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Esteri

Putin torna a minacciare: allargamento Nato? Ci difenderemo

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Dopo alcuni giorni di silenzio riappare Vladimir Putin e, ancora una volta, dalle sue parole non emerge alcun segnale di dialogo. Anzi il presidente russo torna ad attaccare la Nato e annuncia, per i prossimi mesi, l’arrivo dei temuti missili ipersonici Tsirkon. Il tutto mentre in Ucraina la guerra continua a mietere vittime e distruzione. In Lugansk, nelle aree occupate dai russi, “la situazione umanitaria e’ catastrofica” perche’ i corpi dei morti non vengono rimossi dalle strade”, e’ la denuncia dell’amministrazione militare ucraina. Nel suo discorso a San Pietroburgo, dove si e’ recato per la parata delle navi da combattimento della Marina, Putin ha sottolineato che la Russia garantira’ con fermezza la protezione dei suoi confini marittimi con tutti i mezzi. Subito dopo il presidente russo ha firmato il nuovo regolamento nazionale che “delinea i confini e le aree degli interessi nazionali della Russia”. Il clima, nel Mar Baltico e nel Mare Artico, e’ tesissimo. L’annunciato ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato (finora sono venti i Paesi membri che hanno ratificato il si’ alla loro adesione) pone piu’ di un problema alla Russia, che allo stesso tempo e’ stata di fatto esautorata dal Consiglio Artico, che riunisce i Paesi bagnati dal grande mare settentrionale. La nuova dottrina marittima firmata da Putin definisce l’espansione dell’infrastruttura militare della Nato ai confini russi e il crescente numero di esercitazioni del blocco militare nei mari adiacenti al territorio russo come “principali minacce” alla sicurezza. “Le principali sfide alla sicurezza nazionale e allo sviluppo sostenibile della Federazione Russa legate all’oceano mondiale sono: la rotta strategica degli Stati Uniti verso il dominio dell’oceano mondiale e la loro influenza globale sui processi internazionali”, si legge nel testo. Allora la flotta di Mosca continua ad armarsi ed attende, nei prossimi mesi i missili ipersonici in grado di neutralizzare le unita’ navali maggiori tra cui portaerei, incrociatori e cacciatorpedinieri. “La fregata Ammiraglio Gorshkov sara’ il primo vettore di missili ipersonici Tsirkon”, ha annunciato Putin. La Giornata della Marina russa e’ stata segnata anche da un attacco dal forte valore simbolico in Crimea, la penisola annessa alla Russia fin dal 2014, dove un drone armato ha colpito la sede dello Stato maggiore della Flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli, ferendo cinque persone. L’Ucraina, attraverso il portavoce della regione di Odessa, ha negato di avere compiuto l’attacco. E comunque l’agenzia russa Tass, citando fonti militari, ha riferito piu’ tardi che il drone era di tipo artigianale, “fatto in casa”, e montava un ordigno esplosivo a bassa potenza. Le cinque persone ferite, scrive ancora l’agenzia, sono state colpite da frantumi di vetro delle finestre. Nel frattempo, nel Sud e nell’Est dell’Ucraina i combattimenti non si fermano. Sono stati ben quaranta i missili che tra sabato notte e domenica mattina, hanno investito la citta’ di Mykolaiv. Si tratta di uno dei bombardamenti piu’ massicci dall’inizio della guerra, ha denunciato l’autorita’ militare regionale ucraina. E se nella regione di Kherson gli ucraini mettono in campo la loro controffensiva, la situazione nelle regioni di Donetsk e Lugansk resta drammatica. Il presidente Volodymyr Zelensky e’ tornato ad invitare tutti i residenti ad evacuare e mettersi in salvo. In Lugansk il capo dell’amministrazione militare, Sergey Gaidai, ha lanciato un cupo allarme. “La situazione umanitaria nella regione e’ semplicemente catastrofica. Non vengono rimossi i corpi dei morti vicino alle citta’, non importa se si tratta di militari o della popolazione civile”, ha sottolineato, parlando di “un’infezione molto forte” che costringe il personale degli ospedali ad indossare mascherine protettive.

