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Reddito di emergenza a 2 milioni di famiglie e imprese: ecco il dl Rilancio

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Reddito di emergenza per due milioni di persone, bonus autonomi che salira’ a 1000 euro per circa 650mila beneficiari, 6 miliardi per i ristori a fondo perduto delle Pmi. Il decreto Rilancio, a una settimana dall’ok del Consiglio dei ministri, arriva finalmente in Parlamento dove, assicura il ministro Federico D’Inca’, si potranno valutare “proposte migliorative”. Nel Dl Imprese intanto arriva l’ok a prestiti alle pmi fino a 30mila euro da restituire in 10 anni e fino a 30 anni per i prestiti oltre gli 800 mlia euro. Per le coperture della maxi-manovra da 55 miliardi di deficit il governo ha potuto sfruttare anche 3,4 miliardi ‘avanzati’ dal Cura Italia, non utilizzati per la prima tranche di aiuti a famiglie e imprese, come emerge dal testo definitivo pubblicato in Gazzetta Ufficiale nella notte. Ma per far fronte agli impegni gia’ presi anche per il 2021 si vanno anche a ‘pescare’ i 3 miliardi che dovevano servire per il ‘bonus Befana’, il meccanismo di cashbak immaginato per favorire i pagamenti elettronici e rendere piu’ appetibile la lotta al contante (rinviata al 2021, peraltro, anche la lotteria degli scontrini). Chi paga con carte e bancomat dovra’ aspettare il prossimo anno per vedersi premiato, visto che, almeno per il momento, i 3 miliardi appostati per l’anno successivo sono rimasti intatti. Intanto chi e’ in cassa integrazione o chi aveva diritto al bonus autonomi dovrebbe questa volta vedere arrivare i nuovi indennizzi in tempi piu’ rapidi: “due-tre giorni” al massimo per i 600 euro, ha garantito il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, mentre per gli ammortizzatori sono previste procedure accelerate che, nel caso della Cig in deroga, bypasseranno le Regioni e consentiranno entro 15 giorni dalle domande all’Inps di anticipare intanto almeno il 40% dell’assegno. Gli aiuti si mescolano a quelli precedenti: ecco quindi che la platea del bonus autonomi cala dai 4,9 milioni che dovrebbero ricevere la seconda indennita’ in automatico, ad appena 1,2 milioni. Per artigiani e commercianti, infatti, a maggio non ci sara’ piu’ il bonus ma l’accesso ai ristori a fondo perduto, previsto per professionisti e Pmi fino a 5 milioni di ricavi. I 600 euro resteranno per i lavoratori dello spettacolo e per quei lavoratori precari o atipici che hanno ricevuto il bonus attraverso il fondo per il Reddito di ultima istanza. Per i professionisti delle casse di previdenza privati sono stanziati altri 650 milioni per coprire le due mensilita’. Il bonus salira’ a 1000 euro per tutti gli stagionali del turismo e per quegli autonomi che hanno subito perdite di almeno il 33%. Tra i nuovi sussidi per colf e badanti (circa 450mila) arrivano 500 euro per due mesi mentre per chi non ha avuto accesso ad altri aiuti, come promesso, ci sara’ il reddito di emergenza. Potra’ interessare, secondo i calcoli, 867mila famiglie con Isee sotto i 15mila euro: saranno due tranche da 400 euro massimo (si sale un po’ solo se nel nucleo ci sono disabili) non compatibili con altri redditi piu’ alti ne’ con il reddito di cittadinanza. Tra le nuove misure per le imprese spuntano invece un fondo da 100 milioni anti-delocalizzazioni (con accesso privilegiato per i marchi storici in difficolta’) e la proroga di 6 mesi per le amministrazioni straordinarie che ‘salva’ i 1.600 dipendenti di Mercatone Uno, che potranno continuare ad avere la cassa straordinaria. Novita’ anche per il settore aereo: oltre ai 3 miliardi per Alitalia (che gia’ fanno discutere) arriva una norma anti-dumping salariale che tutelera’ i lavoratori delle compagnie low-cost. Vista la mole del provvedimento (323 pagine, 266 articoli, centinaia di norme e di decreti attuativi) gia’ si teme l’assalto alla diligenza, classico di ogni manovra: per le modifiche Senato e Camera (da dove iniziera’ l’iter) avranno a disposizione circa 800 milioni da dividere tra le richieste pressanti delle opposizioni e i desideri della maggioranza che non hanno trovato grande spazio ne’ nell’esame del Cura Italia, gia’ concluso, ne’ del decreto imprese (in attesa del primo ok). E lo stesso e’ stato in sostanza per gli altri, approvati o assorbiti in altri provvedimenti con pochissime, se non nulle, modifiche: in tutto 12 decreti anti-Coronvirus dall’inizio dell’epidemia (dai primi sulle zone Rosse a quelli per gli aiuti economici fino a quelli per settori specifici, dalla giustizia alla sanita’ alla scuola). Infine alcuni emendamenti approvati nelle commissioni Attivita’ produttive e Finanze della Camera prevedono che il tetto ai finanziamenti per le pmi salga da 25 mila a 30 mila e questi ultimi saranno restituibili in 10 anni, contro il limite di 6 previsto originariamente. Tra le ultime nvita’ l’approvazione di un emendamento con il quale si innalza fino a 30 anni il periodo per la restituzione dei finanziamenti accordati alle imprese attraverso il Dl liquidita’ fino a 800 mila euro, come annuncia il parlamentare del Pd Gianni Dal Moro commentando l’ok.

