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Ribery a 39 anni dice basta: addio campo, resterà nello staff tecnico della Salernitana

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Il vecchio guerriero di tante battaglie, alla soglia dei 40 anni che compira’ nel prossimo mese di aprile, ha deciso di dire stop. Frank Ribery, capitano della Salernitana, e’ a un passo dal ritiro dal calcio giocato ma rimarra’ con la squadra granata, sia pure in un ruolo diverso, entrando a far parte dello staff tecnico. Il ginocchio destro e’ in pessime condizioni, la cartilagine con l’usura degli anni, si e’ ridotta notevolmente e a nulla sono serviti i consulti e gli interventi dei piu’ grandi luminari d’Europa, da Monaco di Baviera a Innsbruck. Sembra giunto cosi’ il momento dell’addio: non ci sono ancora annunci ufficiali ma sarebbe imminente una conferenza stampa. Ribery comunque ha deciso di rimanere a Salerno. E’ passato poco piu’ di un anno da quando – era il 6 settembre 2021 – firmo’ con la Salernitana, neopromossa in Serie A, un contratto annuale con rinnovo automatico al verificarsi di determinate condizioni sportive. Per i tifosi dell’Ippocampo, avere in squadra un giocatore cosi’ prestigioso, rappresento’ un momento indimenticabile. Ribery venne nominato capitano dei granata e gioco’ 23 partita in una stagione cominciata malissimo e conclusasi nel modo migliore con una insperata salvezza conquistata sul filo di lana all’ultimo istante dell’ultima partita. Ma gia’ lo scorso anno il suo contributo era stato inevitabilmente condizionato e limitato dalle condizioni critiche del ginocchio che lo avevano tenuto lontano dal campo di gioco per molto tempo. Ribery, arrivato in Campania, scelse di vivere in una casa panoramica che sormonta le prime curve della Costiera Amalfitana, a due passi dal capoluogo. Continuera’ a frequentare lo spogliatoio della Salernitana e si appresta a dare comunicazione del suo addio anche ai compagni di squadra. L’ultima partita risale al 14 agosto scorso in occasione della prima di campionato con la Roma. Gioco’ 36 minuti, mentre la settimana precedente era rimasto in campo per un’ora contro il Parma, in Coppa Italia. Poi il dolore, e con esso il rischio di un infortunio ancor piu’ grave, si era fatto insopportabile. Ribery si e’ accordato con la societa’. Il presidente, Danilo Iervolino e l’amministratore delegato, Maurizio Milan stanno per siglare con lui la rescissione del contratto attuale da 125 mila euro netti al mese (circa 1,5 milioni in un anno) per fargli firmare un altro accordo. Carattere irrequieto, spirito ribelle, Ribery ha vinto tantissimo in carriera anche se in patria non e’ mai stato troppo amato, forse proprio per i suoi atteggiamenti un po’ al di fuori dei tipici canoni comportamentali dei calciatori. Non sono mai mancate, sia in patria che fuori, polemiche alimentate dai suoi atteggiamenti, che hanno coinvolto altri protagonisti del calcio ma anche fuori di esso. La carriera di Ribery si e’ svolta principalmente al Bayern di Monaco, squadra nella quale ha giocato per dodici stagioni e con la quale ha vinto nove volte la Bundesliga. Nella stagione 2012-2013 Ribery conquisto’ il triplete (Bundesliga, Champions League e DFB Pokal) e fu nominato UEFA Best Player in Europe e miglior giocatore dell’anno ai Globe Soccer Awards. Con la maglia della Nazionale francese conta 81 presenze e 16 gol. Era in campo con i galletti francesi anche il 6 luglio 2006 a Berlino nella finale del Mondiale persa con l’Italia ai rigori. Con i blues ha partecipato complessivamente a due campionati del mondo, nel 2006 e el 2010 e a due Campionati d’Europa, nel 2008 e nel 2012. E’ stato nominato tre volte Calciatore francese dell’anno (2007, 2008, 2013) e una volta Calciatore tedesco dell’anno (2008). La fase finale della sua carriera si e’ svolta in Italia. Lasciato il Bayern di Monaco, Ribery si trasferi’ nel 2019 alla Fiorentina, squadra nella quale ha giocato prima di passare alla Salernitana. Con la maglia viola ha disputato in totale 50 partite, mettendo a segno sette gol.

