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RestiAMO al SUD, tappa Mondiale di vela al RYCC Savoia di Napoli

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Nel magnifico borgo marinaro di Santa Lucia, il fascinoso Castel dell’Ovo guarda silenzioso la tappa partenopea dell’ Eastern Hemisphere Championship 2022, con base presso il R.Y.C.C. Savoia, che vede la presenza di ben cinquanta equipaggi classe “Star” provenienti da dodici nazioni, per l’orgoglio non solo degli organizzatori ma dell’intera Città, che ancora una volta fa parlare di sé per ciò che realmente è ed è capace di esprimere. 

E lo sa bene il presidente Fabrizio Cattaneo Della Volta, unitamente agli associati dello storico Circolo che da anni dirige con passione e dedizione, dove grazie alla sinergia instaurata con l’International Star Class Yachting Racing Association e Flotta di Capri, in collaborazione con la Sezione Velica Marina Militare Napoli, il Circolo “Remo, Vela Italia e Circolo Canottieri Napoli, patrocinati della Federazione Italiana Vela, Comune di Napoli e C.O.N.I. Campania, non riescono a nascondere la grande soddisfazione per aver realizzato proprio qui, presso la storica sede di via Banchina S. Lucia n. 13, un evento così prestigioso. Di certo anche a causa della pandemia e dei passati decenni di grandi restrizioni economiche generali, ad oggi questo appuntamento acquista il sapore della rivincita sugli anni di vita che ci sono stati sottratti.

Il R.Y.C.C. Savoia non è certo estraneo a tali contesti, impegnato dal 1893 in gare sportive in acqua che hanno portato alla conquista, tra gli altri, di titoli mondiali ed olimpionici, oltre ai riconoscimenti internazionali più prestigiosi, ancor oggi perseguiti grazie ad atleti talentuosi ed uno staff eccezionale, capaci di esprimere una professionalità e competenza seconda a nessuna altra realtà del mondo.

E lo sa bene Nello Oliviero, che di vela vive senza mai fermarsi, così come in effetti non ha fatto neanche di fronte al dilagare del Covid nei mesi trascorsi. Anche questa volta, oltre ad essersi speso in tutto e per tutto, dando il proprio fondamentale contributo per organizzare e concretizzare questo incontro velistico tanto atteso in Città, gareggia contro gli altri equipaggi provenienti da tutto il mondo, assieme a Enrico Milano, per tenere alti i colori sociali del nostro Circolo, letteralmente padrone di casa.

Fondamentale contributo anche del Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università degli studi di Napoli Parthenope, al quale è stato affidato il monitoraggio ed il briefing giornaliero sulle condizioni meteo.

Il mare brilla al sole e le vele bianche sfilano veloci sull’acqua sospinte da un buon vento che non si è fatto attendere, sospese tra il turchese del Tirreno e l’azzurro del cielo limpido dove in lontananza si staglia la sagoma del Vesuvio. Da via Caracciolo a Via Acton, tantissimi partenopei e fortunati turisti sono estasiati, e non si lasciano scappare l’occasione di poter ammirare anche da qui la competizione velica che si sussegue in queste ultime meravigliose giornate di Aprile.

Il Grecale soffia sugli equipaggi e le loro imbarcazioni, animando una sfida che ha coperto tutto il week end con giornata finale coincidente con il 1 Maggio. Fin da subito si sono distinti il campione Diego Negri con Sergio Lambertenghi (Club del Mare Diano Marina) che con il loro Tuentiuan hanno dapprima guidato la classifica provvisoria iniziale, posizionandosi davanti a Pietr Eckert e Federico Melo (Zsc Zurigo), seguiti a loro volta da Croatel Two di Marin Misura e Tonko Barac (Yacht Club Spalato), finendo così per aggiudicarsi l’Eastern Hemisphere Championship 2022 addirittura con una giornata di anticipo.

Bene anche gli altri equipaggi italiani e non di meno quelli tedeschi, croati e svizzeri, che in qualche modo hanno retto alla travolgente dalla bellezza del Golfo di Napoli, di certo non senza fatica, perché metabolizzare un luogo così unico a volte risulta difficile finanche per noi, impossibilitati ad abituarci a tanto.

Perché essere qui è come vivere un sogno ad occhi aperti, un sogno senza fine che si chiama Napoli.

