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Salernitana al bivio: o Lotito cede oggi o c’è anche l’esclusione dalla serie A

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Il regolamento è chiaro: se si è proprietari di un club, non se ne può avere un altro nello stesso campionato. Non solo: non hanno diritto a possederlo nemmeno i parenti, fino al quarto grado. Lotito lo sa. Lui ha la Lazio e la Salernitana. Quest’ultima è per metà del figlio Enrico e per metà del cognato Mezzaroma. Il 10 maggio, quando la squadra di Salerno è stata promossa in A, il conflitto è emerso in tutta la sua evidenza. Il presidente federale Gravina, pur ribadendo una linea intransigente (anche la Uefa monitora la situazione), ha procrastinato un po’ i tempi e ha concesso fino al 25 giugno, quindi oggi, per risolvere la questione. Ma in modo chiaro e trasparente.
Lotito ha due soluzioni: l’indicazione di un trust che amministri il club nei prossimi 6 mesi (lui vorrebbe 8-12) fino alla cessione; il passaggio di proprietà immediato. Finora non si è arrivati a individuare un compratore, però potrebbe esserci una sorpresa dell’ultima ora. Hanno manifestato interesse Radrizzani, ex proprietario del Leeds, e Mian, ex padrone del Pisa.
Nelle ultime ore si è fatta avanti una cordata di Abu Dhabi che ha acquistato risalto: ne farebbero parte Bin Zayed Group, legato alla famiglia reale, e Blue Skye, socio di Elliott nel Milan. Lotito avrebbe comunicato l’ interesse di quest’ ultimo gruppo alla Federazione, che però non vuole saperne delle offerte: intende avere in mano gli eventuali contratti di cessione del club.
Se non ci saranno colpi di scena, si va dunque verso un trust con il compito di gestire la Salernitana e trattarne la cessione. Dovranno però essere rispettati i criteri imposti dalla Figc: il trust dovrà essere una persona giuridica, una società, e non una persona fisica (Lotito avrebbe voluto un docente universitario).

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Economia

Accordo Ue, più rinnovabili e sì a idrogeno da nucleare

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Quindici ore di trattative notturne per alzare l’asticella delle ambizioni ‘green’ dell’Europa e nobilitare il ruolo del nucleare nella produzione dell’idrogeno pulito, pomo della discordia di un duello tra i Ventisette che al momento premia Parigi ma che continuerà a tenere banco nei mesi a venire. Con un faticoso compromesso, le istituzioni Ue hanno fatto un altro passo avanti sul maxi-pacchetto ‘Fit for 55’ per trasformare il Vecchio Continente in una parte di mondo a emissioni zero entro il 2055. A partire dal raddoppiare sulle rinnovabili: l’obiettivo vincolante è di renderle protagoniste del 42,5% dei consumi finali Ue di energia elettrica entro il 2030. Soglie da raggiungere con una decisa decarbonizzazione dell’industria, permessi più veloci, maggiore efficienza per gli edifici, e tagli delle emissioni per i trasporti. In linea con la volontà, sempre più forte dall’inizio dell’aggressione russa in Ucraina, di conquistare “una sovranità energetica” capace, negli auspici del vicepresidente Ue Frans Timmermans, di ridurre insieme importazioni fossili e bollette. In costante ascesa dal 2004, la quota delle rinnovabili sul suolo europeo si attesta ora intorno al 22%. L’obiettivo del 42,5%, nelle stime offerte dall’eurodeputato Markus Pieper alla testa della maratona negoziale, al momento sembra essere alla portata soltanto della Svezia.

Ma presto potrebbero arrivare anche la Finlandia e, a catena, un drappello di Nordici e Baltici, anche grazie al riconoscimento delle biomasse tra le fonti pulite. Un’avanzata che sarà sospinta – nel solco di quanto già indicato nel RePowerEu – da autorizzazioni più veloci con limiti massimi compresi tra i 18 e i 27 mesi, che potrebbero aiutare anche l’Italia sbloccare decine di progetti legati al fotovoltaico e all’eolico. Accanto, vi sono anche un obiettivo indicativo di almeno il 49% di fonti pulite negli edifici entro il 2030, il taglio dell’intensità dei gas serra del 14,5% o un target ‘green’ del 29% nei trasporti, settore nel quale – dopo il recente scontro sullo stop ai motori termici dal 2035 – viene contemplato anche l’uso di ‘biocarburanti avanzati’. Ma la nuova meta finale sulle rinnovabili può fare da traino anche quelle capitali – Parigi in testa – che insistono per giocarsi l’asso del nucleare. Dopo giorni di pressing il governo francese ha ottenuto che l’idrogeno prodotto dall’atomo fosse incluso nell’accordo: potrà essere conteggiato per coprire il 20% dei target di produzione di idrogeno rinnovabile fissati al 42% entro il 2030 e al 60% entro il 2035. Uno ‘sconto’ che tuttavia può essere ottenuto solo al verificarsi di due condizioni: se chi vuole usare l’atomo è in linea con l’obiettivo generale del 42,5% di rinnovabili; e se la quota di idrogeno da combustibili fossili consumata nel Paese non sarà superiore al 23% nel 2030 e al 20% nel 2035. Un compromesso capace di portare alla fine a bordo anche Germania, Austria e Lussemburgo, già pronte a dare battaglia contro i mini reattori nucleari e a qualsiasi forma di equivalenza tra l’atomo e le energie verdi anche nel piano industriale Ue ‘Net-Zero’ ancora da negoziare.