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Mosca, 2 morti per attacco ucraino con droni a Belgorod

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E’ di due morti il bilancio di un attacco ucraino con droni nella regione russa di Belgorod. Lo annuncia il governatore Vyacheslav Gladkov. – “In seguito al rilascio di due ordigni esplosivi, un edificio residenziale privato ha preso fuoco – ha scritto su Telegram il governatore Vyacheslav Gladkov -. Due civili sono morti, una donna che si stava riprendendo da una frattura al femore e un uomo che si prendeva cura di lei”.

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La Nato verso nuovi Patriot e Samp-T all’Ucraina

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Da Capri a Bruxelles a Washington, l’Occidente imbocca la strada per concretizzare gli aiuti militari – compresa la difesa aerea – essenziali per Kiev in difficoltà nella guerra. Durante il Consiglio Nato-Ucraina con Volodymyr Zelensky, il segretario generale Jens Stoltenberg ha assicurato che “presto” ci saranno nuovi annunci sui sistemi di difesa per il Paese invaso. “L’Alleanza ha mappato le capacità degli alleati, ci sono sistemi che possono essere dati all’Ucraina”, ha riferito Stoltenberg al termine dell’incontro. “In aggiunta ai Patriot ci sono altri strumenti che possono essere forniti, come i Samp-T”, quelli a produzione franco-italiana. Un annuncio che arriva mentre prendono corpo i “segnali incoraggianti” evocati dal segretario di Stato Usa Antony Blinken: dopo mesi di stallo, la Camera americana ha spianato la strada ai quattro provvedimenti per gli aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan, mettendo in agenda il voto per domani.

E il Pentagono si sta preparando ad approvare rapidamente un nuovo pacchetto di aiuti militari che include artiglieria e difese aeree: secondo una fonte americana, parte del materiale potrebbe raggiungere il Paese nel giro di pochi giorni. In generale, per Kiev in ballo ci sono gli oltre 60 miliardi di dollari di forniture per le forze armate che – ha ricordato Blinken – “faranno una differenza enorme”. “Se i nuovi aiuti non verranno approvati c’è il rischio che sia troppo tardi”, ha ammonito il ministro degli Esteri Usa, mentre Zelensky ha ribadito l’allarme: i soldati “non possono più attendere” la burocrazia occidentale, la Nato deve dimostrare “se siamo davvero alleati”. La situazione sul terreno “è al limite”, ha aggiunto il leader ucraino al segretario della Nato Da parte dell’Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha “confermato quello che ha detto il presidente del Consiglio” sul fatto che il nostro Paese “farà il possibile per la protezione aerea dell’Ucraina”, mentre Kiev vuole dagli alleati ogni sistema disponibile, dai moderni Patriot – “almeno altre sette sistemi” – ai Samp-T italo-francesi. Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha partecipato al Consiglio Nato-Ucraina, nel quale si è convenuto sulla necessità di uno sforzo ulteriore per sostenere Kiev. L’Italia ragiona sugli ulteriori aiuti militari da fornire quanto prima all’Ucraina e sul tavolo – si apprende – c’è la possibilità di un nuovo decreto per l’invio degli armamenti.

Anche se Crosetto ha più volte sottolineato che quasi tutto ciò che si poteva dare è stato dato. Già a Capri, dove ha partecipato al G7 Esteri, Stoltenberg aveva confermato la volontà degli alleati di accelerare sulla difesa aerea ucraina. E nel loro documento finale, i Sette ministri hanno espresso la “determinazione a rafforzare le capacità di difesa aerea” del Paese invaso, confermando l’impegno a lavorare per esaudire le richieste di Kiev, ribadite anche dal capo della diplomazia ucraina Dmytro Kuleba, tra gli ospiti del summit in Italia. Il sostegno del G7 è pronto a tradursi anche in ulteriori sanzioni contro Teheran “se dovesse procedere con la fornitura di missili balistici o tecnologie correlate alla Russia”.

