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Putin non vede Assad e tratta per salvare le basi

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La bandiera del deposto regime è stata sostituita da quella degli ex oppositori anche sull’ambasciata siriana a Mosca, e la sede diplomatica ha detto di essere ora in attesa di “istruzioni” da parte del nuovo governo. Non ci poteva essere segnale più chiaro di come il vento sia cambiato ma anche dell’incertezza che regna sul futuro, mentre il Cremlino cammina sul filo del rasoio cercando di non voltare completamente le spalle all’ex presidente ma anche di salvare il salvabile, a partire dalle sue basi sul Mediterraneo. E’ stato Vladimir Putin a prendere personalmente la decisione di concedere asilo “per motivi umanitari” ad Assad e alla sua famiglia, ha detto il portavoce Dmitry Peskov.

Una decisione fatta filtrare nella serata di domenica da “una fonte” all’agenzia Tass. Nessun annuncio ufficiale, insomma, e nessun incontro previsto, almeno pubblico, tra Putin e il suo ex protetto. “Non c’è alcun colloquio del genere nell’agenda ufficiale del presidente”, ha sottolineato Peskov, rifiutando anche di precisare quando sia stato l’ultimo incontro tra i due, anche se i media siriani avevano parlato di una visita segreta di Assad a Mosca alla fine di novembre. Il copione rispecchia la necessità della leadership russa di cercare di creare o mantenere contatti con i nuovi padroni a Damasco, con l’obiettivo primario di salvare la base navale di Tartus – l’unica di Mosca sul Mediterraneo – e quella aerea di Hmeimim, nella vicina Latakia. “E’ troppo presto per parlarne, in ogni caso questo sarà argomento di discussione con coloro che saranno al potere in Siria”, ha osservato il portavoce.

Ma per capire chi saranno costoro anche Mosca dovrà aspettare la formazione del governo, soppesare il ruolo e l’importanza delle varie figure e le influenze esercitate da potenze regionali e mondiali. Per questo, ha affermato Peskov, mentre la Siria si avvia ad attraversare “un periodo molto difficile a causa dell’instabilità”, è “molto importante mantenere il dialogo con tutti i Paesi della regione”. Compresa la Turchia, il principale sostenitore dei ribelli e jihadisti che hanno rovesciato Assad. La Russia cerca dunque di riprendersi dallo shock per lo smacco subito. “Quello che è successo probabilmente ha sorpreso il mondo intero, e noi non facciamo eccezione”, ha ammesso Peskov.

Mentre il segretario generale della Nato, Mark Rutte, non ha resistito alla tentazione di punzecchiare Mosca, insieme con Teheran, accusandole di essersi dimostrate “partner inaffidabili” di Assad. I media e i blogger militari russi si sono mostrati quasi altrettanto impietosi nell’analisi di quanto successo, e dei costi che Mosca potrebbe essere chiamata a pagare. Emblematico il titolo dell’autorevole giornale del mondo imprenditoriale Kommersant: ‘La Russia ha perso il principale alleato in Medio Oriente’. Mentre il canale Telegram Rybar, che vanta legami con il ministero della Difesa, mette in guardia dalle conseguenze di una possibile perdita delle due basi. Sia quella di Tartus sia quella di Hmeimim “hanno svolto un ruolo logistico importante per le operazioni della Russia in Libia e nel Sahel”, sottolinea il blog. Un rimedio efficace potrebbe essere l’apertura di una nuova base a Port Sudan, sul Mar Rosso. “Ma la guerra civile in Sudan non è ancora finita, il che complica i negoziati in corso”, valuta Rybar. Mentre un porto sulla costa libica della Cirenaica, di cui si parla da tempo, sarebbe troppo lontano per garantire i rifornimenti regolari con aerei da trasporto a pieno carico.

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Zoran Milanovic rieletto presidente della Croazia con un largo margine

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Zoran Milanovic, presidente uscente della Croazia, è stato rieletto per un secondo mandato di cinque anni, ottenendo oltre il 74% dei voti al ballottaggio contro il candidato conservatore Dragan Primorac, fermo al 26%. I risultati ufficiali, resi noti dopo lo spoglio di oltre il 99% delle schede, rappresentano un chiaro segnale di fiducia da parte degli elettori croati.

Un presidente critico verso UE e NATO

Milanovic, noto per le sue posizioni critiche verso l’Unione Europea e la NATO, è stato sostenuto dall’opposizione. Durante il suo primo mandato si è distinto per il suo scetticismo verso il sostegno militare occidentale all’Ucraina nel conflitto con la Russia e per la sua opposizione al primo ministro conservatore Andrej Plenkovic. Nel suo discorso dopo la vittoria, Milanovic ha sottolineato che il risultato non è solo un segno di fiducia nei suoi confronti, ma un messaggio chiaro rivolto al governo: “Questo è ciò che i cittadini volevano dire. Questo non è solo un sostegno per me.”

Un confronto politico sempre più acceso

La rielezione di Milanovic prepara il terreno per un nuovo ciclo di confronto politico con Plenkovic, con cui ha spesso avuto scontri durante il primo mandato. Milanovic, 58 anni, è considerato il politico più popolare in Croazia, e il suo stile comunicativo diretto e polemico lo ha portato a essere paragonato al presidente statunitense Donald Trump.

Un Paese in difficoltà

Le elezioni si sono svolte in un contesto complesso per la Croazia, che conta 3,8 milioni di abitanti e affronta problemi economici come inflazione elevata, scandali di corruzione e carenza di manodopera. Nonostante queste difficoltà, Milanovic è riuscito a conquistare un ampio consenso sia al primo turno, lo scorso 29 dicembre, che al ballottaggio.

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Incendi Los Angeles, le vittime salgono a 24

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Le vittime degli incendi a Los Angeles sono salite a 24. Lo ha annunciato l’ufficio del coroner della contea, secondo quanto riportato dal New York Times.

Secondo la lista pubblicata dal medico legale della contea di Los Angeles, che non fornisce nessun dettaglio delle generalità, otto vittime sono state trovate nella zona dell’incendio a Palisades, 16 in quella dell’Eaton.

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Seul, 300 soldati Pyongyang uccisi in Ucraina, 2700 feriti

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Sono 300 i soldati nordcoreani uccisi in Ucraina e circa 2.700 quelli feriti: sono le stime diffuse dall’intelligence di Seul (Nis) in un’audizione parlamentare, in merito agli ultimi sviluppi sulla cooperazione tra Mosca e Pyongyang. I militari catturati dalle forze di Kiev non hanno manifestato l’intenzione di disertare in Corea del Sud, ha riferito la Yonhap, aggiungendo che la Russia ha sollecitato i soldati nordcoreani a togliersi la vita piuttosto che essere catturati vivi.

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