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Salvini fa il poliziotto buono, Giorgetti quello cattivo: stop a gare in caso di razzismo. E a Roma i laziali attaccano la polizia e i romanisti fanno becero antisemitismo

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Violenza e razzismo continuano a tenere banco nel calcio. Mentre a Roma la festa per i 119 anni della Lazio da’ occasione a 300 ultra’ per nuovi incidenti, l’eventuale ‘gestione’ di cori razzisti e ululati negli stadi di calcio italiani fa sempre discutere: dopo il no di Salvini all’idea di fermare le partite e la replica del Napoli, pronto ad abbandonare il campo, arrivano le parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti che sposa la linea della Federcalcio e sottolinea che “e’ giusto che facciano il loro corso le regole sportive, la giustizia sportiva”. “Ci sono protocolli Uefa e Fifa su queste vicende e giustamente la Figc si impegna a tradurli”, ha detto Giorgetti. Parole apprezzate dal presidente della Figc, Gabriele Gravina, che ha ribadito la linea di via Allegri: “Le parole di Giorgetti sullo stop alle gare per razzismo? Non mi sembra molto diverso da quello che ho detto l’altro giorno all’incontro con Salvini. E’ in linea con quelle che sono le nostre norme federali, che recepiscono le indicazioni di Uefa e Fifa. Per me non e’ una novita’”. La posizione di Giorgetti si distingue da quella di Salvini, “Il Napoli ha ribadito la volonta’ di fermarsi qualora si verificassero nuovi buu nei confronti dei suoi calciatori? L’ho detto, siamo nella dimensione sportiva e delle regole del mondo dello sport – ha ribadito il sottosegretario – Va fatta chiarezza e bisogna invece distinguere gli ululati all’interno delle competizioni sportive rispetto alla violenza fuori dagli stadi: in questo secondo caso, come ha detto Salvini, ci sara’ tolleranza zero. Il nostro impegno e’ distinguere bene i tifosi dai delinquenti”. Sul tema della violenza negli stadi Giorgetti si dice d’accordo con chi invoca il ”modello inglese” pero’ – sottolinea “ci vuole anche la polizia inglese, ci vogliono i giudici inglesi. Le cose intelligenti che fanno altrove e che possono essere tradotte in Italia saranno tradotte con estremo rigore. Pero’ non basta fare una legge, bisogna anche applicarla”. “Io credo moltissimo alla responsabilita’ personale – le parole del Capo della Polizia Franco Gabrielli -. Il ministro su questo argomento e’ stato molto chiaro e netto come al solito e credo lo sia stato anche l’allenatore del Napoli. Qui molto attiene anche all’educazione che mi auguro prevalga sempre, sebbene anche gli episodi di ieri sera a Roma non mi confortano molto. Se ognuno fa quel tratto di strada che gli e’ di competenza insieme si puo’ fare un lungo tratto di strada”. Per il difensore della Lazio Francesco Acerbi “non va assolutamente bene che ci siano cori razzisti negli stadi, e’ fastidioso veramente, pero’ ci saranno sempre quei 100 ignoranti che faranno buuh ed e’ difficile anche fermarli quindi non si possono fermare tutte le partite ogni volta che si sentono. Bisogna fare qualcosa di diverso, di drastico”. Sulla stessa linea Keita Balde, che dopo Inter-Napoli aveva espresso solidarieta’ a Koulibaly: “Purtroppo e’ difficile che non si ripetano cori del genere, ma non possiamo far pagare a 100 persone le colpe di 10”. Un nuovo fronte sul tema razzismo e’ aperto dalla denuncia della Lazio: a Roma Nord sono apparsi volantini antisemiti di un sedicente gruppo di supporter giallorossi: “Lazio, Napoli, Israele, stessi colori, stesse bandiere. Merde”, l’esplicito messaggio. “Quando lo scorso anno all’interno della curva Sud dello stadio Olimpico di Roma comparvero figurine lasciate da alcuni tifosi della Lazio con l’immagine di Anna Frank nei panni di tifosa della Roma – sottolinea il portavoce del club biancoceleste, Arturo Diaconale – scatto’ un’ondata di indignazione nazionale ed internazionale tesa a dipingere l’intera tifoseria laziale in una massa di neo-nazisti antisemiti da condannare per l’eternita’”. Diaconale sottolinea di non voler “giustificare le scempiaggini a sfondo razziale su Anna Frank di alcuni tifosi laziali con l’evidente scempiaggine di alcuni tifosi romanisti” e conclude: “il razzismo va condannato in tutte le sue forme ma anche la cretinaggine e la strumentalizzazione politica meritano altrettanto”. La Procura di Roma, ha aperto un’indagine, l’ipotesi e’ che quei volantini siano la risposta agli adesivi di un anno fa. Per la presidente della Comunita’ Ebraica, Ruth Dureghello “quei volantini sono un’ulteriore dimostrazione che razzismo e antisemitismo nel calcio non hanno colore e che serve una soluzione definitiva per debellare il problema. Se si vuole sconfiggere l’odio c’e’ bisogno di impegno vero di tutti”. “Ho letto degli adesivi e degli incidenti di Roma: sono allibito, senza parole”, chiosa il presidente del Coni, Malago’.

