Scusate, ma c’è qualcosa che non va.No, no, intendiamoci: c.h.i.u.n.q.u.e. in Europa avanzi delle riserve nei confronti delle politiche di recovery che l’Italia si appresta a mettere in campo ha non solo il diritto di farlo, ma è meritevole di encomio. Le risposte finalmente documentate, finalmente argomentate del nostro Paese a tali riserve, costituiscono (costituirebbero) un passo avanti decisivo sulla via della trasparenza, della pertinenza, della coerenza. Il misero risultato degli “Stati Generali”, ai quali io pure avevo legato qualche speranza, rafforza l’esigenza di verifiche severe sul piano delle visioni, delle idee e della loro concreta fattibilità. Sul piano dell’accountability in materia di governamentalità: chi risponde a chi per le cose che ha fatto e, parimenti, per quelle che non ha fatto. La responsabilità politica va dichiarata ed esplicitamente assunta a tutto campo: voglio sapere a priori il senso e i contenuti del recovery. E se, per esempio, tra gli esiti durevoli sono incluse le buone pratiche innovanti: in materia ambientale, ad esempio, o in materia di equità sociale. E se, ancora, la giustizia territoriale continua ad essere una derisione storica e la “questione meridionale”, forse, è solo un’invenzione lessicale di Antonio Billia che ha sedotto qualche intellettuale di mente fervida. Faccende tutt’altro che retoriche, in un Paese dove un abitante della più ricca delle Provincie pugliesi, Foggia, può contare su un reddito che arriva a malapena ai ¾ di quello di cui gode un cittadino che viva nella Provincia più povera dell’Emilia-Romagna, vale a dire Ferrara.
Mark Rutte. Il premier olandese è tra i leader dei cosiddetti paesi frugali
Questa riabilitazione della legge, afferrata nel duplice senso antico e nobile nella nostra cultura giuridica, quello di lex (la norma) ma altresì quello di jus (il diritto, la giustizia) vorremmo vederla a tutto campo: in termini di efficacia e trasparenza delle procedure, non meno che di congruità dei risultati. Intesi, questi ultimi, non come “promesse” da (genericamente) mantenere, ma come obiettivi da perseguire: chiaramente indicati, con modi e tempi di realizzazione.
Bruxelles. Il premier Giuseppe Conte assieme a Merkel, Macron, Michel e Von Der Leyen provano a spiegare a Rutte la necessità di affrontare la crisi post covid in maniera veloce
E se le risposte italiane a queste salutari richieste non convincono, i nostri partners lo dicano, spieghino puntualmente perché non sono persuasi, e agiscano di conseguenza.
Tutto questo è giusto. Tutto ciò, resta. Io però sto parlando d’altro. Sto dicendo che c’è qualcosa di metodologicamente contorto nel fatto che si stia cercando si arrivare ad un accordo politico in ordine a densi contenuti economici, con uno schieramento pregiudizialmente avverso all’Italia composto da quattro Paesi UE, e cioè Olanda, Danimarca, Svezia, Austria, che nel loro insieme non fanno in un anno il PIL dell’Italia e la cui popolazione complessiva supera appena i 2/3 di quella dell’Italia.
Sono inquieto per la fragilità logica di un metodo che consente a quattro rispettabili ma modesti Paesi europei, presi singolarmente e nel loro insieme, di dettare la regola contabile dell’Unione, come se la partita doppia fosse “la norma” del Buongoverno. Ma sono inquieto altresì, ed ancor più, per un sistema che consente a Germania e Francia, i Pesi più grandi, ricchi e popolosi dell’Unione, di fare politica in modo alquanto ipocrita, sospetto, nascondendo la mano che, di volta in volta, getta il sasso. Che sia contro la Grecia o contro l’Italia, ha poca importanza. Quel che importa, invece, è che non si dice di avversare l’Italia, vale a dire un Paese senza il quale l’UE non regge un giorno, ma si recitano compunte giaculatorie esortative, tipo il“siate buoni” del Natale pubblicitario. E nascondendosi dietro la foglia di fico che, a quanto pare, entra nei nuovi dizionari della vecchia Europa con il nome di “frugalità”. Già, dimenticavo: lo scialacquatore italiano raggiunge a malapena i ¾ del reddito medio di un probo austriaco, cittadino del più povero dei Paesi frugali.
Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.
