Il Centro-Destra moderato italiano siè letteralmente sbriciolato, così come si è sbriciolata la presenza di Forza Italianel panorama partitico italiano, dopo aver letteralmente gettato al vento un ventennio di dominio incontrastato nella politica nazionale, regionale e locale, con una Sinistra che allora appariva la brutta copia di sé stessa.
Ad approfittare del declino del Cavaliere, che pur essendosi rialzato di volta in volta da ogni grande caduta, invero causate prevalentemente da reiterati atteggiamenti a dir poco autolesionistici, ci ha pensato Matteo Salvini, che in quella macro area parlamentare ha saputo cogliere l’attimo come nessun altro prima di lui. In questo modo,lo sgusciante alleato populista, pur avendo fagocitato gran parte del disperso consenso Forzista, trascinandolo finanche nell’improbabile alleanza di governo con il “M5S”, quindi fallita, ha comunque lasciato sul campo migliaia, anzi milioni di voti degli orfani del partito azzurro, ancora ad oggi alla deriva nell’attesa di un solido riferimento.
Ma a parte le vicende personali del capo del partito, ciò che ha affossato “Forza Italia” e quindi l’elettorato neoliberale, convergente più al Centro che a Destra, è stato in larga parte dovuto anche ad un abbassamento sconcertante della qualità dei rappresentanti locali, che pian piano venivano chiamati a rimpiazzare i pezzi da novanta del primo periodo. Così ci siamo ritrovati non pochi esponenti dal curriculum a dir poco imbarazzante,a volte accostati a “situazioni bollenti” ed in alcuni casi addirittura smarriti nel tentare una improbabile coniugazione di un verbo o di un congiuntivo.
Con lo straordinario risultato che in Campania si è addirittura fatta strada la “Lega Nord”, oggi solo “Lega”, comunque nata dal profondo e radicato sentimento di puro disprezzo per le regioni del Sud,coltivatoda una seppur minima fetta di elettorato nordico e nordista, poi gonfiatasi a dismisura ed infine sdoganata anche nel tanto bersagliato Meridione. A Salvini è bastato spostare il rancore leghista ad una latitudine più bassa, almeno ufficialmente, e così sostituire alla equazione della sistematica denigrazione padana il termine “Terrone” con quello di “Clandestino” o di “Immigrato irregolare”. In effetti il gioco è stato fin troppo facile ed il resto è surreale attualità.
Ma come spesso accade nel nostro incredibile Paese, quando meno te lo aspetti e stai esaurendo ogni barlume di speranza, in questa landa desolata dello scenario politico italico, dove persino la forza dirompente e prorompente dei “Cinque Stelle” pare si stia adagiando alla pigra politica romana incancrenita da un “poltronismo” fine a se stesso, dall’orizzonte rovente, dove tutto si staglia ormai arso e privo di qualsiasi segno di vita, sembrano spuntare piccole oasida dove poter ricominciare a coltivare un sentimento di fiducia.
Nuove creature politiche e nuovi partiti nascono o tentano di fondersi in questi mesi per provare a dare finalmente un collante al comune sentimento di tanti italiani,ex Berlusconiani e non, equilibrati e realisti, desiderosi solo di essere rappresentati in modo serio e sobrio. Il caso di “Coraggio Italia” potrebbe esserne un buon esempio, ma bisognerà comunque attendere gli sviluppi dei prossimi mesi per capire se queste prove di assetti saranno incubatori di reale rinnovamento o solo strategie pre-elettorali. Di certo l’Autunno che ci aspetta sarà tutt’altro che tiepido.
Così a Napoli scende in campo Catello Maresca, le cui doti personali e professionali non possono essere neanche discusse. Solo la sua disponibilità con l’iniziale lista civica aveva già contribuito ad innalzare il livello culturale del dibattito amministrativo per il futuro della Città.
Restano ovviamente valide tutte le considerazioni e perché no anche i dubbi, in merito alla possibilità dei magistrati di candidarsi e fare carriere politiche, seppur nei modi e nei limiti ovviamente tracciati dalla Legge con la supervisione di garanzia del C.S.M., ma finché ce ne sarà l’opportunità, anzi, la facoltà, ci farà sempre piacere registrare che vere e proprie icone istituzionali e della Società Civile, proprio come quelle personificate del Magistrato napoletanoche tra i primi ha combattuto i più violenti e storici cartelli del male come il clan camorristico dei “Casalesi”, saranno disponibili a dare il proprio contributo per una Politica che ormai trasmette prevalentemente sfiducia.
Ma il punto cruciale è un altro. Se è vero che grazie alla presenza di grande moralità, coraggio ed attaccamento al Territorio di Catello Maresca, questo “Centro Destra” campano potrebbe ripartire proprio da figure così alte per riconquistare la fiducia prima, ed il votodei moderati perbenepoi, che credono davvero nel riscatto della Città e dell’intero Sud, non si può negare come nell’alleanza appena sancita,propriola presenza della “Lega”nella nostra regione continua ad essere percepita, e forse lo sarà per sempre, come troppo ingombrante se non addirittura imbarazzante.
