La tragedia della (grande) Storia si trasforma dunque, ancora una volta, in una farsa della (piccola) storia? Il Presidente Biden, da Los Angeles, fa eri l’altro una dichiarazione esplosiva: nei giorni che precedettero l’invasione, informammo il Presidente ucraino di quel che stava per accadere, ma lui non volle ascoltarci. Due considerazioni.
Laprima: Biden “sapeva” che l’invasione era certa e imminente, ma non l’ha fermata. Non ha “potuto” fermarla, o non ha “saputo” fermarla, oppure non ha “voluto” fermarla? Domande a risposta aperta e ragionata: cioè non vale un “si” o un “no”, altrimenti continuiamo a capire poco di questa crisi Altrimenti siamo di nuovo allo stadioMaradona o a San Siro: curva Sud contro curva Nord. Una topomachia: tu da quella parte io da questa. Accoppiata a una logomachia: parole senza senso, le une contro le altre. Chiacchiere. No, vorremmo domande a risposta aperta, ribadiamo con forza: a base documentale ed argomentativa, commisurata all’estrema gravità di quello che sta succedendo.Di cui il sistema mediatico non sembra volersi occupare come sarebbe necessario e urgente, perso com’è dietro la /e lista/e dei “putiniani”. Già, perché vorremmo sapere se anche l’UE sapeva: Bruxelles sapeva? Le maggiori e minori capitali europee avevano ricevuto qualche informativa da Washington? Infine la NATO sapeva? E quindi, per dire, la Turchia sapeva? Tutti questi soggettidunque, se sapevano, sono coinvolti nella macchina bellica: non hanno potuto, saputo o voluto fermare l’invasione. Magari organizzando una conferenza internazionale nella più remota isola dei Mari del Sud,cioè nelluogo più neutrale e meno simbolico possibile,ma facendosi legare alla sedia come si dice: da qui non ci si alza, Putin compreso, se non si trova la quadra capace di impedire l’invasione.
E continuando nel ragionamento, dopo la prima frase di Biden (sapevamo e Kiev stava avvisata), ve n’è una seconda: Zelensky non ha voluto ascoltarci. Per favore di che stiamo parlando? Che passaggio della faccenda mi sono perso? E quindi, in chiaro, e per capire anche quale didietro si sta cercando di parare, chi a chi.
i. Che cosa ha detto di fare Biden a Zelensky?
ii. C’è qualcosa dunque cheZelensky avrebbe potuto/dovuto fare e nonha fatto per impedire l’invasione secondo la visione americana della crisi?
La seconda considerazione ha a che fare con la rete di interlocuzione in questa fase tra gli Alleati “occidentali”. Hannodialogato “solo” Zelensky e Biden? Hanno preso delle decisioni (o non le hanno prese), in base a loro valutazioni e convenienze? In base agli interessi nazionali di cui i due Presidenti sono legittimi portatori? Ma allora, scusate, che c’entra l’UE? Per cosa si sbraccia tanto U. von der Leyen? S’è detto con una certa dose di cinismo che Biden combatterà questa guerra contro Putin finoall’ultimo ucraino. Per questo io sto fermissimamente accanto all’Ucraina e cerco di capire come si fa a chiudere la partita “prima è meglio è”. Oppure, alla disperata, appena possibile, così salvando almeno l’ultimo ucraino. Ora comincio ad avere un sospetto angoscioso. E cioè che Biden voglia sconfiggere Putin combattendo una guerra fino all’ultimo europeo.
Dopo due giorni, Kiev ha risposto. Intendiamoci: nessun dottore ha prescritto a Biden di fare le dichiarazioni che ha fatte. Se le ha fatte, suppongo ci debba essere un motivo. Bisogna ragionare su questo motivo, è evidente. Anche per capire, di nuovo, quale didietro si sta cercando di parare: chi a chi. Kiev ha rispostodicendo che no, non sonogli ucrainiche non hanno voluto ascoltare, ma “voi” cioè glioccidentali. O meglio,finoa prova contraria che verrà dalle risposte alledomande che stiamoponendo, gli americani. E che cosa proponevano gli ucraini? Le sanzioni preventive alla Russia: una fantasmagorica idiozia, messa fuori gioco fin da subito, e cioè già a metà febbraio, da J. Kirby, portavoce del Pentagono, sostenendo in un’intervista a Fox News che “se le usi prima [lesanzioni] perdono il loro effetto deterrente; se punisci qualcuno per qualcosa che non ha ancora fatto, allora potrebbe anche andare avanti e farlo”.
