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Politica

Rai, polemiche sul compenso per Damilano a Rai 3

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Dopo le proteste per il suo approdo in Rai, sono ora le cifre del suo contratto a provocare polemiche. Il caso di Marco Damilano, che dall’autunno condurrà una striscia quotidiana di 10 minuti in access prime time su Rai3, continua a far discutere. Ad accendere le polveri alcuni articoli di stampa che riportavano la cifra stellare di 50 mila euro al mese per l’ex direttore dell’Espresso, ben al di sopra del tetto di 240 mila euro lordi previsto per la tv pubblica, che puo’ comunque essere superato per artisti e conduttori. Numeri prontamente smentiti. A quanto si apprende dall’azienda, il contratto sottoscritto da Damilano ha previsto un compenso annuale inferiore al tetto. Completamente infondate – precisano le stesse fonti – vanno dunque ritenute le cifre superiori che sono state riportate negli articoli di stampa. Le indiscrezioni sul compenso hanno provocato la dura reazione della Lega. “Ci poniamo una semplice domanda che sorge spontanea: il paventato aumento del canone Rai servira’ per sostenere l’ingaggio spropositato di Marco Damilano? – affermano i componenti della Commissione di Vigilanza Giorgio Maria Bergesio, Umberto Fusco, Simona Pergreffi -. Non si spiega altrimenti l’incoerenza dell’ad Fuortes, che in Commissione definiva l’aumento del canone una misura consona e auspicabile per sostenere le casse di Viale Mazzini ma intanto sceglie di strapagare un giornalista esterno invece di valorizzare risorse interne all’azienda. Per la Lega questa decisione e’ completamente fuori luogo e chiederemo chiarimenti in Parlamento”. La notizia della scelta di un esterno per lo spazio informativo, arrivata dopo le indiscrezioni sul rifiuto di Lucia Annunziata e Bianca Berlinguer, aveva fatto insorgere a inizio aprile l’Usigrai e diversi esponenti del centrodestra. In precedenza le ipotesi di un programma nello stesso orario, ma con una durata superiore, avevano invece indispettito gli appassionati di “Un posto al sole”, la storica serie della terza rete che avrebbe dovuto trovare un’altra collocazione oraria. La durata di 10 minuti sembra ora lasciare spazio sufficiente alla soap, prima che parta la programmazione di prima serata. Del caso Damilano, anche sulla spinta di esponenti della Lega ma anche di Fratelli d’Italia, si potrebbe tornare a parlare in Commissione di Vigilanza. La bicamerale ha allo studio un atto di indirizzo per mettere un freno alla spettacolarizzazione nei talk show, attraverso alcune regole nella scelta degli ospiti. Il testo potrebbe essere ampliato anche su aspetti relativi alla scelta dei conduttori e degli altri giornalisti impegnati nei talk, proprio per valorizzare le risorse interne.

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Politica

Mattarella: basta stereotipi e offese, disabile è risorsa

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Nella Giornata internazionale dedicata alle persone con disabilità, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella fa sentire la sua voce e richiama a non offendere sui social, usando espressioni che feriscono, i disabili – in Italia sono circa tre milioni – e le loro famiglie e ricorda quanto ancora ci sia da fare per arrivare ad una vera inclusione. “La superficialità con cui – ha detto Mattarella – si utilizzano sui ‘social media’ espressioni che offendono la sofferenza di tante persone e famiglie, che si ritrovano sempre più da sole a dover combattere il fenomeno dell’esclusione sociale, è inaccettabile”. “È necessario – ha aggiunto il Presidente della Repubblica – cambiare la prospettiva con cui si guarda alla disabilità, superando pregiudizi e stereotipi di cui milioni di persone sono ancora vittime. Si tratta di persone sulle cui potenzialità dobbiamo investire perché le loro abilità, la loro resilienza, creatività e forza di volontà sono una risorsa per tutti noi”.

“Le persone con disabilità chiedono di poter vivere in modo indipendente. Di andare a scuola, lavorare, divertirsi. Semplicemente di poter vivere con dignità esercitando i propri diritti. È una questione che riguarda ciascuno di noi, personalmente e come comunità, per contribuire a costruire un presente più inclusivo e accessibile a tutti”, ha concluso Mattarella. Per andare in questa direzione, il governo – ha reso noto la premier Giorgia Meloni – “sta portando avanti una riforma ambiziosa che cambia l’approccio alla disabilità. L’obiettivo è quello di superare l’attuale frammentazione ed erogazione delle singole prestazioni per costruire un percorso coordinato e sinergico di accompagnamento della persona alla vita adulta”. Si tratta di un provvedimento che a breve arriverà in Cdm.

