“Basta giornalisti senza giusto contratto”. Ma anche un allarme contro “lo svuotamento delle redazioni dei programmi d’inchiesta della Rai”. È l’appello lanciato dalle assemblee dei giornalisti precari di trasmissioni come Report, Presa diretta, Mi manda Raitre, Indovina chi viene a cena, Unomattina, Elisir, Il posto giusto, La vita in diretta, oggi scesi in strada a Viale Mazzini contro l’accordo siglato da Rai e sindacati il 5 giugno che “non tutela i lavoratori e svuota le redazioni”. Una mattina non senza momenti “caldi” nei confronti del segretario Usigrai, Daniele Macheda, per denunciare ciò che secondo i lavoratori accadrà con “127 colleghi precari tolti dalle redazioni dove si sono formati e che hanno contribuito in questi anni a far crescere, per destinarne 120 alle sedi regionali dei Tg e Tgr”. “Un regolare contratto non è una gentile concessione, ma quello che ci spetta per un lavoro che già svolgiamo – ricordano Giulia Presutti di Report e Luca Gentile di Mi manda Raitre -. Non sottovalutiamo 127 assunzioni, ma chiediamo che la stabilizzazione avvenga laddove si lavora, nei programmi. Invece l’accordo firmato da Usigrai sembra un piano per svuotare le redazioni e cancellare l’identità costruita in questi anni”, dicono, numeri alla mano. “Solo a Mi manda Raitre, su 6 autori 5 potrebbero rientrare nella selezione, così come 8 su 12 inviati e persino il conduttore Federico Ruffo”.
Solidarietà arriva anche dai volti dei programmi, come Duilio Gianmaria , Riccardo Iacona, Giampiero Marrazzo, Marco Damilano. “Se per rimpiazzare 10 persone, devo prendere 10 nuove matricole, cosa cambia? Sarà meglio tenere i miei che sono la memoria storica del programma?”, chiede Federica Sciarelli. “In trent’anni di Rai non ricordo un accordo del genere – denuncia Sigfrido Ranucci – La Rai non sarebbe stata la stessa senza gli scoop di Chi l’ha visto?, Report, Santoro o Telefono giallo. Con una firma viene cancellato di botto un investimento prezioso, in barba a quanto scritto nel contratto di servizio sulla valorizzazione del giornalismo d’inchiesta. Senza contare che sono sommerso di telefonate di colleghi dalle sedi regionali che vogliono venire a Report perché lì non riescono a fare inchieste, bloccati dal politico o dal mafioso di turno”.
La frase in serata ha fatto scoppiare il putiferio alla Tgr. Il direttore della TGR, Roberto Pacchetti, parla di “gravissime parole che colpiscono una delle realtà giornalistiche più attive del servizio pubblico. Pesanti macigni scagliati ad altezza uomo contro centinaia di colleghe e colleghi. Una simile affermazione, priva di riscontri e generalizzata, danneggia il giornalismo tutto, non solo quello regionale. Le dichiarazioni di Sigfrido Ranucci, secondo cui ‘nelle sedi regionali della TGR non si riescono a fare inchieste perché bloccate dal politico o dal mafioso di turno’ sono profondamente offensive per tutti noi che lavoriamo nelle redazioni della TGR in tutta Italia”. Il coordinamento dei Cdr della Tgr incalza “Né frequentatori di sagre, né imbavagliati da politici e malviventi. Si tratta di accuse molto gravi che ledono l’autonomia e il prestigio della testata. Rispettiamo il prezioso lavoro di inchiesta di Report, ma pretendiamo altrettanto rispetto per le redazioni regionali”.
La firma dell’accordo è stata al centro delle discussioni. L’Unirai ha voluto precisare che “nessuno è costretto a aderire al bando per la selezione interna. Nessuno è sottoposto a qualsiasi forma di ricatto. Lo spirito dell’iniziativa selettiva è quello di colmare i vuoti di organico delle redazioni regionali e, al tempo stesso, di dare una prima opportunità di stabilizzazione ai precari e agli atipici. Non c’è la volontà di colpire determinati programmi, tantomeno quella di attentare alla libera informazione”. “Cosa ci ha impedito di dire ‘assumiamo tutti’? La controparte – risponde il segretario Usigrai, Daniele Macheda in un confronto serrato – Abbiamo scritto l’accordo che era possibile scrivere”. “Stiamo assistendo a una lottizzazione da parte della maggioranza che occupa anche gli interstizi, magazzini e sottoscala della Rai. È vergognoso”, denuncia il presidente M5S Giuseppe Conte.
“Quando una proposta arriva dal management per svuotare le redazioni di programmi di giornalismo d’inchiesta è una strategia chiara e precisa – concorda Angelo Bonelli, AVS e co-portavoce di Europa Verde -. Il problema riguarda la politica e il nostro ruolo. Non possiamo stare a guardare mente lottizzano e svuotano le redazioni per riempirle di persone a chiamata da chissà dove”. “E’ un attacco furibondo alla libertà d’informazione”, punta il dito Marco Furfaro (RPT Furfaro) del Pd. Sostegno arriva anche da Beppe Giulietti di Articolo 21, mentre il presidente dell’Fnsi, Vittorio Di Trapani, chiede: “dove sono i direttori che dovrebbero firmare quei programmi? Sono d’accordo?”. “Di Fase 2 e giusto contratto parleremo il 19 giugno, nel prossimo cda”, annuncia il consigliere Roberto Natale. L’accordo “è stato un passaggio importante: c’era un’emergenza da chiudere. Adesso – conclude – c’è da fare un passo ulteriore, facciamolo insieme. Chiediamo un tavolo su Fase 2 o che si ridiscuta l’accordo avviato”.