno scatenato il pubblico con una travolgente versione di “Push It”.
Cheryl “Salt” James, Sandra “Pepa” Denton e DJ Spinderella – prima donna DJ a entrare nella Hall – hanno ricevuto il musical influence award, celebrando le donne nella musica e ricordando la loro battaglia per riottenere i diritti sui master dei loro brani.

“Questo è per ogni donna a cui è stato detto che non poteva prendere un microfono”, ha detto Cheryl James, accolta da una standing ovation.

Il trio ha poi eseguito un medley dei suoi successi: “Shoop”, “Let’s Talk About Sex” e “What a Man”, insieme alle En Vogue, prima di chiudere con “Push It” in un’esplosione di energia.


Outkast emoziona, ma senza reunion

Molti fan speravano nella reunion degli Outkast, ma Andre 3000 e Big Boi si sono limitati a salire insieme sul palco per ricevere l’onore dell’induzione.
Andre ha commosso il pubblico con un discorso improvvisato e pieno di ricordi:

“Le grandi cose nascono in stanze piccole,” ha detto tra le lacrime, ricordando i primi anni ad Atlanta.

Big Boi, invece, ha offerto uno show spettacolare con Tyler, the Creator, JID, Killer Mike, Janelle Monáe e Doja Cat, che hanno ripercorso i successi del duo, da “Hey Ya” a “Ms. Jackson”.


White Stripes, tributo senza reunion

Neanche i White Stripes si sono riuniti, ma la loro assenza è stata compensata da performance memorabili.
I Twenty One Pilots hanno scosso la sala con “Seven Nation Army”, mentre Olivia Rodrigo e Feist hanno eseguito “We’re Gonna Be Friends” in una versione acustica tra il pubblico.
Iggy Pop, che li ha introdotti, ha ricordato il primo incontro con Jack e Meg White:

“Ragazzi adorabili, si capiva che avrebbero fatto strada. E lo hanno fatto.”

Jack White, commosso, ha dedicato il suo discorso all’ex moglie e partner musicale Meg, definendo la loro collaborazione “la cosa più bella che un artista possa vivere”.


Tributi a Sly Stone, Bad Company e Warren Zevon

La cerimonia si è aperta con un tributo a Sly Stone, guidato da Stevie Wonder insieme a Beck, Maxwell, Questlove e Jennifer Hudson, che ha interpretato un’intensa “Higher”.

Mick Fleetwood ha poi introdotto i Bad Company, definendoli “leggende del rock classico”. Il batterista Simon Kirke, unico membro presente, ha suonato insieme a Nancy Wilson, Joe Perry e Bryan Adams, che ha cantato “Can’t Get Enough”.

Momento di grande emozione con David Letterman, che ha introdotto Warren Zevon, ricordando l’amicizia che li legava e la sua ultima apparizione televisiva.

“Warren Zevon è nel mio Rock & Roll Hall of Fame personale,” ha detto Letterman tra le lacrime.

I Killers hanno chiuso il tributo con una versione appassionata di “Lawyers, Guns and Money”.


La serata, trasmessa in diretta su Disney+ e prossimamente su ABC, ha confermato ancora una volta lo spirito immortale del rock e la sua capacità di unire generazioni, suoni e storie diverse sotto un’unica, grande musica.

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