Perché i Napoletani non si sono mai piegati a niente e a nessuno, e pur essendo di indole mite ed aperti al prossimo per inclinazione culturale genetica, di certo non potranno mai sentire il partito del “Carroccio”, fondato da Umberto Bossi,come una creatura amica o addirittura figlia della Città, anche quando a darne voce potranno essere figure autorevoli e credibili come quelle di Maresca. Quindi il vero bivio che ci attende non è quello della competizione elettorale, dove tutto viene fuso e tritato dalla foga del momento, ma sarà quello del giorno dopo l’elezione cittadina, a prescindere dal risultato che sarà totalizzato e che sarà comunque ed indiscutibilmente migliore di qualsiasi altro possibile per la coalizione,proprio grazie all’impegno assunto dal giudice partenopeo. Terminata la battaglia per la conquista di Palazzo San Giacomo, sarà impossibile ignorare la persona e la personalità dell’odierno candidato a sindaco, che giammai potrebbe permettere che la sua area politica di riferimento possa continuare a cavalcare il consenso solo attraverso gli ormai soliti slogan salviniani, sempre tesi ad un improbabile giustizialismo e ad una troppo facile e veloce risoluzione di problemi epocali, che invece devono necessariamente essere affrontati con quella lucidità, lungimiranza e professionalità di cui il dott. Catello è,di converso, sano portatore. E sarà quello il momento della verità, perché o il Centro Destra campano, se non addirittura nazionale, convergerà attorno a figure di spessore come quelle di Maresca ed al loro modo di interpretare il delicato ruolo politico che comunque ricopriranno, ripartendo così da un livello superiore, o si sfalderà definitivamente al suolo.
Manovre in corso per la formazione del nuovo vertice Rai. I partiti sono al lavoro per provare a trovare un’intesa in vista dell’elezione dei quattro membri del cda Rai di competenza parlamentare e dell’indicazione dei due componenti di nomina governativa, che potrebbe avvenire prima delle Europee. Il bando per la presentazione dei curricula in Parlamento è stato pubblicato e il termine è fissato per il 20 aprile.
Poi occorrerà un mese per l’esame e, se l’accordo sarà raggiunto, si potrà poi votare, nella finestra tra il 20 e la fine di maggio prima della pausa dei lavori per le elezioni. Sembra scontata l’indicazione di Giampaolo Rossi come amministratore delegato in quota Fratelli d’Italia, mentre per il ruolo di presidente c’è in pole position l’attuale consigliera Simona Agnes, sponsorizzata da Forza Italia, ma occorrerà trovare l’intesa almeno con una parte dell’opposizione perché in Commissione di Vigilanza sono necessari i due terzi dei voti.
L’accordo potrebbe anche includere il nome del direttore generale e la Lega, da seconda forza parlamentare, potrebbe rivendicarne la scelta. Formalmente la nomina spetterà, comunque, al futuro amministratore delegato. In corsa – secondo fonti di maggioranza – c’è Roberto Sergio, ora al timone dell’azienda, oltre a Felice Ventura, attuale direttore delle Risorse Umane, e Marco Brancadoro, ora direttore Finanza e Pianificazione. Sul fronte dei consiglieri la Lega è orientata sul direttore della Tgr, Alessandro Casarin, mentre il Movimento 5 Stelle dovrebbe confermare Alessandro Di Majo. Fratelli d’Italia, unico partito che avrà due membri in cda, dovrebbe orientarsi su una donna, ma, nonostante sia circolati i nomi di Lorenza Lei e Annalisa Terronova, non c’è ancora una scelta definitiva.
Anche il Pd non ha ancora preso una decisione sul nome. Per quanto riguarda il consigliere eletto dai dipendenti si ricandiderà Davide Di Pietro, attualmente in carica. Intanto la presidente della Commissione di Vigilanza lancia l’allarme sul prossimo consiglio. “Dopo il via libera del Parlamento europeo al Media freedom act – spiega Floridia in un’intervista al Fatto quotidiano -, la legittimità del prossimo Cda Rai sarà a rischio.
Va approvata con urgenza una nuova legge sulla governance, che sottragga la tv pubblica al controllo della politica”. “Quello approvato in sede europea è un regolamento, e quindi va immediatamente attuato – prosegue -. Nel dettaglio, prevede che i vertici delle emittenti pubbliche non vengano nominati dai governi, ma tramite procedure slegate da logiche politiche”. m
La riunione della segreteria Pd ha fatto fare un passo in avanti alla candidatura di Elly Schlein alle Europee. Il tema del voto per Bruxelles ha dominato l’incontro. D’altronde la sfida è alle porte – urne l’8 e il 9 giugno – e i termini per la presentazione delle liste si fanno sempre più stretti. E infatti Schlein ha ufficializzato qualche nome. Il primo è quello di Antonio Decaro, “uno dei più bravi sindaci d’Italia”, ha detto la segretaria a DiMartedì.
