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Russia, contro l’inverno demografico Putin regalerà un milione di rubli alle mamme con 10 figli

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Contro il calo demografico russo piu’ figli, ma soprattutto piu’ madri dalla prole quasi bastevole a formare una squadra di calcio. Vladimir Putin ripesca dal cilindro della Storia il titolo e il premio dell’era sovietica ‘Madre eroina’ per contrastare il crollo di natalita’ che colpisce il Paese, precisando che sara’ conferito alle donne che generano e crescono dieci o piu’ figli. Le madri idonee riceveranno il pagamento una tantum di un milione di rubli (equivalenti a 16.000 dollari) non appena il decimo figlio vivente compia un anno, secondo il decreto firmato dal presidente. Con questa mossa, il capo dello Stato russo ripristina il titolo onorifico stabilito per la prima volta nel 1944 dal leader sovietico Stalin sulla scia delle massicce perdite di popolazione durante la Seconda guerra mondiale. L’onorificenza ha smesso di essere assegnata proprio con il crollo dell’Unione Sovietica, nel 1991. Il titolo di ‘Madre eroina’ – che e’ allo stesso livello di quelli di ‘Eroe della Russia’ ed ‘Eroe del lavoro’ – non decade se un figlio muore mentre e’ nelle forze armate, in un attentato terroristico o mentre e’ impegnato durante un’emergenza. Putin ha affermato che nel Paese stanno gradualmente tornando le famiglie numerose da quando ha proposto per la prima volta di ripristinare il titolo di ‘Madre Eroina’ in occasione della Giornata internazionale del bambino, il primo giugno. Lo zar pensa cosi’ di far fronte alla crisi demografica della Russia, la cui popolazione e’ in declino da decenni, registrando ormai 145,1 milioni di abitanti, con un calo di circa 400.000 persone all’inizio del 2022. Il tasso di flessione della popolazione russa e’ quasi raddoppiato dal 2021 – quando la pandemia di coronavirus ha portato al piu’ grande calo demografico naturale dalla fine dell’Unione Sovietica – e quasi triplicato dal 2020.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Esteri

Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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