Potrebbe essere l’autonomia differenziata la (nuova) bandiera della Lega da sventolare nel rush finale per il 25 settembre. E anche dopo, per rivendicarla nei rapporti di forza tra alleati di un prossimo eventuale governo di centrodestra. Da qui la spinta in avanti di Matteo Salvini, che raccoglie il ‘testimone’ dei governatori sull’autonomia e la contrappone al presidenzialismo sognato da Giorgia Meloni. “Il sistema presidenziale e’ una delle riforme su cui lavoreremo. Ma penso sia piu’ urgente e necessaria la concessione di una maggiore autonomia alle Regioni”, mette in chiaro il segretario a Newsmax, sito di informazione vicino alla destra americana. A vantaggio dell’autonomia, c’e’ anche il fattore tempo: “puo’ essere approvata senza modificare la Costituzione”, sottolinea. Effetto Pontida, secondo alcuni. O, anche, secondo altri, la consapevolezza che il governo e’ li’, a portata di mano. E in questa chiave si puo’ leggere la prima netta presa di distanza da Putin su cui, il leader leghista – intervistato da Bloomberg – assicura: “la mia opinione su di lui e’ davvero cambiata durante la guerra, perche’ quando qualcuno inizia a invadere, bombardare, inviare carri armati in un altro paese, beh, tutto cambia”. Ma ora, per Salvini, la battaglia e’ da combattere tutta (o quasi) sul fronte dell’autonomia. Nel raduno dell’orgoglio leghista che domenica si e’ celebrato nella Bergamasca, il pressing dei governatori e’ risuonato forte e chiaro. Il piu’ inequivocabile, Luca Zaia dal Veneto con tanto di gonfalone con il leone di San Marco e un discorso monotematico per sette minuti. Ma anche Attilio Fontana, presidente della Lombardia (“E’ il momento in cui l’autonomia e’ un diritto. Lasciate che la Lombardia vada piu’ veloce e ne beneficera’ tutto il territorio”) e Massimiliano Fedriga dal Friuli Venezia Giulia (“Serve a tutti, da nord a sud. Maggiori poteri ai territori significa piu’ servizi ai cittadini”). Difficile ora, per Salvini, ignorarli. Del resto, il battage sulla riforma potrebbe essere utile al ‘capitano’ per spostare i riflettori, da giorni puntati sui presunti fondi russi e la vicinanza al presidente ungherese Orban. Oltre che ravvivare i rapporti con i leghisti della prima ora. Compreso qualche governatore piu’ critico. Su questo smorza le polemiche Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera: “Mai vista un’intervista di Zaia o Fedriga contraria al segretario federale. I governatori hanno sempre condiviso le sue scelte, magari ci sono accenti diversi..”. In ogni caso, da Crotone nel pomeriggio Salvini tiene il punto e batte sull’argomento: “L’autonomia serve soprattutto al Sud: penso alla gestione dei beni culturali” e arringa la gente al comizio: “Pensate se fosse possibile che a gestirli ci pensiate voi, la gente di Calabria”. Da sempre nel dna dell’ex Carroccio ma arenata da tempo, adesso la riforma diventa cruciale. L’occasione d’oro e’ il governo che nascera’ tra una settimana e che il centrodestra sogna di guidare. Da qui la rivendicazione della battaglia che per Zaia “non avra’ piu’ scuse”, ma che potrebbe trovare ostacoli nella stessa coalizione. Difficile – e’ il ragionamento – che un prossimo esecutivo a trazione ‘meloniana’ possa dare priorita’ all’autonomia, sebbene sia nel programma del centrodestra. Ma scritta accanto alla riforma sull’elezione del capo dello Stato. Non a caso, oggi Fratelli d’Italia tace sul tema. Solo Antonio Tajani di Forza Italia non si sottrae, ma mette le mani avanti: “Noi siamo favorevoli, bisogna vedere che cos’e’ l’autonomia. Non deve essere penalizzante per il Sud”. Negli ultimi giorni che mancano al voto ciascuno andra’ dritto per la sua strada. E chissa’ se le differenze, che gia’ parecchi evidenziano, si acuiranno. Anche se lo stesso Salvini, a Bloomberg, ha assicurato che un possibile governo di destra sara’ stabile e unito indipendentemente da quale partito della coalizione prevarra’. A tracciare un profilo severo dei due alleati considerati piu’ in difficolta’ dai sondaggi, e’ Le monde. “Berlusconi e Salvini, due alleati in affanno”, e’ il titolo secco del quotidiano parigino. Da un lato denuncia il “vuoto programmatico” nella campagna di Forza Italia, dall’altro fotografa una Lega “improvvisamente passata di moda” con il suo leader che “non riesce a riprendere la mano, dando l’impressione di andare continuamente in controtempo”. Chissa’ se l’autonomia potra’ invertire la rotta per la Lega.