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La morte di Mattia Giani sul campo di calcio, l’accusa del giudice sportivo: l’ambulanza arrivò dopo 17 minuti

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Una tragedia ha colpito il mondo del calcio toscano con la morte del calciatore Mattia Giani durante una partita tra Lanciotto e Castelfiorentino. Il giudice sportivo della Figc – Lega Dilettanti toscana ha ora fornito una ricostruzione dettagliata degli eventi che hanno portato alla tragedia e delle decisioni conseguenti.

Secondo il giudice sportivo, l’ambulanza è arrivata allo stadio di Campi solo 17 minuti dopo che i soccorsi sono stati richiesti per Mattia Giani. Durante questo periodo, i soccorsi sono stati forniti da un massaggiatore ospite e da un medico presente in tribuna, che sembra che abbiano utilizzato un defibrillatore per tentare di rianimare il giocatore. Successivamente, una prima ambulanza è giunta sul posto e ha continuato le operazioni di soccorso con l’aiuto di altri volontari che sono arrivati con un’altra ambulanza pochi minuti dopo. Nonostante gli sforzi dei sanitari, il calciatore è stato dichiarato morto dopo il suo trasferimento in ospedale.

Il giudice sportivo ha ritenuto giustificata la sospensione della partita, che è stata interrotta al 14′ del primo tempo, a causa dell’inevitabile turbamento di giocatori e dirigenti causato dall’evento tragico. Inoltre, ha deciso che la parte restante della partita dovrà essere recuperata in un secondo momento.

La squadra Lanciotto è stata multata di 400 euro “per mancanza di ambulanza e/o medico”,  sanzione prevista per questa mancanza.

“Giova sottolineare – scrive ancora il giudice sportivo – come il rispetto del grave evento anche da parte della società Lanciotto Campi Bisenzio e dei componenti la terna arbitrale sia sintomo di grande osservanza dei valori della solidarietà e della correttezza sportiva”.

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Studenti bocciati con il 5 e multe a chi aggredisce prof

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Dalla bocciatura con il 5 in condotta al ritorno della valutazione numerica sul comportamento alle scuole medie fino alle multe per aggressioni al personale scolastico. Via libera del Senato al disegno di legge messo a punto dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Il provvedimento, che ora deve passare alla Camera, prevede una serie di novità. Il voto in condotta sarà numerico anche alle scuole medie. Il giudizio sintetico sul comportamento rimarrà, dunque, solamente per i bambini della scuola primaria. Per tutti gli altri ci sarà il voto espresso in decimi e farà media con le altre materie. Sia alle medie che alle superiori, se non si raggiunge almeno il 6 in condotta si verrà automaticamente bocciati.

L’insufficienza si può ottenere per mancanze disciplinari gravi e reiterate avvenute nel corso di tutto l’anno scolastico. Per quanto riguarda le scuole superiori, nel caso di voto pari a 6 si avrà un debito formativo e si dovrà sostenere un elaborato di educazione civica. Il vero spartiacque per gli studenti delle superiori, specie in ottica diploma, è però l’8 in condotta. Se non si supera questa soglia si possono perdere fino a 3 punti di credito scolastico, punteggio che va a confluire direttamente nel voto di Maturità. Anche le sospensioni cambieranno.

Non ci sarà più l’allontanamento da scuola e lo studente dovrà partecipare ad attività scolastiche di riflessione e a una verifica finale da sottoporre al consiglio di classe. Il tenore della punizione dipenderà dalla durata della sospensione. Chi avrà più di due giorni dovrà partecipare ad “attività di cittadinanza solidale” in strutture convenzionate. Per il ministro Valditara si tratta di “un importante passo in avanti nella costruzione di una scuola che responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti”. “A differenza di quanti parlano di misure autoritarie e inutilmente punitive – ha detto il ministro – io rivendico la scelta di dare il giusto peso alla condotta nel percorso scolastico degli studenti”.

Il provvedimento introduce anche multe per i reati commessi ai danni di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola a causa o nell’esercizio delle sue funzioni. La somma varia dai 500 ai 10.000 mila euro “a titolo di riparazione pecuniaria in favore dell’istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa”. “È anche importante – ha sottolineato Valditara – che chi abbia aggredito personale della scuola risarcisca la scuola per il danno di immagine che ha contribuito a creare”.

E sempre il ministro ha annunciato oggi, rispondendo a un question time alla Camera, che è allo studio una normativa che riguarderà le chiusure scolastiche per festività religiose. “La norma che stiamo studiando è molto semplice – ha detto – non consentire la chiusura delle scuole in occasione di festività religiose o nazionali non riconosciute dallo Stato italiano. Ovviamente senza nessuna discriminazione nei confronti dei ragazzi che vogliano invece festeggiare quelle determinate ricorrenze, che saranno giustificati se rimarranno a casa”.

