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Quesito su caso Diciotti ingannevole, Beppe Grillo ironico: “Se voti Si è no, se voti No è sì…”

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Il quesito sul quale gli iscritti del M5S dovranno pronunciarsi sulla piattaforma Rousseau per dire se siano d’accordo o meno con la richiesta del Tribunale dei ministri di processare il ministro dell’Interno Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti piace poco ai militanti e allo stesso leader Beppe Grillo. “Inganna” ed e’ “fuorviante” commentano sul blog. Mentre Grillo si affida all’ironia per commentare: “Se voti Si vuol dire No. Se voti No vuol dire Si. Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!…”. Un riferimento piuttosto colto (quello al romanzo “Comma 22” in cui si parla di soldati che per evitare di andare al fronte dovevano fingersi pazzi e quello al brigante greco Prokrustes, che uccideva i passanti facendoli distendere su un letto corto se erano alti e su un letto lungo se erano bassi) per dire che la domanda scritta cosi’ imita di fatto i quesiti dei referendum abrogativi tanto contestati dai pentastellati. La domanda, sottolineano sui social, si presta a equivoci: “Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per ridistribuire i migranti nei vari paesi europei, e’ avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?”, con il SI’ “si nega l’autorizzazione a procedere”. Mentre con il NO “si concede l’autorizzazione a procedere”. In piu’, sempre sul Blog delle Stelle si precisa che “non e’ il solito voto sull’immunita’ dei parlamentari”, sul quale il M5S “e’ sempre stato ed e’ inamovibile”, ma si tratta di un caso particolare: una scelta politica del governo presa nella sua collegialita’. Quindi si scrive quello che viene definito subito “un refuso”: invece dei 177 migranti di cui si parla anche negli atti ora all’esame della Giunta per le Immunita’ del Senato si dice che i naufraghi che Salvini non volle far sbarcare dalla nave Diciotti erano “137”. Ma, malgrado fonti interne ai 5S spieghino che il quesito sia stato ritagliato sulla proposta formulata dal presidente della Giunta Maurizio Gasparri di dire no alla richiesta di autorizzazione a procedere e che Grillo “e’ comunque con loro” trattandosi di “un tweet ironico”, le critiche non si fermano. La prima bordata arriva dalla senatrice M5S Paola Nugnes. “Dobbiamo votare NO per sostenere il SI?”, scrive su twitter in grassetto su sfondo rosso con tanto di emoticon che imita l’urlo di Munch. E sul blog si scatenano i commenti alcuni ironici, altri incazzati.

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Cronache

Airbag difettosi sulle Citroën C3 e DS3: il Tribunale di Torino ammette l’azione collettiva

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Il Tribunale delle Imprese di Torino ha ammesso l’azione collettiva promossa da diverse associazioni di tutela dei consumatori contro Stellantis, Groupe PSA Italia e Automobiles Citroën SA, in merito alla campagna di richiamo legata agli airbag Takata montati sui modelli Citroën C3 e DS3. L’ordinanza, depositata il 14 aprile 2025, rappresenta un primo importante passo verso il riconoscimento dei diritti dei consumatori coinvolti.

Secondo quanto riportato nel provvedimento, i giudici hanno ritenuto ammissibili le domande risarcitorie avanzate da associazioni come Adusbef, Codacons, U.Di.Con, Altroconsumo e Movimento Consumatori, riunite in un’unica azione collettiva a seguito della denuncia del cittadino Carlo Regina. Il caso riguarda centinaia di migliaia di veicoli che, pur essendo dotati di dispositivi potenzialmente pericolosi, sono stati richiamati solo tardivamente, con comunicazioni inviate ai consumatori a partire dal novembre 2023 e – per molti – solo nel maggio 2024, ordinando addirittura di interrompere immediatamente la guida.

L’avvocato Giuseppe Sorrentino in prima linea per la difesa dei consumatori

Tra i legali che hanno svolto un ruolo importante in questa complessa battaglia legale si distingue l’avvocato Giuseppe Sorrentino, patrocinante dell’associazione U.Di.Con., che si è costituita a difesa degli automobilisti danneggiati. Con grande competenza e tenacia, l’avvocato Sorrentino ha evidenziato la responsabilità delle case automobilistiche nella commercializzazione di veicoli dotati di airbag difettosi, sostenendo la necessità di un risarcimento sia patrimoniale che morale per tutti i consumatori colpiti.

Sorrentino ha sottolineato come “la mancata informazione preventiva, l’assenza di mezzi sostitutivi adeguati e i ritardi nelle riparazioni” abbiano compromesso il diritto alla mobilità dei cittadini, “determinando gravi conseguenze personali ed economiche”. La sua azione ha contribuito in maniera determinante alla ricostruzione di una linea difensiva solida, riconosciuta dal collegio giudicante come meritevole di approfondimento nella fase di merito.

Il prossimo passo

Con l’ammissione dell’azione, il Tribunale ha aperto la procedura che permetterà agli utenti coinvolti di aderire all’azione collettiva. Ora le case automobilistiche dovranno affrontare un giudizio destinato a fare scuola nel panorama italiano, anche in ragione della portata del difetto, della dimensione dei richiami e della rilevanza dei diritti lesi.

Nel frattempo, la figura dell’avvocato Giuseppe Sorrentino si conferma punto di riferimento per la tutela dei diritti collettivi, portavoce di una battaglia giuridica che mira a ristabilire l’equilibrio tra consumatori e grandi gruppi industriali.