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Esteri

Mamma a 68 anni con la surrogata, in Spagna è polemica

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Dalla copertina di una rivista di gossip a un dibattito sulla bocca di tutti, compresa la politica. Nel giro di qualche ora, il caso dell’attrice spagnola Ana Obregón, affidatasi alla gestazione per altri in Florida per diventare madre a 68 anni, ha scatenato un grande dibattito in Spagna. Con il governo di centrosinistra pronto a ribadire la propria posizione nettamente contraria agli “uteri in affitto” e “l’illegalità” della “maternità per sostituzione” in patria (le registrazioni di bimbi nati in questo modo all’estero sono però generalmente consentite) e una parte del centrodestra e delle famiglie che vi hanno fatto ricorso invocano “una discussione seria” sul tema. Lo scoop sulla decisione di Obregón, volto arcinoto della tv spagnola e che in passato ha collezionato partecipazioni anche in film e serie italiane, è arrivato dall’ultimo numero del magazine Hola!. La prima pagina mostra l’attrice e presentatrice su una sedia a rotelle, all’uscita di un ospedale di Miami e con la figlia neonata in braccio.

“È arrivata una luce piena di amore nella mia oscurità”, ha poi confermato su Instagram la diretta interessata, colpita tre anni fa dal grave lutto della scomparsa del figlio 27enne Aless per un tumore. In Spagna, adozioni e prese in affidamento di minori da parte di coppie gay sono legali dal 2005. Ma il caso della presentatrice ha aperto il dibattito su un tema che fa molto discutere anche in Italia. Nel mondo politico la discussione ha toccato i risvolti bioetici e sociali della gestazione per altri. “Come sapete, è una pratica illegale in Spagna – ha ricordato ad esempio la ministra delle Pari Opportunità Irene Montero (Podemos) – non dimentichiamoci delle donne che ci sono dietro questi casi, vittime di una chiara discriminazione per povertà”. Sulla stessa linea il ministro della Presidenza Félix Bolaños (Partito Socialista), considerato braccio destro del premier Pedro Sánchez.

“Non commento circostanze personali – ha dichiarato – ma ricordo che i corpi delle donne non possono essere né comprati né affittati”. Da parte sua, il Partito Popolare (centrodestra) ha chiesto di rivedere la normativa. “Ma il dibattito esiste e sulla questione va messo ordine, perché se da un lato la pratica è illegale, ci sono spagnoli che vi stanno facendo ricorso in altri Paesi”, ha osservato il leader della formazione, Alberto Núñez Feijóo. Apertamente favorevole invece a una maternità “altruista” il partito liberale Ciudadanos.

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Economia

Cdp, ‘anno record per risorse e investimenti attivati’

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Un anno record per risorse e investimenti attivati: e’ il bilancio del gruppo Cassa Depositi e Prestiti che chiude il 2022 con un utile netto di Cdp SpA in crescita a 2,5 miliardi di euro, contro i 2,4 miliardi registrati nel 2021, anno che includeva maggiori plusvalenze sui titoli in portafoglio per 430 milioni. L’utile netto consolidato è pari a 6,8 miliardi di euro (5,3 miliardi nel 2021), salito anche grazie ai risultati di alcune partecipate. A parlare di “anno record” e’ il presidente di Cdp Giovanni Gorno Tempini, spiegando come nel 2022 sono stati attivati da Cassa Depositi e Prestiti anche investimenti ingenti, in aumento a circa 80 miliardi di euro (35 miliardi nel 2021, +126%), con un effetto leva di 2,6 volte le risorse impegnate.

Sempre in base ai numeri del bilancio d’esercizio e il bilancio consolidato al 31 dicembre 2022 approvato dal consiglio di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti, le risorse impegnate ammontano a 30,6 miliardi (23,8 miliardi nel 2021, +28%), con un maggiore impatto sul tessuto sociale ed economico del Paese. Il 2022 e’ stato “un anno storico per gli investimenti attivati, un anno di grandi risultati” con “476mila posti di lavoro attivati”, il commento di Dario Scannapieco (nella foto col sindaco di Napoli Manfredi), amministratore delegato di Cdp. “Abbiamo continuato in una costruzione di una Cassa sempre meno cassa, sempre più cervello”, ha aggiunto.

E “con un utile netto di 2,5 miliardi e investimenti attivati per circa 80 miliardi, abbiamo posto le basi per superare gli obiettivi del Piano Strategico 2022-2024. Questi numeri – ha proseguito Scannapieco – sono il frutto delle azioni intraprese, del progressivo emergere della nostra culturaaziendale e del lavoro dei dipendenti, portato avanti senza mai perdere di vista gli obiettivi di lungo periodo, in particolare la transizione green e digitale. Per rispondere più efficacemente alle esigenze del territorio e delle comunità, nell’ultimo anno Cassa ha inoltre avviato una trasformazione nella propria operatività e ha saputo ancora una volta fare la sua parte, rinnovandosi pur rimanendo fedele al suo ruolo di istituzione a servizio del Paese”.

Entrando ancor piu’ nel dettaglio del bilancio 2022, i crediti di Cdp sono in aumento a 120 miliardi di euro (114 miliardi nel 2021, +5%), principalmente in virtù dei finanziamenti alle imprese. Il risparmio postale è pari a 281 miliardi di euro, stabile rispetto ai livelli del 2021. Il patrimonio netto, pari a 25,7 miliardi, è in crescita rispetto a fine 2021 (+2%) grazie all’utile maturato nell’esercizio, che ha più che compensato l’impatto dei dividendi distribuiti e la riduzione delle riserve da valutazione relative alle attività finanziarie valutate a fair value.

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