“Insieme al Ministro Alessandra Locatelli, abbiamo creato un tavolo tecnico per redigere un testo unico che semplifichi la vita di chi ogni giorno deve convivere con la disabilità”, ha detto la ministra per le riforme e la semplificazione Maria Elisabetta Casellati. Il ddl approderà in Consiglio dei ministri martedì 5 dicembre e “semplificherà le norme esistenti attraverso misure di sistema e farà dell’Italia un Paese più vicino e più attento alle esigenze dei disabili, per un futuro più inclusivo e accessibile, che non lasci indietro nessuno”, ha sottolineato Casellati. Dall’opposizione, la segretaria dem Elly Schlein ritiene “incomprensibile” la scelta fatta dal Governo” di tagliare i fondi per la disabilità”, si tratta di 400 milioni.” Il Pd non smetterà mai di battersi per contrastare questi tagli, aumentare le risorse per i servizi per le persone con disabilità, per la Sanità pubblica e per attuare la riforma della medicina territoriale. Senza questi strumenti concreti – secondo Schlein – sarà vano ogni proclama e ogni celebrazione che affermi la piena uguaglianza di diritti”.

In Italia, ha ricordato la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone “ci sono 260 mila lavoratori e lavoratrici che beneficiano degli interventi della legge 68 per l’inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro. Nei primi sei mesi del 2023 – ha aggiunto – abbiamo rilevato un aumento delle assunzioni dei lavoratori disabili, e questo ci fa dire che c’è un’attenzione specifica da parte delle aziende”. Dal governo, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sul social X ricorda che “l’inclusione inizia dalla scuola: dentro le aule tutti i ragazzi devono sentirsi accolti e godere delle stesse opportunità, senza distinzioni. Il ministero e l’intera comunità scolastica sono impegnati per abbattere le barriere, non solo strutturali, per una scuola che sia veramente inclusiva”. Un messaggio di inclusione anche da Papa Francesco: “Accogliere chi vive questa condizione aiuta tutta la società a diventare più umana”.

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Politica

Da Renzi ultimo appello a Calenda per Europee

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Nonostante il gelido “no” di Carlo Calenda, dall’Assemblea nazionale di Italia viva parte un appello a presentare alle Europee un’unica lista di tutte le forze che credono in un progetto federalista per l’Unione. L’appello lanciato da Matteo Renzi è stato ripetuto da tutti i big del partito, benché nessuno abbia citato esplicitamente Azione. Anche perché siamo davanti a un “menage a trois”, con +Europa determinante, e rispetto alla quale potrebbe partire il corteggiamento tanto da Iv quanto da Azione, se i due leader non riuscissero a superare l’acrimonia personale. Un “niet” preventivo alla profferta di Renzi, era arrivato sabato Sera da Calenda”.

“Italia Viva ha lanciato un progetto per un nuovo Centro con Cuffaro, Mastella e molti altri. Rispettabilissima scelta, che però non condividiamo. Ci sono altre ragioni, subordinate ma altrettanto importanti, per non andare insieme alle Europee: dal fallimento del Terzo polo, che renderebbe questa operazione non credibile agli occhi degli elettori”. Eppure domenica Mattina Renzi, pur senza nominare Azione o +Europa, si è appellato “alla politica” con un ragionamento che non fa una piega: la prossima legislatura europea sarà decisiva, e chi crede in una Europa federale che ridia peso strategico all’Unione dovrebbe correre insieme, per non disperdere i voti. Con più liste si rischia che una o tutte non superino la soglia del 4% regalando seggi a Fdi, Pd e Lega. Nicola Danti ha osservato che negli altri Paesi anche se si è divisi nel Parlamento nazionale si siede insieme a Bruxelles. Enrico Borghi ha sottolineato il “paradosso” che si creerebbe: chi ha le stesse idee sull’Europa va diviso, mentre la destra italiana è unita nonostante le divisioni emerse anche all’adunata sovranista di Salvini a Firenze.

Il gelo di Azione è tuttavia stato confermato dal silenzio dei suoi dirigenti dinanzi a questi appelli. Calenda, dalla scuola di politiche del partito a Brescia, ha rilanciato il profilo di Azione come “partito della nazione” con una proposta: “Il Paese ha bisogno di un partito che abbia la forza di imporre un Patto repubblicano che si fondi sul ripristino dei diritti sociali ma anche dei doveri, che nella Costituzione sono tenuti insieme. La campagna elettorale per le europee sarà una campagna durissima ma questo è il compito di Azione. Il Paese porta le piaghe dell’inconcludenza dei partiti di destra e di sinistra ma Azione avrà la forza di parlare all’Italia con verità e passione, perché non siamo monete false, perché di monete false l’Italia ne ha viste tantissime”. Ma nel “menage a trois” c’è anche +Europa. Emma Bonino ha detto che il suo partito farà di tutto perché al centro della campagna per le europee ci sia il futuro dell’Ue, per far capire agli elettori la vera questione in gioco.

“+Europa – ha detto il segretario Riccardo Magi – ci sarà e intende mettere al centro l’obiettivo politico degli Stati Uniti d’Europa, siamo aperti a parlare con chi condivide questa priorità e vuole puntare su un’idea d’Europa che significa stato di diritto, libertà individuali ed economiche, crescita comune, innovazione, ricerca e su candidature che sappiano esprimere ciò”. Un dirigente di Iv sottolinea che se Renzi e Calenda correranno divisi sarà decisivo l’accordo con +Europa, che ha un elettorato d’opinione fidelizzato in grado di far superare la soglia a Renzi. Nel 2019 il partito di Bonino e Magi e Della Vedova, pur da solo, prese 833 mila voti, non lontano dal milione indicato oggi da Renzi per superare il 4%.

