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Corona Virus

Riaprono palestre e piscine, si riparte ma con limitazioni

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Basta addominali, affondi o plank in salotto. Da domani l’allenamento si fa di nuovo in palestra e i piu’ fortunati potranno tornare a nuotare in piscina, dopo quasi tre mesi. E’ il d-day per palestre, piscine, circoli sportivi che riaprono in Italia, dopo l’interruzione imposta dal coronavirus in ambienti a forte rischio contagio. Da qui la pioggia di restrizioni e norme introdotte per la fase 2, che in parte cambieranno il modo di allenarsi. Succedera’ ad esempio negli sport che prevedono attivita’ a stretto contatto con un’altra persona, pur non essendo sport di gruppo, come la ginnastica ritmica che quindi eliminera’ per ora quegli esercizi. Molti limiti anche per il nuoto, non a caso parecchie piscine si prenderanno altri giorni prima di ricominciare al 100% e in sicurezza. Di certo le attivita’ sportive resteranno chiuse in Lombardia fino al 31 maggio. Lo prevede l’ordinanza firmata dal presidente Attilio Fontana che sceglie la prudenza, convinto della priorita’ sicurezza nella terra piu’ colpita dal virus. Altra eccezione e’ la Basilicata: il governatore Vito Bardi ha rinviato l’apertura al 3 giugno. Tante le critiche ricevute, compresa quella del sindaco di Potenza Mario Guarente che ha definito l’ordinanza regionale “ingiustificata e immotivata”, per cui domani si valuteranno i dati per provare ad anticipare la ripresa al 26 maggio.

Prendono tempo anche le piscine e palestre comunali di Bologna, chiuse fino a fine mese per definire i protocolli di sicurezza con i gestori. Per tutti infatti sara’ una nuova vita, fatta di obblighi di legge, cautele, tempi che si allungano e clienti che si riducono o si diradano. Il nuovo ‘codice’ sono le linee guida aggiornate e approvate dalla Conferenza delle Regioni e poi attuate nel dettaglio attraverso protocolli ad hoc per garantire l’allenamento in sicurezza per clienti e istruttori. D’ora in poi, parola d’ordine diventera’ ‘prenotare’ corsi e lezioni, in modo da evitare il piu’ possibile gli assembramenti e migliorare la gestione degli spazi. Le novita’ cominceranno dalla porta: sia in palestra che in piscina si entrera’ con la mascherina. Altro obbligo, disinfettarsi le mani all’ingresso e uscendo, grazie ai dispenser, spesso preferiti ai guanti. E’ prevista, ma non obbligatoria, la misurazione della temperatura con termoscanner per non far entrare chi ha piu’ di 37 gradi e mezzo. In ogni caso, all’ingresso i clienti dovranno firmare un’autocertificazione sulle proprie condizioni di salute (se hanno contratto il Covid, se hanno fatto la quarantena ecc) e i gestori delle attivita’ conserveranno i dati per 14 giorni. In palestra saranno richieste scarpe ginniche ‘dedicate’. Step successivo sono gli spogliatoi: si entrera’ pochi per volta (ma alcuni potrebbero restare chiusi), si stara’ a un metro di distanza e i vestiti andranno messi nelle proprie borse, lasciate negli armadietti.

Durante gli esercizi i clienti staranno lontani almeno 2 metri fra loro e non avranno l’obbligo della mascherina. In piscina la superficie a disposizione di ognuno arrivera’ a 7 metri quadrati, mentre dovra’ esserci almeno 1 metro e mezzo fra sdraio e lettini delle persone, se non sono conviventi. In piu’ una differenza: gli istruttori di nuoto dovranno avere la mascherina anche se non a stretto contatto con gli utenti. Su questo molti gestori di piscine non nascondono le riserve, considerando il caldo che c’e’ normalmente a bordo vasca e il rischio che non si senta bene la voce dell’allenatore. Alle piscine sono richieste analisi chimiche, oltre alle batteriologiche e, per tutti vale l’obbligo di disinfezione degli attrezzi (da quelli in sala pesi ai galleggianti in acqua) a ogni uso o a fine giornata se presi solo da un cliente. Cambiera’ pure l’accesso alle docce: consentito a ‘numero chiuso’, oppure nelle palestre ridotto al minimo ad esempio per chi fa sport in pausa pranzo e dovra’ tornare in ufficio, non certo sudato o in tuta.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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