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Cronache

Prof di ripetizione che faceva sesso con l’allievo 13enne, il figlio concepito tre mesi fa resta con lei e il marito

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L’infermiera di Prato che dava ripetizioni d’inglese ad un ragazzino di 13 anni, col quale ha avuto rapporti sessuali e dal quale ha avuto un figlio, chiede riservatezza ai media. Lo fa per lei, il suo legale, Mattia Alfano, un ottimo avvocato ma prin’ancora un’ottima persona. “La mia assistita dopo l’interrogatorio si sente sollevata,  ha chiarito la sua versione dei fatto con il pm, è però preoccupata per l’onda mediatica che ha travolto lei e la sua famiglia. Chiede riservatezza e soprattutto di mantenere l’anonimato per far vivere tranquilli i suoi due figli” dice Alfano, avvocato della 35enne indagata per atti sessuali con un minorenne. Non è stata riascoltata e ha ripreso la sua vita al solito, tra il lavoro suo, quello del marito sempre accanto a lei e la scuola del primogenito di 11 anni. “Non si sente in colpa – sottolinea il legale della donna -, anche perché questo presupporrebbe un esito del dna che è tuttora secretato. Quanto alla chat non l’ho letta perché, quando ho preso l’incarico, il cellulare della mia assistita era già stato sequestrato, venerdì scorso”. Dunque per l’infermiera/maestra già ascoltata lunedì scorso in Procura, non è in programma un nuovo interrogatorio.

Il bambino papà non sarà interrogato a breve

Che fine ha fatto invece il bambino papà ovvero il ragazzino che quando aveva 13 anni faceva sesso con la signora che gli dava ripetizioni di inglese? Per ora lui non sarà ascoltato. Non sono in programma audizioni nemmeno in forma protetta del ragazzino ora 15 enne. Si attende che le prove siano cristallizzate per l’incidente probatorio e, al momento, non sussistono elementi utili per un interrogatorio. Tante le persone sentite dall’inizio delle indagini e molte quelle che saranno ascoltate nelle prossime ore per ricostruire lo scandalo che ha travolto la città. Ultimati gli accertamenti sul cellulare dell’operatrice sanitaria, resta tutto secretato.

 

Il marito della prof ancora non è tornato a lavoro

Il marito della donna, operaio, ottima persona, uomo mite, vive questo momento drammatico con una apparente serenità.  “Io non sono padre. Il padre è solo il padre della volontà. Io sono genitore, e ritengo i figli solo delle madri”. Esattamente tre anni fa, era il 2 marzo del 2016, il marito della 35 enne oggi indagata per atti sessuali su minori, condivideva un post di Vittorio Sgarbi sui “ladri di maternità”. Lo scandalo che avrebbe travolto la sua famiglia, in un marzo, ma di tre anni più tardi, non poteva essere nemmeno immaginato. La donna non aveva conosciuto il ragazzino con il quale avrebbe poi concepito il suo secondo figlio e lui, operaio di origini casertane attaccatissimo alla moglie e al primogenito allora di 8 anni, condivideva le parole scritte dal critico d’arte pensando a Nichi Vendola e a Saverio Tommasi e irrimediabilmente calzanti, oggi, con la situazione che gli è capitata tra capo e collo.

”Da giorni non viene a lavorare. Quando ha comunicato l’ultima volta che non sarebbe tornato in ufficio ci ha manifestato tutti i suoi timori, spiegando che prima o poi verremo a sapere il motivo della sua assenza”. I colleghi del marito della 35enne di Prato, indagata per atti sessuali su minori, raccontano la paura dell’uomo per una storia che ‘a breve verrà fuori’. Da tre anni l’uomo lavora come operaio nella stessa ditta. ”Attacchiamo alle 8,30 – racconta un dipendente -, ma lui viene sempre prima per paura del traffico, e aspetta in macchina l’apertura dei cancelli”. ”Da poco è diventato papà del secondo figlio – aggiunge un altro – Ho conosciuto anche la moglie, perché ogni anno prima di Natale organizziamo una festa”.

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Taser ai vigili di Napoli: parte la sperimentazione delle pistole elettriche

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La giunta comunale di Napoli ha approvato il regolamento per l’utilizzo sperimentale dei taser da parte della polizia municipale. Questo passo rappresenta l’ultima tappa prima della decisione del Consiglio Comunale, che dovrà dare il definitivo via libera alla proposta. In caso di approvazione, un gruppo selezionato di agenti inizierà un percorso di addestramento specifico, con l’obiettivo di avviare una sperimentazione di sei mesi. Alla fine di questo periodo, il Comune deciderà se integrare i taser nelle dotazioni ufficiali dei vigili.