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Sangue infetto, la famiglia di un militare napoletano morto nel 2005 sarà risarcita con un milione di euro

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Dopo quasi vent’anni di battaglie legali, la Corte di Cassazione ha riconosciuto il diritto al risarcimento per i familiari di un militare napoletano, deceduto nel 2005 a seguito di complicazioni derivanti da una trasfusione di sangue infetto. La sentenza storica condanna l’ospedale Piemonte e Regina Margherita di Messina, stabilendo un risarcimento di oltre un milione di euro ai familiari del defunto.

Il militare, trasferitosi da Napoli a Sicilia per lavoro, subì un grave incidente durante il servizio che necessitò un intervento chirurgico d’urgenza e la trasfusione di quattro sacche di sangue. Anni dopo l’intervento, si scoprì che il sangue trasfuso era infetto dall’epatite C, portando alla morte del militare per cirrosi epatica. La complicazione si manifestò vent’anni dopo la trasfusione, rendendo il caso particolarmente complesso a livello legale.

In primo e secondo grado, i tribunali di Palermo e la Corte d’Appello avevano respinto le richieste di risarcimento della famiglia, giudicando prescritto il diritto al risarcimento. Tuttavia, la decisione della Corte di Cassazione ha ribaltato questi verdetti, affermando che la prescrizione del diritto al risarcimento non decorre dal momento del fatto lesivo ma dal momento in cui si manifesta la patologia collegata al fatto illecito.

Questa sentenza non solo porta giustizia alla vittima e ai suoi cari ma stabilisce anche un importante precedente per la tutela dei diritti dei pazienti e la responsabilizzazione delle strutture sanitarie. Gli avvocati della famiglia hanno sottolineato l’importanza della decisione, che apre nuove prospettive nel campo della giustizia sanitaria e sottolinea l’obbligo delle strutture ospedaliere di rispettare protocolli medici dettagliati, anche in situazioni di urgenza.

Il caso di Antonio (nome di fantasia) sottolinea la necessità di garantire la sicurezza nelle procedure mediche e di monitorare con rigore le condizioni di sicurezza del sangue donato, indipendentemente dalle circostanze. La sentenza rappresenta un passo significativo verso una maggiore giustizia e sicurezza nel sistema sanitario italiano, ribadendo che nessuna circostanza può esimere dal rispetto delle norme di sicurezza e prudenza necessarie per proteggere la salute dei pazienti.

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Addio a Italo Ormanni, magistrato e gentiluomo napoletano

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Italo Ormanni, magistrato, è scomparso all’età di 88 anni. Dopo una vita dedicata alla giustizia e alla lotta contro la criminalità organizzata, Ormanni ci lascia ricordi indelebili di un uomo che ha saputo coniugare serietà professionale e un vivace senso dell’umorismo. È deceduto ieri a Roma, nella clinica Quisisana, dove era ricoverato e aveva subito un’angioplastica.

La carriera di Ormanni, iniziata nella magistratura nel 1961, è stata lunga e fruttuosa, con servizio attivo fino al 2010. Tra i casi più noti che ha seguito, ci sono stati quelli che hanno toccato i vertici della camorra a Napoli, sua città natale, e importanti inchieste su eventi di cronaca nazionale, come il rapimento di Emanuela Orlandi e l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Anche nel suo ruolo di procuratore aggiunto a Roma, Ormanni ha gestito casi di grande risonanza, contribuendo significativamente alla sicurezza e alla giustizia in Italia.

Oltre al suo impegno nel campo giudiziario, Ormanni ha avuto anche una breve ma memorabile carriera televisiva come giudice-arbitro nella trasmissione “Forum”, dove ha lasciato il segno con la sua capacità di gestire le controversie con saggezza e empatia.

Amante delle arti e della cultura, Ormanni ha sempre cercato di bilanciare la durezza del suo lavoro con le sue passioni personali, dimostrando che dietro la toga c’era un uomo completo e poliedrico. I suoi funerali si terranno a Roma, nel primo pomeriggio di lunedì, dove amici, familiari e colleghi avranno l’occasione di rendere omaggio a una delle figure più influenti e rispettate del panorama giudiziario italiano.

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Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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