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Salvini fa il pentito e pur di restare sulla sua poltrona sopporterebbe Di Maio premier che però risponde: fake news

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Alzi la mano chi ha capito (a parte l’ossessione per i migranti) quale altro problema ha il “quasi ex” ministro Matteo Salvini. È passato dalla crisi di governo alla crisi di nervi solo perché ha scoperto che la nostra Costituzione gli concede sì l’opportunità di sfiduciare il premier Giuseppe Conte ma poi deve avere i numeri in Parlamento per farlo, deve esserne capace e non è detto che dopo averlo sfiduciato poi si vada dritto al voto. Insomma prima di farsi assegnare “pieni poteri” (che cosa significhi solo lui lo sa) dagli italiani ci sono tante di quelle strade da percorrere che Salvini potrebbe smarrirne una e non arrivare più alla sua destinazione. Ammesso che Salvini sappia dove vuole arrivare con i pieni poteri che ha sinora invocato in preda al delirio di onnipotenza indotto dai sondaggi che gli affiderebbero messe di voti.
Comunque sia Salvini era partito con la richiesta di una sfiducia lampo a Conte, l’avvio della campagna finale di prosciugamento di Fi col cavallo di Troia Giovanni Toti, le elezioni a ottobre, la maggioranza assoluta nelle urne e la sua investitura a novembre come presidente del Consiglio di una maggioranza assoluta e si è ritrovato ai piedi di Pilato. Il suo sogno in due giorni si è squagliato. Salvini si è rimangiato più o meno tutto. Quando ha capito che non avrebbe mai avuto i numeri per sfiduciare Conte. Quando gli hanno spiegato bene che forse c’è già una maggioranza alternativa a quella Lega/M5s.  Quando Silvio Berlusconi gli ha spiegato che lui non fa il gregario di nessuno e che si è legato al dito l’operazione “Cambiamento” di Toti. Quando alcuni ministri padani hanno cominciato a chiedere spiegazioni sul perché e sull’esito della crisi, il Càpitano ha cominciato la retromarcia strategica. E ad ogni domanda quasi banale dei giornalisti sull’esito della crisi, lui ha sempre fornito risposte da manicomio.
L’esecutivo è davvero finito? “Beh, non è detto”. La Lega martedì che fa vota la sfiducia a Conte? “Chissà, vediamo, ho il telefono acceso”. Ieri, attraverso Tg Lobby e alcuni  giornali online a disposizione, usando i soliti canali della Bestia (l’apparato mediatico-social del leader della Lega),  sono stati fatti circolare ad arte i dettagli di una presunta, clamorosa offerta della Lega ai Cinque Stelle: facciamo fuori Conte e ripartiamo insieme, magari con Di Maio premier. Una idiozia che Luigi Di Maio ha letto assieme al premier Conte. I due stanno condividendo i contenuti del discorso, più o meno quello che farà Conte al Senato nella seduta del 20 agosto in cui è stata calendarizzata la mozione di sfiducia della Lega. Un discorso quello di Conte che sarà non solo una precisa, puntuale contestazione della slealtà e della brama di potere di Salvini che sta gettando il Paese nel caos, ma sarà anche una sorta di manifesto politico del Movimento Cinquestelle che sta cambiando anche assetto organizzativo in vista di futuri appuntamenti elettorali.

Porte in faccia. Anche Silvio Berlusconi ha chiuso a Salvini ogni strada verso la leadership del centrodestra