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Pioli, ora il Milan è lontano e lunedì c’è il derby

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E’ il capolinea di Stefano Pioli. L’addio, dopo l’eliminazione dall’Europa League nel derby tricolore con la Roma, sembra inevitabile. Il tecnico rossonero resterà probabilmente sulla panchina del Milan fino a fine stagione, a meno di clamorosi passi falsi nel derby di lunedì e nella sfida contro la Juventus la giornata successiva. La società ha più volte confermato stima e fiducia in Pioli e dopo il ko dell’Olimpico non ci sono state dichiarazioni ufficiali, ma è difficile pensare che sia tutto invariato dopo la prestazione di ieri sera all’Olimpico. Anche la Curva Sud ha preso posizione condividendo la lettera aperta del capo ultras Luca Lucci sui social: “Pioli è l’artefice di uno dei più bei scudetti della storia del Milan, ma poi si arriva al punto in cui inesorabilmente le strade si debbano dividere e direi che tutti noi tifosi abbiamo aspettato anche fin troppo. A questo punto il cambio dell’allenatore è ormai doveroso”.

In un clima tanto sfiduciato e deluso, con la squadra che per l’ennesima volta non mostra spirito, fame e attaccamento alla maglia, è chiaro che qualcosa si è rotto e non si può più sistemare. “Il Milan è da tempo noioso, privo di gioco, confuso, ha bisogno di un cambio di rotta, di nuovi stimoli e soprattutto di ritrovare il gioco ormai da tempo smarrito”, la richiesta del tifo organizzato rossonero che poi attacca anche la società colpevole di un “immobilismo sia durante la stagione sia soprattutto nel mercato di riparazione, che ha fatto si che quest’annata scivolasse via nel più totale anonimato”. Il Milan, se dovesse riuscire a confermare il vantaggio sulla Juventus, chiude la stagione senza trofei, con il secondo posto in classifica, eliminato ai gironi in Champions League, senza essere stato protagonista in Coppa Italia e nettamente dominato dalla Roma in Europa League. Un bilancio insoddisfacente.

“I giudizi si danno alla fine”, è lo slogan ripetuto a più riprese dai dirigenti in netta contrapposizione ad esempio con quanto fatto a Roma, con la conferma di Daniele De Rossi prima ancora di sapere del passaggio del turno. Ora si dovrà capire se all’interno dei parametri economici imposti dalla società, ci può essere un’alternativa che davvero possa fare al caso del club rossonero. Cambiare tanto per farlo non serve a nulla. Scommettere su un allenatore con poca esperienza può essere deleterio vista la pressione esercitata ogni anno sul Milan. Così si fa strada l’idea di un tecnico straniero, mentre già impazza il toto nomi tra Thiago Motta, Antonio Conte, Vincenzo Italiano, solo per citarne alcuni. Il futuro della panchina del Milan è incerto. La decisione finale sarà presa da Gerry Cardinale che sarà tra l’altro a San Siro per il derby di lunedì. Il numero uno di RedBird valuterà il profilo che gli sarà proposto da Zlatan Ibrahimovic (che – come ha detto anche l’ad Giorgio Furlani – ha molta influenza sulla gestione sportiva del club), da Furlani stesso e da Geoffrey Moncada. Intanto però c’è un derby da preparare che non sposta gli equilibri di classifica ma che deve essere vinto per alleviare i dispiaceri del popolo rossonero. “Il successo manca da troppo tempo”, ha ricordato la Curva Sud. Cinque stracittadine perse di fila, un altro dato che pesa come un macigno sul destino di Pioli.