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Esteri

‘Strategia del tritacarne, i russi morti sono 50.000’

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Mentre il mondo guarda con apprensione al Medio Oriente e a un’eventuale escalation con l’Iran, l’Ucraina continua a essere uno spaventoso terreno di battaglia. Con Vladimir Putin disposto a perdere la vita di migliaia di soldati pur di avanzare la linea del fronte con quella che la Bbc definisce la “strategia del tritacarne”: mandare ondate di soldati senza sosta in prima linea per cercare di logorare le forze ucraine ed esporre la loro artiglieria. Con il risultato di aver superato finora “la soglia di 50.000 caduti”. Nelle ultime ore anche le forze di Kiev hanno colpito in profondità in Russia – fino a danneggiare una fabbrica di bombardieri Tupolev in Tatarstan, stando ai servizi speciali ucraini – e in Crimea, dove secondo media e blogger locali “circa 30 militari russi sono rimasti uccisi e 80 feriti in un attacco notturno all’aeroporto militare di Dzhankoy”, che avrebbe “distrutto un deposito di missili Zircon e S-300”.

In mattinata la rappresaglia di Mosca si è scagliata ancora una volta sui civili, con un triplo raid su Chernihiv, città nel nord dell’Ucraina, una delle più antiche del Paese: i missili russi hanno colpito palazzi residenziali vicino al centro, un ospedale e un istituto scolastico, causando almeno 17 morti, oltre 60 feriti – tra cui tre bambini – e un numero imprecisato di dispersi sotto le macerie dove per tutto il giorno hanno lavorato i servizi di emergenza.

La strage ha suscitato l’ira di Volodymyr Zelensky, impegnato a chiedere con insistenza agli alleati europei e americani di rafforzare la difesa aerea ucraina: “Questo non sarebbe successo se avessimo ricevuto abbastanza equipaggiamenti di difesa antiaerea e se le determinazione del mondo a resistere al terrore russo fosse stato sufficiente”, ha tuonato il presidente sui social, esprimendo sempre più rabbia e frustrazione, soprattutto all’indomani delle manovre occidentali sui cieli di Israele per difenderlo dall’Iran. Di questo passo, e con il morale delle truppe sempre più indebolito dalle “cupe previsioni” di guerra, il fronte ucraino potrebbe collassare “la prossima estate quando la Russia, con un maggior peso numerico e la disponibilità ad accettare enormi perdite, lancerà la sua prevista offensiva”, riferiscono diversi alti ufficiali di Kiev a Politico. Insomma, Mosca ha messo in conto di poter perdere un alto numero di militari anche con la cosiddetta “strategia del tritacarne”.

Strategia che, stando a un conteggio realizzato da Bbc Russia, dal gruppo di media indipendenti Mediazona e volontari – che hanno scovato i nomi dei caduti anche sulle tombe recenti nei cimiteri – avrebbe già portato il bilancio dei militari di Putin morti in Ucraina (esclusi i separatisti filorussi del Donbass) oltre la soglia dei 50.000, con un’accelerazione del 25% in più nel secondo anno di invasione. “Il bilancio complessivo è 8 volte superiore all’ammissione ufficiale di Mosca – sottolinea l’emittente britannica -. Ed è probabile che il numero sia molto più alto”.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha rivendicato il segreto di Stato sull'”operazione militare speciale”, come del resto nemmeno Kiev pubblicizza il numero dei suoi caduti: l’ultima cifra ufficiale risale a febbraio, quando Zelensky parlò di 31.000 soldati rimasti uccisi. Neppure stavolta Mosca ha confermato le notizie riportate dei trenta soldati russi che sarebbero morti nell’attacco alla base aerea in Crimea, che secondo i blogger russi di Rybar, vicino all’esercito del Cremlino, avrebbe centrato e danneggiato l’obiettivo con 12 missili Atacms forniti a Kiev dagli Stati Uniti. Il ministero della Difesa russo ha tuttavia smentito che droni dell’intelligence militare ucraina abbiano colpito la fabbrica di Tupolev nel Tatarstan, nell’est della Russia: al contrario ha precisato di aver “distrutto un drone ucraino, nella stessa area”, prima che potesse causare danni.

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