Il Gruppo ha poi puntato il dito contro la Cina, chiedendo nel suo documento finale di “interrompere” il sostegno alla macchina bellica di Mosca. Infine, i Sette hanno ribadito l’impegno ad attuare e far rispettare le sanzioni contro i russi, minacciando di “adottare nuove misure, se necessario”. In vista del vertice dei leader in programma a giugno in Puglia, il G7 lavora inoltre alle “possibili opzioni praticabili” per usare i beni russi congelati a sostegno dell’Ucraina, “in linea con i rispettivi sistemi giuridici e il diritto internazionale”. Finora l’Ue ha trovato le basi legali solo per l’uso degli extraprofitti, ma bisogna ancora capire se si può fare un passo in più mettendo le mani direttamente sugli asset.

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Esteri

Teheran avverte Israele, ‘non fate altri errori’

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“Un fallimento”, “fuochi d’artificio”, “la situazione è completamente normale”. La Repubblica islamica tace sulle esplosioni o minimizza l’attacco notturno, attribuito a Tel Aviv, che ha colpito una base militare a Isfahan nel giorno dell’85esimo compleanno della Guida suprema Ali Khamenei. Vari esponenti del governo e delle forze armate iraniane hanno continuato a minacciare una “risposta massima e definitiva” contro lo Stato ebraico mentre l’attacco veniva sminuito. Secondo Teheran, le esplosioni sentite nella notte sono dovute al sistema di difesa iraniano che ha preso di mira “mini droni di sorveglianza americani o israeliani”, lanciati a meno di una settimana dall’attacco dell’Iran contro Israele, in ritorsione per l’uccisione di sette membri delle Guardie della rivoluzione in un raid contro l’ambasciata iraniana di Damasco.

Dopo la chiusura, temporanea, dello spazio aereo su Teheran e altre città, i media della Repubblica islamica si sono affrettati ad assicurare che, in seguito all’abbattimento di “oggetti volanti sospetti”, la situazione era tornata alla completa normalità mentre i siti nucleari nella zona non sono stati danneggiati dall’attacco, come confermato anche dall’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (Aiea), e hanno continuato ad operare “in totale sicurezza”. L’attribuzione dell’attacco a Israele è stata inizialmente bollata come “un’assurdità” dal comandante in capo dell’Esercito iraniano, Abdolrahim Mousavi, mentre il Consiglio per la Sicurezza Nazionale ha negato di aver tenuto una riunione d’emergenza, smentendo indiscrezioni apparse sui “media stranieri”. Il governo di Teheran e i vertici militari hanno evitato in ogni modo di parlare direttamente dell’attacco, con l’eccezione del ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian che, senza esplicitamente accusare lo Stato ebraico, ha definito l’attacco un “fallimento”, dipinto come una vittoria ed “esagerato dai media filo israeliani”, sottolineando che i droni sono stati abbattuti senza causare danni o vittime.

“La nostra prossima risposta sarà immediata e ai massimi livelli nel caso in cui il regime di Israele si imbarchi nuovamente in avventurismo e intraprenda azioni contro gli interessi dell’Iran”, ha ribadito Amirabdollahian, affermando che un eventuale risposta “decisiva e definitiva” contro Israele è già stata pianificata nel dettaglio dalle forze armate iraniane. La responsabilità di Israele è stata comunque indicata da figure politiche minori. Come il deputato Mehdi Toghyani, secondo cui “il disperato tentativo del regime sionista, con l’aiuto di agenti locali, di portare avanti un attacco con vari piccoli droni contro una base militare di Isfahan è fallito e ha portato loro ulteriore disgrazia”. Più cauto Javad Zarif, l’ex ministro degli Esteri e negoziatore per Teheran all’epoca dell’accordo sul nucleare del 2015, che ha chiesto alla comunità internazionale di fermare Israele “alla luce degli imprudenti fuochi d’artificio di Isfahan”.

Nessun commento sull’attacco da Khamenei, come anche da parte del presidente Ebrahim Raisi, che ha completamente ignorato i fatti di Isfahan durante un’apparizione pubblica a Damghan, nella provincia settentrionale di Semnan. “Questa operazione ha dimostrato l’autorità del sistema della Repubblica Islamica e la potenza delle nostre forze armate”, ha detto il presidente iraniano tornando a parlare della ritorsione di Teheran contro Tel Aviv per il raid di Damasco.

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