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Napoli,mezza difesa out ma a Empoli non vuole subire gol

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Domenica scorsa la vendetta contro il Frosinone, che aveva eliminato il Napoli dalla Coppa Italia, non ha funzionato, ma domani la squadra azzurra ci riprova, tentando la rivincita contro l’Empoli che all’andata vinse 1-0 al Maradona. Un ko che fece capire il livello del Napoli di questa stagione e che fu anche l’ultima partita in panchina di Garcia, esonerato. Da allora la panchina è cambiata ancora con Mazzarri che ha poi lasciato il posto a Calzona, ma l’anno post scudetto è rimasto deludente: il Napoli è ottavo in classifica a due punti dall’Atalanta, che ha però giocato un match in meno, e stenta ancora a sentirsi davvero in rimonta verso almeno l’Europa League. Lo stimolo sulla carta c’è, ma va dimostrato, e Calzona questa settimana ha lavorato proprio su questo, ancora una volta nel riserbo e senza conferenza stampa alla vigilia della partita.

La sfida sul campo dell’Empoli somiglia a quella contro il Frosinone (finita con un deludente 2-2), trattandosi di una squadra in lotta per evitare la retrocessione, ma che sa di poterci provare fino in fondo contro gli azzurri. Il primo obiettivo per il Napoli è finalmente riuscire a non subire gol, con un Empoli che finora è la squadra che ha segnato di meno in serie A, con 25 gol in 32 partite giocate. Ma la risposta deve arrivare dalla difesa azzurra, che finora di gol ne ha presi 40: la peggiore tra le prime dieci in campionato. La situazione per Calzona è resa ancora più complicata dagli uomini a disposizione, visto che Mario Rui e Rrahmani sono squalificati e Olivera infortunato: ci sarà quindi Di Lorenzo insieme a Juan Jesus e Ostigard, con Mazzocchi a sinistra, ma molto viene chiesto dal tecnico anche ai centrocampisti Anguissa e Lobotka, che non riescono più a fare filtro come accadeva nella scorsa stagione. Ritrovarsi resta quindi il tema caldo del Napoli, che punta a vincere per poi giocarsi lo sprint con il morale risalito nella sfida al Maradona contro la Roma, per poter continuare a sognare l’Europa.

Obiettivo che sembra lontanissimo ma che il tridente Politano-Osimhen-Kvaratskhelia vuole dimostrare almeno di poter inseguire, in una città in cui in realtà si pensa poco ai punti e molto alla ricostruzione della squadra da parte di De Laurentiis, che da giugno saluterà Osimhen e avrà a quel punto 200 milioni circa a disposizione, tra vendita e introiti di quest’anno. Nel silenzio di Calzona oggi ha parlato l’ex stella azzurra Mertens, tornato a Napoli per qualche giorno di vacanza nella casa sul mare che ha tenuto: “Sono stato a Castel Volturno – ha raccontato a Prima Tivvù – e ho trovato una bella atmosfera. Anche se quest’anno non è andata come volevamo io credo ancora nella qualificazione Champions e anche loro ci devono credere. Ho visto bene i ragazzi, io ho lavorato con Calzona e credo nella filosofia dello staff”.

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Grazie ad Atalanta e Fiorentina, 5 italiane in Champions 2024/25

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Il passaggio in semifinale di Atalanta e Fiorentina, rispettivamente in Europa League e Conference League, garantirà all’Italia di avere cinque club, e non quattro, nella prossima edizione della Champions League, allargata a 36 squadre. I risultati ottenuti, insieme alle eliminazioni delle squadre inglesi Liverpool e West Ham, permettono infatti all’Italia di mantenere un vantaggio decisivo sulle possibili rivali nel ranking Uefa, che la vede al primo posto considerando anche i punti messi in carniere grazie alla Roma, la quale ha eliminato il Milan nel derby dei quarti di Europa League. Altri potranno venire se le tre italiane dovessero proseguire ulteriormente il loro cammino.

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