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Franco Balmamion, l’ultimo piemontese a vincere il Giro: «Mai vinta una tappa, ma ho avuto una bella vita»

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È l’unico ciclista nella storia del Giro d’Italia ad averlo vinto due volte di fila senza conquistare neanche una tappa. A 85 anni, Franco Balmamion, ultimo piemontese a trionfare nella Corsa Rosa, conserva una memoria prodigiosa e uno stile sobrio e razionale che ha contraddistinto tutta la sua carriera. In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’ex campione ha raccontato la sua infanzia difficile, i primi lavori da operaio e l’ingresso nel ciclismo grazie allo zio Ettore, corridore negli anni ’30.

«Mio padre morì sotto le bombe, mia madre non voleva che corressi»

Nato nel 1939, Balmamion ricorda con nitidezza il primo dramma della sua vita: la morte del padre sotto un bombardamento a Torino nel 1943. Cresciuto con la madre e la nonna, ha iniziato presto a lavorare come operaio metalmeccanico e idraulico, prima di passare, a 21 anni, professionista con la Bianchi.
«A 17 anni mia madre mi distrusse il tesserino da corridore. Temeva di perdermi come aveva perso mio padre», ha raccontato.

Una carriera fatta di costanza, silenzio e scelte lucide

Franco Balmamion non era uno showman, e lo rivendica con orgoglio. Nei dieci Giri d’Italia a cui ha partecipato, appariva silenzioso e sorridente anche nel celebre “Processo alla Tappa” condotto da Sergio Zavoli:
«Non mi interessava la polemica. Volevo solo riposarmi», ha detto, descrivendo l’ambiente come un teatro dove ognuno recitava un ruolo. Taccone, Gimondi, Adorni erano i personaggi. Lui preferiva restare se stesso.

I trionfi al Giro e la delusione del Ventoux

Vincitore nel 1962 e nel 1963, Balmamion spiega come il secondo successo fu il più difficile: «Ero marcato a vista, l’effetto sorpresa non funzionava più». Pur non avendo mai vinto una tappa, salì anche sul podio del Giro del 1967 (secondo dietro Gimondi) e del Tour de France (terzo). Tra i ricordi più drammatici, il giorno della morte di Tom Simpson sul Mont Ventoux, nel 1967:
«Era un ragazzo buono, simpaticissimo. Quella fu la giornata più brutta della mia carriera».

Tra Anquetil e Merckx, il cuore resta con Bartali

Se Merckx lo impressionava per la forza, non lo amava: «Era disumano, si nutriva del sangue degli avversari». Al contrario, ammirava Jacques Anquetil, per stile ed eleganza. E da ragazzo tifava Bartali, su invito della parrocchia e dell’Azione Cattolica, che vedevano in Coppi una figura “sconveniente” per via della Dama Bianca.

Un uomo sobrio anche nella vita fuori dalle corse

Tifoso del Toro, per istinto e per la tragedia di Superga, Balmamion ha scelto dopo la carriera una vita semplice, girando per il Piemonte a distribuire jukebox, flipper e biliardini:
«Li affittavo, li riparavo, li rifornivo di 45 giri. Ho avuto una bella vita, sa?», ha concluso sorridendo.

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Cronache

Aneurisma della vena renale: intervento da record al Santobono su un 17enne

Salvato il rene con un’operazione mininvasiva: è il primo caso al mondo in età adolescenziale.

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Un intervento mai eseguito prima al mondo su un paziente adolescente è stato portato a termine con successo all’Ospedale Santobono di Napoli. Un ragazzo di 17 anni è stato operato d’urgenza per un raro aneurisma della vena cava-renale, una patologia riscontrata finora solo in pochi casi al mondo, e sempre in età adulta. La straordinaria operazione ha permesso di salvare il rene, evitando l’asportazione dell’organo grazie all’utilizzo della chirurgia laparoscopica, tecnica mininvasiva d’eccellenza.

Il primo caso al mondo trattato in età pediatrica

Il giovane era stato trasferito d’urgenza da un altro ospedale dopo che la dilatazione anomala della vena renale destra, fino alla congiunzione con la vena cava, aveva compromesso seriamente la funzionalità renale. L’intervento è stato eseguito dal dottor Giovanni Di Iorio, direttore della Struttura complessa di Urologia pediatrica del Santobono, con la sua equipe altamente specializzata. Nessuno dei casi simili descritti in letteratura scientifica aveva mai consentito di salvare il rene. In questo caso, invece, è stata possibile una ricostruzione minuziosa della vena renale, senza occlusione e senza asportazione dell’organo.

Chirurgia mininvasiva e recupero record

L’intervento, reso ancora più complesso dalla posizione delicata dell’aneurisma e dalle sue dimensioni, è stato eseguito in laparoscopia, tecnica che ha ridotto notevolmente il dolore post-operatorio e permesso un recupero rapido. «Abbiamo scelto un approccio mininvasivo avanzato, grazie all’esperienza del nostro team e al supporto dell’equipe anestesiologica, riuscendo a garantire al paziente una soluzione efficace e sicura», ha dichiarato il dottor Di Iorio.

Una nuova frontiera per la chirurgia adolescenziale

«La fascia adolescenziale è spesso in una terra di mezzo tra pediatria e medicina per adulti», ha spiegato Rodolfo Conenna, direttore generale del Santobono-Pausilipon. «Per questo stiamo lavorando per ampliare i nostri percorsi assistenziali dedicati ai giovani fino ai 18 anni». Tutte le competenze acquisite saranno trasferite nel nuovo ospedale Santobono, in costruzione a Napoli Est, con spazi più ampi, nuove tecnologie e una forte spinta sulla ricerca scientifica.

Il giovane paziente, ora in ottime condizioni cliniche, sarà a breve dimesso e continuerà il percorso di recupero con un monitoraggio specialistico costante da parte del team del Santobono.

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