Un sistema corruttivo e clientelare finalizzato ad attribuire appalti e incarichi a imprenditori e liberi professionisti amici, orchestrato dai vertici politici e dirigenziali del Comune di Celano (L’Aquila), in particolare sarebbero emerse una trentina di procedure pilotate per un ammontare di 13 milioni di euro di fondi pubblici, tra cui anche concorsi pubblici per assunzioni di impiegati e dirigenti comunali: sono le accuse che hanno fatto scattare la maxi operazione per reati contro la pubblica amministrazione del Comando provinciale dei Carabinieri dell’Aquila. Ai domiciliari il sindaco di Celano, Settimio Santilli, di FdI, in carcere il vice sindaco, Filippo Piccone, ex parlamentare di Fi e Pdl. Ai domiciliari anche il segretario comunale e tre alti dirigenti, oltre a due imprenditori. Ad altre 17 persone, tra cui l’assessore comunale allo Sport, Barbara Marianetti, e imprenditori e liberi professionisti della Marsica, dell’Aquila e di Roma e Pescara, sono state notificate le misure dell’obbligo di firma e del divieto temporaneo a esercitare l’attivita’ professionale e imprenditoriale. Sono complessivamente 56 gli indagati nell’inchiesta denominata “Acqua fresca”, che ha visto l’impiego di un centinaio di carabinieri agli ordini del comandante provinciale dell’Aquila, colonnello Nazareno Santantonio. L’inchiesta, diretta dai pubblici ministeri Roberto Savelli e Lara Seccacini e coordinata dal procuratore di Avezzano, Andrea Padalino Morichini, prende le mosse da indizi investigativi sviluppati dal 2018 dai militari del Nucleo Investigativo di L’Aquila, dalle quali sarebbero emerse, nei confronti degli esponenti dell’amministrazione comunale di Celano, diverse condotte antigiuridiche, finalizzate all’indebita percezione ed erogazione di fondi comunali a liberi professionisti e imprenditori operanti nella Marsica. Le indagini avrebbero permesso di accertare, secondo il Gip del Tribunale di Avezzano Maria Proia, “l’esistenza di un sistema clientelare, fondato su amicizie, conoscenze e interessenze con alcuni imprenditori o cittadini, in totale dispregio dei criteri di imparzialita’, trasparenza e buon andamento della Pubblica Amministrazione, piegando, di fatto, l’interesse pubblico a quello di pochi”. I reati contestati a vario titolo sono induzione indebita a dare o promettere utilita’, istigazione alla corruzione, tentato peculato, turbata liberta’ degli incanti, turbata liberta’ del procedimento di scelta del contraente, falsita’ ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio. Gli amministratori e i dirigenti comunali avrebbero turbato numerose procedure di gara, pilotando l’affidamento di appalti per l’esecuzione di lavori, progettazioni e servizi o frazionando gli appalti in modo da procedere con affidamenti diretti sotto soglia, a favore di persone conosciute, perlopiu’ imprenditori e liberi professionisti locali, “spesso ricorrendo alla falsificazione di atti pubblici”. Il totale dei fondi pubblici destinati alle procedure pilotate ammonta a circa 13 milioni di euro, suddivisi in 11 milioni per l’esecuzione di lavori, un milione e mezzo per le progettazioni e 500 mila euro per gli affidamenti dei servizi. Le procedure finite nell’inchiesta sono circa 30.