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Cronache

Regista ucraino in cella a Napoli, si mobilita il web

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 Non aver preso posizione sull’intervento in Crimea della Russia l’avrebbe trasformato in un perseguitato politico: a sostenerlo, davanti alla Corte di Appello di Napoli, e’ stato Eugene Lavrenchuk, regista 40enne, ex direttore del Teatro Polacco di Mosca, dell’Odessa Opera and Ballet Theater e della prima scuola ucraina di cinema e teatro, lo scorso 20 dicembre. Durante l’udienza ha esternato ai giudici la sua verita’ e si e’ pronunciato contro l’istanza di estradizione presentata dalla Federazione Russa. All’autorita’ giudiziaria il regista ha spiegato di essere diventato, suo malgrado, un perseguitato politico da parte di Putin, oggetto di minacce e aggressione, dal giorno in cui si e’ rifiutato di prendere posizione circa l’occupazione della Crimea da parte della Russia. A Napoli c’era arrivato per caso: il suo volo da Tel Aviv a Kiev fa scalo all’ombra del Vesuvio dove rimane per un ritardo. Il B&B dove e’ costretto a soggiornare trasmette, come da prassi, i suoi documenti alla Questura e li’ viene a galla che pende nei suoi confronti una condanna a 10 anni di reclusione. Viene quindi arrestato e condotto nel carcere di Poggioreale, dove si trova tuttora. Il suo legale, l’avvocato Alfonso Tatarano, al quale il regista ha chiesto di far sapere alla madre che sta bene, si e’ messo in contatto con il consolato ucraino affinche’ gli procuri un domicilio nel capoluogo partenopeo grazie al quale potrebbe ottenere una scarcerazione.

“La documentazione che abbiamo attualmente a disposizione – spiega Tatarano – non e’ esaustiva. Nell’ordinanza di convalida dell’arresto si parla di una condanna a 10 anni di reclusione passata in giudicato. Nel fascicolo, invece, si fa riferimento a un procedimento ancora in corso. La Procura Generale – fa sapere il legale del regista – ha gia’ fatto richiesta di avere ulteriore e piu’ esaustiva documentazione che pero’ non e’ stata ancora trasmessa. Solo cosi’ avremo un quadro piu’ completo su questa vicenda”. Una volta acquisite le informazioni richieste, la Procura Generale di Napoli trasmettera’ le sue decisioni alla Corte di Appello che fissera’, a questo punto, la data della prossima udienza. Intanto sul web si e’ scatenata una campagna a sostegno del regista da parte di artisti e intellettuali, non solo ucraini. Tutti si stanno mobilitando sul gruppo “Free Eugene Lavrenchuk”, appositamente creato su Fb al quale hanno gia’ aderito oltre 1200 membri. Chiedono che l’ex direttore del Teatro Polacco di Mosca torni subito in liberta’. In un post vengono ricordati alcuni passaggi di un’intervista in cui, oltre a parlare del suo percorso creativo, accenna anche alle sue idee. Numerosi sono anche i messaggi di solidarieta’, i post che riportano la notizia del suo arresto in contumacia, emesso nel luglio del 2020 dal Tribunale Tagan di Mosca per una frode risalente a otto anni fa, e, anche, gli appelli all’autorita’ giudiziaria italiana, al difensore civico della Campania e al Comune di Napoli affinche’ vigilino sulla vicenda e impediscano che venga concessa l’estradizione alla Russia.

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La Cassazione,’Cospito pericoloso e non si è dissociato’

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Alfredo Cospito, il leader del Fai detenuto al 41 bis e in sciopero della fame da oltre cinque mesi, “se sottoposto a regime ordinario” può continuare ad essere “punto di riferimento e fonte di indicazione delle linee programmatiche criminose e degli obiettivi da colpire” da parte dei suoi “accoliti” della Federazione anarchica informale. Per la sua attuale e “perdurante pericolosità” dunque la Cassazione, spiegano gli ermellini nel verdetto 13258 depositato dalla Prima sezione penale e relativo all’udienza svoltasi il 24 febbraio, ha deciso di confermare il carcere duro per Cospito, convalidando in pieno l’ordinanza con la quale il Tribunale di Sorveglianza di Roma lo scorso primo dicembre aveva respinto il ricorso della difesa contro il 41bis. Cospito, arrivato a 162 giorni di digiuno, è detenuto nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano.

Sulle spalle ha una condanna a venti anni di reclusione pronunciata in primo grado dalla Corte di Assise di Torino il 24 aprile 2019 per una serie di attentati rivendicati tra il 2003 e il 2016, tra i quali l’aver sparato alle gambe a Roberto Adinolfi, manager dell’Ansaldo Nucleare, nel 2012 a Genova. Un crimine del quale non si è mai pentito, ed anzi se ne è assunto la paternità in udienza. E’ in corso il processo di appello, anche per gli attentati falliti alla scuola carabinieri di Fossano. Il procedimento è sospeso e la difesa di Cospito ora ha gli occhi puntati alla Consulta che il 18 aprile decide se è legittima la norma che, per il reato di strage politica, impedisce certi sconti di pena in casi, come quello di Cospito, di recidiva aggravata. Altro aspetto messo in rilievo dalla Cassazione è il fatto che Cospito “non ha in alcun modo manifestato segni di dissociazione e, anzi, ha continuato con i suoi scritti fino ad epoca recente a propugnare il metodo di lotta armata”, esaltando un anarchismo “diverso da quello ‘classico’ e connotato da azioni che mettono in pericolo la vita degli uomini e donne del potere”.