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Pugni e schiaffi, ancora aggressioni ai docenti

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Una docente di inglese schiaffeggiata dalla madre di una allieva in provincia di Napoli, un preside aggredito e colpito con un pugno dal parente di un’alunna a Cesena. Solo nelle ultime ore sono stati due gli episodi di aggressioni nei confronti di personale del mondo della scuola. A loro è arrivata la solidarietà del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha puntualizzato: “dobbiamo tutti insieme ricostruire un patto educativo che unisca genitori, studenti e docenti”. Da poco più di un mese il titolare di viale Trastevere ha anche deciso che potrà essere un avvocato dello Stato ad assumere la difesa nelle cause civile e penali in modo che gli insegnanti aggrediti non debbano pagare un legale a proprie spese. In una circolare inviata ai dirigenti scolastici questi ultimi sono invitati a segnalare tempestivamente gli episodi di violenza agli Uffici scolastici regionali, che valuteranno la segnalazione e la inoltreranno al ministero.

Uno degli ultimi episodi, in ordine di tempo, è avvenuto nelle ore scorse a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, dove la mamma di un’alunna ha fatto irruzione a scuola ed ha aggredito la docente di inglese accusata di aver dato un voto troppo basso alla figlia. Il fatto al Liceo artistico Plinio Seniore; l’aggressione in particolare è avvenuta nella succursale di via Virgilio, davanti agli altri studenti. La donna, nella ricostruzione, ha afferrato per i capelli la docente e l’ha colpita con schiaffi al volto tra diversi insulti. L’intervento del personale della scuola ha evitato il peggio. Una presunta disparità di trattamento nei voti rispetto a quelli assegnati agli altri allievi sarebbe stata la motivazione dell’ira della donna.

A Cesena, invece, un dirigente scolastico è stato aggredito e colpito con un pugno dal parente di un’alunna, andato a prendere la nipote pur non avendo la delega dei genitori. L’episodio è avvenuto alla Scuola Media 2 di via Pascoli, dove sono intervenuti anche i carabinieri. Il preside ha cercato di spiegare le ragioni per cui la scuola non poteva affidargli la ragazzina, ma l’uomo prima si è innervosito, poi gli ha sferrato un pugno sull’orecchio. Il dirigente scolastico è andato al pronto soccorso e ha avuto una prognosi di 14 giorni. “L’aggressione è un fatto gravissimo e inaccettabile. La scuola è il luogo dove i nostri ragazzi imparano il rispetto delle regole e delle persone, dove sono chiamati a relazionarsi tra loro usando il dialogo e il confronto come strumento di risoluzione dei conflitti”, ha detto il sindaco di Cesena, Enzo Lattuca. “Oltre a condannare quanto accaduto, voglio esprimere la mia solidarietà al preside, oggetto di un attacco ingiustificato e ingiustificabile per aver fatto semplicemente il proprio dovere”, ha aggiunto.

