Collegati con noi

In Evidenza

Pubblico razzista al Bentegodi, migliaia di euro di multa al Verona

Pubblicato

del

Sono in tutto tre i giocatori squalificati dopo la prima giornata di Serie A. Secondo le decisioni del giudice sportivo, si tratta del portiere della Lazio Luis Maximiano, di Gonzalo Escalante della Cremonese e di Adam Soumaoro del Bologna. Per quanto riguarda in particolare il match di Ferragosto Verona-Napoli, il giudice ha punito il club veneto con un’ammenda di 12.000 euro “per aver i suoi sostenitori intonato ripetutamente cori insultanti di matrice territoriale verso i tifosi della squadra avversaria”. Il Verona dovrà pagare, poi, altri 3.000 euro di ammenda per il lancio di oggetti in campo, mentre per quanto riguarda i cori di discriminazione razziale nei confronti di un giocatore del Napoli (Victor Osimhen, ndr) dopo la realizzazione del gol la Procura federale ritiene necessario che “vengano specificati i sotto settori della Curva Sud da cui partivano i primi cori”. Restando al Verona, il giudice sportivo ha squalificato per una giornata il preparatore atletico dell’Hellas Antonio Bovenzi “per aver al termine del primo tempo, all’uscita del terreno di gioco, protestato in maniera provocatoria nei confronti di una decisione arbitrale”. Ammenda di 3.000 euro, infine, anche per l’Inter per il lancio in campo di due bottigliette d’acqua.

Advertisement

Esteri

Corte Usa conferma il bando di TikTok, ma Trump dice: decido io

Pubblicato

del

La Corte Suprema Usa ha confermato la legge che mette al bando TikTok dal 19 gennaio nel caso non sia venduta, ma Donald Trump ha annunciato che deciderà lui. Una mossa agevolata da Joe Biden che, visto il suo imminente addio, ha rinunciato ad applicare la legge, passando la palla al suo successore. TikTok è stato anche uno dei dossier di cui Trump ha detto di aver parlato in una telefonata con Xi Jinping, dopo l’annuncio che il presidente cinese si farà rappresentare dal suo vice Han Zheng alla cerimonia di giuramento del tycoon di lunedì, una scelta senza precedenti. “La telefonata è stata molto positiva sia per la Cina che per gli Stati Uniti. Mi aspetto che risolveremo molti problemi insieme, a partire da subito”, ha commentato The Donald su Truth, rivelando di aver discusso anche del bilanciamento del commercio, di fentanyl e “molti altri argomenti”, e assicurando che lui e Xi faranno “tutto il possibile per rendere il mondo più pacifico e sicuro!”.

Cordiali anche i toni del leader del Dragone, che ha auspicato una collaborazione ispirata ai principi “del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione vantaggiosa per tutti”, limitandosi a invitare gli Usa ad affrontare “con prudenza” la questione di Taiwan. I due leader, secondo Pechino, hanno anche scambiato opinioni “sulla crisi ucraina (dove Pechino potrebbe aiutare nella mediazione diplomatica, ndr), sul conflitto israelo-palestinese e su altre importanti questioni internazionali e regionali di reciproco interesse”, concordando “di istituire un canale di comunicazione strategico per tenersi in contatto con regolarità sulle principali questioni di interesse comune”. Mutua mano tesa quindi, nonostante in campagna elettorale Trump abbia additato Pechino come il nemico pubblico numero uno e minacciato dazi al 60% su tutte le merci cinesi.

Ma il primo banco di prova delle loro relazioni sarà proprio TikTok, su cui il tycoon ha fatto una delle sue inversioni a U: prima a favore del bando, ora del salvataggio, dopo che la app cinese, usata da 170 milioni di americani (metà della popolazione), è risultata determinante nella sua vittoria, soprattutto tra i giovani. Il tycoon si era appellato alla Corte Suprema per bloccare il bando. Ma i nove saggi hanno confermato all’unanimità la legge – approvata dal Congresso con una schiacciante maggioranza bipartisan – privilegiando, sul primo emendamento, ossia la libertà di espressione, le “ben supportate preoccupazioni di sicurezza nazionale in merito alle pratiche di raccolta dati di TikTok e alla relazione con un avversario straniero”.

Il timore in sostanza è che quei dati finiscano in mano al governo cinese. Trump ha invitato a rispettare la sentenza e ha promesso una decisione “in un futuro non troppo lontano”, riservandosi “il tempo per esaminare la situazione”. Nel frattempo ha invitato tra gli ospiti d’onore del giuramento il ceo di TikTok Shou Zi Chew, che lo ha ringraziato per il suo impegno a trovare una soluzione. In teoria da domenica la app chiude, ma non è ancora chiaro cosa succederà nell’immediato. Potrebbe essere invocato un rinvio di 90 giorni già previsto dal provvedimento oppure Trump potrebbe emettere un ordine esecutivo per sospendere temporaneamente il bando, anche se appare difficile che possa ribaltare una legge del Parlamento. Quanto al futuro di TikTok in Usa, era stata ventilata l’ipotesi di una vendita a Elon Musk, strettissimo alleato di Trump e in ottimi rapporti con la leadership della Cina, dove è presente con la sua Tesla. Ma, essendo proprietario anche di X, si creerebbe una concentrazione di potere mediatico spaventosa, difficilmente approvabile dalle autorità antitrust Usa anche in era Trump.