La situazione delle donne in Afghanistan continua a peggiorare. Con un annuncio shock, i talebani hanno detto che inizieranno a lapidare a morte in pubblico le donne accusate di adulterio, rivendicando il diritto di far rispettare la sharia (la legge islamica). Nel proclamarlo con un messaggio vocale trasmesso dalla tv di Stato, il leader supremo, Hibatullah Akhundzada, ha voluto avvertire principalmente coloro che, in Occidente, criticano il governo talebano, che Akhundzada controlla di fatto da Kandahar, attraverso editti basati sulla sua interpretazione rigorosa dell’Islam. Nel messaggio il mullah, che nessuno ha mai visto, ha definito i difensori dei diritti umani occidentali “rappresentanti del diavolo”.
“Voi dite che è una violazione dei diritti delle donne quando le lapidiamo. Ma presto attueremo la punizione per l’adulterio”, ha detto. “Fustigheremo le donne in pubblico. Le lapideremo in pubblico. Sono tutte cose che vanno contro la vostra democrazia, ma continueremo a farlo”, ha proseguito. Il leader supremo ha giustificato la mossa come il proseguimento della lotta dei talebani contro le influenze occidentali. “Il nostro lavoro non si è concluso con la conquista di Kabul, ma è appena iniziato”, ha aggiunto. La notizia è stata accolta con orrore, ma non con sorpresa, dai gruppi per i diritti delle donne afghane, secondo i quali lo smantellamento di ogni diritto e protezione residua per i 14 milioni di donne e ragazze del Paese è ormai quasi completato.
Secondo Safia Arefi, avvocata e responsabile dell’organizzazione afghana ‘Women’s Window of Hope’, l’annuncio dei talebani è stato favorito dal silenzio della comunità internazionale. “Con questo annuncio, è iniziato un nuovo capitolo di punizioni e le donne afghane stanno vivendo una profonda solitudine”, ha detto Arefi, citata dal Guardian. “Ora nessuno è al loro fianco per salvarle dalle punizioni talebane. La comunità internazionale ha scelto di rimanere in silenzio di fronte a queste violazioni dei diritti delle donne”, ha aggiunto.
I talebani hanno ripreso il potere nell’agosto del 2021, in seguito al crollo del governo sostenuto a livello internazionale e al ritiro di tutte le truppe occidentali guidate dagli Stati Uniti dopo quasi 20 anni di coinvolgimento nella guerra afghana. Da allora il regime ha bloccato l’istruzione femminile oltre le scuole elementari e ha imposto crescenti restrizioni alla partecipazione delle donne nei luoghi di lavoro pubblici e privati, impedendo loro di lavorare con l’Onu e altre organizzazioni umanitarie. Ma il mullah giustifica queste misure affermando di seguire la cultura afghana e i principi islamici.
La depressione Nelson continua a fustigare il Portogallo. La giornata di ieri è stata particolarmente difficile, con fenomeni climatici estremi che hanno provocato disagi e preoccupazione tra i portoghesi, i quali tuttavia non hanno mancato di testimoniare i fenomeni attraverso le loro reti sociali. Nel pomeriggio un tornado si è manifestato vicino al ponte Vasco da Gama, il più lungo dei due che a Lisbona collegano le sponde dell’estuario del Tago. Il vento forte ha obbligato anche a invertire la rotta di diversi aerei in fase di atterraggio nell’aeroporto Humberto Delgado. Ma la capitale portoghese non è stata l’unica a registrare fenomeni climatici rari. Le basse temperature, per esempio, hanno provocato delle inusuali nevicate all’isola Terceira, nell’arcipelago delle Azzorre. Il maltempo, dicono i meteorologi, si protrarrà in Portogallo almeno fino a Pasqua.
Il Ministero della Difesa siriano afferma che diversi civili e militari sono stati uccisi in seguito ad attacchi dell’esercito israeliano e di un gruppo militante nella città settentrionale di Aleppo. L’Osservatorio siriano per i diritti umani parla da parte sua di circa 30 morti.
I raid aerei israeliani contro diverse aree nelle campagne circostanti Aleppo sono avvenuti “in concomitanza” con un attacco di droni contro civili che il dicastero ha descritto come condotto da “organizzazioni terroristiche” della città di Idlib, secondo quanto riportano diversi media arabi. Il governo siriano non ha fornito al momento cifre sul numero delle vittime.
Una fonte militare ha detto all’agenzia di stampa ufficiale Sana che “verso l’1:45 il nemico israeliano ha lanciato un attacco aereo dalla direzione di Athriya, a sudest di Aleppo”, aggiungendo che “civili e personale militare” sono stati uccisi e feriti nell’attacco.