Come funziona un taser?

Il taser è un dispositivo che permette di immobilizzare temporaneamente un aggressore senza ricorrere alle armi da fuoco. Ha la forma di una pistola, ma al posto dei proiettili spara due dardi elettrificati che trasmettono una scarica al sistema nervoso, provocando una paralisi muscolare temporanea. Questo consente di neutralizzare una minaccia in modo meno letale rispetto alle armi convenzionali.

Le prime sperimentazioni in Italia risalgono al 2022 e hanno coinvolto polizia, carabinieri e guardia di finanza. Successivamente, anche le polizie municipali hanno iniziato ad adottare questo dispositivo, benché il suo utilizzo resti oggetto di dibattito sulla sicurezza.

Il percorso per introdurre i taser a Napoli

Per introdurre i taser, il Comune di Napoli ha seguito un iter complesso, definito da normative nazionali. Il regolamento è stato elaborato in collaborazione con le Asl locali, che hanno certificato l’affidabilità e la sicurezza del dispositivo. Per velocizzare i tempi, è stato deciso di utilizzare un modello “x2” prodotto dalla multinazionale Axon, già ampiamente testato in passato, invece delle versioni più recenti in commercio.

L’addestramento previsto per gli agenti sarà rigoroso e strutturato in diverse fasi, comprendendo:

  • Lezioni sui possibili effetti delle scariche elettriche, a cura delle Asl.
  • Simulazioni con visori 3D, per riprodurre situazioni di emergenza.
  • Test sul campo per acquisire familiarità con l’utilizzo pratico del taser.

Dove saranno utilizzati i taser

Gli agenti dotati di taser saranno impiegati principalmente nelle aree più critiche della città, dove si registra il maggior numero di aggressioni. Zone come piazza Garibaldi, porta Nolana e via Duomo saranno tra le prime a vedere i dissuasori elettrici in azione. Durante i turni, due coppie di agenti muniti di taser saranno operative in queste aree.

La bodycam come garanzia di trasparenza

Ogni agente munito di taser sarà dotato di una bodycam, una telecamera che si attiva automaticamente nel momento in cui il dispositivo viene estratto dalla fondina. Questo sistema garantirà la massima trasparenza, documentando l’intervento e tutelando gli agenti da eventuali contestazioni.

Secondo il regolamento napoletano, il taser non deve essere puntato su parti sensibili come volto, petto e genitali. Il suo utilizzo è consentito esclusivamente in situazioni di aggressione pericolosa. Ogni impiego dovrà essere accompagnato da un rapporto dettagliato e dalla registrazione del video della bodycam.

Un passo verso maggiore sicurezza

L’introduzione sperimentale dei taser rappresenta un passo importante per migliorare la sicurezza degli agenti di polizia municipale e dei cittadini, pur mantenendo un approccio responsabile e controllato. La valutazione dei risultati sarà cruciale per decidere il futuro di questi dispositivi nel contesto napoletano.

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Abusi e sevizie su 16enne, fermati un uomo e un 14enne

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Un 44enne e un 14enne sono stati fermati dalla Polizia perché, nella notte tra lunedì e martedì scorso, avrebbero commesso abusi con sevizie, filmandolo, su un ragazzo di 16 anni nello scantinato di un condominio a Milano. Nell’inchiesta della Procura del capoluogo lombardo si contestano i reati di violenza sessuale di gruppo, sequestro di persona, lesioni, produzione di materiale pedopornografico. I fermi sono stati effettuati ieri.

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Torre del Greco: bracciante agricolo trovato morto, ucciso a coltellate

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Un uomo, bracciante agricolo straniero, è stato trovato morto questa mattina in via Gurgo, nella periferia di Torre del Greco. La vittima, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dagli agenti del commissariato locale e coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, è stata colpita da diverse coltellate all’interno dell’appartamento che occupava nella stretta arteria vesuviana.

Le indagini

Gli investigatori, che stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti, hanno ascoltato alcuni testimoni presenti nella zona al momento dell’accaduto. Le prime ricostruzioni suggeriscono che l’uomo potrebbe essere stato ucciso al culmine di una lite.

Grazie alle testimonianze raccolte e agli elementi acquisiti, la polizia è riuscita a individuare un altro soggetto, anche lui straniero, ritenuto coinvolto nell’omicidio.

Un caso che scuote la comunità

L’episodio ha scosso profondamente la comunità di Torre del Greco, una città già alle prese con le sfide legate all’integrazione e alle condizioni di vita dei lavoratori stranieri, spesso impiegati in agricoltura. Le indagini proseguono per chiarire le motivazioni che hanno portato alla violenta aggressione.

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