Fino al 20 agosto, allora, Matteo Salvini deve trovare qualche argomento serio  e sano per far cambiare idea a Conte e Di Maio, i suoi ex colleghi di governo, circa la sua affidabilità politica e personale. Al momento Di Maio gli ha chiesto di non definirlo più amico ma di chiamarsi per nome perchè che gli amici sono persone leali. E poi gli ricorda ad ogni piè sospinto che la sua parola di politico non vale niente. Il premier Conte, invece, a Salvini ha scritto una lettera sulla questione Open Arms in cui ha tenuto a ricordargli di essere un ossessionato (dai migranti) e di essere una persona sleale e incapace di collaborare. Ora, senza alcuna ironia, a noi pare di capire che il 20 agosto al Senato, il presidente Conte piuttosto che della mozione di sfiducia della Lega parlerà della sua sfiducia personale e politica verso Matteo Salvini. Che cosa farà Salvini in queste ore che lo separano dal delirium tremens di Milano Marittima alla resipiscenza di Castelvolturno? La politica del gambero di Mazara del Vallo. Torna indietro. Torna sui suoi passi. E così tra un tweet e l’altro contro i migranti, contro l’invasione, contro chi vuole aprire i porti ed altre ossessioni, ci infila frasi che nessuno capisce. “Il mio telefono è sempre aperto e acceso, se qualcuno vuole dialogare io sono qua, sono la persona più paziente del mondo”. “È una bugia che io abbia mai detto al presidente Conte di voler capitalizzare il consenso”. “È davvero finita? Vedremo. Sono orgogliosamente ministro dell’ Interno e spero di esserlo ancora a lungo”. “Sventeremo con ogni mezzo possibile un nuovo sciagurato patto della mangiatoia e dell’invasione. Farò tutto quello che è umanamente e democraticamente possibile perché Renzi e la Boschi non governino più”. “A differenza del Pd, noi abbiamo già votato e voteremo ancora per il taglio dei parlamentari. Bene il risparmio di mezzo miliardo di euro per gli Italiani”. C’è forse qualcuno capace di comprendere i motivi per cui uno che sta così bene al governo con il M5, ci scrive un contratto e dice di aver fatto cose bellissime e di volerne fare altrettante, presenta una mozione di sfiducia al premier? Probabilmente un motivo politico ci sarà e Salvini(o chi per lui) lo spiegherà al Senato. Perchè non possiamo credere che sia roba da Tso.

Luigi Di Maio. Il capo politico del M5S profondamente deluso anche umanamente da Matteo Salvini

Poi, dicevamo, ci sono le propolazioni a mezzo stampa delle fake news, delle notizie fasulle. E ad una di queste Di Maio ha voluto e dovuto rispondere con disgusto: “Su giornali leggo solo fake news su incarichi e strategie. Non c’è stato nemmeno un contatto. Aspettiamo il 20 agosto in aula, chi sfiducerà Conte lo farà per evitare che si voti il taglio dei parlamentari (calendarizzato due giorni dopo alla Camera, ndr)”. Per dirla con parole di Di Battista: il destino di questo govern0 sarà chiaro martedì al Senato; se Salvini ministro del tradimento si trasforma in ministro del “pentimento”, si vedrà sul campo.
Che cosa succederà al Senato? Che cosa voteranno il 20 agosto i senatori leghisti? Non lo sanno. Ancora non gliel’hanno detto.

Giornalista. Ho lavorato in Rai (Rai 1 e Rai 2) a "Cronache in Diretta", “Frontiere", "Uno Mattina" e "Più o Meno". Ho scritto per Panorama ed Economy, magazines del gruppo Mondadori. Sono stato caporedattore e tra i fondatori assieme al direttore Emilio Carelli e altri di Sky tg24. Ho scritto libri: "Monnezza di Stato", "Monnezzopoli", "i sogni dei bimbi di Scampia" e "La mafia è buona". Ho vinto il premio Siani, il premio cronista dell'anno e il premio Caponnetto.

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Studenti bocciati con il 5 e multe a chi aggredisce prof

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Dalla bocciatura con il 5 in condotta al ritorno della valutazione numerica sul comportamento alle scuole medie fino alle multe per aggressioni al personale scolastico. Via libera del Senato al disegno di legge messo a punto dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Il provvedimento, che ora deve passare alla Camera, prevede una serie di novità. Il voto in condotta sarà numerico anche alle scuole medie. Il giudizio sintetico sul comportamento rimarrà, dunque, solamente per i bambini della scuola primaria. Per tutti gli altri ci sarà il voto espresso in decimi e farà media con le altre materie. Sia alle medie che alle superiori, se non si raggiunge almeno il 6 in condotta si verrà automaticamente bocciati.

