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Economia

Reddito di cittadinanza, assegno più alto dei Rei con formazione e ricerca del lavoro

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Un reddito annuo inferiore a 6.000 euro se si vive da soli o a 12.600 euro a fronte di una coppia con quattro figli minori: il reddito di cittadinanza non si guardera’ solo all’Isee, come per il Rei, ma anche al reddito familiare con una soglia incrementata a 9.630 euro annui (per il single, crescente al crescere dei componenti della famiglia) se si e’ in affitto. Tra le ultime novita’ il vicepremier, Luigi Di Maio, annuncia che “le imprese che assumeranno coloro che prendono il reddito di cittadinanza avranno sgravi per 5-6 mesi”. La bozza del decreto sul reddito di cittadinanza intanto riporta norme in molti casi simili all’attuale Reddito di inclusione (Rei) ma con tetti piu’ alti per il beneficio economico che dovrebbe essere erogato alle persone in stato di bisogno e con regole piu’ stringenti per gli stranieri a partire dal requisito sulla residenza nel nostro Paese che passa da due a cinque anni. Di fatto il Rdc, a differenza del Rei, impone una barriera rigida del reddito di partenza. Ecco in sintesi alcune delle analogie e delle differenze con il Rei secondo quanto emerge dalla bozza:

– CHI PUO’ CHIEDERLO: sia per il Rei sia per il RdC si potra’ chiedere se cittadini italiani o comunitari con diritto di soggiorno o di paesi extracomunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo. Per il Rei bisogna essere residenti da due anni al momento della domanda mentre per il RdC la residenza in via continuativa si deve avere da cinque anni.

– VALORE MASSIMO ISEE PASSA A 9.360 EURO: per chiedere il Rdc bisognera’ avere un calore massimo Isee di 9.360 euro mentre per il Rei il tetto e’ a 6.000 euro. Nel Rdc si considerera’ anche il valore del reddito familiare che dovra’ essere inferiore alla soglia di 6.000 euro annui (per un single) incrementata secondo una scala di equivalenza (0,4 per ogni componente maggiorenne e 0,2 per ogni minore con un massimo di 2,1, quindi 12.600 euro).

– RDC COMPATIBILE CON NASPI, REI NO: Si puo’ ottenere il Rei anche se si ha il sussidio di disoccupazione, purche’ non superi la soglia del reddito annuo (6.000 euro incrementati a seconda dei componenti della famiglia). Il reddito familiare per il Rdc e’ considerato al netto dei trattamenti assistenziali fatta eccezione per le prestazioni non sottoposte alla prova dei mezzi (come ad esempio l’indennita’ di accompagnamento).

– BENEFICIO ECONOMICO: il beneficio economico dovrebbe essere quasi doppio per il Rdc rispetto al Rei perche’ a fronte di redditi pari a zero puo’ arrivare a 6.000 euro annui per un single (500 al mese a fronte dei 187 per un single per il Rei) e a 12.600 per una famiglia di 6 persone (1.050 al mese a fronte dei 539 euro del REi). L’importo aumenta nel caso di una famiglia che vive in affitto con un contributo che puo’ arrivare a 280 euro al mese, contributo che non e’ previsto nel Rei. Naturalmente il beneficio e’ integrativo rispetto al reddito familiare esistente. Il beneficio non puo’ essere inferiore a 480 euro annui (40 euro al mese).

– DURATA 18 MESI, PER IL RDC SI RIDUCE ATTESA PER RINNOVO. La durata del beneficio e’ la stessa, 18 mesi, per le due misure ma per il Rei bisogna attendere per il rinnovo almeno sei mesi mentre per il Rdc bastera’ un mese.

– PROGETTO PERSONALIZZATO: le due misure prevedono l’attivazione di tutto il nucleo familiare per la ricerca del lavoro e per lo studio nel caso dei componenti minori. Nel Rdc non e’ ancora chiaro quale sara’ lo sportello dove fare la domanda (al comune per il Rei). E’ prevista la possibilita’ di chiedere al beneficiario fino a 8 ore di lavoro settimanale per progetti del comune di residenza (richiesta non prevista per il Rei).

– FAMIGLIE COINVOLTE: a settembre, secondo gli ultimi dati Inps, erano circa 378.000 i nuclei familiari che avevano avuto il Reddito di inclusione per 1,1 milioni di persone coinvolte (304 euro l’importo medio per famiglia). Nella Relazione della bozza del decreto si ipotizza una platea di 1.375.000 famiglie nel complesso, quasi 200.000 delle quali di soli stranieri.