In proposito, i supremi giudici ricordano che il primo attentato messo a segno dal Fai è quello del pacco bomba consegnato a Romano Prodi, a Bologna nel dicembre 2003, quando era presidente della Commissione Ue. Secondo i giudici del Palazzaccio inoltre, è “esaustiva e corretta” la motivazione del tribunale di sorveglianza di Roma “che ha individuato il pericolo di collegamenti” di Alfredo Cospito con il Fai “sulla base di univoci elementi fattuali, non contestabili per essere rappresentati sulla base di dati certi” e “ravvisati nella reiterata affermazione di appartenenza associativa e nel ruolo verticistico di Cospito, accertato con sentenza passata in giudicato”. Nei giorni scorsi un attacco degli hacker anarchici ha fatto comparire la scritta ‘Fuori Alfredo dal 41bis’ sul display di alcuni distributori di sigarette in varie città. Con atto notificato il primo marzo alla rappresentanza del governo italiano a Ginevra, l’Alto Commissario Onu per i diritti umani ha chiesto informazioni sulle condizioni di detenzione di Cospito e attende una risposta. Nei giorni scorsi, il 27 marzo, il Tribunale di Sorveglianza di Milano e quello di Sassari hanno respinto la richiesta di differimento pena del leader del Fai che chiedeva di poter andare ai domiciliari casa di sua sorella.

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Dichiarazioni fraudolente, assolto imprenditore Gianni Lettieri

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Il Tribunale di Napoli ha assolto con formula piena l’imprenditore Gianni Lettieri, presidente di Atitech, difeso dall’avvocato Francesco Picca. Lo rende noto un comunicato. A Lettieri – si legge nella nota – era stato contestato il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Al centro dell’inchiesta, per lavorazioni effettuate negli anni 2011 e 2012, vi era la società SG S.r.l. che forniva servizi di verniciatura ad alcune aziende del settore trasporti e aerospazio, tra cui Alenia, Ansaldo e la stessa Atitech.

Le indagini del pool criminalità economica della Procura di Napoli, continua la nota, “riguardavano presunte operazioni soggettivamente inesistenti. I registri fiscali e contabili della SG, società che aveva iniziato a operare per Atitech prima dell’acquisizione da parte di Lettieri, presentavano incongruità e difformità”. “Sono sempre stato sereno – ha detto l’imprenditore Gianni Lettieri, dopo la sentenza – perché non ho mai avuto dubbi sulla condotta cristallina di Atitech e dei miei collaboratori che avevano rapporti con la società incriminata. D’altra parte la mia responsabilità, in qualità di legale rappresentante, si limitava alla firma delle dichiarazioni IVA ma, come si è dimostrato in fase dibattimentale, l’operato del management di Atitech è stato ineccepibile”.

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Lo staff medico al Gemelli, così si cura il Papa

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Due primari e una piccola squadra di due infermieri di fiducia del Vaticano, all’interno della quale c’e’ Massimiliano Strappetti, assistente sanitario personale del Papa, compongono il nucleo centrale dello staff medico che assiste Papa Francesco al Policlinico Gemelli, dopo il ricovero di ieri al decimo piano. A questi si aggiunge Andrea Arcangeli, direttore della Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano.

Attorno ruotano altri specialisti, come i radiologi che ieri hanno contribuito a chiarire il quadro clinico. Nello stesso ospedale c’è un altro medico che ha già seguito il Pontefice per l’intervento al colon, il chirurgo Sergio Alfieri, che ha avuto il compito nel precedente ricovero di risolvere una stenosi diverticolare sintomatica del colon e che può contribuire con la sua esperienza a valutare lo stato di salute generale. Intanto proseguono i controlli ematici e quelli della saturazione dell’ossigeno e continua la terapia per endovena di antibiotici e antinfiammatori che andrà avanti ancora per qualche giorno. L’incarico di Strappetti, che resta sempre accanto a Papa Francesco, precedentemente era sempre stato ricoperto esclusivamente da medici e la sua presenza continua a dimostrare l’importanza di questa figura nei momenti più delicati della malattia.

A lui il Papa aveva dedicato parole di grande riconoscenza dicendo che era stata la sua prontezza a salvargli la vita e la sua presenza è costante. Il grande equilibrio cardio-respiratorio e la delicatezza della situazione, vista l’età del paziente, prevedono che i controlli avvenga parallelamente sulla funzionalità del respiro e su quella cardiaca. I due apparati sono fortemente legati e l’affaticamento di uno incide sull’altro. Il professor Luca Richeldi, direttore della UOC di Pneumologia e Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio, è in prima linea per trattare l’infezione respiratoria. Richeldi è noto anche per il suo impegno durante la pandemia all’interno del Comitato tecnico scientifico (Cts) ed è stato presidente della Società italiana di pneumologia. La situazione cardiologico è sotto il controllo del professor Filippo Crea, Ordinario di Cardiologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della UOC di Cardiologia.

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