L’insufficienza si può ottenere per mancanze disciplinari gravi e reiterate avvenute nel corso di tutto l’anno scolastico. Per quanto riguarda le scuole superiori, nel caso di voto pari a 6 si avrà un debito formativo e si dovrà sostenere un elaborato di educazione civica. Il vero spartiacque per gli studenti delle superiori, specie in ottica diploma, è però l’8 in condotta. Se non si supera questa soglia si possono perdere fino a 3 punti di credito scolastico, punteggio che va a confluire direttamente nel voto di Maturità. Anche le sospensioni cambieranno.

Non ci sarà più l’allontanamento da scuola e lo studente dovrà partecipare ad attività scolastiche di riflessione e a una verifica finale da sottoporre al consiglio di classe. Il tenore della punizione dipenderà dalla durata della sospensione. Chi avrà più di due giorni dovrà partecipare ad “attività di cittadinanza solidale” in strutture convenzionate. Per il ministro Valditara si tratta di “un importante passo in avanti nella costruzione di una scuola che responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti”. “A differenza di quanti parlano di misure autoritarie e inutilmente punitive – ha detto il ministro – io rivendico la scelta di dare il giusto peso alla condotta nel percorso scolastico degli studenti”.

Il provvedimento introduce anche multe per i reati commessi ai danni di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola a causa o nell’esercizio delle sue funzioni. La somma varia dai 500 ai 10.000 mila euro “a titolo di riparazione pecuniaria in favore dell’istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa”. “È anche importante – ha sottolineato Valditara – che chi abbia aggredito personale della scuola risarcisca la scuola per il danno di immagine che ha contribuito a creare”.

E sempre il ministro ha annunciato oggi, rispondendo a un question time alla Camera, che è allo studio una normativa che riguarderà le chiusure scolastiche per festività religiose. “La norma che stiamo studiando è molto semplice – ha detto – non consentire la chiusura delle scuole in occasione di festività religiose o nazionali non riconosciute dallo Stato italiano. Ovviamente senza nessuna discriminazione nei confronti dei ragazzi che vogliano invece festeggiare quelle determinate ricorrenze, che saranno giustificati se rimarranno a casa”.

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Time, Meloni tra le 100 persone più influenti al mondo

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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni figura tra le 100 persone più influenti del mondo nel 2024 nella lista pubblicata dalla rivista statunitense ‘Time’. La premier è inserita nella categoria ‘leader’ insieme, tra gli altri, a Donald Tusk, Javier Milei, Li Qiang e Yulia Navalnaya. Nella scheda che parla di lei, si legge che “quando Giorgia Meloni è salita al potere in Italia nel 2022, diventando la prima donna leader del Paese, molti osservatori nutrivano timori per il suo partito di estrema destra e per l’impatto che avrebbe avuto sull’Europa e sul mondo.

Ma a due anni di distanza, Meloni rimane popolare, non solo in Italia, dove gode di un rating del 41% nonostante una debole crescita economica, ma anche tra i leader occidentali, molti dei quali sono stati rallegrati dal suo fermo sostegno all’Ucraina (e, in particolare, dalla sua capacità di persuadere leader come l’ungherese Viktor Orban a sostenere i finanziamenti europei a Kiev)”. “Meloni – si legge ancora sul magazine americano – non ha abbandonato completamente la sua politica di destra. In patria, il suo governo ha perseguito politiche che, secondo i critici, erodono silenziosamente i diritti Lgbtq+. A livello di Unione europea, è stata accreditata come la forza trainante dell’approccio del blocco all’immigrazione, che prevede il pagamento di paesi come Egitto e Tunisia per impedire agli aspiranti migranti di partire. Se il blocco di destra europeo dovesse espandersi dopo le elezioni del Parlamento europeo di giugno, come previsto dai sondaggi, Meloni potrebbe emergere come sua naturale figura di spicco”.