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Zelensky chiede ai 27 un summit sul piano di pace

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I 27 leader riuniti al Consiglio Europeo sigillano con il loro endorsement politico il piano munizioni messo a punto dal Servizio di Azione Esterna per aiutare urgentemente l’Ucraina a resistere all’invasione russa. È vero, alcuni dettagli restano ancora da chiarire ai tavoli di lavoro ma la direzione ormai è chiara. Volodymyr Zelensky, che si è collegato a bordo del treno presidenziale tornando dalla visita al fronte, ha “ringraziato calorosamente” ma ha anche sciorinato “cinque fattori di ritardo” che rischiano di prolungare il conflitto e ha chiesto di organizzare “un summit in una capitale europea” per discutere il suo piano di pace in dieci punti. Secondo Zelensky la guerra non si chiuderà rapidamente se non ci sarà la “consegna di missili a lungo raggio e di jet da combattimento”. Per quanto riguarda gli armamenti. Se si parla invece di pressioni in generale, urge approvare “un nuovo pacchetto di sanzioni – che devono essere ampliate e non addolcite, come vorrebbero alcuni Paesi permettendo delle eccezioni – e l’attuazione della formula di pace”.

Che il Consiglio Europeo ha peraltro assicurato di voler sostenere, come si legge nelle conclusioni. Il presidente ucraino, stando a quanto dicono delle fonti europee, avrebbe voluto organizzare il vertice sul piano di pace a Kiev ma, date le condizioni precarie di sicurezza, ha chiesto aiuto ai colleghi, riscuotendo “diverse aperture”. L’ultimo dei cinque fattori riguarda invece “l’apertura dei negoziati di adesione all’Unione Europea”, che non può assolutamente essere rimandata a data da destinarsi, perché il popolo “ha bisogno in qualcosa in cui credere e trarre la forza per combattere”. Certo, l’appello di Zelensky arriva proprio nel giorno in cui la Slovacchia ha consegnato i primi quattro caccia Mig-29, su 13 in totale – suscitando l’ira di Mosca, che ha accusato “i Paesi della Nato e dell’Ue di continuare il percorso verso l’escalation del conflitto”. Ma il leader ucraino naturalmente punta a jet moderni (F-16 in primis, ma anche Eurofighter, Rafale o gli svedesi Gripen andrebbero benissimo), per assicurarsi un vantaggio competitivo rispetto ai russi.

Nessun accenno, invece, all’incontro appena concluso tra Putin e Xi Jinping o all’imminente telefonata con il grande timoniere cinese, che tante aspettative sta suscitando. I leader, al contrario, di Cina hanno parlato eccome, anche se non era previsto un capitolo specifico nell’agenda del Consiglio Europeo. A iniziare le danze è stato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. Nel confronto del mattino – stando a quanto riferisce un alto funzionario Ue – ha assicurato ai 27 che Pechino ha “un genuino interesse” a mantenere i rapporti con l’Unione Europea e che “isolare la Cina pone dei rischi”. Ma la discussione poi è proseguita. La seconda parte del Consiglio è stata infatti dedicata alla “competitività dell’Europa”, alla sua strategia “industriale e commerciale”: un dibatto definito “geo-economico” dalle profonde ramificazioni. “Se lo si legge in filigrana, non si può che vedere la Cina sullo sfondo”, spiega un’alta fonte europea. E infatti gira voce che presto, nei prossimi mesi, i leader dedicheranno un momento di confronto specifico sull’argomento.