Vladimir Putin
Debbo dirvelo? A me questo terzetto spaventa. Mi fa paura la cieca, ostinata, crudele determinazione guerresca di Putin: la sola visione “politica” che quest’uomo sembra avere per la Russia, la quale avrebbe meritato e merita molto, ma molto di più dai suoi governanti post-sovietici. Ma mi fa paura anche il dilettantismo di Zelensky, stretto tra “più armi” e “più sanzioni”, nel quale sembra non esserci posto per nessuna cultura negoziale. E mi fa paura, infine, Biden, perso dietro le sue ossessioni cinesi, che non considera la crisi ucraina come un problema in sé, molto pericoloso per i suoi alleati europei, ma semplicemente una pedina tattica da giocare sullo scacchiere strategico dell’Indo-Pacifico: per gli USA ben più vitale, a quel che sembra.
Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.
Ilaria Salis continua a essere trattenuta in custodia in Ungheria: la richiesta dei suoi legali di passare ai domiciliari è stata respinta dal tribunale di Budapest. Questa decisione è stata accolta con delusione dalla famiglia e dagli amici di Ilaria, ma non è stata una sorpresa.
Il giudice Jozsef Sós ha motivato la sua decisione dichiarando che “le circostanze non sono cambiate” e che esiste ancora il rischio di fuga. Questa risposta ha suscitato critiche sia in Italia che all’estero, con molte voci che vedono in questa decisione un segno della forza del governo Orban e delle sue politiche restrittive.
Roberto Salis, il padre di Ilaria, ha commentato che questa decisione è stata “l’ennesima prova di forza del governo Orban”, esprimendo preoccupazione per la sicurezza e il trattamento della figlia in carcere. Ha anche sollevato il tema delle condizioni detentive, sottolineando che Ilaria è stata presentata in tribunale con manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie, una situazione umiliante e degradante.
In una lettera scritta a mano, Ilaria Salis ha autorizzato la stampa italiana a pubblicare le foto che la ritraggono in manette, evidenziando così la sua determinazione nel far conoscere la sua situazione e nell’affrontare pubblicamente le ingiustizie subite.
Ilaria non è sola in questa battaglia per la giustizia. Il suo caso ha attirato l’attenzione di molti, inclusi artisti e intellettuali italiani come Zerocalcare, che si è unito al gruppo di persone minacciate mentre erano in Ungheria per supportare Ilaria.
Tuttavia, la situazione resta difficile e la prossima udienza fissata per il 24 maggio sarà cruciale per determinare il futuro di Ilaria. La sua storia non è solo una questione di giustizia individuale, ma solleva anche interrogativi più ampi sul rispetto dei diritti umani e sulla tutela delle libertà fondamentali in Europa.
L’aereo militare russo precipitato oggi vicino alla costa di Sebastopoli, in Crimea, sarebbe stato abbattuto dallo stesso esercito russo dopo il decollo dall’aeroporto di Belbek. Lo scrivono i media ucraini che citano il canale Telegram Crimean Wind. “A Sebastopoli le truppe russe hanno abbattuto il loro stesso aereo che stava decollando dall’aeroporto di Belbek”, si legge nel messaggio social che, citando testimoni oculari, aggiunge che il pilota è riuscito a lanciarsi fuori dal velivolo prima dello schianto.
Una notizia tragica dalla Germania, un giovane di 19 anni ha compiuto un gesto terribile, uccidendo a coltellate il padre, la madre e il fratello, ferendo anche gravemente sua sorella.
La strage familiare ha avuto luogo martedì sera, intorno alle 21, in un appartamento a Hohentengen, un piccolo comune del Baden-Württemberg, al confine con la Svizzera. Il giovane si è arreso alle autorità senza opporre resistenza ed è stato incriminato per triplice omicidio doloso e tentato omicidio della sorella. Quest’ultima, sebbene gravemente ferita, è fuori pericolo di vita.
Le vittime, Erminio Congiu e Annalisa Prasciolu, genitori di 58 e 61 anni, sono decedute sul colpo, mentre il fratello, di 34 anni, è spirato in ospedale nonostante i tentativi di rianimazione. La famiglia proveniva dai comuni sardi di Silius e Ballao, nella provincia Sud Sardegna, e la madre tornava spesso sull’isola per visitare le sue sorelle.
Il Baden-Württemberg, con capoluogo Stoccarda, è una regione storica per l’emigrazione italiana, e la comunità italiana, compresa quella sarda, ha radici profonde in questa zona. Il giovane presunto responsabile dell’omicidio possiede la doppia cittadinanza, tedesca e italiana. Le autorità tedesche sono ancora caute nel fornire ipotesi sui motivi che hanno spinto il giovane ad agire in modo così violento: il movente è oggetto di indagine.
A Silius, dove risiedono molti parenti delle vittime, il sindaco Antonio Forci ha espresso il suo cordoglio per l’accaduto, definendo la vicenda “triste” e “scioccante”. È ancora presto per decidere dove saranno seppellite le vittime, ma è probabile che la comunità si stringa intorno alla figlia sopravvissuta e ai familiari in questo momento di profondo dolore.