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Dopo l’addio di Amadeus, prime conferme in Rai

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Dopo l’addio di Amadeus e le voci su possibili nuove uscite da Viale Mazzini, arrivano le prime conferme per i volti noti Rai in vista della prossima stagione. Sigfrido Ranucci ha annunciato la prosecuzione di Report, ma anche Federica Sciarelli dovrebbe andare avanti con Chi l’ha visto?. Più incerto il futuro di Fiorello che ha smentito nuovamente il suo passaggio al Nove. Della programmazione in arrivo sulla tv pubblica, in particolare dei palinsesti estivi, si è parlato nella riunione del consiglio di amministrazione che ha approvato il bilancio del 2023, chiusosi in pareggio, che è uno degli ultimi atti dell’attuale vertice in attesa di rinnovo.

A movimentare la giornata del telemercato ci ha pensato come al solito di prima mattina a Viva Rai2 Fiorello che, nella sua rassegna stampa satirica, ha ipotizzato l’acquisto del polo giornalistico di La7 da parte della Warner, spingendo sia l’azienda americana che quella italiana alla smentita. Anche una battuta dello showman sul possibile interesse del Nove per il direttore del TgLa7 Enrico Mentana ha fatto rumore, se non altro perché si inserisce nelle voci di un possibile rafforzamento dell’offerta informativa, dopo quella dell’intrattenimento, da parte del canale di Warner Bros.

Discovery. La rete comunque può già fare affidamento sulla Cnn, che è una divisione del gruppo, e potrebbe, dunque, guardarsi attorno più che altro sul fronte dell’approfondimento. Domani, comunque, è atteso l’annuncio ufficiale del contratto con Amadeus, che condurrà un game show in access e un format musicale in prima serata, e forse si saprà qualcosa in più sulle strategie future dell’emittente.

Non dovrebbe essere comunque quella la destinazione di Fiorello, che oggi, dopo aver ribadito che non ci andrà, neanche in part time, ha fatto sapere che gli piacerebbe “un bel programma radiofonico, ma senza visual radio”. Sarebbe stato corteggiato da La7, almeno in passato, invece, Ranucci che, dopo la notizia della conferma delle repliche estive di Report in cda, ha assicurato con si muoverà. “A me piace la Rai, sono innamorato di quest’azienda”, ha detto il conduttore, ringraziando l’Ad Roberto Sergio che si è speso per la conferma del programma di Rai3 anche per la prossima stagione.

Dovrebbe proseguire anche Chi l’ha visto?: la conduttrice Federica Sciarelli starebbe, infatti, per firmare un biennale per proseguire la collaborazione anche dopo il pensionamento, che è previsto per ottobre 2025 ma potrebbe essere anticipato per via delle ferie arretrate. Una novità per l’estate della terza rete è, invece, il nuovo approfondimento con Monica Maggioni, al debutto il 24 luglio in prime time.

L’addio di Amadeus ha lasciato, comunque, strascichi in Rai. In cda Sergio ha ribadito che si è trattato di una scelta dettata da motivi personali e che la Rai ha fatto tutte le offerte possibili per convincerlo a rimanere. In ogni modo, l’assemblea dei cdr, ricordando la lunga scia di volti che hanno lasciato la tv pubblica e contestando “la volontà di trasformare il servizio pubblico nel megafono dei partiti”, ha proclamato lo stato di agitazione e affidato all’Usigrai un pacchetto di cinque giorni di sciopero.

Domani in consiglio si discuterà del Media Freedom Act, che impone di garantire trasparenza e indipendenza nella scelta dei vertici, e del regolamento sulla par condicio, che ha provocato forti polemiche in Vigilanza. Il clima, insomma, resta teso proprio quando si entra nella fase calda del rinnovo del consiglio.

Le carica di Ad dovrebbe passare a Giampaolo Rossi e quella di presidente, a meno di sorprese dell’ultim’ora, a Simona Agnes, ma c’è ancora qualche incertezza sui nomi degli altri membri del consiglio, se si esclude la conferma per il Movimento 5 Stelle di Alessandro Di Majo. Sabato 20 aprile scade il termine per la presentazione dei curricula dei quattro componenti eletti da Camera e Senato. Lo stesso termine vale per le candidature per il rappresentante dei dipendenti, un ruolo per il quale si ripropone l’attuale consigliere Davide Di Pietro.

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