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Rapporto choc su Scotland Yard: polizia razzista, sessista e omofoba

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E’ un verdetto devastante quello emesso sulla non più leggendaria Scotland Yard. Secondo le conclusioni del rapporto indipendente curato dalla baronessa Louise Casey, membro della Camera dei Lord, la forza di polizia londinese, la più importante del Regno Unito, è “istituzionalmente razzista, sessista e omofoba”. E deve quindi cambiare da capo a piedi, a partire dalla mentalità al suo interno, o rischia di finire smantellata. Nella corposa relazione di 363 pagine sono contenuti errori, negligenze, abusi, insabbiamenti, commessi dal personale in divisa: si va dal bullismo anche esasperato nei confronti dei colleghi, alle discriminazioni palesi in servizio soprattutto contro le minoranze etniche, all’atteggiamento predatorio nei confronti delle donne fino ai casi di stupro archiviati perché i congelatori contenenti prove fondamentali si erano rotti.

Casey ha puntato il dito in particolare contro un reparto della Met Police, il Parliamentary and Diplomatic Protection (PaDP), che riunisce gli agenti addetti alla protezione delle sedi istituzionali del Regno Unito, dal Parlamento di Westminster a Downing Street, e di quelle diplomatiche. Dovrebbe essere il fiore all’occhiello e invece nel rapporto viene descritto come “angolo oscuro del Met dove possono facilmente fiorire comportamenti scorretti”. In quella sezione hanno infatti servito i due agenti che più hanno infangato di recente l’immagine di Scotland Yard e contribuito all’aggravamento della sua crisi. Wayne Couzens, in carcere a vita per il sequestro, lo stupro e l’uccisione atroce della 33enne Sarah Everard, da lui fermata nel 2021 mentre rincasava con il pretesto di un falso fermo per fantomatiche violazioni delle restrizioni Covid allora in vigore. Proprio dopo il suo caso è stato ordinato il rapporto indipendente sulla forza di polizia. E oltre a lui era nel PaDP il poliziotto stupratore David Carrick, di recente condannato a ben 36 ergastoli. Di fronte a un quadro tanto allarmante le autorità sono intervenute una dopo l’altra. Il premier conservatore Rishi Sunak ha ammesso che la fiducia dei cittadini nella polizia di Londra risulta “fortemente compromessa”.

Ma ha garantito che il suo comandante Sir Mark Rowley si sta impegnando per riconquistarla e sono già stati introdotti alcuni cambiamenti. Sir Mark era stato chiamato l’anno scorso proprio per risolvere i problemi di vecchia data a Scotland Yard al posto della prima comandante donna, Cressida Dick, che non aveva affrontato con sufficiente fermezza scandali e omertà interna. Rowley si è scusato con i londinesi per il “terribile” e “imbarazzante” rapporto, e sottolineato che ci sono “individui tossici” nella polizia. Sono centinaia di ‘mele marce’, agenti che sono riusciti a farla franca negli anni nonostante abbiano violato la legge e le regole di condotta. E contro di loro il ‘Commissioner’ ha avviato una vasta azione disciplinare interna al termine della quale tanti perderanno il distintivo. Per non parlare di quelli già condannati nei tribunali per il coinvolgimento in vicende criminali.

Alla pubblicazione del rapporto è seguita anche una polemica politica. Il sindaco laburista di Londra Sadiq Khan, che ha parlato di “uno dei giorni più bui nei 200 anni di storia” di Scotland Yard, è stato chiamato in causa dalla ministra degli Interni Suella Braverman durante il suo intervento alla Camera dei Comuni. “Sta a lui garantire ai londinesi il servizio di polizia che meritano”, ha detto riferendosi in tono critico al primo cittadino, autorità responsabile delle nomine di vertice nel corpo assieme al titolare dell’Home Office. Braverman si è detta contraria a smantellare la forza di polizia ma a suo avviso (e anche di molti altri) serviranno anni per cambiare Scotland Yard.

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