Una difesa nitida, quella di Schlein, dopo le polemiche di questi giorni su Bari, per la commissione che dovrà valutare lo scioglimento del Comune (dopo un’inchiesta per mafia che non ha coinvolto il primo cittadino) e le affermazioni del governatore pugliese Michele Emiliano su un loro incontro con la sorella di un boss, che Decaro ha smentito. Capolista del Pd al Sud sarà Lucia Annunziata, “non solo perché è una figura di grande valore come giornalista – ha spiegato Schlein – ma soprattutto per la sua grande conoscenza di politica estera e internazionale”. Fra gli altri, circola anche il nome di Cecilia Strada. La definizione dello schema di gioco – chi dovrà correre, in quale circoscrizione e in quale casella – è tema caldo, in un incrocio di equilibri, ambizioni, rapporti di forza. “Il Pd ha gestito la questione delle alleanze alle amministrative e alle regionali con una linea unitaria – hanno fatto sapere dal partito – Con lo stesso spirito verrà affrontato il tema delle europee”.
Perché “l’avversario è la destra”, è stato ribadito. Alle europee non ci sono alleanze: ognuno corre per sé. Così, quando il Pd parla di unità parla di Pd. “Con varie sfumature – è stata la sintesi della segreteria fornita dal Pd – tutti hanno chiesto a Schlein di candidarsi”, anche se “le formule proposte sono diverse”. Lei ha ammesso: “Ci sto riflettendo, ma prima voglio vedere la squadra”. Nel Pd, quel “varie sfumature” e “tutti hanno chiesto” sono stati raccontati in vari modi. Con un minimo comun denominatore: il tema della corsa di Schlein non poteva che essere sul tavolo e nessuno lo ha messo in discussione. Lo schema generale dovrebbe partire dalla previsione di capolista civici nelle cinque circoscrizioni. Ma “il confronto è ancora aperto – hanno fatto sapere fonti di minoranza Pd – Sono state espresse delle preoccupazioni in merito alle candidature civiche come capolista che penalizzerebbero la classe dirigente del partito. Riguardo la candidatura di Elly Schlein, sono state espresse perplessità in merito alla posizione che occuperebbe in lista, che rischierebbe di penalizzare le candidature femminili”.
Fuori dal Pd, in tema europee altre forze hanno fatto passi avanti. Italia Viva e Più Europa sono sempre più vicine a un’intesa per una lista di scopo anche con Radicali, Psi, Volt e Libdem, mentre Azione per ora ha detto “No”. Un incontro era atteso a breve: era stato annunciato come vertice risolutivo fra i leader. Col passare delle ore è stato un po’ ridimensionato: ci sarà ma probabilmente sarà interlocutorio e fra seconde linee. Ma la direzione pare tracciata. Mentre in casa M5s si glissa sulla corsa di Virginia Raggi, che per candidarsi dovrebbe ottenere una deroga ad hoc. “Nel caso avessimo voluto introdurre una deroga – è stato spiegato da Campo Marzio – lo avremmo fatto in maniera trasparente, non nascondendola in un cavillo burocratico, ma passando dal trasparente giudizio della nostra comunità”.
Le misure adottate con il decreto sul superbonus e sui bonus edilizi “sono tese a chiudere definitivamente la eccessiva generosità di una misura che come è noto ha causato gravi effetti sulla finanza pubblica e i cui effetti, definitivamente, potremo contabilizzare tra pochi giorni quando si caricherà la finestra per tutte le fatture e i lavori eseguiti entro il 31 dicembre 2023”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti al termine del Consiglio dei Ministri. “Il governo ha approvato un decreto in materia di bonus edilizi che elimina ogni tipo di sconto in fattura e cessione del credito per tutte le tipologie che ancora lo prevedevano; abbiamo eliminato la disposizione della remissione in bonis che avrebbe consentito fino al 15 ottobre le correzioni con il pagamento di minime sanzioni di tutte le comunicazioni già intervenute e previsto per tutte le nuove fattispecie una nuova comunicazione preventiva, quando si inizia il lavoro, in modo da avere un monitoraggio del fenomeno e non solo quando le fattura vengono caricate”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “Abbiamo esteso a questa fattispecie – ha proseguito il ministro – la compensazione rispetto ai debiti di coloro che vogliono usufruire dei debiti d’imposta rispetto ai debiti effettivamente accertati nei confronti dello Stato”. In pratica – ha spiegato il ministro “se c’è un ruolo già accertato definitivamente, prima si compensa su quello”. Il ministro ha poi sottolineato che sono stati individuati nuovi meccanismi di frode sui quali è stato introdotto un paletto. “C’è la limitazione della cessione del credito Ace, perché abbiamo iniziato a notare un utilizzo fraudolento su questa agevolazione che peraltro è eliminata dalla riforma fiscale”. Altre norme prevedono una comunicazione preventiva anche sulle misure di “Transizione 4.0, fermo restando la compensazione che abbiamo già introdotto su transizione 5.0”.