Continua a leggere

In Evidenza

Augusta Montaruli e lo squallore della storia dei vibratori: basta fake news, ora denuncio tutti

Pubblicato

del

Augusta Montaruli, deputata di Fratelli d’Italia, ha deciso di denunciare gli attacchi e le fake news che da anni la colpiscono, culminati di recente in una falsa accusa legata a presunti acquisti di vibratori con fondi pubblici, smentita e riconducibile a un esponente di sinistra, poi assolto, di un’altra regione. Intervistata da La Stampa, la parlamentare ha spiegato i motivi della sua scelta, dichiarando che non vuole più rimanere in silenzio, nonostante le difficoltà personali e politiche.

“Ho deciso di reagire”

Montaruli ha spiegato di aver denunciato perché si è resa conto di aver modificato le proprie abitudini di vita per paura delle conseguenze delle fake news. “Mi sono isolata, evitavo di postare sui social o di far entrare persone in casa mia per timore che subissero danni a causa di queste notizie false”, ha raccontato. La parlamentare ha anche parlato del “turbamento” provato vedendo migliaia di condivisioni di queste accuse infondate. “Confidavo che la verità prevalesse, ma ho sbagliato. Ho deciso di superare il pudore e denunciare.”

Attacchi sessisti e il peso dell’esposizione pubblica

Montaruli ha sottolineato come gli attacchi ricevuti siano spesso stati a sfondo sessuale, e ha riflettuto sul fatto che un accanimento simile non si vede mai nei confronti degli uomini. Tuttavia, non ritiene che il suo essere donna sia l’unica spiegazione: “È ciò che voglio comprendere con la querela”. L’ex sottosegretaria ha poi evidenziato che il dovere di chi è esposto pubblicamente è quello di difendere chi non ha voce e subisce in silenzio.

La forza non è solo apparenza

L’intervista ha rivelato una Montaruli determinata ma anche consapevole della propria vulnerabilità: “La forza non è apparenza, ma sostanza. Non significa essere impermeabili a tutto, ma affrontare le proprie emozioni e non rinunciare ai propri diritti.”

Solidarietà bipartisan e una giornata per il rispetto

Montaruli ha ricevuto solidarietà anche da donne di centrosinistra, un gesto che ha apprezzato per l’importanza del tema. Ha inoltre ribadito l’impegno per contrastare il bullismo e le fake news, annunciando che il 20 gennaio si celebrerà la Giornata del rispetto, dedicata a Willy Monteiro, vittima di violenza, per promuovere una cultura opposta a quella della sopraffazione.

“Non lascerò il passo all’odio”

Concludendo, la deputata ha dichiarato: “Mi sento meglio dopo la querela. Per molti anni mi sono isolata, ma non lascerò che l’odio abbia la meglio.”

Continua a leggere

Esteri

Russia: condannati tre avvocati di Navalny

Pubblicato

del

Vadim Kobzev, Alexei Liptser e Igor Sergunin, tre ex avvocati dell’oppositore russo Alexei Navalny, morto lo scorso anno in una colonia penale artica, sono stati condannati oggi a pene dai cinque anni e mezzo ai tre anni e mezzo di reclusione perché riconosciuti colpevoli di aver fatto parte di un’organizzazione “estremista”. Lo riferisce l’ong Ovd-Info, specializzata nell’assistenza legale agli oppositori.

Kobzev è stato condannato a cinque anni e mezzo di reclusione, Liptser a cinque anni e Sergunin a tre anni e mezzo. I tre legali, arrestati nell’ottobre del 2023, erano accusati di avere fatto uscire dal carcere in cui era rinchiuso Navalny e avere fatto pubblicare i messaggi in cui l’oppositore continuava ad attaccare il presidente Vladimir Putin e l’intervento armato russo in Ucraina. Lo stesso Navalny, morto il 16 febbraio 2024 mentre scontava una condanna a 19 anni di reclusione per “estremismo”, aveva stigmatizzato l’arresto dei tre avvocati giudicandolo “scandaloso” e definendolo un ulteriore tentativo di tenerlo isolato in prigione. La sentenza odierna è stata emessa dalla Corte di Petushki, nella regione di Vladimir, 115 chilometri ad est di Mosca, dove Navalny era stato rinchiuso per un periodo prima di essere trasferito nella colonia penale artica dove è deceduto.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto