Italia Viva riapre il confronto con Palazzo Chigi, i centristi pongono condizioni, chiedendo un Conte ter per risolvere la situazione. Intanto, il tempo stringe: mercoledi’ l’esecutivo rischia di andare sotto a Palazzo Madama sul voto nei confronti del Guardasigilli Alfonso Bonafede, di cui Forza Italia torna a chiedere la testa. Il puzzle di questa complicatissima crisi si arricchisce di nuove tessere, tuttavia le incognite rimangono tutte sul tavolo. Nell’alveo di quella che era la maggioranza ‘giallorossa’ si registra una nuova mossa di “apertura” del partito di Matteo Renzi. I deputati e i senatori di Italia Viva lanciano un appello perche’, a fronte della “difficile situazione sanitaria e dei drammatici dati economici”, ci sia “una soluzione politica che abbia il respiro della legislatura e offra una visione dell’Italia per i prossimi anni”. Un patto di legislatura per ricomporre la frattura dei giorni passati al quale il premier sceglie di non rispondere. Contrario a ogni ripensamento e’ Vito Crimi: “Non ci sono margini – osserva il capo politico M5s – per ricucire con Renzi, la porta e’ definitivamente chiusa”. Intanto la maggioranza continua a lavorare alla creazione dei “costruttori”. Bruno Tabacci per ben due volte entra a Palazzo Chigi, dove incontra Luigi Di Maio. Quindi, lasciando Piazza Colonna, illustra ai cronisti la sua road map per uscire dallo stallo attuale: “La possibilita’ di rafforzare la maggioranza c’e’, ma serve un governo nuovo, non basta un piccolo rimpasto. Io penso che Conte sia l’unico punto di equilibrio di questa legislatura. Per concludere la crisi – osserva il Presidente di Cd – e’ necessario aprire a un ventaglio di forze piu’ ampio. Renzi al Senato ha fatto un discorso di rottura, ma credo che in Iv ci siano posizioni piu’ concilianti. E poi c’e’ l’area dei liberal-democratici di FI”. Proprio quest’amo lanciato all’area moderata del partito azzurro. non passa inosservato. Silvio Berlusconi, in un’intervista, ribadisce che questo governo deve andare a casa perche’ “nocivo per il Paese”. Nei suoi pour parler il Cavaliere auspica un governo istituzionale, di unita’ nazionale. Tuttavia, non tutti i suoi sono di questa idea. Nessuno esce allo scoperto, ma in tanti al Senato, tra quelli piu’ distanti dalla Lega, anche per evitare le urne, non escludono un loro coinvolgimento nel gruppo dei ‘responsabili’. Il tempo pero’ non e’ molto: mercoledi’ il Guardasigilli potrebbe non avere i voti per vedere approvata la sua relazione a Palazzo Madama. Perfino Sandra Lonardo, senatrice del gruppo Misto, ex FI, annuncia il suo voto non favorevole. Ma e’ Mara Carfagna a dare il colpo finale, definendo il no al ministro “non tattica politica, ma un dovere morale”. Che questo non sia per la politica un periodo di ‘bonaccia’, infine, lo dimostrano anche i nuovi sviluppi sul fronte della riorganizzazione interna dei Cinque Stelle: cambia infatti lo Statuto e al posto della figura del capo Politico, si prevede l’istituzione del Comitato Direttivo, ovvero dell’organo collegiale, composto da 5 membri, eletti dagli iscritti, della durata di tre anni e le cui deliberazioni sono assunte a maggioranza dei membri.