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Vannacci capo stato maggiore comando forze operative terrestri, polemiche politiche per la promozione

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Il generale Roberto Vannacci da domani è trasferito a Roma dove nei prossimi giorni assumerà l’incarico di capo di stato maggiore del comando delle forze operative terrestri/comando operativo esercito. E’ quanto riferisce il sito La Gazzetta di Lucca, città nel cui provincia, a Viareggio, vive il militare finito quest’estate alla ribalta delle cronache e delle polemiche per quanto scritto nel suo libro ‘Il mondo al contrario’. Proprio in seguito all’uscita del volume Vannacci era stato avvicendato dal comando dell’Istituto geografico militare, incarico che aveva assunto a giugno scorso. Il comando a cui è stato ora assegnato, riferisce La Gazzetta di Lucca, è una delle aree di vertice dell’Esercito italiano ed è responsabile dell’indirizzo delle attività di approntamento e costituisce lo staff per il capo di stato maggiore esercito per le problematiche connesse alla generazione delle forze per le operazioni, l’addestramento, l’approntamento, la simulazione, la validazione/certificazione/standardizzazione delle G.U. e unità operative e le informazioni tattiche.

“Ho sempre presentato il mio libro ‘Il mondo al contrario’ in qualità di privato cittadino e continuerò a farlo. Ovviamente lo farò senza rubare tempo al mio nuovo incarico”. Così il generale Roberto Vannacci, nominato capo di stato maggiore del comando delle forze operative terrestri e del comando operativo esercito. “Riguardo alla vicenda del mio libro, era stata aperta lo scorso agosto un’inchiesta sommaria che penso si sia già chiusa, visto che per prassi le inchieste sommarie si chiudono entro novanta giorni”, ha aggiunto Vannacci.

‘Non è una promozione’ il nuovo incarico assegnato al generale Roberto Vannacci, nominato capo di Stato maggiore del Comando delle Forze operative terrestri dell’Esercito. Lo precisano fonti della Difesa, aggiungendo che il ruolo ‘non comporta relazioni con altre istituzioni’. Vannacci, affermano le fonti della Difesa, ‘dipenderà dal vice comandante delle Forze operative terrestri/Comando operativo Esercito e non avrà autonomia decisionale diretta. Sara solo comandante dei propri capi ufficio’.

“Crosetto chiarisca come è stato possibile promuovere al vertice dell’Esercito un generale che fa politica e esalta discriminazione e odio come valori. Vannacci, come Capo di Stato Maggiore, è un pericolo per la Costituzione e per quei cittadini italiani che continua ad attaccare”. Lo scrive su X Alessandro Zan, depu Pd responsabile Diritti Partito democratico.

“Ho sempre presentato il mio libro ‘Il mondo al contrario’ in qualità di privato cittadino e continuerò a farlo. Ovviamente lo farò senza rubare tempo al mio nuovo incarico”. Così il generale Roberto Vannacci, nominato capo di stato maggiore del comando delle forze operative terrestri e del comando operativo esercito. “Riguardo alla vicenda del mio libro, era stata aperta lo scorso agosto un’inchiesta sommaria che penso si sia già chiusa, visto che per prassi le inchieste sommarie si chiudono entro novanta giorni”, ha aggiunto Vannacci. “Lo Stato Maggiore dell’Esercito italiano – ha spiegato Crosetto – ha deciso di affidargli uno dei ruoli che gli competevano per grado, esperienza e diritto, in attesa che il procedimento disciplinare faccia il suo corso. Le garanzie costituzionali a tutela della persone valgono anche per i militari e nessuno può emettere giudizi sommari, sostituendosi alle norme e alle procedure previste a tutela di uno Stato di Diritto che, in una democrazia, riguarda tutti”.

“In questi mesi – ha ricordato il ministro – si è svolta l’inchiesta sommaria i cui esiti sono ancora in via di valutazione. In attesa di quest’ultima, evitando di attribuirgli incarichi di comando o con visibilità e/o proiezione esterna, è stato affidato al gen. Vannacci un incarico di staff, all’interno di una catena di comando ben delineata ed in linea con la sua esperienza. Nello specifico, il gen. Vannacci non è stato nominato, come scrivono in queste ore alcune tv e organi di stampa, “capo delle forze terrestri” ma capo di stato maggiore del comando delle forze terrestri. Comando delle Forze terrestri che ha un suo comandante, il generale Camporeale e un vice comandante, il generale Ristuccia, comandante delle forze operative. Il generale Vannacci dipenderà e sarà dunque agli ordini del generale Ristuccia. Suggerirei, pertanto, di evitare polemiche strumentali basate su scarse o superficiali informazioni e di attendere con serenità che, come sempre, la legge faccia il suo corso”.

 

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