Negli ultimi giorni, il Rione Sanità è stato teatro di una vicenda che ha scosso l’intera comunità. Tutto è iniziato con la protesta di 50 genitori davanti alla scuola dell’infanzia Angiulli, in piazza Mario Pagano, dopo la diffusione di voci su presunti abusi da parte di un collaboratore scolastico.
A rendere il caso ancora più complesso è stata la scoperta di un possibile collegamento tra questa protesta e un grave episodio avvenuto il giorno precedente: l’investimento del collaboratore scolastico da parte di un pirata della strada.
La svolta nelle indagini
Le indagini dei carabinieri della compagnia Stella hanno portato, nella giornata di ieri, all’identificazione e denuncia dell’investitore, che è risultato essere un 34enne napoletano, padre di una bimba di quattro anni iscritta alla scuola della Sanità.
Il primo intervento dei carabinieri era avvenuto mercoledì scorso, durante l’assalto dei genitori davanti all’istituto, necessario per mantenere l’ordine pubblico. Alcuni genitori, in preda alla rabbia, avevano ritirato i propri figli dalla scuola denunciando verbalmente gli abusi, senza però depositare alcuna querela formale. Nel frattempo, i militari hanno accertato che il collaboratore scolastico non era presente a scuola perché ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Cardarelli, dopo essere stato travolto da una moto.
L’investitore si era presentato in caserma per autodenunciarsi, a distanza di alcune ore dall’incidente. Tuttavia, le immagini della videosorveglianza e le testimonianze raccolte nel Rione Stella hanno permesso ai carabinieri di confermare la sua responsabilità.
Le ipotesi investigative
L’uomo è stato denunciato a piede libero come presunto pirata della strada, ma il vero nodo dell’indagine è stabilire se l’investimento sia stato doloso. Le voci di quartiere e i post sui social ipotizzano un’azione premeditata: il padre della bambina avrebbe creato un profilo fake, fingendosi una dodicenne per attirare l’uomo in una trappola e poi investirlo con la moto.
Le indagini informatiche in corso mirano a verificare se l’uomo abbia realmente creato il falso profilo per adescare il collaboratore scolastico e attirarlo nel luogo dell’incidente.
Il ruolo dei social nella vicenda
Il racconto della vicenda si è diffuso rapidamente nel quartiere e sui social network, dove in molti hanno espresso solidarietà al padre della bimba, considerandolo autore di un atto di giustizia fai da te. L’episodio ha acceso un dibattito sull’utilizzo dei social per diffondere notizie e sulla pericolosità di processi sommari condotti al di fuori delle sedi giudiziarie.
Al momento, non risultano denunce formali nei confronti del collaboratore scolastico, mentre le forze dell’ordine proseguono gli accertamenti per fare piena luce sui fatti e stabilire l’attendibilità delle accuse diffuse online.