Nessuna pietà. Vladimir Putin non cede di un millimetro e procede con la sua vendetta: gli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine continueranno. “Lo stiamo facendo, ma chi ha iniziato?”, chiede provocatorio lo zar, giustificando le bombe che lasciano nel gelo milioni di persone come una risposta di Mosca all’esplosione che a ottobre ha danneggiato il ponte di Crimea e altri attacchi di Kiev. Mentre i rischi per la sicurezza nella penisola annessa, inclusa Sebastopoli, persistono, ha rilevato il Cremlino. Precisando comunque di aver preso contromisure per combattere gli assalti ucraini. Quella di Mosca è una vendetta feroce, “il più grande colpo alla rete elettrica che l’umanità abbia mai visto”, ha denunciato il presidente dell’azienda energetica ucraina Ukrenergo Volodymyr Kudrytsky.
Sono “più di 1.000 i proiettili e missili lanciati finora contro le linee elettriche”. Un’offensiva che mette in ginocchio la popolazione, mentre le impietose condizioni meteo complicano ulteriormente la situazione: soprattutto nell’ovest il gelo, la pioggia con neve e le forti raffiche di vento stanno danneggiando i cavi elettrici, provocando una significativa carenza di energia e blackout di emergenza in diverse regioni. La situazione più difficile rimane nell’est, colpito con un massiccio fuoco di artiglieria dai russi, denuncia Ukrenergo. Perché la Russia è ancora intenzionata a conquistare quelle parti dell’Ucraina orientale e meridionale che Putin ha rivendicato come russe.
All’indomani dell’ammissione dello zar che ‘l’operazione speciale’ sarà lunga, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha evidenziato come “c’è molto lavoro da fare per liberare quei territori”, sottolineando però che “non ci sono piani” per andare oltre le regioni illegalmente annesse di Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Lugansk. Intanto, la centrale nucleare di Zaporizhzhia resta osservata speciale per i timori di un eventuale incidente. Il ministro degli Esteri ucraino Kuleba ha riferito che Kiev è “in stretto contatto” con l’Aiea per realizzare una zona di sicurezza che salvi l’impianto dalle bombe. Ma nella centrale continua l’occupazione russa che preoccupa l’Occidente.
L’operatore nucleare ucraino Energoatom ha denunciato che le forze di Mosca hanno collocato lanciarazzi Grad sul sito, accanto alle unità di stoccaggio del combustibile nucleare esaurito vicino al sesto reattore. Secondo Energoatom, i Grad saranno probabilmente usati per colpire le città di Nikopol e Marhanets sul lato opposto del fiume Dnipro, utilizzando il reattore e l’edificio di stoccaggio come “rifugio” dal fuoco di ritorno. Una prospettiva che evidenzia chiaramente quanto siano concreti i rischi che qualcosa vada storto, con conseguenze inimmaginabili per l’Ucraina e l’Europa.
Sul terreno, continuano intanto i bombardamenti e aumentano le vittime civili, mentre secondo Kiev sono oltre 93 mila i soldati russi morti finora nella guerra. Un drone è stato abbattuto sopra la città di Sebastopoli in Crimea, mentre diverse esplosioni sono state udite alla base aerea di Berdiansk occupata dai russi. Missili sono caduti a Mykolaiv, ma “i combattimenti più feroci con le truppe russe sono a Bakhmut, nel Donetsk”, ha riferito il presidente Zelensky. Il sangue continua a scorrere mentre le prospettive di una pace negoziata sono sempre lontane.
La speranza di Zelensky è che le ostilità possano finire il prossimo anno. Il conflitto “può finire domani se (Kiev) lo desidera”, ha replicato Peskov. Le posizioni di Kiev e Mosca restano le stesse, diametralmente opposte e incompatibili per potersi sedere a un tavolo di dialogo. Intanto, ‘se vuoi la pace, prepara la guerra’: secondo fonti alla Cnn, Kiev ha chiesto agli Stati Uniti munizioni a grappolo, vietate in più di 100 paesi ma che la Russia continua a usare con devastanti effetti in Ucraina. Le autorità americane non avrebbero rifiutato in via definitiva la richiesta.