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Economia

Bankitalia, Pil 2024 +0,8%, attenti a equilibrio pensioni

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Si allontana l’obiettivo di crescita fissato dal governo all’1% per quest’anno, e trovare le risorse per la manovra 2025 diventa sempre più complicato. La doccia gelata sulle stime del governo arriva durante le audizioni sul piano strutturale di bilancio in Parlamento: per Bankitalia il Pil del 2024 si fermerà allo 0,8%, e anche per l’Ufficio parlamentare di bilancio l’obiettivo dell’1% diventa più incerto. C’è il contesto esterno, con l’economia mondiale che si raffredda, e c’è la spinta propulsiva post Covid che in Italia si è esaurita. Il quadro indebolito pesa sulla composizione della manovra, e la Banca d’Italia avverte sulle prossime mosse: rendendo strutturali gli sgravi contributivi sul lavoro si mette a rischio l’equilibrio sulle pensioni.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sempre ritenuto “realistico” l’obiettivo dell’1%. Ma dopo la revisione dei conti economici trimestrali pubblicata venerdì scorso dall’Istat, la Banca d’Italia ha provveduto ad una “correzione meccanica” al ribasso di due decimi di punto percentuale, che comprime il Pil allo 0,8%. Nell’audizione in Parlamento l’Istat spiega che l’Italia è tornata ad una crescita da zerovirgola. “Siamo tornati a una fase di stato stazionario o ‘steady state’ con tassi di crescita abbastanza contenuti che stentano a dimostrare la situazione di un’economia che si sviluppa in forma consistente”, ha detto il direttore per la contabilità dell’Istat, Giovanni Savio, spiegando come “si sono spente” alcune “spinte propulsive” post Covid, e “quindi dobbiamo attendere che ci siano altre forze” a spingere il Pil. Sergio Nicoletti Altimari, capo dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia, prova a diradare le nubi parlando dei conti che in corso d’anno “mostrano un andamento incoraggiante”. Ma non basta, e dunque “il programma delineato nel Psb non è esente da rischi”.

Primo, perché il piano conta sulle maggiori entrate attese per il 2024, “con l’assunzione implicita che siano interamente permanenti”. Secondo, perché data “l’elevata incertezza” del quadro macro, “anche piccoli scostamenti dai piani di bilancio potrebbero rendere difficoltoso riportare” il deficit sotto il 3% nel 2026. Inoltre, invita a riflettere sull’intenzione di rendere strutturali gli sgravi contributivi sul lavoro: “Verrebbe meno l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni” che “caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza”.

Anche per la Corte dei Conti il governo ha davanti a sé un arduo compito. Il percorso del Psb è “impegnativo” e nella manovra “saranno necessarie scelte difficili sull’allocazione delle risorse”, spiegano i giudici contabili al Parlamento. Non si potrà fare a meno, però, di pensare alla sanità, perché per tagliare le liste d’attesa e i tempi al pronto soccorso è indispensabile investire “per superare le carenze di personale, soprattutto infermieristico, che rappresenta al momento il principale deficit”. Inoltre bisogna dare certezza e stabilità al settore della previdenza, “dopo gli interventi temporanei che lo hanno contrassegnato negli ultimi cinque anni”, cercando di “garantire una maggiore flessibilità in uscita”.

L’Upb punta il dito, oltre che sull’incertezza del quadro macro, anche sulla carenza di informazioni sulle coperture perché, al di là di 9 miliardi in deficit, il Psb fornisce solo indicazioni “generiche”. Gli enti locali, ancora non toccati da alcuna nessuna ipotesi di taglio per reperire risorse, mettono le mani avanti. Per i Comuni qualunque richiesta di contributo per il risanamento della finanza pubblica diventerebbe “estremamente gravosa”. Mentre le Regioni vogliono rassicurazioni sul tema “per ora congelato” della riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3, che avrebbe un impatto di circa un miliardo sull’addizionale delle regioni a statuto ordinario e di circa 400 milioni per quelle a statuto speciale. Dubbi ai quali risponderà domani il ministro Giorgetti che chiuderà il ciclo di audizioni sul Psb in Parlamento.

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Rinascente si allarga nell’ex Odeon con 600 assunzioni

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L’ex cinema Odeon cambia volto e diventa un nuovo polo del beauty targato Rinascente. Si chiamerà Rinascente Odeon beauty hall lo spazio che verrà inaugurato a maggio 2027 nella struttura dello storico ex cinema-teatro meneghino. Saranno Kryalos Sgr, in qualità di gestore del Fondo Aedison e Rinascente a ristrutturare l’edificio, con un investimento complessivo di 40 milioni di euro. Ulteriori dieci milioni arriveranno dai brand che saranno presenti nello spazio, per un totale compreso tra i 50 e i 55 milioni. Sono attesi oltre 3 milioni di visitatori e un turnover di circa 80 milioni di euro già dal primo anno di apertura. La superficie di oltre tremila metri quadrati sarà occupata dai corner di oltre 300 brand, cabine estetiche e circa 700 metri quadrati destinati al food, con un bar al piano terra e un ristorante posizionato al terzo piano.

Il progetto architettonico sarà curato dallo studio Marco Costanzi Architects, mentre della riqualificazione si occuperà la società di progettazione integrata Progetto Cmr. A mitigare i dispiaceri dei milanesi affezionati, non mancherà uno spazio riservato al cinema. Come ha spiegato l’amministratore delegato di Rinascente Pierluigi Cocchini, infatti, il piano interrato sarà destinato all’apertura di 4 o 5 nuove sale. “A oggi non abbiamo ancora definito né operatore né offerta”, ha chiarito. “Auspichiamo di trovare un operatore di qualità che possa pianificare una programmazione per il maggior numero di fruitori”, ha aggiunto. Il progetto non coinvolgerà comunque solo l’ex area del cinema, ma anche anche gli spazi e le vie adiacenti per dare vita al Rinascente-district tra via Santa Radegonda, via Agnello e corso Vittorio Emanuele.

La nuova apertura porterà con sé anche il restyling del piano terra del main building di Rinascente, che sarà completamente dedicato agli accessori, all’orologeria di lusso e gioielleria. Lo spazio porterà a circa 350 nuove assunzioni nel primo anno, seguite da ulteriori ampliamenti fino a un totale di fino a 600-650 nuovi posti nei suoi primi tre anni di vita. La riqualificazione darà a Rinascente a un’ulteriore spinta nei comparti beauty, accessori e gioielli, per cui ci si aspetta un raddoppio del giro d’affari già nel primo anno. Il segmento beauty dovrebbe passare da 45 a 80 milioni di fatturato, per poi crescere a oltre 100, mentre gli accessori che oggi valgono circa 200 milioni, dovrebbero posizionarsi a oltre 350 milioni. Guardando al 2024 il gruppo è fiducioso di chiudere l’anno con un nuovo record di fatturato, dopo aver superato il miliardo di euro nel 2023.

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Agcom, provvedimento per accertare maggiore età utenti

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L’Agcom ha approvato lo schema di regolamento che disciplina le modalità tecniche e di processo per l’accertamento della maggiore età degli utenti (age assurance, ovvero “garanzia dell’età”, talvolta indicato come “age verification”). Lo fa sapere l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni spiegando che lo schema di regolamento è notificato alla Commissione europea per l’ultimo vaglio. La normativa vigente – anche specificamente riferita al ruolo dell’Autorità – richiama l’esigenza di meccanismi di age verification, stabilendo che i minori hanno diritto ad un livello più elevato di protezione dai contenuti che potrebbero nuocere al loro sviluppo fisico, mentale o morale anche introducendo misure più rigorose nei confronti di ogni servizio della società dell’informazione. Al fine di garantire il requisito della riservatezza “rafforzata”, le specifiche dell’Autorità prevedono un sistema di verifica dell’età che utilizzi il modello del “doppio anonimato”, in cui non si deve consentire ai fornitori di prova della maggiore età di sapere per quale servizio viene eseguita la verifica dell’età, che due prove di maggiore età provengono dalla stessa fonte di prova dell’età, che un utente ha già utilizzato il sistema di verifica. Il sistema proposto dall’Autorità prevede l’intervento, per la fornitura della prova della maggiore età, di soggetti terzi indipendenti certificati, attraverso un processo di verifica dell’età che prevede due passaggi logicamente separati: identificazione e autenticazione della persona identificata, per ciascuna sessione di utilizzo del servizio regolamentato (cioè, la fornitura di contenuti pornografici tramite sito o piattaforma web).

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